COLDIRETTI: IL SUCCO DI MELOGRANO È UN VACCINO NATURALE CONTRO L’INFLUENZA.

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COLDIRETTI: IL SUCCO DI MELOGRANO È UN VACCINO NATURALE CONTRO L’INFLUENZA.
Il succo di melograno rafforza il sistema immunitario,grazie ai suoi principi attivi pieni di vitamina c,che svolgono un’azione simile a quella di un vaccino.

Il succo di melograno è il vaccino naturale perfetto contro l’influenza: a dichiararlo sono stati gli esperti Coldiretti, che hanno individuato proprio in questo frutto il rimedio perfetto che la Natura mette a disposizione degli esseri umani per prevenire l’insorgere dell’influenza.

Infatti come citato sul sito della Coldiretti Puglia:

<<E’ il succo di melagrano il miglior vaccino contro influenza e raffreddore perché possiede il 40% del nostro bisogno giornaliero di vitamina C. Il frutto del melograno può essere impiegato non solo in campo alimentare ma anche in quello farmaceutico.>>

Stando ai dati presentati dai ricercatori infatti, un bicchiere di succo di melograno contiene circa il 40% del fabbisogno giornaliero consigliato di vitamina C, essenziale per riuscire a combattere fastidiose malattie stagionali come l’influenza ed il raffreddore.

Grazie alla vitamina C di cui è ricco, il melograno ha delle proprietà anti influenzali molto potenti, proteggendoci contro il raffreddore. Se credevamo che l’arancia riuscisse a proteggersi dall’influenza meglio di qualsiasi altro frutto, è arrivato il momento di ricredersi.

Si tratta comunque di una conclusione che non rappresenta certo una rivelazione per gli agricoltori pugliesi, che sono da tempo consapevoli delle straordinarie proprietà benefiche del melograno.

Infatti, in virtù di ciò Coldiretti, oltre a citare gli altri innumerevoli benefici di questo frutto della salute, specifica che negli ultimi 2 anni, in Puglia, la coltivazione del melograno è cresciuta addirittura del 422%, in seguito ad una esponenziale crescita della domanda e di una esplosione della sua popolarità.

Tuttavia questa situazione ha avuto anche risvolti negativi, perché numerosi agricoltori hanno deciso di cavalcare l’onda e speculare sulle richieste dei consumatori, spacciando partite di melograno provenienti dall’estero come made in Italy.
Infatti come dichiara il Presidente di Coldiretti Puglia, Gianni Cantele:

L’aumento della domanda di melograno alimenta le importazioni di prodotto oltre che dai paesi produttori dell’Europa del Sud, Spagna, Israele e Marocco, anche da Cile e Sudafrica, come al solito spacciati per ‘made in Puglia’. Oltre al prodotto fresco, sono i semi lavoratori ad essere importati perché destinati all’industria di trasformazione e alla cosmesi”. Oggi i paesi del bacino del Mediterraneo in cui la coltivazione è più diffusa, e si ha maggiore disponibilità di melegrane da commercializzare allo stato fresco, sono Israele e Spagna, ma altri Paesipossono diventare, in futuro, temibili concorrenti.

Sono proprio le melegrane importate dalla Turchia – commenta il Direttore di Coldiretti Puglia, Angelo Corsetti – al secondo posto dei cibi più contaminati da sostanze tossiche e il melograno importato da Israele sono al 9 posto dei cibi che inquinano maggioramene l’ambiente, dato che per raggiungere le tavole dei consumatori pugliesi percorrono 2.250 km, bruciando 1,3 chili di petrolio e liberando 4,05 chili di anidride carbonica per ogni chilo di prodotto

Quindi è un bene consumare succo di melograno, ma bisogna stare molto attenti nella scelta del made in Italy: molti spacciano le importazioni estere fatto da melograni contaminati per prodotti nostrani.

fonte: http://curiosity2015.altervista.org/coldiretti-il-succo-di-melograno-e-un-vaccino-naturale-contro-linfluenza/

Curcuma e miele: lo straordinario antibiotico del tutto naturale contro freddo e mal di gola

 

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Curcuma e miele: lo straordinario antibiotico del tutto naturale contro freddo e mal di gola

Molti di noi conoscono alla perfezione la curcuma e le sue innumerevoli proprietà. Abbiamo visto come possa essere utilizzata per combattere i dolori e l’artrite, come sia capace di curare e prevenire il diabete. Abbiamo anche visto il Golden Milk, un’importante ricetta utile acombattere i dolori muscolari e il mal di gola, grazie all’azione antinfiammatoria della curcumina.

