Ti sei mai chiesto perché, nonostante i miliardi spesi da decenni per la ricerca e la promessa di una cura che è da sempre “dietro l’angolo”, il cancro continua ad aumentare e a fare vittime?

 

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Ti sei mai chiesto perché, nonostante i miliardi spesi da decenni per la ricerca e la promessa di una cura che è da sempre “dietro l’angolo”, il cancro continua ad aumentare e a fare vittime?

Ti sei mai chiesto perché, nonostante i miliardi di dollari spesi per la ricerca sul cancro nel corso di molti decenni e la promessa di una cura costante, che è da sempre “dietro l’angolo”, il cancro continua ad aumentare e a fare vittime? «Tutti dovrebbero sapere che la ricerca sul cancro è in gran parte una frode, e che le principali organizzazioni di ricerca sul cancro sono abbandonate nei loro doveri alle persone che le sostengono». Lo afferma Linus Carl Pauling, ricercatore e vincitore del Premio Nobel per la Chimica nel 1954 e per la Pace nel 1962. E’ considerato un genio del XX secolo che ha posto le basi per la chimica quantistica, la biologia molecolare e la medicina ortomolecolare. La ricerca sul cancro? E’ stata un fallimento. Afferma la dottoressa Marcia Angell, medico e direttore della rivista “New England Medical Journal” (Nemj), considerata una delle più prestigiose riviste mediche peer-reviewed di tutto il mondo: «Semplicemente non è più possibile credere a gran parte della ricerca clinica che viene pubblicata, o fare affidamento sul giudizio dei medici di fiducia o delle linee-guida mediche autorevoli. Non ho alcun piacere nel giungere a questa conclusione, che ho maturato lentamente e con riluttanza durante i miei due decenni come direttore della rivista medica».

Il dottor John Bailer, che ha trascorso 20 anni nello staff del National Cancer Institute ed è anche un ex redattore della sua rivista, ha dichiarato pubblicamente in una riunione dell’American Association for the Advancement of Science: «La mia valutazione complessiva è che il programma nazionale sul cancro deve essere giudicato un fallimento qualificato. La nostra ricerca sul cancro degli ultimi 20 anni è stata un totale fallimento. Oggi sempre più persone dai 30 anni in su muoiono di cancro, molto più che in passato. Ci sembra che i nostri pazienti vivano di più con la malattia ma la verità è che la diagnostichiamo prima. Molte persone con malattie lievi o benigne vengono incluse nelle statistiche e riportate come ‘guarite’ dal cancro grazie alla medicina. Quando i funzionari del governo indicano i dati di sopravvivenza e dicono che stanno vincendo la guerra contro il cancro, in verità stanno utilizzando i tassi di sopravvivenza in modo improprio».

Un altro punto da sottolineare è che la maggior parte del denaro donato alla ricerca sul cancro è speso per la sperimentazione sugli animali, che da molti è stata considerata del tutto inutile. Ad esempio, nel 1981 il dottor Irwin Bross, l’ex direttore del Sloan-Kettering Cancer Research Institute (il più grande istituto di ricerca sul cancro di tutto il mondo), ha dichiarato: «L’inutilità della maggior parte degli studi su modelli animali non è molto conosciuta. Ad esempio, la scoperta di agenti chemioterapici per il trattamento del cancro umano è stata ampiamente considerata un trionfo grazie alla sperimentazione sugli animali. Ci sono pochissime evidenze che potrebbero sostenere tali affermazioni». Un’altra citazione che si riferisce a come la medicina sia diventata industria farmaceutica è stata fatta dal dottor Dean Burk, biochimico americano del National
Cancer Institute: «Quando hai il potere non devi dire la verità. Questa è una regola che è stata tramandata in questo mondo da generazioni. E ci sono moltissime persone che non dicono la verità quando sono al potere in posizioni amministrative».

Burk ha anche affermato che «il fluoro provoca più decessi per il cancro rispetto a qualsiasi altro prodotto chimico: è una delle conclusioni scientifiche ed evidenze biologiche a cui sono arrivato nei miei 50 anni nel campo della ricerca sul cancro». Nell’edizione del 15 aprile 2015 della rivista medica “Lancet”, il caporedattore Richard Horton ha dichiarato: «Il caso contro la scienza è molto semplice: gran parte della letteratura scientifica, forse la metà, può essere dichiarata semplicemente falsa. La scienza ha preso una direzione verso le tenebre». Nel 2005, il dottor John P.A. Ioannidis, professore presso la Stanford University, ha pubblicato un articolo sulla “Public Library of Science” (Plos) intitolato “Perché i risultati pubblicati sulla ricerca sono falsi”, dove ha dichiarato: «C’è sempre più preoccupazione che i risultati pubblicati dalle più recenti ricerche siano falsi». Nel 2009, il centro anticancro dell’Università del Michigan ha pubblicato un’analisi dove ha rivelato che gli studi sul cancro sono falsi a causa di conflitti di interesse. Hanno dichiarato che i risultati prodotti erano la conseguenza di ciò che avrebbe funzionato meglio per le aziende farmaceutiche.

