LA RIVOLUZIONE – Una breve, geniale, attualissima farsa di Achille Campanile

 

Achille Campanile

 

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LA RIVOLUZIONE – Una breve, geniale, attualissima farsa di Achille Campanile

LA RIVOLUZIONE

Personaggi: Il Prefetto, Il Segretario, La donna di servizio, 3 Rivoluzionari

Un salotto finemente ammobiliato, classico, con pezzi di un certo pregio. La donna di servizio e il Segretario guardano preoccupati fuori dalla finestra. Il Prefetto passeggia nervosamente per la stanza, ha un braccio fermo, visibilmente artificiale.

Prefetto: che vedete? Ci sono novità?

Segretario: sono in fondo alla strada, signor Prefetto

Prefetto: ma che fanno? Avanzano, retrocedono, deviano?

Domestica: avanzano, signore, avanzano; paiono decisi come pompieri purtroppo

Prefetto: e la polizia che fa? Perché non arriva? Avete allertato l’esercito?

Segretario: abbiamo già chiamato e richiamato, signor Prefetto, ma pare che siano impegnati in altri punti caldi della città. Hanno detto che verranno appena possono

Prefetto: già, invece di stare qua a difendere il Prefetto se ne stanno a presidiare chissà cosa. Maledetti anche loro. Ricordatemi di fare licenziare il comandante della polizia, quando la burrasca sarà passata.

Segretario: (fra sé) se saremo ancora vivi…

Prefetto: (piagnucolando) ma che vogliono da me quegli scalmanati? contestano un sistema di vita e se la pigliano con me? Mi sono appena insediato, io, che posso fare? Pure in questo paese di morti di sonno vengono a estendersi i tumulti di piazza?

Domestica: arrivano signor Prefetto, che facciamo?

Prefetto: ah, ma mi sentiranno quelli del partito. Prima mi mettono negli impicci poi, nel momento del pericolo, chi li vede più? E’ una carica onorifica, m’hanno detto il mese scorso, una formalità, non ti preoccupare, ti saremo sempre vicini. Che gli pigli un accidente a tutti…

Rivoluz: (si odono da fuori, in lontananza poi sempre più forte) a morte! Rivoluzione! la corda, la corda!

Prefetto: (alla Domestica) chiudete la porta, non ricevo nessuno oggi, men che meno quegli energumeni. Dite che sono indisposto, che sono partito per l’Indocina, dite che sono morto ieri…

Segretario: ma v’hanno visto, signor Prefetto, spaccheranno tutto

Prefetto: ma io non posso affrontarli ora, ohi ohi, mi sento male, mi ha assalito la debolezza, ho sudori per la schiena, mi sento la febbrina (si accascia e si asciuga il sudore)

Segretario: coraggio signor Prefetto, su, si tenga su (gli fa vento)

Prefetto: ma con un povero invalido, se la devono prendere? (si rialza) oh no, proprio ora (si alza il braccio artificiale e si tende con il pugno chiuso in alto)

Segretario: signor Prefetto che fate? Vi pare il momento di salutare?

Prefetto: macché salutare, mi si è guastata la molla del braccio ortopedico, è un difetto di fabbricazione, ogni tanto scatta.

Domestica: e nei momenti meno opportuni mi pare

Rivoluz: (bussano alla porta) aprite!! A morte!! Giustizia!!

Prefetto: che nessuno apra!

Segretario: ma volete mettere giù quel braccio? Con quel pugno chiuso, vi prenderanno per un comunista, volete comprometterci tutti?

Prefetto: le ho spiegato che si è incantato il meccanismo

Domestica: ma mettetelo giù! (lo aiuta ad abbassare il braccio, che non si muove)

Prefetto: s’è incantata la molla, non si riesce ad abbassarlo

Segretario: volete provocare un pandemonio con quel pugno chiuso? Almeno aprite il pugno, (lo aiuta anche lui) così

Domestica: (coprendosi il viso con le mani) per carità! Questo è il saluto fascista, volete far succedere il finimondo con quella mano aperta?

Prefetto: aiutatemi a richiuderla, per favore

(schiamazzi e urla fuori dalla porta)

Domestica: adesso non si riesce più a chiuderla

Prefetto: beh, poco male. Visto che con questo braccio faccio il saluto fascista, con quello buono faccio il saluto comunista e così siamo a posto, l’equilibrio è ristabilito. (alza l’altro braccio con il pugno chiuso)

Segretario: per carità, vi piglieranno per un opportunista e saranno dolori, per voi e per noi.

Domestica: (armeggiando con la mano) facciamo così: mezza chiusa e mezza aperta (rimangono l’indice e il medio aperte a “V”)

Segretario: per amor del cielo! Quella è la victory di Churchill. Vi prenderanno per un guerrafondaio, antipacifista, anglofilo, chiudete quelle due dita!

Domestica: così (chiude le due dita)

Segretario: per carità! Quella è una benedizione, roba da preti, vi prederanno per democristiano, papista, clericale

Prefetto: maledetto braccio

(chiude anche l’indice, rimanendo alzato solo il medio)

Domestica: signore, quello è un gesto offensivo, sconveniente. Volete provocarli? Farli inferocire ancora di più?

Prefetto: e allora crepa!

(da un colpo violento all’arto, che si ferma in posizione contorta, impossibile)

Domestica: ma questa è una posizione innaturale!

Segretario: meglio innaturale che provocatoria

(i rivoluzionari sfondano la porta, sono ceffi patibolari armati di forche e bastoni. Alla vista del Prefetto col braccio nella posizione assurda si fermano incerti, stupiti. Le seguenti battute devono essere ripartite tra i rivoluzionari a seconda di quanti essi siano)

Rivoluz: non è il saluto fascista

Rivoluz: e nemmeno quello comunista

Rivoluz: deve essere un nuovo partito

Rivoluz: forse è quello che attendiamo da anni

Rivoluz: una nuova idealità!

