“È colpa dei neri” – Un geniale video dei The Jackal che in modo ironico, sarcastico e divertente mette a nudo l’idiozia del razzismo italiano…

The Jackal

 

 

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“È colpa dei neri” – Un geniale video dei The Jackal che in modo ironico, sarcastico e divertente mette a nudo l’idiozia del razzismo italiano…

Vi riproponiamo questo geniale video dei The Jackal: «È colpa dei neri». Un video datato, forse tra i primi, ma sempre attuale, anzi oggi più attuale che mai.

Una satira pungente ed esilarante su come i problemi cronici del nostro paese vengano scaricati sulla “grana” dell’immigrazione.

Non riuscite ad avere il sussidio di disoccupazione? È colpa dei neri che «vengono qua e prendono lo stipendio gratis». I mezzi pubblici non funzionano? È colpa dei neri. Avete bisogno di andare in bagno ma lo trovate occupato? È colpa dei neri. La batteria dell’iPhone non vi arriva nemmeno a metà pomeriggio? È colpa dei neri.

È sempre colpa dei Neri che vengono in Italia perché, in Africa, la vita tra lussi e agi li annoia a morte e allora decidono di fare qualcosa di frizzante: «Andare in Italia a rompere il c***o agli italiani»…!

Quando José Mujica conquistò il mondo in 45 secondi

 

José Mujica

 

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Quando José Mujica conquistò il mondo in 45 secondi

Bastarono 45 secondi a José Mujica per farsi conoscere al mondo conquistando il web. Ecco il video del 2015 in cui l’ex Presidente Uruguaiano (allora in carica), da sempre stimato per la sua saggezza, lanciò il suo appello per una vita semplice.

Il video divenne virale superando i due milioni e mezzo di visualizzazioni in quattro giorni.

Vale la pena riascoltarlo…

“Abbiamo inventato una montagna di consumi superflui. E viviamo comprando e buttando… E quello che stiamo sprecando”, spiega Mujica, “è tempo di vita perché quando compri qualcosa non lo fai con il denaro, ma con il tempo di vita che hai dovuto utilizzare per guadagnare quel denaro. L’unica cosa che non si può comprare è la vita. La vita si consuma. Ed è da miserabili consumare la vita per perdere la libertà”

 

Intervista a José Mujica del novembre 2016

Lei è diventato un ideale politico nel mondo perché ha vissuto e vive come la parte più povera dei suoi concittadini e non come quella più ricca. Pensa di essere una eccezione nella politica di oggi?
“Sicuramente sono stato un’eccezione anche nel mio Paese. Però la mia è soprattutto una filosofia di vita. Il problema è che viviamo in un mondo nel quale si crede che colui che trionfa debba possedere tanto denaro, avere privilegi, una casa grande, maggiordomi, tanti servitori, vacanze extralusso. Mentre io penso che questo modello vincente sia solo un modo idiota di complicarsi la vita. Penso che chi passa la sua vita a accumulare ricchezza sia malato come un tossicodipende, andrebbe curato”.

Diventare sempre più ricchi è una malattia?
“Ho conosciuto dei multimilionari, anche molto anziani. E a molti ho chiesto per quale ragione continuassero a accumulare denaro se tanto poi alla fine avrebbero dovuto lasciarlo qua. La risposta è sempre stata che non potevano farne a meno, come una malattia”.

Ha avuto un contraccolpo personale, una forma di depressione, quando ha lasciato il potere. Le è mai successo di pensare: “Peccato, non sono più presidente”?
“Ma no, no. Piuttosto la verità è che alla fine può essere anche un’esperienza deludente. Riesci a ottenere meno di un terzo di tutte le cose che ti eri riproposto di fare. E è molto maggiore il numero dei sogni che finiscono in polvere rispetto a quelli che sei riuscito a realizzare facendo il presidente. Sono anche convinto che la politica non debba essere una professione. È un servizio, una passione. Chi vuole arricchirsi che si dedichi al commercio, alla banca, ma non alla politica. E per una società sana è necessario anche che si ruoti molto di più nelle responsabilità, soprattutto in quelle che implicano la rappresentazione degli interessi di tutti”.

Nel corso del suo mandato sono state approvate tre leggi rivoluzionarie anche in America Latina: aborto, matrimoni gay e legalizzazione delle droghe leggere. Cos’altro avrebbe voluto fare e non ha potuto?
“Nel mio Paese c’è ancora una percentuale di indigenti. Minima, ma c’è. E coloro che vivono al di sotto della linea di povertà sono il 9-10% della popolazione. Non è accettabile in Uruguay, un Paese che produce alimenti per un numero di persone pari a dieci volte i suoi abitanti”.

Ha detto di essere contrario all’assegnazione di un premio Nobel per la Pace?
“I Nobel vanno assegnati agli scienziati, ai medici. In un mondo come il nostro, dove ci sono guerre da tutte le parti, assegnare il Nobel per la Pace è una presa in giro. Una burla. Noi usciremo dalla preistoria dell’umanità soltanto quando non ci saranno più armi ed eserciti”.