Ci sono molte informazioni disponibili provenienti da persone direttamente coinvolte nella ricerca sul cancro. Non solo l’informazione della tv è manipolata, ma la nostra società è diventata un grande conflitto di interessi e le grandi multinazionali vogliono sempre più profitto a scapito della nostra salute e dell’ambiente. La verità è che, secondo l’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro, «l’80-90 per cento dei casi di cancro sono determinati dall’ambiente e quindi teoricamente evitabili». Le cause ambientali del cancro includono la qualità dell’aria che respiriamo, l’acqua che beviamo, pesticidi, erbicidi, ormoni ed
antibiotici presenti nel cibo del supermercato, le radiazioni elettromagnetiche a cui siamo quotidianamente esposti e anche l’inquinamento luminoso che danneggia le nostre ghiandole.

Inoltre fin da piccoli siamo sottoposti a vaccini e medicinali che danneggiano il nostro sistema immunitario e che si accumulano a vita producendo molti disturbi. Vanno infine inclusi anche i traumi emotivi come dimostra la psicosomatica e la nuova medicina germanica. Ma purtroppo, come ha espresso il dottor Hans Ruesch: «Nonostante il riconoscimento generale che l’85% di tutti i tumori è causato da fattori ambientali, meno del 10% del bilancio del National Cancer Institute è affidato alla ricerca sulle cause ambientali. E nonostante il riconoscimento che la maggior parte delle cause ambientali sono legate alla nutrizione, meno dell’1% del bilancio National Cancer Institute è dedicato agli studi sulla nutrizione». Questo è principalmente il motivo per cui così tante persone si stanno interessando e dirigendo verso trattamenti alternativi e naturali che non vengono approvati dalle case farmaceutiche che controllano la medicina moderna. Come ha detto Pauling riguardo al perché non viene comunicato alle persone quanto la vitamina C possa essere utile per prevenire il cancro: «La mancanza d’interesse delle multinazionali risiede nel fatto che la vitamina C è una sostanza naturale che è disponibile a bassi costi e che non può essere brevettata».

(“Medici rivelano: le ricerche sono false, il cancro è una frode”, da “DioniDream” del 30 dicembre 2015).

Ecco perchè il miele è più efficace degli antibiotici per curare la tosse secondo medici e scienziati…

 

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Ecco perchè il miele è più efficace degli antibiotici per curare la tosse secondo medici e scienziati…

È ufficiale: il miele è più efficace degli antibiotici per il trattamento della tosse, lo affermano gli scienziati.

Il miele è stato usato per secoli per trattare i sintomi del raffreddore e della tosse. Oltre ad essere delizioso, il miele non è altro che un tesoro liquido in termini di benefici per la salute. Antiossidante, antimicotico e antibatterico, è uno dei migliori antidoti naturalicontro molte malattie. Infatti, secondo il quotidiano Indipendent, gli esperti di salute hanno rivelato che il miele è più efficace degli antibiotici per curare la tosse.

Miele: il tuo primo alleato per curare la tosse

Gli esperti di salute hanno detto che per curare la tosse, il miele in combinazione con farmaci da banco è migliore degli antibiotici. Molte persone optano per la prescrizione degli antibiotici al primo sintomo di tosse e contrariamente a quello che pensano, questo automatismo non è assolutamente efficace.

Le nuove linee guida dell’Istituto nazionale di salute e cura (NICE) e della sanità pubblica inglese (PHE), hanno dimostrato che il miele può essere particolarmente efficace nel ridurre i sintomi di tosse acuta causata da infezioni del tratto respiratorio più alto. La tua tosse può quindi essere trattata in breve tempo senza l’uso di antibiotici.

La Dr. Tessa Lewis, presidente del NICE Antimicrobial Prescribing Guideline Group, ha dichiarato: “Se qualcuno ha il naso che cola, mal di gola e tosse, i sintomi possono andare via in due o tre settimane senza l’assunzione di antibiotici. Le persone possono controllare i loro sintomi chiedendo consiglio al loro farmacista”.

Tuttavia, il dott. Lewiss afferma che, dopo questo periodo, se i sintomi della tosse persistono o peggiorano e a ciò si aggiunge respiro corto o estremamente debole, è consigliabile consultare un medico. Inoltre, se una persona sviluppa una condizione preesistente come una malattia polmonare o fibrosi cistica, sarebbe meglio consultare un medico il prima possibile.

Secondo la bozza delle linee guida NICE, il miele, in combinazione con farmaci per la tosse, è una vera forza della natura e facilita la scomparsa dei sintomi della tosse.

