Grani antichi: fonte di benessere e salvaguardia della biodiversità

 

Grani antichi

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Grani antichi: fonte di benessere e salvaguardia della biodiversità

Grani antichi e grano comune sono cereali completamente diversi, vediamo perché.

Nell’articolo Cereali e glutine: nuove intolleranze e sensibilità del nostro corpo, abbiamo già approfondito il tema del grano utilizzato per la preparazione di moltissimi alimenti e delle sue modifiche genetiche, che molti esperti ritengono essere la causa di disturbi e problemi in molte persone.

Perché tornare ai grani antichi ?

Il grano comune è stato geneticamente modificato, ovvero trattato in mondo che si mantenesse ad una determinata altezza affinché le spighe non si pieghino e spezzino. Tutto questo per poter rispondere alle esigenze di maggior produzione e business del mercato. Questo insieme all’utilizzo intensivo di pesticidi ha reso molti terreni sterili, il grano nel tempo ha perso molte proprietà nutrizionali, è aumentata la quantità di glutine e con essa le intolleranze alimentari.

I grani antichi: un tesoro da conservare

Fortunatamente in Italia vi sono delle regioni che possiedono ancore dei terreni fertili in grado di produrre dei grani genuini e ricchi di tutte le loro benefiche proprietà: sono quelli oggi definiti “grani antichi”.

I loro fusti, mantenuti naturali ovvero non modificati, sono alti con grandi spighe i cui semi contengono poco glutine, la parte proteica del frumento che oggi sta causando intolleranze, scarsa digeribilità e disturbi intestinali.

I terreni italiani coltivati con grani antichi si trovano principalmente in Sicilia e in Sardegna e forniscono un apporto nutrizionale di alta qualità, proprio perché naturali. Siamo grati agli agricoltori che si stanno dedicando al recupero di questi grani antichi e sono felice di contribuire a diffonderne la conoscenza.