L’invenzione del biliardino? Una storia commovente: Alejandro Finisterre, militante anarchico spagnolo, guardava i bambini mutilati durante la guerra civile e pensando tristemente che non avrebbero più potuto giocare a calcio…

 

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L’invenzione del biliardino? Una storia commovente: Alejandro Finisterre, militante anarchico spagnolo, guardava i bambini mutilati durante la guerra civile e pensando tristemente che non avrebbero più potuto giocare a calcio…

 

ALEJANDRO FINISTERRE CI LASCIO’ IL 9 FEBBRAIO 2007. MILITANTE ANARCHICO, GUARDAVA I BAMBINI SPAGNOLI MUTILATI DURANTE LA GUERRA CIVILE E PENSO’, TRISTEMENTE, CHE NON AVREBBERO PIU’ POTUTO GIOCARE A CALCIO. E COSI’ INVENTO’ IL BILIARDINO

Le storie che raccontiamo, come ripetiamo spesso, sono le nostre storie. Vicende che ci riguardano da vicino anche se magari non ce rendiamo subito conto. Pensiamo al biliardino. Chi nella vita non ha fatto almeno una partita a questo celebre gioco? 

La storia della nascita di questo gioco/sport è strettamente legata ad un alla storia della Guerra civile spagnola, e ad un personaggio di orientamento libertario che per primo lo ha brevettato. 

Alejandro Finisterre nasce nella città di Finisterre – dalla quale prende il cognome – nella regione spagnola della Galizia nel 1919. All’età di 15 anni si sposta a Madrid per studiare. Per potersi pagare la scuola fa ogni tipo di lavoro, dal muratore al ballerino di tip-tap, ed inizia a sviluppare una coscienza politica che lo porterà ad avvicinarsi al mondo anarchico, che ci concretizzerà un paio di anni dopo, nel 1936, allo scoppio della Guerra civile. 

Pochi mesi dopo l’inizio del conflitto rimarrà però vittima di uno dei tanti bombardamenti che subì la capitale spagnola. Travolto dalle rovine dell’edificio nel quale si trovava rimase ferito e venne trasferito in ospedale. Qui, insieme ai numerosi feriti provenienti dal fronte, erano presenti molti bambini colpiti nel corso dei bombardamenti. Molti avevano ferite gravi e, spesso, erano mutilati alle gambe. Alejandro penso che non avrebbero più potuto fare molte cose, come giocare a calcio. Fu allora che gli venne l’idea, prendendo spunto dal pingpong: creare un gioco di calcio “da tavolo” che potesse essere usato facilmente ancehe da chi aveva subito gravi mutilazioni. Nacque così il biliardino.

Ma la storia della nascita del gioco non finisce qui e prosegue in maniera turbolenta, come turbolenta fu la vita di Alejandro Finisterre in quegli anni. Con l’avvicinarsi dell’epilogo della guerra civile, egli scappò infatti in Francia per sfuggire alla persecuzione franchista. Ma la stessa Francia imprigionò molti degli esuli che attraversavano i Pirenei. Proprio mentre si spostava in Francia perse il brevetto del biliardino, tant’è che ancora oggi si sollevano dubbi sull’effettiva paternità dell’invenzione. Rimase per quattro anni detenuto in Marocco, poi venne liberato e partì alla volta del Guatemala dove, però, venne arrestato nel 1954 in seguito ad un colpo di Stato. Mentre lo estradavano a Madrid, fece finta di avere una pistola e dirottò l’aereo verso Panama in uno dei primi dirottamenti aerei della storia. Infine, dopo la morte di Franco, è tornato in Spagna dove si è spento nel 2007.

Fonti:

Cannibali e Re
Cronache Ribelli

Le notizie che fanno bene al cuore – Chirurgo opera l’orsacchiotto del suo paziente di 8 anni: “Potevo mai dire di no…?”

 

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Le notizie che fanno bene al cuore – Chirurgo opera l’orsacchiotto del suo paziente di 8 anni: “Potevo mai dire di no…?”

 

Un chirurgo ha operato l’orsacchiotto del suo paziente di 8 anni: “Potevo dire di no?”

Little Baby sta bene. Così come il suo migliore amico umano Jackson, che ha avanzato l’inusuale richiesta prima di iniziare una delicata operazione

Puoi anche avere dieci lauree, ma se un bambino ti chiede di operare il suo orsacchiotto strappato non ti puoi rifiutare. È quello che ha pensato Daniel McNeely, neurochirurgo pediatrico di Halifa, Canada, quando uno dei suoi piccoli pazienti gli ha rivolto l’inusuale preghiera pochi istanti prima di essere addormentato dall’anestesia.