Rivoluz: in effetti questo non è il Prefetto del mese scorso

Rivoluz: appunto

Rivoluz: è meraviglioso, guardate che saluto nuovo

Rivoluz: non s’è n’è mai visto uno simile

Rivoluz: chi riuscirebbe a farlo?

Rivoluz: questo si che significa rovesciare la situazione

Rivoluz: se lo acclamassimo nostro capo?

Rivoluz: è lui! L’uomo del destino! Il nostro condottiero!

Rivoluz: viva il nostro condottiero! Evviva! Evviva!

(il Prefetto viene portato fuori a spalla, tra acclamazioni di trionfo. Cala il sipario.)

Achille Campanile

Quando José Mujica conquistò il mondo in 45 secondi

 

José Mujica

 

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Quando José Mujica conquistò il mondo in 45 secondi

Bastarono 45 secondi a José Mujica per farsi conoscere al mondo conquistando il web. Ecco il video del 2015 in cui l’ex Presidente Uruguaiano (allora in carica), da sempre stimato per la sua saggezza, lanciò il suo appello per una vita semplice.

Il video divenne virale superando i due milioni e mezzo di visualizzazioni in quattro giorni.

Vale la pena riascoltarlo…

“Abbiamo inventato una montagna di consumi superflui. E viviamo comprando e buttando… E quello che stiamo sprecando”, spiega Mujica, “è tempo di vita perché quando compri qualcosa non lo fai con il denaro, ma con il tempo di vita che hai dovuto utilizzare per guadagnare quel denaro. L’unica cosa che non si può comprare è la vita. La vita si consuma. Ed è da miserabili consumare la vita per perdere la libertà”

 

Intervista a José Mujica del novembre 2016

Lei è diventato un ideale politico nel mondo perché ha vissuto e vive come la parte più povera dei suoi concittadini e non come quella più ricca. Pensa di essere una eccezione nella politica di oggi?
“Sicuramente sono stato un’eccezione anche nel mio Paese. Però la mia è soprattutto una filosofia di vita. Il problema è che viviamo in un mondo nel quale si crede che colui che trionfa debba possedere tanto denaro, avere privilegi, una casa grande, maggiordomi, tanti servitori, vacanze extralusso. Mentre io penso che questo modello vincente sia solo un modo idiota di complicarsi la vita. Penso che chi passa la sua vita a accumulare ricchezza sia malato come un tossicodipende, andrebbe curato”.

Diventare sempre più ricchi è una malattia?
“Ho conosciuto dei multimilionari, anche molto anziani. E a molti ho chiesto per quale ragione continuassero a accumulare denaro se tanto poi alla fine avrebbero dovuto lasciarlo qua. La risposta è sempre stata che non potevano farne a meno, come una malattia”.

Ha avuto un contraccolpo personale, una forma di depressione, quando ha lasciato il potere. Le è mai successo di pensare: “Peccato, non sono più presidente”?
“Ma no, no. Piuttosto la verità è che alla fine può essere anche un’esperienza deludente. Riesci a ottenere meno di un terzo di tutte le cose che ti eri riproposto di fare. E è molto maggiore il numero dei sogni che finiscono in polvere rispetto a quelli che sei riuscito a realizzare facendo il presidente. Sono anche convinto che la politica non debba essere una professione. È un servizio, una passione. Chi vuole arricchirsi che si dedichi al commercio, alla banca, ma non alla politica. E per una società sana è necessario anche che si ruoti molto di più nelle responsabilità, soprattutto in quelle che implicano la rappresentazione degli interessi di tutti”.

Nel corso del suo mandato sono state approvate tre leggi rivoluzionarie anche in America Latina: aborto, matrimoni gay e legalizzazione delle droghe leggere. Cos’altro avrebbe voluto fare e non ha potuto?
“Nel mio Paese c’è ancora una percentuale di indigenti. Minima, ma c’è. E coloro che vivono al di sotto della linea di povertà sono il 9-10% della popolazione. Non è accettabile in Uruguay, un Paese che produce alimenti per un numero di persone pari a dieci volte i suoi abitanti”.

Ha detto di essere contrario all’assegnazione di un premio Nobel per la Pace?
“I Nobel vanno assegnati agli scienziati, ai medici. In un mondo come il nostro, dove ci sono guerre da tutte le parti, assegnare il Nobel per la Pace è una presa in giro. Una burla. Noi usciremo dalla preistoria dell’umanità soltanto quando non ci saranno più armi ed eserciti”.

Si oppone alla globalizzazione?
“No, non è possibile. Sarebbe come essere contrari al fatto che agli uomini cresce la barba. Ma quella che abbiamo conosciuto finora è soltanto la globalizzazione dei mercati. Che ha come conseguenza la concentrazione di ricchezze sempre maggiori in pochissime mani. E questo è molto pericoloso. Genera una crisi di rappresentatività nelle nostre democrazie perché aumenta il numero degli esclusi. Se vivessimo in maniera saggia, i sette miliardi di persone nel mondo potrebbero avere tutto ciò di cui hanno bisogno. Il problema è che continuiamo a pensare come individui, o al massimo come Stati, e non come specie umana”.

Lei è ateo ma condivide molte idee con Papa Francesco, soprattutto la critica della società consumistica e del capitalismo selvaggio.
“La mia idea di felicità è soprattutto anticonsumistica. Hanno voluto convincerci che le cose non durano e ci spingono a cambiare ogni cosa il prima possibile. Sembra che siamo nati solo per consumare e, se non possiamo più farlo, soffriamo la povertà. Ma nella vita è più importante il tempo che possiamo dedicare a ciò che ci piace, ai nostri affetti e alla nostra libertà. E non quello in cui siamo costretti a guadagnare sempre di più per consumare sempre di più. Non faccio nessuna apologia della povertà, ma soltanto della sobrietà”.