Si oppone alla globalizzazione?
“No, non è possibile. Sarebbe come essere contrari al fatto che agli uomini cresce la barba. Ma quella che abbiamo conosciuto finora è soltanto la globalizzazione dei mercati. Che ha come conseguenza la concentrazione di ricchezze sempre maggiori in pochissime mani. E questo è molto pericoloso. Genera una crisi di rappresentatività nelle nostre democrazie perché aumenta il numero degli esclusi. Se vivessimo in maniera saggia, i sette miliardi di persone nel mondo potrebbero avere tutto ciò di cui hanno bisogno. Il problema è che continuiamo a pensare come individui, o al massimo come Stati, e non come specie umana”.

Lei è ateo ma condivide molte idee con Papa Francesco, soprattutto la critica della società consumistica e del capitalismo selvaggio.
“La mia idea di felicità è soprattutto anticonsumistica. Hanno voluto convincerci che le cose non durano e ci spingono a cambiare ogni cosa il prima possibile. Sembra che siamo nati solo per consumare e, se non possiamo più farlo, soffriamo la povertà. Ma nella vita è più importante il tempo che possiamo dedicare a ciò che ci piace, ai nostri affetti e alla nostra libertà. E non quello in cui siamo costretti a guadagnare sempre di più per consumare sempre di più. Non faccio nessuna apologia della povertà, ma soltanto della sobrietà”.

Un fantastico, esilarante, geniale Gigi Proietti in Nun me rompe er ca’…

 

Gigi Proietti

 

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Un fantastico, esilarante, geniale Gigi Proietti in Nun me rompe er ca’…

A fine articolo il video, ma prima il Testo…

Testo di Nun me rompe er ca – Gigi Proietti di Gigi Proietti

Verso le due,
le due meno venti di notte,
molto tardi…
due meno un quarto,
fra le due meno un quarto
e le due meno venti,
alle due meno diciotto
uno si preparava e…
tutto vestito di nero,
imitando i grandi cantanti
delle cave esistenzialiste…
scarpe nere, pedalini neri,
pantaloni neri, maglione nero,
mutande nere… tutto nero!
Diceva… il nero,
colore della gioia, della felicità…
sigaretta… l’occhio di bue…
che noi chiamavamo
occhio de bove…
sguardo piacionico…
piacionico sarebbe…
acchiappesco!…
… come a dire…
“poi te sdrumo!”…
facilmente intuibile…
… e partiva…
nun me romp’er ca’
nun me romp’er ca’
nun me romp’er ca’
nun me romp’er ca’
nun me romp’er ca’
nun me romp’er ca’
nun me romp’er ca’
nun me romp’er ca’
nun me romp’er ca’
nun me romp’er ca’
nun me romp’er ca’
nun me romp’er ca’
nun me romp’er ca’
nun me romp’er ca’
nun me romp’er ca’
nun me romp’er ca’
tu m’a rott’er ca’
tu m’a rott’er ca’
tu m’a rott’er ca’
tu m’a rott’er ca’
tu m’a rott’er ca’
tu m’a rott’er ca’
tu m’a rott’er ca’
tu m’a rott’er ca’
perscio’!
si me romp’er ca’
si me romp’er ca’
si me rooooomp’er ca’
E per un po’ non cantava,
ma parlava
esprimendo lo stesso concetto
espresso poco prima cantando,
triste, malinconico, definitivo,
esistenziale… amaro!
non, non, mais non,
non, cherie, non, non,
mais non, non,
non, non, non,
nun me romp’er ca’, non,
nun me romp’
er ca’, non,
non, non, non, non,
toi…
a moi…
nun m’a da romp’er ca’
non, non, non, non,
nun me romp’er ca’
nun me romp’er ca’
nun me romp’er ca’
nun me roooomp’er caaaa’
E finiva sempre così
tu m’a rott’er ca’!!!

 

“Questo è il nostro mondo” un altro fantastico corto di Steve Cutts

Steve Cutts

 

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“Questo è il nostro mondo” un altro fantastico corto di Steve Cutts

Il video animato di Moby sulla dipendenza da smartphone

È stato definito dallo stesso Moby “uno dei video più belli mai stati fatti su una sua canzone“. È il clip uscito a ottobre sull’ultimo suo singolo Are You Lost In The World Like Me?, realizzato dal disegnatore Steve Cutts con uno stile d’animazione ispirato ai cartoni anni ’30. Il tema è uno di quelli più discussi e controversi dei nostri tempi: l’alienazione causata dalla diffusa dipendenza da smartphone ed accessori elettronici nella vita quotidiana. Tema che sembra molto sensibile per Moby, che ha commentato la cosa con parole forti, accusando di fatto l’umanità di “aver distrutto la nostra stessa capacità di avere interazioni con le persone“.