Pochi, però, conoscono il potere della curcuma abbinata al miele.

Il miele è da sempre considerato un antibiotico naturale. Se associato alla cannella, poi, può avere numerosi effetti benefici, utili per combattere, ad esempio: artrite, raffreddore e mal di gola.

Cosa possiamo ricavare allora, unendo il potere antibiotico del miele a quello antinfiammatorio della curcuma?

La prima cosa che possiamo dire è che questo mix genera un potente antibiotico naturale che non solo distrugge i batteri che causano le più comuni malattie, ma favorisce anche le difese naturali del nostro organismo.

A differenza dei comuni antibiotici sintetici, questa sorta di farmaco naturale non ha alcun effetto negativo sulla microflora intestinale.

La curcuma, lo ricordiamo, contiene un potentissimo principio attivo che prende il nome dicurcumina, capace di raggiungere più di 150 potenziali attività terapeutiche, tra cui le proprietà antiossidanti, anti-infiammatorie e anti-cancro. Il consumo di curcuma e miele migliora significativamente la digestione e aumenta l’attività della flora intestinale.

Nella medicina Ayurvedica è uno dei più utilizzati rimedi tradizionali utili per combattere il freddo. Ai primi sintomi di mal di gola o malattie da raffreddamento, potreste decidere di ricorrere a questo “miele d’oro”. Una volta preparata la miscela, potrete conservarla tre giorni, il tempo necessario per veder sparire i sintomi del vostro malessere.

Per realizzarla vi servono semplicemente: 100 grammi di miele e 1 cucchiaio di curcuma in polvere. Mescolate bene i due ingredienti e conservateli in un barattolo.

Ai primi segni di raffreddamento, prendete: durante il primo giorno mezzo cucchiaino della miscela ogni ora; durante il secondo giorno ogni due ore e durante il terzo giorno la stessa dose, solo tre volte al giorno.

Potete aggiungere questa miscela nel tè o in altre bevande calde.

La curcuma fluidifica il sangue e riduce la pressione sanguigna. Da prestare attenzione se si soffre di diabete.

In caso di gravi malattie epatiche o alle vie biliari, inoltre, è sempre meglio evitare il fai da te e rivolgersi a uno specialista.

Se questo rimedio viene assunto prima dei pasti, agisce sull’apparato digerente. Durante i pasti, su quello respiratorio.

L’alternativa

Esiste anche un’alternativa molto interessante a questa ricetta che vede l’aggiunta di zenzero, pepe e una spruzzata di limone.

Ecco gli ingredienti:

120 grammi di miele
2 cucchiai di zenzero grattugiato
2 cucchiaini curcuma in polvere
1 limone
pepe nero un pizzico
Mescolate tutti gli ingredienti e conservate.

Questa alternativa unisce al potere antinfiammatorio e antiossidante della curcuma, quello dello zenzero che disintossica, aiuta la digestione e combatte i dolori articolari. Il pepe serve poi per aumentare la biodisponibilità della curcumina, come abbiamo visto in un nostro precedente articolo.

Anche in questo caso, la soluzione può essere consumata sciolta in una bevanda calda a piacere.