Fuga verso la libertà – La bellissima storia di Brianna, la mucca che saltò giù dal camion che la portava al macello e che, dopo una lunga fuga, diede alla luce il suo vitellino…

 

macello

 

 

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Fuga verso la libertà – La bellissima storia di Brianna, la mucca che saltò giù dal camion che la portava al macello e che, dopo una lunga fuga, diede alla luce il suo vitellino…

La mucca che ha evitato il macello saltando da un camion nel New Jersey si trova ora nella sua nuova casa, la Skylands Animal Sanctuary Rescue, dove ha dato alla luce una vitellina

In fuga verso la libertà, sottraendosi a un destino spietato! Ha fatto il giro del mondo la storia di Brianna, mucca e super mamma, che nel New Jersey è saltata – incinta – giù da un camion diretto a un mattatoio e si è messa a correre più che mai.

Una Holstein bianca e nera che ha fatto scalpore quando ha inforcato la Route 80 trottando verso la salvezza. Sulla strada, il direttore della Polizia Jerry Speziale l’ha intercetta e i volontari dello Skylands Animl Sanctuary, un’oasi gestita da animalisti, l’hanno praticamente adottata.

Brianna è ora la madre orgogliosa di una bellissima vitellina di nome Winter”, ha detto il fondatore del santuario Mike Stura.

E continua “Era a meno di dieci minuti da quel macello quando è volata via dal camion”.

Sia Brianna che Winter sono ora contenti e più che mai legati, ha detto Stura, con Winter che beve normalmente il latte dalla sua mamma.

Brianna e Winter si uniranno a 68 altri bovini nel santuario. Ci sono altre coppie di madri e bambini che vivono nel santuario, tra cui Frida e Al, Emma e Jackson.

 

 

 

tratto da: https://www.greenme.it/informarsi/animali/29975-mucca-camion-macello-vitellino

Dalla Cina ecco il “Sole artificiale” – Un sorprendente reattore sperimentale capace di raggiungere temperature 15 volte superiori al quella del nucleo del Sole. Una fonte illimitata di energia pulita!

 

Sole artificiale

 

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Dalla Cina ecco il “Sole artificiale” – Un sorprendente reattore sperimentale capace di raggiungere temperature 15 volte superiori al quella del nucleo del Sole. Una fonte illimitata di energia pulita!

“Sole artificiale” da 100 milioni di gradi in Cina/ Energia nucleare, un sorprendente reattore sperimentale

In Cina sono stati in grado di mettere in moto un “sole artificiale” da 100 milioni di gradi. L’esperimento risale all’inizio del 2018, ma è stato reso pubblico solamente ora.

In Cina sono stati in grado di mettere in moto un “sole artificiale” da 100 milioni di gradi. L’esperimento risale all’inizio del 2018, ma è stato reso pubblico solamente ora. Al centro troviamo un reattore sperimentale che ha raggiunto una temperatura incredibile. Questo è stato creato per produrre dell’energia pulita per cercare di partire dall’acqua di mare. Per capire l’importanza di questa temperatura, basta considerare che questa è circa 15 volte superiore a quella che si può andare a misurare all’interno del Sole durante la fusione dell’Idrogeno. L’East costruito ad Hefei è stato immediatamente soprannominato “sole artificiale” proprio perché può raggiungere una potenza davvero superiore a quella del sole stesso. La comunicazione è arrivata dall’Accademia delle Scienze cinese e dagli Istituti di Scienza Fisica Hefei che hanno sottolineato come l’incredibile temperatura sia stata toccata per circa una decina di secondi.

“Sole artificiale” da 100 milioni di gradi in Cina: raggiunti i 10 megawatt

Il “sole artificiale” sviluppato in Cina la potenza del riscaldamento ha raggiunto i 10 megawatt cioè l’energia di accumulo nel plasma. Il tutto è aumentato a 300 kilojoule e la temperatura dello stesso elettrone è riuscito a raggiungere circa 100 milioni di gradi Celsius per la prima volta nella storia. La situazione è stata una vera e propria svolta che ha portato a una svolta importante, pronta ad aprire una nuova produzione di energia. Il record dunque fa capire come le possibilità dell’energia siano praticamente infinite e ci sia la possibilità di sviluppare ulteriori tracce nel progresso dello studio ambientale. Proprio per l’importanza della notizia in Cina si è deciso di farla uscire con calma, visto che il tutto era stato stabilito già all’inizio del 2018. Al momento si sta continuando a studiare come da questa scoperta si possano studiare delle interessanti e molteplici evoluzioni.

fonte: https://www.ilsussidiario.net/news/energia-e-ambiente/2018/11/16/sole-artificiale-da-100-milioni-di-gradi-in-cina-energia-nucleare-un-sorprendente-reattore-sperimentale/1807959/?fbclid=IwAR3_WgtZvuLgIh4Mst2xTWjoR_NUP_e0lFkkKIbZXxpDoKG1zdUEurBZS4c

“La mia famiglia” – Il grandioso monologo di Paola Cortellesi sulle condizioni delle donne e dei giovani di oggi – Un vero cazzotto nello stomaco…

Paola Cortellesi

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“La mia famiglia” – Il grandioso monologo di Paola Cortellesi sulle condizioni delle donne e dei giovani di oggi – Un vero cazzotto nello stomaco…

 

La mia famiglia

La mia famiglia siamo uno, mi chiamo Colacci Luciana, sto per venire al mondo, e non vedo l’ora, perché nella pancia si sta veramente strettissimi. Mamma nonostante sia incinta di nove mesi, lavora a servizio da una signora, papà lavora per un traslochi, si chiama Mario e si lamenta sempre che non c’ha una lira dice sempre: se andassi a rubare, sì che sarei ricco! La differenza tra mamma e papà è che mamma lavora e si sta zitta, e papà invece lavora e si lamenta. Appena nascerò però m’ha promesso che mi fasci adentro la bandiara della Lazio, sai che risate!

