…E intanto la Francia continua la sua battaglia a favore delle API – Sospesi altri due pesticidi killer!

 

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…E intanto la Francia continua la sua battaglia a favore delle API – Sospesi altri due pesticidi killer!

 

L’Anses, l’Authority sanitaria francese aveva dato il suo ok ma il tribunale di Nizza ha deciso oggi di sospendere la licenza d’uso a due pesticidi di Dow Chemical. Entrambi contengono l’insetticida sulfoxaflor e sono accusati di potenziali rischi ambientali, in particolare di effetti nocivi sulle api.
La sentenza sospende l’utilizzo dei prodotti in Francia in attesa di un’udienza per esaminare argomenti dettagliati delle parti.
Dow Chemical, che a settembre ha completato una fusione con DuPont per diventare DowDuPont, non ha voluto commentare alla Reuters che ha dato per prima la notizia.
L’Anses, invece, ha dichiarato di aver preso atto della sentenza e di continuare ad esaminare nuove prove, come richiesto dal governo. L’agenzia francese aveva approvato il sulfoxaflor per l’uso su cereali, incluso il grano e alcune colture più specializzate. Ma lo aveva proibito per le colture che attirano insetti impollinatori e per tutte le colture durante i periodi di fioritura, rilevando potenziali effetti tossici per le api. Secondo l’Authority il sulfoxaflor ha effetti simili ai neonicotinoidi, ma rimane nei terreni e nelle piante per un tempo molto più breve.
Generations Futures, l’associazione che ha portato la causa davanti al tribunale amministrativo, ha accolto favorevolmente la sentenza e ha chiesto la fine di tutti i prodotti a base di neonicotinoidi.

 

 

tratto da: https://ilsalvagente.it/2017/11/24/altri-due-pesticidi-killer-delle-api-sospesi-da-un-tribunale-francese/28643/

L’allarme di SlowFood: il clima impazzito spegne il ronzio delle api

 

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L’allarme di SlowFood: il clima impazzito spegne il ronzio delle api

Dopo aver superato a stento la strage provocata dalla chimica in questi anni, le api vanno a sbattere violentemente contro il cambiamento climatico dimostrandosi una volta di più, loro malgrado, una preziosa sentinella del nostro ambiente.

Il 2017 si sta prefigurando come l’annus horribilis del miele: la gelata di aprile seguita dall’ondata di calore nei mesi successivi ha ridotto il nettare contenuto nelle piante, rischiando di pregiudicare anche la produzione dei prossimi anni.

«Ancora una volta le api si rivelano per quello che sono: un indicatore dei cambiamenti della natura» spiega Francesco Panella, storico apicoltore di Novi Ligure. «In 40 anni di carriera non ho mai assistito a una cosa del genere: con la produzione pensavo di aver toccato il minimo storico nel 2016, ma l’anno in corso è nettamente peggiore. Gli apicoltori più anziani sostengono che gli effetti della gelata di aprile di quest’anno siano stati peggiori di quelli della grande nevicata del ‘56. E anche se le condizioni climatiche dovessero migliorare, le piante sono troppo “stressate” e i fiori poveri di nettare».

Non solo riscaldamento globale ma anche pesticidi e agricoltura intensiva concorrono ad aggravare un bilancio già di sé poco favorevole: «A essere colpito per primo è il mondo arboreo, da cui in generale deriva il 50% del miele. Per questo una regione come il Piemonte, dove colture intensive di viti e nocciole stanno impoverendo gli alberi di acacia, tiglio e castagno, soffre in modo particolare, ».

La produzione di miele di acacia in Piemonte è ai minimi storici: in provincia di Biella la produzione è crollata del 90%, passando dalle 70 tonnellate del 2016 alle 7 del 2017. Nel Cuneese si è scesi da un’annata media di 15-20 kg ad alveare ai 2-3 kg con numerose arnie che non hanno prodotto affatto. Solo l’anno scorso, in tutta Italia, il miele d’acacia era crollato da 703 tonnellate a 275.

Un futuro nero, insomma, che almeno per il momento vede salvarsi solo il miele d’agrumi e quello di alta montagna, sopra i 1500 metri: «Attraverso le api, le piante ci stanno avvisando che il verde che vediamo è carente. Le api stanno anticipando ciò che l’agricoltura dovrà affrontare nei prossimi anni».