 

fonte: http://curiosity2015.altervista.org/curcuma-e-miele-potente-antibiotico-naturale-contro-freddo-e-mal-di-gola/

Ecco la rete dei custodi di cereali antichi: il Salento resiste alle multinazionali del grano

 

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Ecco la rete dei custodi di cereali antichi: il Salento resiste alle multinazionali del grano

CASTIGLIONE D’OTRANTO (Lecce) – Non seminano più solo per se stessi, ma sono diventati i custodi dei cereali antichi nel Salento, la risposta del territorio al dominio assoluto delle multinazionali del grano. Baluardo di biodiversità, sono undici le realtà leccesi che hanno fatto del ritorno alla cerealicoltura autoctona la propria bandiera: non è questione di produzione e vendita spicciola, ma di impegno comune nel recupero della biodiversità locale, nello studio di nuove strade sostenibili e nella chiusura del ciclo produttivo dei cereali. Sono legate tra loro nella Rete di Salentokm0, collaborando nella promozione comune delle coltivazioni e nella distribuzione dei prodotti. Punto di riferimento per tutti resta l’esperienza di “Simenza, cumpagnìa siciliana di sementi contadini”, associazione culturale che raggruppa 120 aziende che custodiscono le varietà di grani locali, la cui produzione bio è estesa su 1.500 ettari. Sarà proprio questa realtà tra le protagoniste della terza e ultima giornata di Preludi alla Notte Verde, precedendo il grande evento conclusivo del 31 agosto interamente dedicato alle tematiche della terra e dell’ambiente. Il focus sui grani antichi e sulle reti sociali virtuose, come anche quella dei custodi salentini, è in calendario per mercoledì 30 agosto, a Castiglione d’Otranto. Si parte alle h 19, presso la ex scuola elementare, con i laboratori a tema: quello di panificazione con pasta madre per i bambini, a cura di Il Tempo di Momo, e “C’era una volta la pizza: laboratorio e viaggio nel sistema dell’agro-business”, a cura di Officine Cittadine. In piazza della Libertà, alle 21, si presenta “Terre Frumentarie, l’esperienza di Simenza cumpagnia siciliana simenze contadine”, con Giuseppe Li Rosi, contadino rivoluzionario, presidente dell’associazione Simenza. Alle 21.30, dialogo su “Esperienze virtuose di reti solidali e costruzioni di comunità nel Sud Italia e nel Mediterraneo”, con Giuseppe Li Rosi, Dario Monte (Monte Frumentario, filiera agricola costruita dalla Cooperativa Terra di Resilienza del Cilento per un’economia locale solidale), Tiziana Pedone (rete Coltivatori di cambiamento coordinata da Salento Km0), Giorgio Menchini (Presidente Cospe, progetto Lungo la costa adriatica. Conversione ecologica e interculturalità), Mauro Lazzari (Ass. Lua-Parco dei Paduli / Metamor, progettista del Mulino di Comunità di Castiglione). Modera Virginia Meo. In chiusura, dj Campesinos.

Speculazioni sui prezzi e importazioni selvagge: come si sta organizzando il Salento

I grandi gruppi industriali lavorano ai fianchi dei piccoli contadini, continuando ad acquistare terre soprattutto in Puglia e Sicilia e tenendo basso il prezzo dei cereali pagato agli agricoltori, specie nel Mezzogiorno. Un quintale di grano duro non vale più di due pizze: la Borsa del grano di Foggia, quest’estate, lo ha fissato a 23,75 euro a quintale, molto meno che a Bologna, mercato di riferimento per il centro Italia (24,25 euro/q), e di Milano, che per il nord lo fissa a 24,5 euro/q. Nel 2016 andò anche peggio: Foggia lo fissò in 19 euro. Le conseguenze sono importanti: abbandono delle coltivazioni, corrispondente aumento delle importazioni, speculazioni sui prezzi. Il gioco è semplice: il grano si può stoccare anche per tre anni, immettendolo sui mercati a seconda delle quotazioni. È quello che si ritiene che facciano le «5 sorelle» dei cereali (Adm, colosso a stelle e strisce; Cargill di Minneapolis; i franco-statunitensi della Louis Dreyfus; gli argentini della Bunge Y Borne e gli svizzeri della Glencore), mettendo in ginocchio i piccoli, gli agricoltori reali. L’arrivo di immense navi cariche di grano proveniente da Ucraina, Sud America e Australia nei porti di Taranto e Bari è la fotografia più immediata di questa premessa. Non è un caso che lo scorso anno la forbice tra prezzo del grano e della pasta sia stata del 400 per cento e tra grano e pane del 1.450 per cento. E si parla quasi sempre di grano creso, cultivar di frumento duro irradiato, prodotto in laboratorio negli anni ’70 e – oggi sa – responsabile di molte intolleranze alimentari. Il Salento, però, non sta a guardare. E per questo sta organizzando la rete che, da un lato, serve a reintrodurre cereali autoctoni e dall’altro tenta di strappare fette di mercato locale alle multinazionali, vendendo la propria farina, facendo nascere appositi gruppi di acquisto e chiudendo la filiera attraverso la creazione di forni sociali e mulini di comunità, come quello che sta per sorgere a Castiglione d’Otranto.