La mia famiglia siamo cinque, io sto alle elementari e i miei hanno fatto altri due figli a raffica dopo di me, alla seconda femminuccia mio padre ha rosicato, e s’è calmato soltanto quando è arrivato il maschietto, papà ci tiene al cognome, e nel nostro paese lo puoi mantenere solo se sei maschio. A casa c’è tanto rumore, la televisione, il traffico della tangenziale, i mie fratelli che stanno sempre a piangere, papà che russa. Io vorrei un po’ di silenzio, secondo me quando si fa troppo rumore le persone non riescono apensare e, così, ci si confone.

La mia famiglia siamo trenta, con i miei compagni di classe stiamo sempre insieme per strada, noi ragazze sognamo l’amore romantico sotto la luna piena, i ragazzi invece disegnano enormi peni, come si dice? Enormi peni, sul muro, di tutte le forme, certe volte pure con le variazioni sofisticate, io veramente non la capisco st’ossessione che c’hanno i maschi. L’anno prossimo vorrei tanto fare la scuola alberghiera, però non ce l’ho vicino casa, dietro casa c’è ragioneria, allora mio padre mi ha detto che devo fare ragioneria così vado a scuola a piedi e risparmiamo 36.000 lire al mese della tessera dell’autobus.

La mia famiglia siamo quattro, mi sono presa il diploma e ho cominciato a lavorare, prima a nero, e poi sono entrata nel delirio di sti contratti a termine e ho cominciato a capire come funzionano le cose, e ho capito che io un posto fisso non lo avrei avuto mai, vivo ancora a casa con i miei, ma a venticinque anni mi sento stanca come se ne avessi cinquanta, però sto lì e sto zitta. Quando è morto mio padre non è che c’aveva la pensione o l’assicurazione perché lavorava a nero come tutti quelli del quartiere nostro, c’ha lasciato quattro soldi e una 127 verde che quando arrivavo sotto casa tutti quanti strillavano : “Eccola là è arrivata Luciana col testaverde! Mia madre c’ha settantanni e sta ancora a sevizio, che ora la chiamano collaboratrice domestica, ma per tutti rimane sempre una sguattera. E, siccome che nella vita uno parla sempre del lavoro che fa, gli avvocati parlano dei processi, i medici delle malattie, mia madre parla solo di stracci e di sapone, forse è per questo che sono venuta su una ragazzetta pulita!

La mia famiglia siamo due, mi hanno fatto un contratto a termine in un’azienda, ogni sei mesi me lo rinnovano, oramai è un bel po’ che lavoro, ho conosciuto Stefano, ci siamo innamorati, ci siamo pure sposati, lui fa il muratore, mi rispetta e ci vogliamo proprio bene, viviamo in un monolocale in affitto fuori Roma a Guidonia, a 350 euro al mese, che poi è la metà di quello che guadagno. Le vacanze le facciamo a fine settembre perché costa di meno, l’altranno in calabria nella pensione ci stavamo solo noi due e una vecchia su una sedia a rotelle trascinata da una moldava scoglionata, pure il cinema all’aperto aveva chiuso. Quando non pioveva andavamo al mare alla spiaggia libera, un giorno siamo andati persiono a visitare Potenza, gli unici turisti nella storia di quella città! La gente ci guardava strano, dicevano: boh gli si sarà fermata la macchina proprio qua. E invece dei monumenti ci indicavano direttamente i meccanici, però io e Stefano ci ridevamo sopra, capito, stavamo noi due e stavamo bene. Settimana dopo tornavamo al lavoro, guardavamo le foto con gli amci, raccontavamo la vacanza, a noi ci stava bene pure così, perché un lavoro ce l’avevamo ancora, ripetitivo faticoso, mal retribuito, però almeno ci faceva sopravvivere, era una vita di merda sia ben chiaro, però era quello che ci era capitato, e a noi ci stava bene pure così.

La mia famiglia siamo due e mezzo, un bel giorno ho compiuto trentatrè anni e mi sono detta: ma mica devo morire sulla croce come Cristo, io ho ancora tutta la vita davanti, in azienda mi hanno pure promesso che se lavoro tanto, non baccaglio sullo stipendio da fame, non pretendo i buoni pasto e mi fermo quel paio d’ore in più al giorno senza che mi paghino lo straordinario, dice che sicuramente mi rinnovano il contratto e pare che l’anno dopo mi assumano in pianta stabile. E io faccio tutto, faccio tutto, faccio tutto mi sacrifico, mi spacco la schiena per settecento euro al mese, e in più sorrido sempre che manco mi era stato rischiesto, però faccio un errore solo, uno solo, in un momento di grande gioia e di allegria, decido di mettere al mondo una creatura, con Stefano c’avevamo tanta voglia, e invece di riceve una pacca sulla spalla, mi vengono a dire che non mi rinnovano il contratto, che l’azienda deve risparmiare, che mi ringrazia per il lavoro svolto ma non hanno più bisogno di me, e me lo dicono che sto al settimo mese di gravidanza, con mio marito che sta a lavorare in Germania, e mia madre che non gliela fa più manco a tenersi dritta con la schiena. E che dite? Ma come vado avanti io secondo voi? Che faccio mi vendo la 127?

