2 dicembre, giornata mondiale per l’abolizione della schiavitù – Vuoi concretamente fare qualcosa contro schiavitù? Allora evita questi marchi!

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2 dicembre, giornata mondiale per l’abolizione della schiavitù – Vuoi concretamente fare qualcosa contro schiavitù? Allora evita questi marchi!

UNA SERIE DI GRANDI AZIENDE SONO STATE ACCUSATE DI USARE LA SCHIAVITÙ INFANTILE PER FORNIRVI MOLTE TIPOLOGIE DI BENI, TRA I QUALI IL CIOCCOLATO.

Chi non ama il cioccolato? In effetti, il cittadino medio europeo mangia oltre i 10 chili di cioccolato ogni anno. Ma c’è un aspetto negativo di questo dolce al di là degli ingredienti semplicemente discutibili.

Molti di noi acquistano il  cioccolato senza pensare a chi lo ha fatto, e questo è un problema, dal momento che una serie di grandi aziende sono state accusate di usare la schiavitù infantile per fornirvi l’amato cioccolato.
Lo scorso settembre, una causa è stata presentata con un elenco di aziende che comprende Hershey, Mars e Nestle, sostenendo che le aziende stanno ingannando i propri consumatori perché finanziano il lavoro degli schiavi bambini in Africa occidentale.

È stato motivo di preoccupazione nel settore del cioccolato negli ultimi 15 anni. Il cacao è l’ingrediente principale nel cioccolato, e la maggior parte arriva dall’Africa occidentale, con i due maggiori produttori, la Costa d’Avorio e il Ghana, che rappresentano circa il 60 per cento della fornitura del cacao mondiale.

Molte aziende si affidano quasi esclusivamente all’Africa occidentale per il loro approvvigionamento di cacao, ma la maggior parte del cacao viene prodotto in piccole aziende agricole da parte di agricoltori che soffrono di povertà. Questi estremi spesso sfociano nel lavoro minorile. Già nel 2001, l’industria del cioccolato si è impegnata per porre fine alle pratiche in Costa d’Avorio e Ghana entro il 2005, ma questo termine è stato più volte rinviato. Ora, la speranza è quella di eliminarlo entro il 2020 .

Per capire perché questo è così importante, è necessario guardare al di là del denaro e al di là del cioccolato. È necessario prendere coscienza di ciò che sta accadendo a questi bambini, le condizioni di questi bambini non sono di certo delle migliori, intrappolati in fattorie isolate in cui lavorano per 80/100 ore ogni settimana. Spesso vengono picchiati con pugni, cinture e fruste varie, secondo i bambini liberati che hanno parlato in proposito nel film Schiavitù: Un indagine globale. “Le percosse erano una parte della mia vita”, ha spiegato il bambino schiavo liberato Aly Diabate . “Ogni volta che ti carichi di sacchetti (di semi di cacao) e cadi nessuno ti aiuta. Ti devi rialzare e via di nuovo, o sono problemi”.

Se vuoi evitare di sostenere la schiavitù dei bambini, (se hai una coscienza) si devono evitare queste  società di cioccolato:

Hershey

Mars

Nestlè

ADM Cocoa

Godiva

Fowler’s Chocolate

Kraft

A queste aziende (che tra l’altro sono importanti e grandi multinazionali) non importa poi tanto della schiavitù, visto che li conviene economicamente, infatti molte altre aziende, anche se non grandi come le 7 citate, hanno fatto una priorità nell’evitare di trarre profitto dalla sofferenza del lavoro minorile.

La scioccante documentario del 2000 intitolato Schiavitù: Un indagine globale, espone il profondo e oscuro collegamento del settore del cioccolato e i bambini schiavi. The Guardian  parlando dei 19 bambini liberati dalla schiavitù dalle autorità ivoriane, ha riferito che i bambini lavorano dall’alba al tramonto tutti i giorni, chiusi in un capannone di notte, hanno una tazza di latta in cui fare i bisogni, vengono anche legati e di routine picchiati. Migliaia di bambini vengono acquistati dai loro genitori in paesi come il Mali, il Burkina Faso, il Togo e per una miseria, o in alcuni casi addirittura rubati, e poi spediti in Costa d’Avorio, dove vengono ridotti in schiavitù nelle piantagioni di cacao. E poi c’è in occidente chi si ingrassa grazie a questo….

tratto da: http://lospillo.info/vuoi-concretamente-smettere-sostenere-la-schiavitu-allora-evita-queste-aziende/

 

Piantiamo alberi per far rinascere la vita

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Piantiamo alberi per far rinascere la vita

Domenica 19 novembre (e quella successiva in caso di maltempo) verranno messi a dimora decine di migliaia di alberi. Ad oggi una cinquantina di gruppi, di altrettante città, stanno organizzandosi per questa iniziativa. Un progetto di partecipazione ambientale aperto a tutti, che è nato due anni fa e che si allarga sempre di più. Un progetto che è sempre stato nel cuore di Gianroberto.