Chi sono i custodi dei cereali antichi nel Salento?

I custodi sono undici realtà sparse in tutti gli angoli del Salento: Casa delle Agriculture Tullia e Gino (Castiglione d’Otranto); Karadrà (Aradeo); Az. Agricola Merico (Miggiano); Mulino Maggio (Poggiardo); azienda agricola Melusina (San Donaci); Casina dei Mori (Nardò); PresentèFuturo (Spongano); Ass.Marina Serra (Tricase); agriturismo Piccapane (Cutrofiano); agriturismo Fontanelle (Otranto); agriturismo Salos (Otranto). A censirle è la Rete Salentokm0. «Tra le varietà recuperate – spiega la coordinatrice Francesca Casaluci, che è anche presidente onoraria della Notte Verde 2017 – quella più apprezzata resta il grano duro Senatore Cappelli, che molte famiglie, piccoli agricoltori e aziende che vogliono diversificare la produzione sono tornare a coltivare. Ci sono, però, molte altre varietà dimenticate interessanti, reintrodotte nel Salento in maniera più puntiforme: Russarda, San Pasquale, Marzuolo, Maiorca, Saragolla, Gentil Rosso, Carosella, farro, orzo. Passo avanti fondamentale è stata la sperimentazione del “miscuglio di semi”, sulla scorta dell’insegnamento del genetista Salvatore Ceccarelli, che proprio grazie alla Notte Verde la Puglia ha potuto conoscere. In ogni caso, recuperare antiche varietà serve a poco se la produzione non è sostenibile, abbandonando l’uso della chimica».

 

fonte: http://www.corrieresalentino.it/2017/08/ecco-la-rete-dei-custodi-di-cereali-antichi-il-salento-resiste-alle-multinazionali-del-grano/

 

Grano antico e grano moderno: cosa sono?

 

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Grano antico e grano moderno: cosa sono?

I cereali, un alimento “vecchio” che accompagna quotidianamente le nostre abitudini alimentari. Questo rappresenta la maggiore fonte di calorie nella dieta umana da millenni. Il nostro approccio negli ultimi 100 anni con questo eccelso alimento è notevolmente variato; è cambiata la selezione genetica, le tecnologie produttive, tutto è stato notevolmente velocizzato, in funzione anche agli stili di vita sempre più frenetici e agitati.

Negli anni ’70 mediante la tecnica dell’irraggiamento con raggi gamma, abbiamo variato la genetica del grano trasformandolo da un fusto molto alto in un fusto molto più basso, riducendo il rischio di “allettamento” (coricamento) aumentandone così, la resa produttiva per ettaro. Per questo ultimo motivo nacquero le varietà di frumento moderno che portarono al progressivo abbandono delle varietà e specie antiche, ma organoletticamente superiori. Il ritorno all’impiego di specie e varietà di cereali abbandonate, iniziato come un fenomeno di moda circoscritto a una nicchia di fruitori, è stato dunque definito “antico”, ritorno al “grano antico”. Il termine “grani antichi” è prettamente commerciale, che sta a identificare tutta una serie di grani che furono alla base dell’alimentazione delle civiltà mediterranee prima ancora di essere sostituiti dalle moderne culture intensive, in breve grani che sono rimasti autentici e originali, ovvero che non hanno subito modificazioni da parte dell’uomo.