A confermare l’imprevedibilità degli effetti dei cambiamenti climatici c’è la relazione pubblicata a gennaio dalla Commissione europea sull’applicazione dei programmi nazionali per l’apicoltura. Secondo questo documento, il numero crescente di alveari in Italia (siamo al quinto posto in Europa per produzione) avrebbe dovuto portare a un incremento della quantità di miele disponibile.

Ma la realtà è ben più dura delle previsioni. Non solo l’aumento di miele non c’è stato ma anzi, si è ridotto di un 30% su tutto il territorio: «Alla faccia di Trump e dei negazionisti» conclude Panella. «Questa è una iattura che ci sta per colpire in pieno. Anche se adottassimo improvvisamente dei comportamenti più virtuosi forse riusciremo a contenere il danno per i nostri nipoti, ma di sicuro non per i nostri figli».

 

Maurizio Bongioanni

m.bongioanni@slowfood.it

Fonte:http://www.slowfood.it/clima-impazzito-spegne-ronzio-delle-api/

 

 

Tutti pazzi per la Facelia, pianta “salva-api”

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Tutti pazzi per la Facelia, pianta “salva-api”

Nel Vicentino è esplosa la “facelia mania”. Ovvero l’interesse per il fiore “salva-api”, con una spettacolare infiorescenza violacea, che funziona anche come concime naturale una volta sfiorito.

Nella foto: Una distesa viola, l’effetto creato dalla coltivazione di facelia, la pianta nota anche come “salva api”.

Il Comune di Arcugnano si è fatto promotore da qualche mese, in collaborazione con Coldiretti e Sis, Società Italiana Sementi con sede a San Lazzaro di Savena, alle porte di Bologna, di divulgare la coltivazione della facelia. E la risposta del territorio è andata oltre le attese. Ad Arcugnano sono arrivate chiamate da tutta la Provincia, da Breganze a Sossano, da Trissino a Zovencedo, e i 200 chili di sementi a disposizione ai magazzini comunali di Torri per circa 20 ettari di terreno, forniti gratuitamente dalla Sis, sono praticamente già assegnati o prenotati.

«Si tratta per lo più di coltivatori diretti o apicoltori – spiega l’assessore all’ambiente Gino Bedin – un’azienda importante di Arcugnano ha già fissato sementi per 10-12 ettari, altre invece hanno prenotato per 5/6 ettari complessivi. E poi ci sono tante microrealtà che hanno chiesto sementi per 500 o 1000 metri quadrati di terreno. Abbiamo anche avviato una collaborazione con Zovecendo, per una superficie di 2000/3000 metri quadrati, in cui gli apicoltori hanno compreso il valore agronomico oltre che ambientale dell’operazione facelia e quindi sono già venuti a prendersi le sementi». «Ma ci hanno chiamato anche tanti privati – continua l’amministratore – persone che hanno chiesto di poterla coltivare nell’orto o nell’aiuola davanti casa. In questi giorni una piccola realtà di Altavilla, 500 metri di orto con 4 arnie di api, ha chiesto le sementi per procedere alla coltivazione. Saranno almeno una trentina i contatti che abbiamo avuto. I semi sono a disposizione gratuitamente, ma qualcuno era disposto pure a pagare per avere la facelia».

Un fiore che al di là dell’aspetto estetico, sicuramente di grande impatto, rappresenta una sorta di concimazione naturale del terreno, perché una volta sfiorita lo arricchisce di materia organica naturalmente, senza contare che è una sorta di salvezza per le api e la produzione di miele di qualità, perché se seminata a giugno, fiorisce a luglio e agosto, periodo in cui le api vanno in difficoltà per la mancanza di fioriture.