Il 19 novembre, in una sola giornata, migliaia di cittadini di Roma, Milano,Torino, Reggio Emilia, Brescia, Carrara, Fabriano, Carbonia, Pomezia (Roma), Sedriano (Mi), Rubiera (Re), Dorgali (Nu), Lacchiarella (Mi), Melzo (Mi), Rocca Imperiale (Cs), solo per citare alcuni Comuni, si ‘armeranno’ pacificamente di zappe, badili e palette per fare un altro piccolo passo verso un Mondo migliore e più pulito.

Tra le adesioni anche quella molto significativa di Assisi, la città di San Francesco. Ma tante altre se ne stanno aggiungendo ora dopo ora.

Tutti insieme, da cittadini, inizieremo a creare nuovi boschi urbani, fasce boscate o implementeremo parchi già esistenti. Una azione fondamentale per contrastare l’inquinamento. Se ci sono criminali che bruciano decine di migliaia di alberi, c’è chi risponde loro mettendone a dimora sempre di più.
Se ci sono politici (spesso collusi con mafie e corrotti) che hanno cementificato e devastato i nostri territori, c’è chi lo rende più verde creando nuovi boschi urbani e parchi.

Se c’è chi inquina, c’è chi mitiga gli effetti dell’inquinamento creando nuove fasce boscate vicino a strade, autostrade, tangenziali.

PER ADERIRE: Le Amministrazioni ed i gruppi Comunali (del MoVimento 5 Stelle e di tutti i colori politici) che vogliono mettere a dimora alberi per garantire un futuro ai cittadini, possono inviare una mail a questo indirizzo: alberiperlavita@gmail.com

“Una persona può credere alle parole ma crederà sempre agli esempi” (Gianroberto Casaleggio)

Da beppegrillo.it

L’appello dello Sciamano eschimese Angaangaq Angakkorsuaq: ”Giovani, dovete cambiare il mondo che vi lasciamo”

 

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L’appello dello Sciamano eschimese Angaangaq Angakkorsuaq: ”Giovani, dovete cambiare il mondo che vi lasciamo”

Lo sciamano eschimese Angaangaq Angakkorsuaq ha visitato Roma in un percorso che ha coinvolto le scuole,i movimenti ambientalisti e la società civile. Ecco il suo discorso alla conferenza da leggere attentamente.

Diego Galli, uno degli organizzatori, riporta e commenta i contenuti e gli spunti principali del messaggio di Angaangaq alle generazioni future.

“Il cambiamento climatico ha un significato spirituale.
Viviamo in un mondo interconnesso. È un sistema vivente.
Quello che avviene in una parte ha delle conseguenze sulle altre.
Il ghiaccio si sta sciogliendo in Groenlandia per il modo in cui viviamo a Roma. Saper parlare al cuore dei ragazzi e rompere il muro di indifferenza, risolini, conformismo.

Perché tu non riesci a prestare attenzione per più di 5 minuti (concetto ripetuto più volte ai ragazzi che parlavano tra di loro, guardavano il cellulare o pensavano ad altro mentre parlava) il ghiaccio si sta sciogliendo, è possibile che alcune città spariscano nel corso della nostra vita, che persone siano costrette a migrare in massa per sopravvivere.

Roma è molto sporca. Siccome tu non raccogli le bottiglie di plastica che altri buttano per terra si sta creando un nuovo continente di plastica nell’oceano. Perché tu non riesci a pensare per conto tuo, ascoltando il tuo cuore. Perché ti preoccupi di quello che pensano gli altri.

La generazione dei vostri genitori vi lascia un mondo buio, inquinato, dove le persone sono isolate e indifferenti le une alle altre. Se non presti attenzione, se non sei capace a prestare attenzione, ripeterai gli stessi errori dei tuoi genitori. Volete essere uguali ai vostri genitori? Fare le stesse cose che hanno fatto loro?  Alzi la mano chi non vuole essere come i propri genitori!

Volete essere la luce nel buio dell’Italia? Alzi la mano chi vuole essere la luce.
Fa alzare la mano più volte dopo domande così. Poi celebra l’affermazione di volontà con un “ahò!”. In questo modo i discorsi non restano parole. Spingono a assumersi responsabilità. A celebrare un cambiamento del gruppo. L’aho! eschimese ha una similarità con l’ahò romanaccio. I ragazzi rispondevano a loro modo. Soprattutto una volta andati via continuavano a cantare il canto sciamanico.

Alcune trasformazioni sono ormai irreversibili.  Come facciamo a farvi fronte? Come si può adattare l’uomo? Come può sopravvivere al cambiamento climatico? Solo insieme, ristabilendo la connessione tra di noi che si è persa, “sciogliendo il ghiaccio nel nostro cuore”.