DIFFERENZE TRA ANTICO E MODERNO

L’affermarsi delle varietà moderne su quelle antiche è da imputarsi principalmente all’elevato contenuto di glutine, spesso anche aggiunto nei grani. La ricerca di farine tecnologiche, più semplici da lavorare (impasti velocemente panificabili) e naturalmente l’aumento della resa produttiva ha fatto si che le varietà antiche fossero state dimenticate.

È bene dire che le migliori qualità tecnologiche delle farine e delle semole non sono correlate positivamente con le proprietà nutrizionali

Negli ultimi anni infatti diversi studi epidemiologici hanno evidenziato che il “bombardamento” da glutine sia uno dei cofattori scatenanti della sensibilizzazione al glutine stesso, evidenziando così un costante incremento degli intolleranti alla proteina. Da un punto di vista della qualità funzionale possiamo affermare che, nel grano, si trovano molte sostanze fitochimiche biologicamente attive come polifenoli (flavonoidi, lignani, isoflavoni) carotenoidi, tocoferoli e fibra. Questi composti influenzano positivamente tutte le attività dell’organismo umano.

Differenze significative sono state trovate tra le antiche e le moderne, non tanto in termini quantitativi, ma di qualità di composti.
È scontato dire che il migliore profilo di metaboliti secondari presenti, la migliore qualità alimentare del glutine nelle varietà antiche, ci portano alla riflessione di ritornare ad ampliare le coltivazioni di questi grani che combinano caratteristiche tecnologiche alle nutraceutiche. Per tutti questi motivi bisognerebbe utilizzarli più spesso e senza timore. Generalmente il grano antico è lavorato con una macinazione a pietra, con il risultato di una farina meno raffinata. I profumi e i sapori che queste farine sprigionano fanno tornare indietro nel tempo.
&Nbsp;
I grani antichi possono essere sintetizzati in:
• Specie del genere Triticum escluso il grano duro e tenero. A questa sezione appartengono il farro piccolo (T. monococcum L), medio (T. dicoccum L.) e grande (T. spelta L.)
• Varietà di grano duro e tenero degli inizi del ‘900. Senatore Cappelli.

Farro è il nome comune con il quale sono chiamati i frumenti vestiti che si differenziano dai più classici frumenti nudi (tenero e duro). Questa differenziazione sta nel fatto che al momento della trebbiatura i chicchi (cariosside) non si separano dalle glumelle (“la pula”).

Tutte le tipologie di farro differiscono per caratteri morfologici, fisiologici, qualitativi e agronomici, tutte con una loro particolare identità
legata al territorio di origine. Sul piano nutrizionale, il monococco si distingue per la sua eccezionale ricchezza in proteine (19%), vitamine e carotenoidi, oltre che per l’elevato contenuto in zinco e ferro. Inoltre ha un ridotto contenuto di amido che lo rende ben digeribile e una bassissima percentuale di glutine (solo il 3%).

Il farro dicocco presenta un buon contenuto in sali minerali, vitamine e proteine polifunzionali, sebbene siano inferiori al monococco. È ricco di beta-glucani (gomme naturali con preziosa funzione di protezione dell’apparato digerente e di agevolazione della digestione) e possiede inoltre un basso indice glicemico.
Il contenuto in glutine del farro dicocco è mediamente basso e, soprattutto, si tratta di un glutine poco tenace.
Lo spelta ha invece una composizione molto simile al frumento tenero. Senatore Cappelli – grano duro. È stato per decenni il frumento tipo duro maggiormente coltivato nel Sud Italia e nelle isole. Una posizione di tutto rispetto fino a che le varietà più produttive e di taglia bassa non hanno preso il sopravvento fino alla quasi scomparsa dopo gli anni Cinquanta.