La mia famiglia siamo tre milioni settecento cinquantasettemila, io faccio parte di quel 12% del paese che sta sotto la soglia di povertà, io non chiedo niente di speciale, io voglio solo essere ascoltata, io rivoglio la vita mia, rivoglio lo stipendio basso mio, voglio essere premiata perché metto al mondo una creatura. Una donna se rimane incinta e non ha il contratto protetto rimane sull’astrico, io non lo voglio il macchinone, i capelli me li tingo da sola, ma ridatemi lo stipendio mio! Io non sono pazza, io sono soltanto stanca!
Il piccolo mario è nato, pesava nemmanco due kili, però non ha versato nemmeno una lacrima, ci ha guardato dritto negli occhi, sembrava un piccolo guerriero silenzioso. Nostro signore ha detto che gli ultimi saranno i primi, non ha detto di preciso quando.

La mia famiglia siamo tre.

QUI il video:

Un racconto di Silvestro Montanaro: “Esiste una colla speciale per riattaccare i piedi?”

 

racconto

 

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Un racconto di Silvestro Montanaro: “Esiste una colla speciale per riattaccare i piedi?”

tratto da RAIAWADUNIAUn blog da seguire…

 

Esiste una colla speciale per riattaccare i piedi?

Dov’è il pallone?

Non riesco a vederlo…Per la verità non riesco a vedere nulla, solo ombre e mi scoppia la testa.

Devo riuscire a trovarlo.

Mio fratello me la farebbe pagare carissima se non glielo riporto. É l’unico pallone sopravvissuto qui nel nostro

villaggio. Vecchio, sporchissimo e mille volterattoppato, ma è l’unico. Vale più di un tesoro.

Me lo ha prestato dopo settimane di preghiere e mille piccoli favori. Ha pure preteso in cambio

l’uso permanente del mio temperino con il manico d’osso, un regalo del nonno. Poi mi ha

detto di aspettarlo e non cercare di scoprire doveandava. Eh, si, lo tiene ben nascosto il suo

tesoro.

Ci ho provato un milione di volte a trovarlo, ma niente. Quello, è davvero furbo..

Quando è tornato, lo aveva tra le mani. Mi ha fissato con occhi di fuoco.

<< Se si rompe….se te lo fai fregare…non tornare a casa perché, giuro, ti faccio a

pezzi…>>.

Poi me lo ha consegnato e ho sentito il cuore accelerare. L’ho stretto tra le mani e sono corso

fuori. Ho raggiunto i miei amici e l’ho sollevatoverso il cielo tra ululati di gioia.

Mi chiamo Samir ed ho 10 anni. Vivo in un piccolo villaggio non troppo lontano dalla

grande Aleppo, una delle città più belle del mio paese, la Siria. Da noi c’è la guerra. Non ho mai

capito perché, nessuno sa spiegarmelo. So solo che è una cosa brutta, bruttissima in cui viviamo

da tanti anni.

Ero piccolissimo e già c’era la guerra. E con la guerra mille problemi e tanta paura. Mangiare

poco e certe volte proprio niente. La scuola chiusa. Papà portato via da uomini armati che

hanno rubato tutto il possibile da casa nostra. Anche il televisore. É stato allora che Alì, mio

fratello, ha nascosto chissà dove il pallone.

Mamma dice che papà prima o poi torna, ma una volta l’ho sentita piangere con le sue amiche.

<< Lo hanno ucciso. Lo hanno fatto fuori come una pecora. Lo hanno sgozzato e lasciato

soffocare nel suo sangue…>>.

Era buono e simpatico il mio papà. Mi manca. Mi manca da morire. Alle volte guardo il cielo e

gli parlo…

Tutto quello che ricordo, in questo momento, è che stavamo giocando a pallone, con un pallone

vero e non con la solita lattina o con una palla fatta di stracci.

Eravamo felici, ma davvero felici. Nonostante la guerra, nonostante la miseria, nonostante la

paura. Ho segnato un goal. Poi un altro. Tutti e due di sinistro, il mio piede migliore. Sono il capitano

della mia squadra ed i miei compagni mi chiamano Maradona.

Poi è venuta la pioggia…

In cielo sono comparsi degli aerei. Non so dire se erano quelli del governo o quelli degli altri.

So solo che dalle loro pance sono usciti dei puntini che in pochi secondi sono divenuti

sempre più grandi e poi ancora di più.

<< Scappate, scappate! >>, urlavano tutti. << Le bombe…le bombe…>>.

Tutti fuggivano come impazziti, ma io sono rimasto.

Dovevo recuperare il pallone. Alì, altrimenti, mi avrebbe fatto a pezzi….

Poi…boom…boom…

La terra tremava, le esplosioni erano come i tuoni di cento tempeste messe insieme e sempre più vicine. E mi sono

sentito sollevare da terra e volare. Poi il buio, non so più per quanto tempo…

Poi solo ombre e suoni smozzicati…

Pian piano la strana nebbia si dirada. Ricomincio a vedere, ma il mondo non è più colorato. É tutto

bianco e nero. Vedo gente accorrere, tutta sporcadi polvere. E sento le urla e i pianti della loro

disperazione. Mi stropiccio gli occhi e cerco il pallone.

E  finalmente lo vedo accanto alle macerie della casa che prima si erigeva ad un angolo dello

spiazzo dove eravamo venuti a giocare ed ora non c’è più.

Provo ad alzarmi, a correre a riprenderlo e sento il dolore. Un male orribile, un pulsare di fitte

dolorose ad una gamba.

La guardo. É lì come sempre, ma ho il pantaloncino strappato. E rivedo il rosso. Quello

del mio sangue.