COME FACCIAMO A SAPERE CHE IL GHIACCIO NEL CUORE DEGLI UOMINI SI STA ISPESSENDO? PERCHÉ NON CI ABBRACCIAMO PIÙ, NON CI AUGURIAMO PIÙ BUONGIORNO, NON CHIEDIAMO PIÙ AGLI ALTRI COME STANNO, LE FAMIGLIE SONO SEMPRE PIÙ DISTANTI AL LORO INTERNO.

Se abbracci un’altra persona cambia la tua energia. 

Si crea una connessione. La forza del cerchio. Il cerchio non ha inizio e non ha fine…
Nel cerchio non vedi mai le spalle delle persone. Non puoi parlare alle spalle. Vedi solo la parte più bella degli altri.Per lasciare spazio al nuovo bisogno bruciare il vecchio. Lasciar andare il passato. E invitare il nuovo ad entrare dentro di noi. Questo è il significato della Cerimonia della Primavera. Bruciare qualcosa di vecchio nel fuoco. Piantare nella cenere un seme.

 

 

fonte:http://www.italiachecambia.org/2017/04/giovani-cambierete-mondo-o-sarete-egoisti-incoscienti/

Biodiversità: riscoperti degli esemplari della rarissima oliva bianca – Una fantastica, preziosa particolarità tutta Italiana!

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Biodiversità: riscoperti degli esemplari della rarissima oliva bianca – Una fantastica, preziosa particolarità tutta Italiana!

Riscoperti degli esemplari della rarissima oliva bianca.

Non molti sanno dell’esistenza delle cosiddette “olive bianche”, una rara specie, ormai quasi del tutto perduta. Questa pianta, che ai tempi della Magna Grecia era diffusa in tutta la Calabria, soprattutto nei pressi dei monasteri basiliani, veniva chiamata “leucolea”, che significa appunto bianca oliva, per la caratteristica delle sue drupe che restano di colore bianco anche quando raggiungono la piena maturazione.

Da tali olive si ottiene un olio chiarissimo, che in passato era chiamato “olio del Krisma”, utilizzato per ungere i designati alle alte cariche imperiali bizantine, nelle cerimonie per l’incoronazione degli imperatori, e soprattutto come olio sacro nelle funzioni religiose quali: battesimo, cresima, unzione dei malati, ordinazione dei sacerdoti e vescovi; tale olio veniva inoltre utilizzato per alimentare le lampade nei luoghi sacri perché bruciando produce poco fumo. Per tale ragione i monaci coltivavano con impegno e cura la rara leucolea, nei pressi dei Monasteri.

L’ulivo, albero sempreverde della famiglia delle “oleacee”, con foglie coriacee, piccolissimi fiori biancastri riuniti in  infiorescenze a pannocchia e frutti a drupa, ha origini antichissime. E pare che la sua coltivazione in Italia sia dovuta a navigatori provenienti dalla Grecia e dal Medio Oriente, i quali portarono i semi, probabilmente come riserva alimentare. E’ risaputo che, con il diffondersi del monachesimo basiliano nel mezzogiorno d’Italia, tra il VII secolo d. C. e X secolo, la coltivazione dell’ulivo abbia ricevuto un notevole impulso.

Questa particolare qualità sembrava essersi perduta ma di recente è stata riscoperta in alcune zone delle province di Cosenza e Reggio Calabria, Gli esemplari ritrovati, grazie ad illuminati olivicoltori e agronomi, sono stati quindi salvati e riprodotti con nuovi innesti, riportando a nuova vita questa bellissima e antica specie.

da: http://mediterraneinews.it/2017/02/04/riscoperti-degli-esemplari-della-rarissima-oliva-bianca/

Oliva bianca, ritrovate per la prima volta in Basilicata due piante di Leucocarpa

Il ritrovamento per la prima volta in Basilicata di due piante di Leucocarpa, un’antica varietà quasi perduta di oliva bianca, che si trova oggi solo in sporadiche coltivazioni soprattutto in Calabria- è segnalato da Agia-Cia in agro di Nova Siri (MT), nelle contrade Pizzarello e Pietrosa.

La segnalazione arriva attraverso due giovani “custodi della biodiversità” Antonio Manolio e Carlo Stigliano. Portata dagli antichi Greci nell’VIII secolo a.c. la particolarità dei suoi delicati frutti è quella di essere privi di pigmenti, e non riuscendo a effettuare la sintesi antocianina, assumono un colore simile all’avorio.