Gli antibiotici possono essere efficaci nel trattamento delle infezioni causate da batteri. Tuttavia, la maggior parte delle tosse acuta è causata dai virus e non risponde agli antibiotici.

Gli antibiotici, oltre agli effetti collaterali, quando vengono utilizzati contro la tosse, non fanno alcuna differenza per quanto riguarda la gravità dei sintomi o la loro durata. Dovrebbero quindi essere usati solo quando l’infezione è batterica e non scompare da sola. Pertanto, gli antibiotici dovrebbero essere utilizzati solo quando assolutamente necessario in quanto i batteri sviluppano resistenza a questi farmaci, il che significa che più se ne prendono, più sono pericolosi per la salute.

La Dott.ssa Susan Hopkins, Assistant Director del Programma PHE per le infezioni associate all’assistenza sanitaria e la resistenza antimicrobica, ha dichiarato: “L’assunzione di antibiotici quando non ne hai bisogno mette a rischio te e la tua famiglia di contrarre un’infezione difficile da trattare”.

Invita inoltre i medici ad astenersi dal prescrivere antibiotici quando potrebbero non essere necessari.

Miele, perché è così prezioso e fa così bene?

Anche se le sue proprietà antibatteriche e antiossidanti sono molto efficaci,  in realtà è la natura appiccicosa del miele che fa la differenza. La sua viscosità lo rende un formidabile rimedio. È un lenitivo e un antimicrobico noto per alleviare le mucose irritate ed eliminare il sintomo della tosse.

Inoltre, secondo un altro studio sviluppato dal Dipartimento di Pediatria dell’Università della Pennsylvania,  il miele allevia i sintomi della tosse dei bambini, che si verificano di notte e allo stesso tempo curare i disturbi del sonno associato a un’infezione delle vie respiratorie nei bambini.

Come usare il miele per curare la tosse?

Ingredienti

· ½ limone, biologico

· 1 o 2 cucchiaini di miele puro, biologico

· Una tazza di acqua minerale

Preparazione

Bollire un pò d’acqua, riempire una tazza e spremere il succo di mezzo limone. Aggiungi uno o due cucchiaini di miele. Bevi il composto mentre è ancora caldo.

Puoi consumare questa bevanda la sera prima di andare a dormire.

 

tratto da: https://www.chedonna.it/2018/12/29/ecco-perche-il-miele-e-piu-efficace-degli-antibiotici-per-curare-la-tosse/

Un grande alleato per la nostra salute – Dal colesterolo al diabete all’obesità fino alla prevenzione di ictus e infarto: anche i mandarini tolgono il medico di torno…

 

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Un grande alleato per la nostra salute – Dal colesterolo al diabete all’obesità fino alla prevenzione di ictus e infarto: anche i mandarini tolgono il medico di torno…

Colesterolo, diabete, obesità, prevenzione di ictus e infarto: i mandarini hanno ‘mille’ preziose proprietà

I mandarini sono dei veri e propri scrigni del tesoro che nascondono un elisir di salute: ecco quanti e come mangiarli per prevenire malattie e malanni di stagione

Gli agrumi sono estremamente ricchi di antiossidanti che prevengono le infezioni e rafforzano il sistema immunitario. Tra questi il mandarino, nella famiglia delle Rutacee, è sicuramente quello che registra una maggiore concentrazione di flavonoidi, tra i quali spicca la nobiletina, sostanza che aiuta ad abbassare i livelli di glucosio e colesterolo nel sangue, e a prevenire l’aterosclerosi, patologia che anticipa malattie cardiocircolatorie come ictus e infarto. Consumare tutti i giorni questi agrumi avrebbe un’azione benefica sul controllo del diabete (in particolare quello di tipo 2) e dell’obesità. Tra le vitamine del mandarino quella più presente è la vitamina C, che si concentra nella buccia e soprattutto nell’“albedo” ovvero la pellicina che in genere togliamo sbucciando il frutto. La vitamina C ha molteplici virtù terapeutiche: favorisce la sintesi del collagene, una proteina che protegge la pelle, i tendini e le gengive; è indispensabile nella prevenzione delle infezioni e accelera i tempi di cicatrizzazione delle ferite.