Il mio piede, il sinistro, il mio piede buono, quello alla Maradona, è un po’ più

in là, reciso come quello di una bambola fatta a pezzi.

Non capisco, è tutto così strano…

Provo a rimetterlo al suo posto, ma niente, non si attacca. Solo altro terribile dolore.

Esiste una colla speciale per riattaccare i piedi?

 

da COL CUORE COPERTO DI NEVE di SILVESTRO MONTANARO

fonte: https://raiawadunia.com/tutto-il-mondo-e-presepe-esiste-una-colla-speciale-per-riattaccare-i-piedi/

Africa – Aiutarli a casa loro? Intanto, potremmo col cominciare a smetterla di rapinarli a casa loro…

Africa

 

 

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Africa – Aiutarli a casa loro? Intanto, potremmo col cominciare a smetterla di rapinarli a casa loro…

 

Dossier. Secondo il rapporto «Honest Accounts», a conti fatti il continente africano risulta essere creditore climatico e finanziario. E gli stessi africani nemmeno lo sanno

Nel 1989 la Campagna Nord-Sud (Biosfera, sopravvivenza dei popoli, debito) organizzò a Verona il convegno «Il Sud del mondo, nostro creditore». Trent’anni dopo, i politici occidentali amano invece lo slogan «aiutiamoli a casa loro» (sottotitolo: così non ci invadono).
Ma prendiamo il continente africano. Come diceva Leopold Senghor: «L’Africa ha dato tanto, ma gli stessi africani non lo sanno». Li informa e ci informa il rapporto Honest Accounts. How the world profits from Africa’s Wealth, preparato da una serie di organizzazioni britanniche e africane, fra le quali Global Justice Now e People’s Health Movement KenyaHealth Poverty ActionUganda Debt Network: «I 48 paesi dell’Africa sub-sahariana sono ricchi di risorse minerarie, lavoratori specializzati, nuove attività economiche e biodiversità. Ma sono a tutti gli effetti derubati da un sistema globale che avvantaggia una piccola minoranza consentendo alla ricchezza di uscire dall’Africa; così, secondo la Banca africana di sviluppo, 800 milioni vivono con meno di 4 dollari al giorno».

Nel 2015 il continente ha ricevuto 161,6 miliardi di dollari fra rimesse, prestiti e donazioni. Però di miliardi ne ha dati – diciamo persi – ben 202,9, sia direttamente sia indirettamente. Il suo credito è dunque pari a 41,3 miliardi di dollari.

Ecco i dettagli forniti da Honest Accounts. I paesi africani ricevono intorno ai 19 miliardi come donazioni, ma oltre il triplo di questa somma (68 miliardi) si disperde in uscite finanziarie illegali grazie a elusioni e falsificazioni da parte delle multinazionali, macchine saccheggiatrici che per le materie prime africane delle quali si occupano pagano pochissime tasse ai paesi ospiti, rifugiandosi con escamotages nei paradisi fiscali. Inoltre: all’Africa arrivano in rimesse dall’estero circa 31 miliardi, ma le multinazionali straniere spostano 32 miliardi di profitti nei loro paesi di provenienza. I governi africani, poi, sempre nel 2015, hanno ricevuto 32,8 miliardi di dollari in prestiti ma hanno pagato 18 miliardi per gli interessi. Altri 29 miliardi sono stati «rubati» all’Africa con la sottrazione abusiva di legname, con la pesca e il commercio illegale di piante e animali esotici. E poi ci sono i 10,6 miliardi di dollari di costi relativi all’impatto dei cambiamenti climatici, rispetto ai quali sia storicamente che attualmente l’Africa ha una responsabilità minima. Vanno aggiunti i 26 miliardi di dollari che il continente deve investire per i programmi di contrasto ai cambiamenti stessi.

Si può parlare di «maledizione delle risorse naturali»: la maggioranza delle popolazioni locali non ne trae benefici e le attuali modalità di estrazione conducono all’impoverimento e a mortali guerre per procura. Soprattutto da quando gli Usa hanno deciso di non lasciare più l’Africa agli ex colonizzatori europei – si pensi al Congo, con le sue riserve ancora intatte stimate intorno ai 24 trilioni di dollari, e con i milioni di morti nel conflitto. Ci sono, ovviamente, responsabilità condivise. I leader africani che non si allineano vengono assassinati, come accadde al burkinabè Thomas Sankara nel 1987 pochi mesi dopo il suo epico discorso all’Organizzazione per l’unità africana (Oua) sull’ingiustizia del debito.

Ha sottolineato Nathalie Sharples di Health Poverty Action, intervenendo giorni fa a Roma al convegno «I migranti, l’Africa, le nostre responsabilità» – organizzato dalla Federazione italiana emigrazione immigrazione e da Casa Africa: «Per onestà, la narrazione va cambiata. Altro che parlare di aiuti. Si dica che occorre procedere a riparazioni, a compensazioni in base al danno provocato. L’Occidente non è un caritatevole benefattore, come fa credere ai suoi cittadini i quali, dal canto loro, credono di cavarsela con piccole donazioni. Questa percezione è fuorviante, crea ostilità e impedisce la mobilitazione sulle cause reali della povertà: cambiamenti climatici, accordi commerciali ingiusti che rapinano le risorse naturali, paradisi fiscali, debito coloniale».

Honest Accounts propone un «programma onestà» in 9 punti. Fra questi: politiche economiche che portino a uno sviluppo equo; riparazioni obbligatorie da parte del Nord, previo calcolo delle responsabilità; contrasto ai paradisi fiscali; promozione di forme di attività economiche diverse dalle estrattive, e una tassazione maggiore su queste ultime; risarcimento dei costi climatici e serio impegno per riduzioni vincolanti delle emissioni di gas serra nel Nord.