“Da ricerche condotte in Calabria -riferisce il presidente dell’Agia-Cia Rudy Marranchelli- apprendiamo che, diffusi particolarmente tra il VII e il X secolo d.C., gli ulivi sono stati ritrovati nei pressi di poderi che appartenevano un tempo a monasteri basiliani e sono stati salvati e riprodotti attraverso innesti, riportando in vita questa bellissima specie, anche se le ricerche scientifiche non sono ancora concluse. Le fonti storiche narrano che all’epoca i monaci basiliani diedero un forte impulso ad alcune coltivazioni e probabilmente curavano questi ulivi per utilizzarli nelle loro attività. L’olio che si produceva infatti era chiarissimo e veniva chiamato anche “olio del crisma” perché veniva utilizzato: nelle funzioni religiose per ungere i sacerdoti; come olio sacro per i sacramenti come il battesimo, la cresima o l’unzione degli infermi; nelle cerimonie di incoronazione per ungere le alte cariche imperiali bizantine.

Il prezioso olio della leucolea serviva inoltre per alimentare le lampade nei luoghi di culto, poiché, se bruciato, produceva pochissimo fumo. Le drupe, il nome scientifico del frutto dell’ulivo, non riescono a effettuare la sintesi antocianina e quindi assumono un colore simile all’avorio. Se si unisce il fatto che possono rimanere sulla pianta più a lungo di altre varietà, fino anche a primavera, si ottiene un effetto cromatico molto particolare: il verde scuro delle foglie e il bianco delle olive. In piena maturazione il contrasto tra verde e bianco lo fa sembrare un albero di Natale”.

“Ma nelle due contrade di Nova Siri -aggiunge il presidente di Agia- siamo in presenza di un vero ‘parco della biodiversità’: su terrazzamenti fatti a pietra le diverse specie di mandorlo, uva, melograni, piante officinali (un alloro alto quasi 6 metri), pere, fichi, cotogne, nespole si alternavano ai tanti ulivi secolari. Tra questi anche l’ulivo dai frutti bianchi che presentava un tronco di dimensioni importanti. Antonio Manolio ha raccontato che quando il bisnonno ha acquistato il terreno era già presente, sottolineando che il terreno, sotto il Centro Storico di Nova Siri, si trova a pochi metri da una stradina che porta alle ‘vasche di San Alessio’ – sito termale storico e la scalinata romana”.

Oggi Agia, insieme ai due giovani custodi, ha intenzione di avviare un censimento delle piane di Leucocarpa in Basilicata (l’invito a eventuali proprietari lucani segnalare alle sedi Cia gli alberi), fare una comparazione morfologica dei frutti e delle foglie ritrovate in Basilicata con quelle calabresi, segnalare il frutto a SlowFood (inviando scheda d’inserimento all’interno dell’Arca del Gusto). Ribattezzata simbolicamente insieme ai due giovani produttori come “Bianca di Magna Grecia” può diventare un simbolo dell’importante patrimonio di Biodiversità dell’istituendo Parco della Magna Grecia.

da: http://www.improntaunika.it/2017/06/oliva-bianca-ritrovate-per-la-prima-volta-in-basilicata-due-piante-di-leucocarpa/

Cinque comunissimi cibi da non riscaldare mai e poi mai nel microonde. Si rischia anche la vita!

 

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Cinque comunissimi cibi da non riscaldare mai e poi mai nel microonde. Si rischia anche la vita!

 

Non tutti i batteri che si sviluppano nei cibi già cotti possono essere abbattuti con il riscaldamento al microonde. Di seguito riportiamo la lista di cibi potenzialmente pericolosi stilata dalla Food Standards Agency, l’agenzia pubblica alimentare britannica.

Riscaldamento microonde: 5 cibi da non riscaldare

Vediamoli di seguito:

1. Pollo

La carne del pollo è ricca di batteri come la salmonella e il Campylobacter, che si possono abbattere del tutto solo con un calore forte e uniforme. Che non è quello emanato dal microode, che non penetra in maniera uniforme in tutte le parti della carne.

2. Riso

Se il riso viene conservato a temperatura ambiente, i batteri si moltiplicano, “producendo sostanze velenose che possono causare diarrea e vomito,” ci spiega Ilgiornale.it. E il riscaldamento al microonde può non bastare ad eliminarle.

3. Patate

Se dopo aver riscaldato le patate, le lasciamo raffreddare a temperatura ambiente, può crescere il “Clostridium botulinum” (il batterio del botulismo). E, come nel caso del riso, il riscaldamento al microonde non sempre uccide i batteri.

4. Funghi

Se non vengono conservati in modo adeguato, i funghi possono causare mal di stomaco quando scaldati al microonde.

5 – Spinaci e altre verdure

I nitrati contenuti negli spinaci e in alcune altre verdure con il riscaldamento possono trasformarsi nitriti e poi in composti organici chiamati nitrosammine, che sono cancerogene.