Chi fuma dovrebbe assumere quotidianamente vitamina C perché la nicotina azzera le scorte di questa vitamina nell’organismo. È inoltre utile per chi è convalescente ed ha assunto antibiotici o antipiretici e per chi fa uso di cortisonici o contraccettivi orali. Le persone soggette a frequenti infezioni, raffreddori, afte, gengiviti o epistassi (emorragie di sangue dal naso), dovrebbero integrare giornalmente la loro dieta con dosi di vitamina C estratta dai frutti, come gli agrumi. Il consumo giornaliero di alimenti contenenti dosi massicce di vitamina C dimezza il rischio di tumori a bocca, laringe e stomaco e riduce del 20% quello di ictus. La vitamina C, infine, è indispensabile in inverno per evitare febbri e influenze: sono sufficienti un paio di mandarini al giorno per vaccinarsi contro i malanni del grande freddo. Nei mandarini non mancano le vitamine del gruppo B (niacina, tiamina, vitamina B6) e i sali minerali (ferro, rame, calcio, manganese e soprattutto potassio, reidratante e stimolante della diuresi), acido folico (previene l’osteoporosi) e fibra, che ha l’effetto di un lassativo naturale.

fonte: http://www.meteoweb.eu/2018/12/mandarini-colesterolo-diabete-ictus-infarto/1197938/

Ecco il fantastico mondo che si nasconde in un cucchiaino di miele: un mondo straordinario nel “DNA ambientale”

 

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Ecco il fantastico mondo che si nasconde in un cucchiaino di miele: un mondo straordinario nel “DNA ambientale”

Ecco cosa si nasconde in un cucchiaino di miele: un mondo straordinario nel “DNA ambientale”

Decifrando le informazioni genetiche contenute nel miele, ricercatori hanno individuato tracce degli organismi che abitano il territorio in cui viene creato

Dentro un cucchiaino di miele si nasconde un mondo intero. Lo ha dimostrato un gruppo di ricerca dell’Università di Bologna che, grazie ad un innovativo metodo di analisi del DNA, è riuscito ad isolare tracce non solo di piante e di api, ma anche di altri insetti, di diverse tipologie di funghi, e persino di virus e batteri. Una fotografia ampia e precisa della storia di quel miele, dal fiore fino all’alveare, e del vasto ambiente in cui è nato.

Il lavoro dei ricercatori – presentato in un articolo sulla rivista PLOS ONE – mostra come, utilizzando una metodologia bioinformatica costruita ad hoc, sia possibile estrarre dal DNA del miele importanti informazioni che permettono, ad esempio, di valutare lo stato di salute delle colonie di api, o anche di monitorare la presenza dei microrganismi responsabili di molte malattie delle piante.

API E DNA

 

Per creare il miele, le api compiono un metodico e capillare lavoro di esplorazione del territorio lungo un raggio che, partendo dall’alveare, può estendersi fino a dieci chilometri. E nel corso dei loro innumerevoli viaggi, raccogliendo nettare o melata dai fiori e dalle piante, finiscono per catturare anche tracce di molti altri organismi che abitano quel territorio. Per questo, il DNA contenuto nel miele è considerato un “DNA ambientale”, che contiene cioè al suo interno le impronte dei tanti protagonisti che in un modo o nell’altro vengono toccati dall’opera delle api.

Questo patrimonio di informazioni è però estremamente ricco e complesso. E ricostruirlo, isolando le singole tracce presenti e individuando gli organismi a cui si riferiscono non è affatto semplice. Per riuscirci è necessario mettere in campo tecnologie avanzate di analisi genetica, adattandole ad un contesto così particolare come quello del miele.

MIELE E BIOINFORMATICA
Per riuscire a decifrare il complesso patrimonio genetico contenuto nel miele, i ricercatori hanno utilizzato un metodo innovativo, basato su tecnologie di next generation sequencing che permettono di sequenziare in parallelo milioni di frammenti di DNA. L’obiettivo era arrivare ad identificare tracce appartenenti ad organismi di tutti i regni biologici che direttamente o indirettamente fanno parte del processo che porta alla produzione del miele, dal nettare dei fiori fino alla maturazione nei favi.

Per il nostro studio – spiega il ricercatore dell’Università di Bologna Samuele Bovo, tra gli autori dello studio – abbiamo messo a punto un sistema di analisi che comprende una metodologia bioinformatica costruita ad hoc per attribuire ai rispettivi organismi le centinaia di migliaia di sequenze ottenute dall’analisi. In questo modo siamo stati in grado di tradurre le informazioni presenti nelle sequenze di DNA attribuendole di volta in volta alle singole specie di appartenenza”.

MONITORAGGIO E CONTROLLO

Ma quali tracce hanno trovato i ricercatori nel corso della loro analisi? Tante, ovviamente, sono quelle che derivano dal polline dei fiori e quelle lasciate dalle api che hanno raccolto il nettare. E molte appartengono anche agli insetti produttori di melata, altro ingrediente fondamentale per la nascita del miele.

Più difficili da immaginare sono invece le tracce della varroa – il principale parassita che attacca le api, capace di vivere dentro le colonie, muovendosi tra i favi – così come quelle di diversi altri invertebrati che possono creare problemi alle colture agrarie. I ricercatori, inoltre, hanno individuato anche segni di funghi e batteri spesso presenti attorno o all’interno dell’alveare, e anche di funghi, batteri e virus che possono causare malattie delle piante o delle api.