A proposito di clima, Antonello Pasini, fisico del Cnr e coautore di Effetto serra effetto guerra (2017), ha ricordato al convegno di Roma che nel 2050 ben 143 milioni di persone saranno profughi ambientali. Nei dieci paesi saheliani più ambientalmente fragili, la diminuzione delle precipitazioni e l’aumento della temperatura aggravano i fenomeni di siccità e possono provocare distruzione dei raccolti, carestie. Ma la buona notizia è che una saggia restituzione internazionale può dar luogo a progetti win-win: con meno di 100 euro si recupera un ettaro di terre degradate in Africa. Questi interventi sono in grado di alimentare le popolazioni e allo stesso tempo di assorbire CO2 dall’atmosfera.

Ma non è tutto. Ai debiti dell’Occidente nei confronti dell’Africa subsahariana dovremmo aggiungere i danni bellici. Non solo gli africani arruolati a partire dalla prima guerra mondiale dalle potenze coloniali ma, in tempi recentissimi, l’intervento Nato in Libia nel 2011, su netto impulso della Francia, preoccupata fra l’altro che il dinaro d’oro proposto dalla Libia all’Africa minacciasse l’impero del franco Cfa nelle ex colonie subsahariane. Una guerra costata parecchio all’Africa. Sia per le centinaia di migliaia di sub-sahariani (oltre ai nordafricani) che lavoravano nel paese bombardato e ora smembrato, ma anche per un altro enorme danno sociale: la diffusione del terrorismo che ora infetta il Sahel grazie alle armi saccheggiate o ricevute dai gruppi di «ribelli». Per questo, in testa alla lista del da farsi dovrebbe campeggiare un: «Non bombardiamoli».

Tratto da: il manifesto, EDIZIONE DEL 20.12.2018

Un piccolo tributo a Ivan Graziani, il magico cantautore scomparso il 1° gennaio di 22 anni fa – Lo vogliamo ricordare con alcune delle sue più belle canzoni…

 

Ivan Graziani

 

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Un piccolo tributo a Ivan Graziani, il magico cantautore scomparso il 1° gennaio di 22 anni fa – Lo vogliamo ricordare con alcune delle sue più belle canzoni…

Se ne andava esattamente 22 anni fa, il 1°gennaio del 1997, il grande cantautore e rocker d’avanguardia Ivan Graziani, considerato ancora oggi tra gli artisti meno allineati del nostro panorama musicale, grande virtuoso della chitarra, autore di testi irriverenti e ironici in cui ha “disegnato” in note la provincia italiana, con il Gran Sasso e l’Abruzzo sullo sfondo.

“Sono così, mi piace, andare contro corrente…” scriveva Graziani nel 1989. Nella sua produzione musicale ha sempre tenuto fede a quelle parole, senza omologarsi alle tendenze della musica italiana anni ‘60 e ‘70, e quindi senza entrare nelle fila dei cantautori “politici” ispirati al folk di Dylan, o in quella degli importatori del rock’n’roll alla Elvis Presley o degli imitatori dei Beatles. Perché Graziani aveva da raccontare qualcosa di suo, e la grande padronanza della chitarra gli ha permesso di farlo in un modo musicalmente nuovo, inventandosi un linguaggio a metà tra il rock e la canzone d’autore, mai sentito prima in Italia. Una scelta agli antipodi della discografia di moda, che l’ha reso unico, e – per rovescio della medaglia – l’ha allontanato dal successo facile, quello della popolarità patinata, delle vendite facili e della riconoscibilità.

Nato a Teramo il 6 ottobre del 1945 sotto il segno della Bilancia, Ivan Graziani è stato uno dei cantautori più importanti della tradizione italiana, sicuramente sul podio dei migliori insieme ad artisti del calibro di Lucio Battisti. La sua continua innovazione e il suo essere così naturale gli hanno consentito di provare quasi ogni genere e cantare canzoni di ogni tipo, da quelle romantiche (indimenticabili) a quelle di protesta sociale.

Vogliamo ricordarlo qui con cinque delle sue più belle canzoni

Le cinque canzoni più belle di Ivan Graziani

È sempre difficile riuscire a fare una selezione di cinque canzoni, soprattutto quando trattiamo un mostro sacro della musica come Ivan Graziani. La nostra selezione vuole presentarsi come una panoramica sulla lunga attività dell’artista, andando a esplorare i suoi apsetti più noti ma anche quelli più sconosciuti al grande pubblico.

Ivan Graziani, Firenze canzone triste

Una fantastica poesia in musica per la splendida città di Firenze, il colosso toscano dagli occhi di marmo che fa innamorare al primo sguardo. Il settimo singolo dell’artista mostra ancora un aspetto sperimentale che il cantante con il tempo trasformerà nel suo genere unico nel mondo del cantautorato.

Di seguito il video di Firenze canzone triste:

Ivan Graziani, Agnese

Anno 1979: Agnese è uno dei primi successi del cantante che si affida a un accompagnamento musicale molto anni Settanta, forse poco audace ma sicuramente interpretato nel migliore dei modi. Se dal punto di vista musicale la canzone non regala niente di nuovo, il testo inizia a lasciar intravedere le abilità di Ivan, uno che sa disegnare rime inaspettate e creare con le parole scenari incantevoli in cui l’ascoltatore si perde in un sogno a occhi aperti.

Di seguito il video di Agnese:

Ivan Graziani, Lugano Addio

Con Lugano Addio siamo forse di fronte al più grande successo di Graziani. La musica è una ventata di aria fresca nel panorama italiano, c’è ritmo e soprattutto c’è una passione immensa che emerge prepotentemente dal giro di accordi. Da brividi i controcanti registrati su tracce separate.