 

fonte: http://fortesano.it/2016/10/19/riscaldamento-microonde/

Cancro al seno: la diagnosi in un respiro

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Cancro al seno: la diagnosi in un respiro

Parte in California un trial clinico per testare BreathLink, apparecchio che analizza il fiato delle pazienti per trovare indizi del tumore

La promessa non è nuova e infatti non è da oggi che la ricerca studia come rintracciare nelle sostanze contenute nel nostro respiro i segni del nostro stato di salute fisica. Già da una ventina d’anni i ricercatori hanno scoperto per esempio che le donne con tumore al seno hanno composti chimici volatili al di fuori della norma nel proprio fiato. Ora la sperimentazione è in fase avanzata per l’uso di strumenti che aiutino a diagnosticare questo tipo di cancro e non solo.

Potere dell’algoritmo

BreathLink, prodotto dall’azienda americana Menssana, analizza proprio il respiro per trarre indicazioni sulla possibile presenza di disturbi. Il Norris Comprehensive Cancer Center dell’Università della California del Sud sta reclutando partecipanti per un trial clinicoche metta alla prova l’efficacia del test del respiro con questo apparecchio nel diagnosticare il cancro della mammella.

Tutto quello che la paziente deve fare è respirare in un tubo collegato alla macchina che cattura un campione del fiato per due minuti, analizza i composti organici volatili presenti e promette di fornire risultati immediati. Le informazioni raccolte sul fiato del paziente vengono inviate al centro di elaborazione dati di Menssana. Qui il sistema identifica i marcatori di stress ossidativo e di malattiausando algoritmi proprietari. E rivela nel giro di pochi minuti se ci sono segnali che possano far pensare a un tumore al seno in corso.

Alleato contro la paura

“La diagnosi del cancro al seno richiede la massima vigilanza, ma dobbiamo temperare questa vigilanza con l’accuratezza per evitare esami inutili“, spiega Linda Hovanessian-Larsen, professoressa associata di radiologia clinica, che conduce il trial alla USC. Gran parte della sua ricerca si concentra sul miglioramento della precisione e dell’efficienza delle tecniche diagnostiche del cancro al seno.

Se da un lato gli screening possono salvare molte vite, rimane il problema dei falsi positivi e della sovradiagnosi che spesso comporta inutili approfondimenti e causa un senso di ansietà non giustificato dalle reali condizioni di salute della persona. “Questo tipo di tecnologia sarebbe benvenuto nel nostro campo e siamo ansiosi di valutare la sicurezza e l’efficacia di questo test”. L’esame del respiro non può diagnosticare la malattia, ma è in grado di fornire un’indicazione sull’opportunità di ulteriori accertamenti, il che può far risparmiare tempo e denaro oltre a prevenire inutili preoccupazioni.

Al momento la ricerca sta cercando di mettere alla prova l’efficacia di questo strumento nel rilevare il cancro al polmone e al seno, il rigetto del trapianto di cuore, l’esposizione a radiazioni e la tubercolosi polmonare. Si tratta pur sempre di un dispositivo in fase sperimentale, tant’è vero che non ha ancora ricevuto l’approvazione della Food and Drug Administration, l’ente preposto a dare il via libera alla commercializzazione di farmaci e dispositivi medici, una volta che se siano state comprovate efficacia e sicurezza. Ma se questo trial dovesse provare che BreathLink è affidabile, il test potrebbe un domani affiancare la mammografia per esempio per escludere falsi positivi, e risparmiare così alle pazienti il fastidio, lo stress e il dolore di una biopsia che non era necessaria.

 

fonte: http://www.panorama.it/scienza/salute/cancro-al-seno-la-diagnosi-un-respiro/

La farina di Canapa: ricca di proteine e fibre e senza glutine – un vero portento per la nostra salute!

 

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La farina di Canapa: ricca di proteine e fibre e senza glutine – un vero portento per la nostra salute!

La canapa è uno dei prodotti agricoli più antichi del mondo, infatti viene usata dagli esseri umani da quasi 10.000 anni. Per secoli, prima della proibizione per uno degli usi più stupidi, ovvero fumarla, la canapa è stata usata come materia prima per la produzione di una grande varietà di prodotti tra cui corde, abbigliamento, alimenti, olio e più in generale come fonte di proteine per l’uomo e per gli animali.

Questa pianta oggi finalmente, anche se non come dovrebbe, è stata rivalutata ed è possibile trovare molti prodotti in commercio. Tra questi da qualche anno la farina di canapa si è affacciata nel panorama dei prodotti salutistici disponibili nel nostro paese.

La farina di canapa si realizza dalla macinazione dei semi che sono avanzati dalle procedure di estrazione dell’olio di canapa. È quasi sempre un prodotto proveniente da agricoltura biologica e può essere consumata anche cruda.