Tutte informazioni, queste, che possono rivelarsi molto utili su più fronti. “Le tante tracce di DNA che abbiamo trovato possono essere lette e analizzate per scopi diversi”, spiega Luca Fontanesi, docente dell’Università di Bologna che ha coordinato lo studio. “Quelle delle piante, ad esempio, ci permettono di definire l’origine botanica del miele e quindi anche la sua origine geografica: un modo per certificarne la provenienza ed evitare possibili frodi”.

Ma i dati raccolti sono utili anche per controllare lo stato di salute di chi il miele lo produce: le api. “Le tracce di DNA appartenenti a parassiti e patogeni delle api – continua il professor Fontanesi – sono molto importanti per valutare lo stato sanitario degli apiari. Una notevole percentuale delle sequenze che abbiamo individuato, ad esempio, sono state inaspettatamente assegnate ad un virus, non ancora ben studiato, che colpisce le api”. E c’è anche il tema dei microrganismi potenzialmente dannosi per le piante “L’analisi del DNA ambientale ci permette di monitorare la loro presenza e diffusione – conferma Fontanesi – con risvolti importanti per i sistemi di sorveglianza fitosanitaria e di valutazione epidemiologica delle malattie delle piante”.

Non è da dimenticare, infine, che il miele è anche un alimento con molte proprietà benefiche: nel suo DNA ci sono tracce anche di questo. “Alcuni microrganismi che lasciano tracce nel miele contribuiscono alla formazione delle sue caratteristiche organolettiche e alle proprietà curative che vengono attribuite a questo alimento”, conclude Luca Fontanesi. “Alcuni lieviti di cui abbiamo trovato traccia nel miele analizzato, ad esempio, sono considerati produttori naturali di sostanze ad effetto antibiotico”.

I PROTAGONISTI DELLO STUDIO
La ricerca è stata pubblicata sulla rivista PLOS ONE con il titolo “Shotgun metagenomics of honey DNA: Evaluation of a methodological approach to describe a multi-kingdom honey bee derived environmental DNA signature”.

Lo studio è realizzato dal gruppo di ricerca del Dipartimento di Scienze e Tecnologie Agro-Alimentari dell’Università di Bologna, coordinato dal professor Luca Fontanesi, attivo nel settore della genomica applicata all’apicoltura e alle specie di interesse zootecnico. Gli autori sono Samuele Bovo, Anisa Ribani, Valerio Joe Utzeri, Giuseppina Schiavo e Luca Fontanesi del Dipartimento di Scienze e Tecnologie Agro-alimentari dell’Università di Bologna, in collaborazione con Francesca Bertolini della Technical University of Denmark.

 A cura di Filomena Fotia

Fonte: http://www.meteoweb.eu/2018/12/miele-dna-ambientale/1192515/

 

L’olio d’oliva? Elisir di bellezza – Gli usi ed i fantastici benefici

 

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L’olio d’oliva? Elisir di bellezza – Gli usi ed i fantastici benefici

Olio d’oliva: usi e benefici

L’olio d’oliva è considerato da millenni un alleato di bellezza per la salute della pelle e dei capelli. Ricco di vitamine e antiossidanti è utilizzato efficacemente nel mondo della cosmesi moderna. Ecco i suoi usi e benefici

Numerosi infatti sono i prodotti di bellezza che contengono questo potente elisir di bellezza.

L’olio d’oliva è ricco di antiossidanti naturali come i polifenoli, la vitamina E. È fonte di sali mineralisqualame, ossia un potente idrocarburo naturale che rende robusto e protetto il film idrolipidico della nostra pelle. L’olio d’oliva contrasta i radicali liberi contribuendo a mantenere l’epidermide giovane ed elastica.

Ecco i principali usi benefici per la nostra salute e la cura di pelle e capelli:

– Alleato per un’alimentazione sana: l’olio d’oliva è considerato l’alimento cardine della famigerata dieta mediterranea promossa dai nutrizionisti di tutto il mondo. Condire le proprie pietanze con l’olio d’oliva significa fare il pieno di vitamine ADe minerali come ferropotassiocalcio magnesio;

– Previene l’Alzheimer: gli antiossidanti contenuti nell’olio d’oliva migliorano la memoria e riducono il rischio di contrarre malattie neuro-degenerative come la demenza senile e l’Alzheimer grazie alla capacità di combattere la proteina Beta- amiloide che genera grosse placche che si depositano sulle membrane cerebrali;

– Ottimo rimedio contro le smagliature: ricco di fitosteroli linolene, l’olio d’oliva può trasformarsi in un trattamento di bellezza naturale contro le inestetiche smagliature. Basta applicarlo sulle zone critiche e tenerlo in posa per circa venti minuti ogni giorno prima della doccia;