IN CUCINA

Con tutte le premesse fatte, l’utilizzo di grano antico rappresenta un percorso di storia gastronomica del nostro Paese, riscoprendo così specialità e prodotti tipici locali. Se sfogliamo vecchi ricettari ci accorgiamo subito che l’utilizzo di grani “poveri” è tra le basi dell’alimentazione dei nostri nonni.
Perché usarli per fare il pane? Le farine ottenute da grani “antichi”, sottoposte a test e ad analisi di vario tipo, hanno dimostrato proprietà notevolmente superiori, e maggiore variabilità di elementi nutritivi. La lavorazione col solo utilizzo di lievito madre richiede tempi più lunghi e modalità difficilmente standardizzabili rispetto alla lavorazione industriale. Tuttavia permette di ottenere un pane fragrante, sano, conservabile, del quale non si spreca nemmeno un pezzetto.

Chiunque ne comprenda il valore è disposto a riconoscere al produttore, al mulino e all’agricoltore il maggior lavoro.

LA RICERCA

Nel 1994 sono stati presentati al convegno Farro cereale della salute interessanti risultati circa l’assimilazione di grani antichi e verdure. Sotto controllo medico 5.000 pazienti ammalati con malattie incurabili come morbo di cron, celiachia, diabete mellito, cancro, e gravi allergie sono stati sottoposti, senza altre cure mediche, a un’alimentazione esclusivamente a base di farro, verdura e frutta biologica; escludendo completamente l’utilizzo di carne, latticini, pesce e altri cereali.

Dopo alcuni mesi 4.500 persone erano completamente guarite mentre le restanti 500 persone stavano molto meglio, ma non erano ancora guariti del tutto. Secondo i medici che hanno seguito il test si è ottenuto un successo strepitoso, e le ragioni di questa guarigione ha origine dalla particolare chimica del granello del farro. Infatti il farro ha una crusca molto diversa rispetto al frumento duro e tenero dato che tale fibra è costituita in gran parte da polisaccaridi non cellulosici che la nostra flora intestinale può trasformare in acidi organici a catena corta, che vengono assorbiti secondo questa preferenza, butirrato, acetato, propionato, e che costituiscono la primaria fonte di energia per l’epitelio del colon e stimolano il turnover cellulare, il flusso sanguigno e la motilità intestinale. Sono anche coinvolti nella riparazione tessutale determinando una generale rigenerazione e dell’intero organismo. Inoltre, il farro fornisce anche dei tiocianati che sono responsabili del ripristino e aumento delle difese immunologiche. Poi le sue proteine non allergeniche, molto complesse, facilmente digeribili e i suoi amidi molto complessi e a lenta cessione degli zuccheri, fornivano un tipo di alimentazione allo stesso tempo molto potente e rigenerante che grazie al ripristino della capacità assimilatoria effettuata dai suddetti polisaccaridi non cellulosici consentiva all’organismo malato di disporre di un’ondata di nuove forze in grado di ripristinare le funzioni organiche compromesse dalla malattia. In conclusione i medici affermarono: “Secondo noi, visti i risultati ottenuti dovremmo convertire tutte le superfici coltivate con i frumenti moderni in terreni coltivati esclusivamente con farro”.

Naturalmente nessuno dei responsabili della salute pubblica li ha ascoltati e nessuno ha mai più parlato di questi fatti rivoluzionari e di grande importanza per la salute pubblica e per l’ambiente al contrario, invece, si sono diffusi ancora di più coltivazioni soggette a pratiche agricole mediante impiego di concimi chimici, diserbanti e pesticidi.

tratto da: http://www.ristorazioneitalianamagazine.it/grano-antico-grano-moderno-cosa/

Dalla Svizzera ecco il cioccolato rosa (naturale, senza coloranti) …e chi lo ha provato afferma che è eccezionale!

 

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Dalla Svizzera ecco il cioccolato rosa (naturale, senza coloranti) …e chi lo ha provato afferma che è eccezionale!

Il cioccolato, si sa, è disponibile in 3 varianti e relativi colori: fondente, al latte o bianco. Adesso dobbiamo aggiungere però anche quello rosa!