Viene realizzata attraverso la macinazione a freddo puramente meccanica e questo ci riconsegna un prodotto che non contiene in alcun modo né residui chimici né conservanti derivanti dalla sua lavorazione. Ha un sapore molto simile a quello della nocciola e può essere utilizzata (si può mischiare con altre farine) per la panificazione (pane e panini), per i muffin, per i biscotti, per il latte (bliss) ecc. Viene spesso impiegata dai vegani (ma non solo) per aumentare l’apporto proteico degli alimenti panificati, sostituendola parzialmente alla farina di frumento in misura variabile tra il 10 ed il 25%.

Si tratta di una farina priva di glutine, nelle preparazioni in cui è necessaria la lievitazione è meglio utilizzarla insieme a farine che invece contengono questa proteina come ad esempio il frumento o il farro. Ma se invece si soffre di celiachia è possibile comunque sperimentare degli impasti senza glutine utilizzando questa farina e mescolandola magari ad altre come quella di riso o mais.

Proprietà
La farina di Canapa contiene tutti gli 8 amminoacidi essenziali, inclusi metionina e cisteina che normalmente sono scarsamente rappresentati in altre proteine di origine vegetale.

Il 65% delle proteine della canapa è rappresentato dalla edestina, una proteina che si digerisce facilmente, mentre sono completamente assenti la gliadina e la glutenina, ovvero il glutine.

Per questo motivo la farina di canapa è adatta alle persone affetta da celiachia e inoltre è utile per rinforzare il sistema immunitario, quello nervoso e il sistema ormonale.
Le fibre sono molto abbondanti e la rendono un alimento ideale per la lotta o la prevenzione alla stitichezza. I Sali minerali presenti in modo significante sono: potassio, magnesio, ferro e zinco, mentre per quanto riguarda le vitamine sono presenti prevalentemente i tocoferoli (vitamina E).

La farina di semi di Canapa è un alimento ricco di omega 3 e omega 6, acidi grassi importanti per il nostro organismo per le loro proprietà antiossidanti, utile inoltre per la prevenzione dei disturbi cardiovascolari.

 

Ma quale farmacia. Non buttate soldi – Ecco il fantastico Miele di Manuka che uccide più batteri di qualsiasi antibiotico disponibile.

 

Miele di Manuka

 

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Ma quale farmacia. Non buttate soldi – Ecco il fantastico Miele di Manuka che uccide più batteri di qualsiasi antibiotico disponibile.

Non tutto il miele è uguale. Mentre i benefici del miele crudo e non trasformato sono stati ben documentati nel corso dei secoli, i ricercatori australiani hanno dimostrato che un tipo di miele, chiamato miele di Manuka, si comporta meglio di tutti gli antibiotici noti.

Il miele di Manuka è prodotto dalle api che raccolgono il nettare del Leptospermum Scoparium o della cespuglio Manuka della Nuova Zelanda, così come gli alberi di tè, originari dell’Australia e della Nuova Zelanda.

Questo straordinario tipo di miele non solo effettivamente, uccide i batteri, ma nessuno di quelli uccisi è in grado di costruire l’immunità. Oggi si sente parlare sempre più di batteri resistenti agli antibiotici e il miele di Manuka può contenere la chiave per combattere i problemi di resistenza, salvando migliaia di vite umane in tutto il mondo.

Il dottor Dee Carter, della School of Biosciences molecolare e microbiologica dell’Università di Sydney, ha osservato che gli antibiotici non solo hanno vita breve, ma i batteri che attaccano rapidamente diventano resistenti, rendendoli inutili nel tempo.

Il rapporto, pubblicato nella European Journal of Clinical Microbiology and Infectious Diseases, ha affermato che il miele di Manuka ha ucciso quasi tutti i batteri e il patogeno su cui è stato testato. A differenza di tutti gli antibiotici disponibili sul mercato odierno, nessuno dei batteri verificati è riuscito a sopravvivere al trattamento del miele.

Secondo il dottor Carter, nel miele di Manuka ci sono particolari composti, come il metilglyoxal, che causano un danno al sistema dei batteri, uccidendoli prima di potersi adattare e sviluppare l’immunità.

Le proprietà biologiche del miele di Manuka sono antiossidanti, anti-infiammatorie, antibatteriche, antivirali, antibiotiche e  immuno-stimolatrici. Tuttavia, ciò che separa il miele di Manuka dal resto è che i suoi poteri antibatterici sfidano anche i batteri più duri, come lo Staphylococcus aureus (MRSA) resistente alla meticillina.

Il miele di Manuka è commercializzato per il trattamento e la prevenzione del cancro, il colesterolo alto, l’infiammazione cronica, il diabete, il trattamento dei problemi gastrointestinali e le infezioni dell’occhio, dell’orecchio e del seno. Tuttavia, potrebbe essere più utile nel trattamento delle ferite cutanee e delle ulcere della gamba.