 Combatte la secchezza delle mani: soprattutto nei periodi più freddi è sufficiente versare qualche goccia di olio d’oliva sul palmo della mano e massaggiare anche sul dorso e dita lasciandolo in posa per qualche minuto. La pelle ne risulterà più morbida e idratata;

 Maschera rinforzante per i capelli: utilizzato per contrastare la secchezza della chioma. Può essere utilizzato dopo lo shampoo applicandolo su tutte le lunghezze dei capelli. Occorre tenere in posa per circa una quindicina di minuti avvolgendo la chioma in un panno umido o riscaldato, o una pellicola trasparente. Dopo averlo risciacquato i capelli saranno visibilmente più morbidi, luminosi e nutriti;

– Crema idratante per il viso: tutte le sere, prima di andare a letto, aggiungete qualche goccia di olio d’oliva alla vostra crema viso abituale. Otterrete un effetto elasticizzante e idratante. Indicato soprattutto per le pelli secche che tendono a desquamarsi;

– Rinforzante per le unghie: ottimo trattamento per rinforzare le unghie deboli che tendono a spezzarsi o sfaldarsi. L’olio d’oliva migliora la struttura e la crescita dei tessuti tegumentari delle unghie fragili. Ogni settimana si consiglia di lasciare in ammollo mani e piedi in una bacinella di acqua calda. Con poche gocce di olio d’oliva massaggiate le unghie una per una fino al completo assorbimento dell’olio.

tratto da: http://www.ilgiornale.it/news/salute/olio-doliva-usi-e-benefici-1588373.html

Le cinque buone abitudini che ti allungano la vita di almeno 10 anni

 

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Le cinque buone abitudini che ti allungano la vita di almeno 10 anni

Uno studio dimostra che queste cinque buone abitudini ci allungano la vita di almeno 10 anni.

Speriamo sempre di vivere più a lungo possibile, ma allo stesso tempo seguiamo stili di vita che non aiuto a mantenere il nostro corpo in salute, come il vizio dell’alcol e del fumo. Adesso i ricercatori ci svelano quali sono le cinque abitudini che dovremmo avere per allungare la nostra vita di almeno dieci anni. Ecco quali sono.

Lo studio. Problemi al cuore, ictus e altre condizioni ci portano ad una morte prematura, eppure in Occidente non abbiamo i problemi che di solito sono responsabili di un incremento del rischio di morte, cosa sbagliamo? Per darci una risposta i ricercatori hanno analizzato i dati raccolti da due grandi studi di coorte che prendono in considerazione diversi aspetti della nostra vita quotidiana, dalla dieta alle informazioni mediche e hanno scoperto che per allungare la nostra aspettativa di vita dobbiamo:

smettere di fumare

mangiare sano

fare sport, almeno 30 minuti al giorno

mantenere sotto controllo il peso (18.5-24.9 kg/m)

ridurre il consumo di alcol (15g/giorno per le donne e tra i 5 e i 30 grammi al giorno per gli uomini)

I risultati. Dai dati raccolti è emerso che:

a confronto con coloro che non hanno fatto loro nessuna delle abitudini, per i soggetti che invece le hanno seguite tutte e cinque il rischio di morte si era ridotto del 74%, il rischio di morte per malattia cardiovascolare si era ridotto dell’82% e il rischio di morte per cancro si era ridotto del 65%
I ricercatori sostengon che c’è un’associazione diretta tra il comportamento di ognuno di noi e il rischio di morte prematura e che fare proprie tutte e cinque queste abitudini allunga realisticamente la durata della vita: stiamp arlando di 14 anni in più per le donne e 12 in più per gli uomini.

La ricerca, intitolata “Impact of Healthy Lifestyle Factors on Life Expectancies in the US Population” è stata pubblicata sulla rivista Circulation.

fonte: https://scienze.fanpage.it/le-cinque-buone-abitudini-che-ti-allungano-la-vita-di-almeno-10-anni/
http://scienze.fanpage.it/

Le fantastiche proprietà del limone fermentato e la semplicissima ricetta per farlo in casa…

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Le fantastiche proprietà del limone fermentato e la semplicissima ricetta per farlo in casa…

Il limone è un alimento comune che tutti conosciamo ed utilizziamo in cucina. E’ spesso adoperato per condire insalate, per insaporire ed aromatizzare primi piatti, secondi ma anche i dolci. Spesso si usa il succo ma anche la buccia.

Possiamo berlo sotto forma di spremuta oppure assaporare il suo gusto acido e deciso semplicemente morsicandolo… In realtà è un frutto dalle mille proprietà benefiche che trova la sua utilità ed i suoi impieghi già nella tradizione popolare indiana là dove il limone è usato ottimizzando al meglio le sue caratteristiche e i suoi principi.