«Stiamo praticamente già raccogliendo adesioni per un eventuale progetto il prossimo anno – aggiunge l’assessore Bedin – speriamo che la Sis appoggi nuovamente l’iniziativa. Si potrebbe anche pensare ad un progetto di consegna a domicilio delle sementi. L’idea ci era piaciuta subito, ma non era così scontato far passare il messaggio ai coltivatori, perché far crescere la facelia non porta reddito e quindi come secondo raccolto si potrebbe pensare ad altro, come la soia. Invece l’interesse è stato notevole, dai coltivatori diretti in primis e poi dagli hobbisti e apicoltori in particolare. Siamo decisamente soddisfatti dell’inaspettato successo dell’operazione, che speriamo di poter ripetere anche il prossimo anno, in modo da poter dare risposta alle tante richieste e continuare ad abbellire il territorio di Arcugnano».

Fonte: http://www.ilgiornaledivicenza.it/territori/vicenza/arcugnano/tutti-pazzi-per-la-pianta-salva-api-1.5812292

Apiterapia l’antica tecnica curativa nota fin dai tempi degli antichi Egizi. Ecco cosa accade al tuo organismo se respiri l’aria dell’alveare per mezz’ora!

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Apiterapia l’antica tecnica curativa nota fin dai tempi degli antichi Egizi. Ecco cosa accade al tuo organismo se respiri l’aria dell’alveare per mezz’ora!

 

L’apiterapia è nota fin dai tempi degli antichi egizi, e parte di questa ampia terapia comprendeva anche respirare l’aria dell’alveare. Esso infatti contiene tutti i componenti medicinali prodotti dalle api vale a dire miele, propoli, pappa reale, cera d’api e polline.

Nell’aria ci sono anche minuscole particelle di veleno d’api. Il veleno d’api è da sempre utilizzato in apiterapia in vari modi in particolare come agente antinfiammatorio ed analgesico, principalmente per le malattie dei nervi ed è noto da tempo come un ottimo antireumatico.

L’immagine rappresenta un centro di apiterapia in Slovenia. E ‘dimostrato che la respirazione dell’aria dell’alveare ha incredibili benefici per la salute. L’aria dell’alveare contiene ingredienti che aumentano e stimolano la capacità di guarigione del corpo.

E’ un modo innovativo che affonda le sue radici in conoscenze antiche e permette di prevenire e trattare alcuni disturbi delle vie respiratorie in maniera completamente naturale. Tutto questo col respirare l’aria dell’alveare ricca di oli essenziali e resine che hanno un’azione, balsamica, disinfettante e fluidificante.Per fare ciò sono stati ideati gli apiari integrati: delle “casette” in legno alle quali sono collegate le arnie in modo che l’aria balsamica saturi l’ambiente interno alla struttura dove si può passare comodamente un’ora in tutto relax beneficiando degli aromi del  complesso e unico microcosmo dell’alveare.

Questa è solo un’ulteriore prova che spiega come mai gli apicoltori hanno la più alta aspettativa di vita nel mondo e perché nell’antichità i prodotti delle api venivano considerati preziose medicine.

Il trattamento è basato sui principi dell’aromaterapia, le molecole volatili e di piccole dimensioni vengono inalate e assorbite rapidamente dalle mucose delle vie respiratorie entrando rapidamente in circolo per svolgere la loro azione.

L’inalazione dell’aria presente negli alveari ha un effetto estremamente positivo sulla condizione psicofisica umana ed ha ottimi risultati nelle persone con le seguenti condizioni:

  • Bronchite
  • Asma
  • Allergie
  • Stanchezza
  • Malattie virali
  • Malattie polmonari croniche
  • Suscettibilità alle infezioni
  • Sistema immunitario indebolito
  • Infezioni delle vie respiratorie
  • Mal di testa cronico, emicranie
  • Stress
  • Depressione

Inalando l’aria calda dell’alveare, attraverso una maschera respiratoria speciale (come un aereosol), si assorbono queste sostanze preziose, che hanno un effetto medicinale su moltissime condizioni.

L’apiterapia è anche perfetta per gli atleti, i bambini e gli anziani e può essere fatta da aprile a settembre.

Il Periodo di trattamento raccomandato è da tre a dodici giorni, mezz’ora due volte al giorno.

inalazione aria alveare

Rilassamento mentro si inala l’aria dell’alveare. © Luce Moreau

Dagli egizi (5000 anni fa), ai greci, ai romani e ai popoli di tutte le tradizioni, le api rappresentavano abbondanza e benessere e i loro prodotti come miele, polline, pappa reale, propoli e cera erano usati in tantissime cure.