Secondo uno studio pubblicato sulla rivista scientifica Peer J, le ferite croniche stanno diventando un grave problema di salute globale, a causa del problema della resistenza agli antibiotici. Sono costosi e difficili da trattare, e i biofilm batterici contribuiscono al ritardo della guarigione. C’è urgente bisogno di agenti nuovi e efficaci, e il miele ha dimostrato un grande potenziale per questo proposito.

Per il loro studio, i ricercatori hanno esaminato il miele di Manuka in particolare come un trattamento alternativo per le ferite a causa della sua attività antibatterica ad ampio spettro e dell’incapacità dei batteri a sviluppare resistenza. Il loro studio ha indicato che il miele potrebbe impedire i biofilm batterici e eliminare i biofilm stabiliti. Inoltre, hanno riferito che il miele di Manuka potrebbe essere utilizzato con successo per uccidere tutti i biofilm MSSA e MRSA in una ferita cronica, sostenendo l’uso di questo tipo di miele come un trattamento topico efficace per le infezioni croniche delle ferite.

Negli ultimi anni, la parola dei benefici biologici del miele di Manuka si è diffusa in ogni angolo del mondo, trasformandolo in uno dei “cibi-salutari” più popolari. La sua fama e la sovra-richiesta, tuttavia, hanno causato la mancanza del prodotto e non manca chi ne ha approfittato mettendo sul mercato un “prodotto falso” a basso costo spacciandolo per miele di Manuka.

Da Ninco Nanco Blog

Già in commercio le prime capsule di salvataggio per disastri naturali. Costano poco e ci proteggono da tsunami, tornado, uragani, terremoti e tempeste!

 

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Già in commercio le prime capsule di salvataggio per disastri naturali. Costano poco e ci proteggono da tsunami, tornado, uragani, terremoti e tempeste!

L’idea di due ingegneri statunitensi
Vendute le prime capsule di salvataggio per disastri naturali

Dai film di fantascienza alla cruda realtà, le capsule di salvataggio sono arrivate sul mercato. Potranno servire a chi rimane coinvolto in disastri naturali

Mentre il governo degli Stati Uniti cerca nuove perifrasi per evitare di ammettere che il cambiamento climatico è causato dall’uomo, il mondo scientifico ragiona sulle soluzioni ai suoi effetti più catastrofici. I disastri naturali degli ultimi mesi sono entrati nelle televisioni di tutto il mondo, mostrando come le inondazioni, gli uragani e le alluvioni possano colpire duramente anche i paesi più sviluppati.

Le strategie di adattamento non sono affatto perfette, i piani di evacuazione vanno migliorati e intanto le persone continuano a morire. Forse è per questo che qualcuno ha deciso di cautelarsi acquistando, all’inizio di quest’anno, le prime capsule di salvataggio costruite apposta per far fronte alle inondazioni. Le hanno progettate nel 2004 Julian Sharpe e Scott Hill, due ingegneri aerospaziali a Seattle. Dopo aver partecipato alla finale di un contest della NASA nel 2011, hanno avviato le vendite nel 2017. Per ora, i loro gusci si possono ordinare negli Stati Uniti e in Giappone.

Si tratta di ripari galleggianti che, in caso di disastro, può ospitare da due a dieci persone per un massimo di cinque giorni. Realizzate con l’alluminio impiegato dall’industria aeronautica, le capsule sferiche a tenuta stagna proteggono gli occupanti dagli impatti, dalla penetrazione di oggetti contundenti e dall’esposizione al caldo.

I fondatori della società, denominata Survival Capsule, affermano che i loro gusci sono acquistabili a prezzi accessibili, funzionano in caso di tsunami, tornado, uragani, terremoti e tempeste quando l’evacuazione non è possibile. Le capsule sono disponibili in cinque dimensioni differenti: l’accesso si effettua attraverso un portello e all’interno si trovano sedili, acqua e provviste per cinque giorni. L’idea è che in attesa dei soccorsi, le famiglie possano trovare tepore, sicurezza e riparo dentro questa sfera galleggiante.

La cella è personalizzabile con un pannello solare, cinture di sicurezza, bagnetto chimico, luci e impianto stereo. Le capsule di salvataggio di piccole dimensioni sono ideate per le famiglie, mentre quelle di dimensioni maggiori, secondo i due inventori, potrebbero essere acquistate da edifici comunali, aziende, ospedali, aeroporti o scuole.

fonte: http://www.rinnovabili.it/innovazione/capsule-di-salvataggio-disastri-naturali-333/

Le foreste ci difendono, salviamole – L’importanza e la bellezza delle foreste.

 

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Le foreste ci difendono, salviamole – L’importanza e la bellezza delle foreste.

Le foreste sono il polmone della terra, sono loro che hanno trasformato il nostro pianeta in un’oasi verde adatta alla vita. Se continuiamo a perdere foreste come stiamo facendo oggi e a consumare il pianeta la nostra stessa sopravvivenza è in pericolo.