È risaputo che i limoni hanno tante proprietà preziose, in quanto ricchi di antiossidanti, enzimi utili all’organismo e vitamine. I loro benefici possono però essere aumentati ulteriormente, facendoli fermentare con il sale. Ecco come!

Prendete 4-6 limoni, ed eliminatene i piccioli qualora fossero ancora presenti. Poi, fateci sopra un taglio a croce, e versatevi dentro mezzo cucchiaino di sale grosso, premendo per farlo penetrare al meglio. Va bene il sale comune, ma è più indicato quello integrale.

Dopo prendete un contenitore e ricopritene il fondo con il sale. Man mano che i vostri limoni fermentati saranno “farciti”, disponeteli gli uni vicino agli altri.

Prima di preparare un altro strato di limoni, coprite quello che avete appena fatto con dell’altro sale. Una volta terminato, lasciate fermentare il tutto per tre giorni. Per merito della fermentazione, le proprietà benefiche dei limoni saranno amplificate.

A procedimento ultimato potrete usare le loro parti, dopo averle ripulite dal sale, ed il succo, per insaporire carne e pesce, oppure per arricchire succhi di frutta e di verdura. Questi limoni possono essere conservati in frigo per sei mesi.

La ricetta dei limoni fermentati deriva dalle tradizioni culinarie dell’India e del Nord-Africa, paesi in cui sono ben noti i suoi vantaggi.

Non solo, infatti assumendo i limoni fermentati quotidianamente il sistema digerente migliorerà le sue funzioni, la pelle diventerà molto più bella e il metabolismo più veloce.

In questo modo, poco per volta vi prenderete cura del vostro intestino e del vostro stomaco. Allontanerete i problemi di digestione e quei bruciori di stomaco che possono rovinarvi le intere giornate. Inoltre, grazie alla presenza di antiossidanti ed all’effetto amplificatore del sale, potrete assicurarvi una pelle radiosa, liscia e vellutata. Libera da sebo ed elastica da apparire più giovani e rilassati.

Ma non è finita qui: ne viene apprezzata la caratteristica di essere un antiemorragico e disinfettante, inoltre è un naturale ipoglicemizzante in quanto tende a far diminuire il glucosio nel sangue.

Ovviamente è un efficace battericido, antisettico, valido per abbassare la pressione arteriosa, utile per eliminare verruche, calli, gengive infiammate, per curare artrite e reumatismi, vene varicose, raffreddore ed influenza.

Infatti nei periodo estivi è opportuno utilizzare questi limone facendo delle tisane calde le quali vi aiuteranno a decongestionare le vie respiratorie. Vi basterà estrarre il limone dal vaso, lavarlo dal sale in eccesso e utilizzarlo tagliuzzandolo in piccole fettine.

Pasta amica della dieta: non fa ingrassare

 

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Pasta amica della dieta: non fa ingrassare

“Contrariamente alle preoccupazioni, la pasta può essere parte di una dieta sana come ad esempio quella a basso indice glicemico”

Pasta? Si grazie. I suoi carboidrati infatti non fanno ingrassare, aiutano a sostenere una dieta sana ed in alcuni casi possono aiutare a perdere peso.

Questo il messaggio di una ricerca del St. Michael’s Hospital, diretta dal dottor John Sievenpiper e pubblicata su “BMJ Open”

Gli scienziati hanno condotto una revisione su 30 ricerche e 2500 pazienti, tutti divisi in due gruppi.

Il primo, nell’ambito di una dieta a basso contenuto glicemico ha consumato pasta, in media 3,3 porzioni alla settimana. Il secondo, sottoposto allo stesso regime alimentare, ha consumato la stessa quantità di altri carboidrati.

Le analisi mediche, condotte in media dopo 12 settimane di sperimentazione, il primo gruppo (mangiatori di pasta) avesse perso circa mezzo chilo alla fine del test.

Secondo il team canadese, tale effetto è dovuto al tipo di carboidrati contenuti nella pasta rispetto a quelli presenti in altri alimenti. La pasta ha infatti un basso indice glicemico, causa quindi di minori aumenti dei livelli di zucchero nel sangue rispetto ad altri alimenti a base di carboidrati.

Secondo il capo ricercatore, “Lo studio ha rilevato che la pasta non ha contribuito all’aumento di peso o all’aumento del grasso corporeo. In realtà l’analisi ha mostrato una leggera perdita di peso, quindi contrariamente alle preoccupazioni, la pasta può essere parte di una dieta sana come ad esempio quella a basso indice glicemico”.

Tuttavia, il dottor Sievenpiper evidenzia anche i limiti dello studio. In primis, la pasta deve essere consumata insieme ad altri alimenti a basso indice glicemico. Inoltre, sono necessari ulteriori esami per determinare se la perdita di peso si applica anche alla pasta come parte di altre diete salutari.