“Come potevo dire di no”, ha scritto McNeely su Twitter, dove ha pubblicato anche le foto della ‘complicata operazione’. Così, dopo aver creato un piccolo tavolo operatorio, il chirurgo ha individuato la ‘ferita’, ha posizionato la maschera per l’ossigeno e ha iniziato la procedura.

 A mettere alla prova il medico è stato un bimbo di otto anni, Jackson Mckie, che si trovava all’IWk Health Center di Halifax per un’operazione legata alla patologia di cui soffre da quando è nato: l’idrocefalo.
Su Twitter le foto pubblicate hanno ricevuto oltre 30mila reazioni, tra retweet e like. E dopo essere rimbalzata da un profilo all’altro, la storia di questo piccolo, grande gesto d’affetto ora sta facendo il giro dei media canadesi e delle testate internazionali.

Alla stampa la famiglia ha detto di essere grata al dottore. McNeely è riuscito a far sentire il bimbo a suo agio anche in una sala operatoria.

“Era così felice – ha detto il padre di Jackson, Rick Mckie, alla Cbc -. Per lui quell’orsacchiotto, che chiama Little Baby, è il suo migliore amico”.

È sempre il papà a spiegare le origini di Little Baby: “Ci fu regalato quando ritirammo l’ecografia che avrebbe svelato il sesso del nostro bambino”. Donato poi dai genitori a Jackson, il piccolo non se ne è più voluto separare. Per loro questa è stata un’altra avventura condivisa insieme. E ora, sempre insieme, affrontano anche la convalescenza.
fonte: https://www.tpi.it/2018/10/06/chirurgo-opera-orsacchiotto/

È ALLARMANTE: I bambini non sanno più fare capriole!

 

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È ALLARMANTE: I bambini non sanno più fare capriole!

 

Palestre scolastiche inesistenti o inadeguate, nessuna programmazione per i corsi di educazione fisica a scuola e niente più gioco all’aria aperta, né nei parchi né nei ‘vecchi’ cortili di casa. Ed ecco cosa ci ritroviamo: bambini sempre più fragili e inadeguati all’attività sportiva.

Sono questi i risultati di un’inchiesta condotta dal Corriere della Sera sulla forma fisica dei giovani italiani, che peggiora anno dopo anno e fa crescere una generazione senza forza, senza resistenza e incapace dei più semplici gesti atletici. “In prima media due ragazzi su tre non sanno eseguire una capovolta in avanti: si bloccano, contorcono, accasciano su un fianco. Un tempo le capriole si apprendevano in maniera naturale giocando, tra i 6 e gli 8 anni, dopo aver imparato a rotolare e strisciare. Doverla insegnare a ragazzi di 11-12 anni che pesano già 40 chili significa recuperare un ritardo”, spiega al quotidiano Sergio Dugnani, docente di Scienze del Movimento all’Università di Milano. “Vedo ragazzini in difficoltà se chiedi loro di saltare a piedi pari una riga disegnata sul pavimento. Non sono disabili: semplicemente non l’hanno mai fatto“, aggiunge laconicamente Annalisa Zapelloni, professoressa di educazione fisica e moglie del compianto Giorgio Guarnelli, fra i più apprezzati allenatori di lancio della Fidal.

Andare in bicicletta o correre, nel frattempo, non sono più patrimonio comune della gioventù, che sulle strade ha da sempre provato – fra sbucciature e gare con gli amici – i primi assaggi dell’attività agonistica. “Non è un caso che a scuola tanti ragazzi siano perennemente infortunati. La loro muscolatura è così poco tonica da creare problemi di postura: dopo pochi minuti in piedi devono sedersi. Sono stanchi”: così Mario Bellucci, curatore di uno studio che illustra come le capacità aerobiche degli adolescenti italiani stiano calando al ritmo dell’1% l’anno.

Non solo capriole e due ruote. Mancano proprio forza e resistenza, tanto che più di un ragazzo su due non ha sufficiente forza nelle braccia, l’80% neanche nelle gambe e quasi la metà manca di coordinazione: questi gli esiti dei test creati e condotti in un istituto superiore della provincia di Rimini. A spiegare il perché di questi drammatici numeri è sempre Dugnani: “Il gioco nel cortile, quello che permetteva lo sviluppo armonico involontario del corpo, è scomparso. Dal rincorrersi, saltare la corda, lanciarsi la palla ci si è ridotti all’immobilità dell’appartamento e del videogioco“.

Nicola Mattei

 

fonte: http://lospillo.info/cosi-il-sistema-crea-rammolliti-i-bimbi-non-sanno-piu-fare-capriole/?utm_campaign=coschedule&utm_source=facebook_page&utm_medium=Lo%20Spillo