Le foreste hanno un ruolo insostituibile a livello biologico ed economico

Le foreste sono la casa della biodiversità, è qui che si concentra la varietà della vita, l’80% della biodiversità terrestre si concentra proprio all’interno di questo meraviglioso habitat.

Le foreste costituiscono il bioma più diffuso della Terra, estendendosi su 3,9 miliardi di ettari (pari a circa il 30% della superficie territoriale globale) ed hanno un ruolo fondamentale per l’umanità, fornendo una larga e inestimabile varietà di servizi:

  • forniscono legna da opera e combustibile, fibre, alimenti, sostanze medicinali;
  • costituiscono un immenso e incommensurabile ricettacolo di diversità biologica, ospitano la maggior parte delle specie viventi animali e vegetali;
  • sono il luogo in cui vivono migliaia di piante superiori, le quali generano strutture fisiche e creano nicchie ecologiche per altre piante e per gli animali;
  • consentono di rimettere in ciclo i nutrienti minerali;
  • forniscono acqua, ossigeno e quanto serve agli altri organismi viventi;
  • scambiano e accumulano grandi masse di carbonio, contribuendo a mitigare i cambiamenti climatici;
  • controllano l’erosione del suolo e la regimazione delle acque;
  • intervengono nella genesi stessa del suolo, nel ciclo dei nutrienti, nel trattamento dei rifiuti;
  • esercitano un controllo biologico sullo sviluppo di parassiti e patogeni;
  • rappresentano il luogo per la ricreazione, il tempo libero e per la spiritualità (come ad esempio la città-laboratorio nascosta tra le foreste indiane di Auroville), nonchè una risorsa basilare per le popolazioni indigene, custodi di culture rare e preziose.

Deforestazione nel mondo

Dall’inizio dell’Olocene, circa 10.000 anni fa, l’80% delle foreste che coprivano il pianeta è stato distrutto e quel che rimane risulta, a diversi gradi, frammentato e degradato. Solo il 7% della superficie mondiale è occupata da foreste primarie intatte.

Attualmente, infatti, gran parte delle foreste primarie residue è concentrata in alcune regioni, segnatamente in Amazzonia, Canada, Sud-est asiatico, Africa centrale, Federazione russa.

Nell’ultimo decennio, come si ricava da un recente rapporto della FAO sullo stato delle foreste mondiali, la deforestazione ha assunto un ritmo sconcertante e senza precedenti:

  • 161 milioni di ettari di foreste naturali e semi-naturali sono state erose al patrimonio mondiale, il che equivale alla distruzione annuale di un’area forestale pari a circa la metà della superficie territoriale italiana. Gran parte di questa deforestazione (94,1%) avviene nelle aree tropicali (in particolare in Brasile, Congo, Indonesia);
  • 7 milioni di ettari di foresta persi ogni anno nel periodo 2000-2010;
  • il 40% dovuto alla conversione in campi coltivatati;
  • le percentuali più alte di deforestazione le troviamo nei paesi poveri;
  • casi studio hanno evidenziato che il benessere dei popoli serve a contrastare la deforestazione.

L’immenso patrimonio forestale italiano

Negli ultimi 20 anni, il patrimonio forestale italiano è aumentato di 1,7 milioni di ettari, per un totale di 12 miliardi di alberi e 10 milioni e 400 mila ettari di superficie boscosa. Le foreste italiane sono luoghi di grande valore naturalistico e paesaggistico, luoghi speciali da visitare. Per avere un idea guarda le 5 foreste italiane più belle.

guarda il video QUI

L’Italia è un campione di biodiversità. La sua fauna conta oltre 58.000 specie con numerose varietà “Made in Italy” (o meglio, endemiche, cioè, esclusive del nostro paese, dal camoscio appenninico alla salamandrina dagli occhiali o l’abete dei Nebrodi).

Una diversità enorme anche per la vegetazione, con 8.100 specie di piante autoctone di cui 1460 endemiche, un valore che fa dell’Italia il paese col più alto numero di specie vegetali d’Europa.

Questo immenso patrimonio è però costantemente a rischio: l’Italia è infatti ancora trappola per 8 milioni di uccelli migratori, circa 30 aree sono ancora terreno pericoloso a causa del bracconaggio che miete vittime illustri, dai rapaci ai grandi simboli come lupo, orso, aquile.

Da una parte proteggiamo, dall’altra partecipiamo alla distruzione.

Conclusioni

La deforestazione è senza dubbio il grande male della società moderna, il primo problema che l’umanità deve assolutamente risolvere il prima possibile. Senza foreste non c’è vita sulla terra.

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fonte: http://www.mondoallarovescia.com/importanza-bellezza-foreste/