L’importanza attribuita a questi insetti non dipende solo dalla produzione di sostanze così preziose per il benessere dell’uomo ma anche al fatto che la loro presenza è necessaria per la sopravvivenza dell’ecosistemaEinstein ha detto “Quando l’ape scomparirà, l’uomo non avrà più di quattro anni da vivere“, in riferimento all’opera di impollinazione svolta dalle api.

I Babilonesi li ritenevano dei prodotti prodigiosi per la cura di molte malattie, mentre gli Arabi li hanno cantati con versi e canzoni, come simbolo di salute fisica e spirituale.

via Dionidream

Tutti pazzi per la pianta “salva-api”

 

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Tutti pazzi per la pianta “salva-api”

ARCUGNANO. Nel Vicentino è esplosa la facelia mania. Ovvero l’interesse per il fiore “salva-api”, con una spettacolare infiorescenza violacea, che funziona anche come concime naturale una volta sfiorito. Il Comune di Arcugnano si è fatto promotore da qualche mese, in collaborazione con Coldiretti e Sis, Società Italiana Sementi con sede a San Lazzaro di Savena, alle porte di Bologna, di divulgare la coltivazione della facelia. E la risposta del territorio è andata oltre le attese. Ad Arcugnano sono arrivate chiamate da tutta la Provincia, da Breganze a Sossano, da Trissino a Zovencedo, e i 200 chili di sementi a disposizione ai magazzini comunali di Torri per circa 20 ettari di terreno, forniti gratuitamente dalla Sis, sono praticamente già assegnati o prenotati.

 

«Si tratta per lo più di coltivatori diretti o apicoltori – spiega l’assessore all’ambiente Gino Bedin – un’azienda importante di Arcugnano ha già fissato sementi per 10-12 ettari, altre invece hanno prenotato per 5/6 ettari complessivi. E poi ci sono tante microrealtà che hanno chiesto sementi per 500 o 1000 metri quadrati di terreno. Abbiamo anche avviato una collaborazione con Zovecendo, per una superficie di 2000/3000 metri quadrati, in cui gli apicoltori hanno compreso il valore agronomico oltre che ambientale dell’operazione facelia e quindi sono già venuti a prendersi le sementi». «Ma ci hanno chiamato anche tanti privati – continua l’amministratore – persone che hanno chiesto di poterla coltivare nell’orto o nell’aiuola davanti casa. In questi giorni una piccola realtà di Altavilla, 500 metri di orto con 4 arnie di api, ha chiesto le sementi per procedere alla coltivazione. Saranno almeno una trentina i contatti che abbiamo avuto. I semi sono a disposizione gratuitamente, ma qualcuno era disposto pure a pagare per avere la facelia».

 

Un fiore che al di là dell’aspetto estetico, sicuramente di grande impatto, rappresenta una sorta di concimazione naturale del terreno, perché una volta sfiorita lo arricchisce di materia organica naturalmente, senza contare che è una sorta di salvezza per le api e la produzione di miele di qualità, perché se seminata a giugno, fiorisce a luglio e agosto, periodo in cui le api vanno in difficoltà per la mancanza di fioriture.

 

«Stiamo praticamente già raccogliendo adesioni per un eventuale progetto il prossimo anno – aggiunge l’assessore Bedin – speriamo che la Sis appoggi nuovamente l’iniziativa. Si potrebbe anche pensare ad un progetto di consegna a domicilio delle sementi. L’idea ci era piaciuta subito, ma non era così scontato far passare il messaggio ai coltivatori, perché far crescere la facelia non porta reddito e quindi come secondo raccolto si potrebbe pensare ad altro, come la soia. Invece l’interesse è stato notevole, dai coltivatori diretti in primis e poi dagli hobbisti e apicoltori in particolare. Siamo decisamente soddisfatti dell’inaspettato successo dell’operazione, che speriamo di poter ripetere anche il prossimo anno. In modo da poter dare risposta alle tante richieste e continuare ad abbellire il territorio di Arcugnano».

Luisa Nicoli
tratto da: http://m.ilgiornaledivicenza.it/permanent-link/1.5812292