Matteo Clerici

tratto da: https://www.newsfood.com/pasta-amica-della-dieta-non-fa-ingrassare/

L’olio di iperico – Il prodotto antirughe più potente che esiste in natura

 

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L’olio di iperico – Il prodotto antirughe più potente che esiste in natura

L’olio di iperico viene estratto dalla macerazione di Hypericum perforatum, piccoli fiorellini dal colore giallo la cui raccolta avviene tradizionalmente il 24 giugno: per questo motivo sono noti anche come “erba di San Giovanni”, il santo celebrato in questa giornata.

Le sostanze contenute in questi fiori dall’aspetto innocuo sono molteplici e tutte molto utili in ambito di rimedi naturali. Alto è infatti il contenuto di carotene e flavonoidi, che fanno della cosiddetta erba di San Giovanni un potente cicatrizzante da utilizzare in caso di ustioni e ferite di varia natura.

Una delle proprietà meno conosciute riguarda invece la sua azione anti-age, resa possibile dalla presenza di ipericina, biflavoni e iperforina. Ciò che in pochi sanno è che l’olio di iperico è uno dei prodotti naturali più efficaci contro le rughe e l’invecchiamento della pelle – ancor di più delle costose creme reperibili sul mercato della cosmesi.

Come usare l’olio di iperico

Preparare l’olio di iperico è semplicissimo, dato che la difficoltà maggiore sta nell’attesa. Per ottenere i suoi benefici dobbiamo mettere a macerare per sei settimane in un contenitore chiuso ermeticamente 70 grammi delle sommità fiorite dell’iperico in 250 ml di olio di mandorle.

Dopo sei settimane esponiamo per un’intera giornata il contenitore al sole. Infine possiamo filtrare e conservare in bottiglie o flaconi di vetro scuro, al fresco e lontano dalla luce.

L’utilizzo dell’olio è esattamente come quello di una crema: massaggiamone una piccola quantità su viso e collo. I primi risultati dovrebbero essere visibili dopo dieci giorni.

È importante però servirsi dell’olio di iperico alla sera, dato che rende la pelle particolarmente fotosensibile (motivo per cui dovremo evitare di esporci direttamente al sole).

 

Per i cardiologi non ci sono dubbi: il caffè e la cioccolata fanno bene!

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Per i cardiologi non ci sono dubbi: il caffè e la cioccolata fanno bene!

Per i cardiologi il caffè e la cioccolata fanno bene.

Il primo è una concentrazione di antiossidanti.

“Quattro o cinque tazzine di caffè al giorno, anche decaffeinato, riducono la mortalità cardiovascolare in follow up che vanno da 10 a 18 anni. A lungo termine, bere caffè ha un effetto positivo”. Analoghi effetti positivi sulla salute del cuore, seppur di più lieve entità, si riconducono all’assunzione di cioccolato fondente all’85-90%.
Così Sebastiano Marra, direttore del Dipartimento Cardiovascolare del Maria Pia Hospital di Torino che il 27 e 28 ottobre ospiterà le XXIX Giornate Cardiologiche Torinesi “Advances in Cardiac Arrhythmias and Great innovations in Cardiology”. Al Centro Congressi Unione Industriale saranno ospiti oltre 600 partecipanti e 100 relatori, tra i quali i cardiologi della Mayo Clinic di Rochester (Minnesota) e i maggiori esperti europei provenienti da Germania, Francia e Svizzera. Il chicco di caffè – spiega Marra – è la sostanza con più antiossidanti esistente in natura”. Quest’anno, il meeting è incentrato sulla prevenzione. “Certamente possiamo affermare che negli ultimi vent’anni abbiamo a disposizione nuovi farmaci, nuove tecniche chirurgiche, che indubbiamente hanno ridotto la mortalità, ma per tre quarti il merito è della prevenzione – spiega Marra – ed è principalmente su questo fattore che noi medici dobbiamo impegnarci”. Ma oltre alla coscienza dei fattori di rischio, altro punto determinante è la conoscenza di ciò che fa bene alla salute del nostro cuore e dell’organismo in generale. In questo senso la novità più interessante, e per molti versi inaspettata, è costituita dal caffè.
“Esistono dati – rimarca Marra – su oltre 10mila individui che rivelano che chi assume caffè, su lungo periodo, ha meno ansia, dorme meglio, non ha la pressione più alta rispetto a chi non lo beve. Uno studio francese che ha analizzato oltre 200mila persone, su un periodo di 8-10 anni, riferisce dati positivi sulla mortalità. I dati piemontesi confermano che chi beve caffè ha un umore migliore, meno ansia, riposa meglio, non ha pressione o colesterolo più alti”.

fonte: https://www.ansa.it/canale_saluteebenessere/notizie/alimentazione/2017/10/25/salute-per-i-cardiologi-caffe-e-cioccolata-fanno-bene_0a815b67-905e-4480-a5fd-308529b1a7c8.html