Di seguito il video di Lugano Addio:

Ivan Graziani, Pigro

Difficile riconoscere in questa canzone di Ivan Graziani che si lancia in un vero e proprio esperimento musicale. Chiuso il romanticismo in un cassetto, Ivan Graziani si lancia in una canzone che sa tanto di critica sociale. La canzonetta, come l’hanno definita in molti, ha un messaggio decisamente profondo e ha avuto il suo successo.

Di seguito il video di Pigro:

Ivan Graziani, Il chitarrista

E non potevamo certo farci mancare un Ivan Graziani in versione decisamente rock. Con Il Chitarrista l’autore esplora il mondo delle chitarre elettriche, delle tastiere presenti e del basso prepotente. Fantastica.

Di seguito il video de Il chitarrista:

 

fonti varie dal Web

Ecco perchè il miele è più efficace degli antibiotici per curare la tosse secondo medici e scienziati…

 

miele

 

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Ecco perchè il miele è più efficace degli antibiotici per curare la tosse secondo medici e scienziati…

È ufficiale: il miele è più efficace degli antibiotici per il trattamento della tosse, lo affermano gli scienziati.

Il miele è stato usato per secoli per trattare i sintomi del raffreddore e della tosse. Oltre ad essere delizioso, il miele non è altro che un tesoro liquido in termini di benefici per la salute. Antiossidante, antimicotico e antibatterico, è uno dei migliori antidoti naturalicontro molte malattie. Infatti, secondo il quotidiano Indipendent, gli esperti di salute hanno rivelato che il miele è più efficace degli antibiotici per curare la tosse.

Miele: il tuo primo alleato per curare la tosse

Gli esperti di salute hanno detto che per curare la tosse, il miele in combinazione con farmaci da banco è migliore degli antibiotici. Molte persone optano per la prescrizione degli antibiotici al primo sintomo di tosse e contrariamente a quello che pensano, questo automatismo non è assolutamente efficace.

Le nuove linee guida dell’Istituto nazionale di salute e cura (NICE) e della sanità pubblica inglese (PHE), hanno dimostrato che il miele può essere particolarmente efficace nel ridurre i sintomi di tosse acuta causata da infezioni del tratto respiratorio più alto. La tua tosse può quindi essere trattata in breve tempo senza l’uso di antibiotici.

La Dr. Tessa Lewis, presidente del NICE Antimicrobial Prescribing Guideline Group, ha dichiarato: “Se qualcuno ha il naso che cola, mal di gola e tosse, i sintomi possono andare via in due o tre settimane senza l’assunzione di antibiotici. Le persone possono controllare i loro sintomi chiedendo consiglio al loro farmacista”.

Tuttavia, il dott. Lewiss afferma che, dopo questo periodo, se i sintomi della tosse persistono o peggiorano e a ciò si aggiunge respiro corto o estremamente debole, è consigliabile consultare un medico. Inoltre, se una persona sviluppa una condizione preesistente come una malattia polmonare o fibrosi cistica, sarebbe meglio consultare un medico il prima possibile.

Secondo la bozza delle linee guida NICE, il miele, in combinazione con farmaci per la tosse, è una vera forza della natura e facilita la scomparsa dei sintomi della tosse.

Gli antibiotici possono essere efficaci nel trattamento delle infezioni causate da batteri. Tuttavia, la maggior parte delle tosse acuta è causata dai virus e non risponde agli antibiotici.

Gli antibiotici, oltre agli effetti collaterali, quando vengono utilizzati contro la tosse, non fanno alcuna differenza per quanto riguarda la gravità dei sintomi o la loro durata. Dovrebbero quindi essere usati solo quando l’infezione è batterica e non scompare da sola. Pertanto, gli antibiotici dovrebbero essere utilizzati solo quando assolutamente necessario in quanto i batteri sviluppano resistenza a questi farmaci, il che significa che più se ne prendono, più sono pericolosi per la salute.

La Dott.ssa Susan Hopkins, Assistant Director del Programma PHE per le infezioni associate all’assistenza sanitaria e la resistenza antimicrobica, ha dichiarato: “L’assunzione di antibiotici quando non ne hai bisogno mette a rischio te e la tua famiglia di contrarre un’infezione difficile da trattare”.

Invita inoltre i medici ad astenersi dal prescrivere antibiotici quando potrebbero non essere necessari.

Miele, perché è così prezioso e fa così bene?

Anche se le sue proprietà antibatteriche e antiossidanti sono molto efficaci,  in realtà è la natura appiccicosa del miele che fa la differenza. La sua viscosità lo rende un formidabile rimedio. È un lenitivo e un antimicrobico noto per alleviare le mucose irritate ed eliminare il sintomo della tosse.

Inoltre, secondo un altro studio sviluppato dal Dipartimento di Pediatria dell’Università della Pennsylvania,  il miele allevia i sintomi della tosse dei bambini, che si verificano di notte e allo stesso tempo curare i disturbi del sonno associato a un’infezione delle vie respiratorie nei bambini.

Come usare il miele per curare la tosse?

Ingredienti

· ½ limone, biologico

· 1 o 2 cucchiaini di miele puro, biologico

· Una tazza di acqua minerale

Preparazione

Bollire un pò d’acqua, riempire una tazza e spremere il succo di mezzo limone. Aggiungi uno o due cucchiaini di miele. Bevi il composto mentre è ancora caldo.

Puoi consumare questa bevanda la sera prima di andare a dormire.

 

tratto da: https://www.chedonna.it/2018/12/29/ecco-perche-il-miele-e-piu-efficace-degli-antibiotici-per-curare-la-tosse/