L’idea è venuta alla società Barry Callebaut, il più grande produttore al mondo di cioccolata e cacao di qualità. Erano anni che l’azienda, non a caso Svizzera (sappiamo come la produzione di cioccolata sia parecchio cara a questa nazione), stava cercando di produrre cioccolato rosa in maniera del tutto naturale ricavandola dalle fave di cacao rubino.

Ecco allora che ben 80 anni dopo l’introduzione del cioccolato bianco arriva finalmente una novità per gli amanti del cioccolato: un nuovo prodotto che punta non solo sul colore accattivante ma anche su un sapore caratteristico e sulla naturalezza della produzione.

cioccolata rosa
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Si produce da una varietà di cacao particolare che cresce in diverse parti del mondo tra cui Ecuador, Brasile e Costa d’Avorio. La società svizzera è la prima al mondo ad essere riuscita a trasformare queste fave dal colore tanto caratteristico in cioccolato rosa o cioccolato rubino come lo definiscono i produttori. Ciò è stato possibile grazie ad un processo sofisticato che però, come ha dichiarato Peter Boone, capo dell’innovazione e della qualità di Barry Callebaut, non si serve di nessuna sostanza artificiale:

“Non aggiungiamo aromi né coloranti o additivi: il cioccolato rosa (n.d.r) è semplicemente uscito da queste fave, è tutto naturale. Deriva dalla dedizione ad anni di ricerca sui processi artigianali della produzione di cioccolato”

Lanciato in esclusiva a Shanghai, in Cina, il cioccolato rosa ha ricevuto buoni riscontri per il suo sapore dolce ma leggermente acido che i produttori definiscono fruttato e un po’ aspro come quello dei frutti di bosco. Ci si aspetta adesso grande successo sul mercato soprattutto in occasione della festa di San Valentino.

Per assaggiarlo in Italia dovremmo però aspettare almeno altri sei mesi dato che la società svizzera ha annunciato che i prodotti a base di cioccolato rosa saranno in vendita in altre parti del mondo in un lasso di tempo che potrà oscillare tra 6 e 18 mesi.

Siamo curiosi di vederlo e assaggiarlo, e voi?

Francesca Biagioli

Foto: barry-callebaut

 

fonte: https://www.greenme.it/mangiare/altri-alimenti/24982-cioccolato-rosa

Da uno studio dell’Università di Pisa – Cioccolato fondente e olio d’oliva: così diminuisce il rischio cardiovascolare

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Da uno studio dell’Università di Pisa – Cioccolato fondente e olio d’oliva: così diminuisce il rischio cardiovascolare

Il cioccolato fa bene al cuore. Meglio se arricchito con l’olio extra-vergine d’oliva. A riferirlo è uno studio italiano dell’Università di Pisa

Il cioccolato fondente arricchito con olio extravergine d’oliva è più salutare di quello che contiene la mela Panaia, una varietà di melarossa italiana. Almeno per quanto riguarda la salute del nostro cuore. A riferirlo durante il Congresso Esc 2017 (European Society of Cardiology) di Barcellona è una nuova ricerca dell’Università di Pisa, secondo cui il cioccolato arricchito con olio extra vergine d’oliva sarebbe in grado di ridurre in maniera significativa l’impatto di alcune patologie cardiovascolari. “Una dieta sana è nota per ridurre il rischio di malattie cardiovascolari”, spiega l’autrice dello studio, Rossella Di Stefano. “I frutti e le verdure esercitano i loro effetti protettivi attraverso i polifenoli vegetali, che si trovano nel cacao, olio d’oliva e mele”.

In questo studio è stata analizzata l’associazione tra il consumo di cioccolato fondente arricchito con l’olio extravergine d’oliva o la mela rossa del tipo Panaia – varietà di cioccolato in studio all’ateneo pisano– con la progressione dell’aterosclerosi negli individui sani con fattori di rischio cardiovascolare. Più precisamente, il team di ricercatori ha somministrato a 26 volontari (14 uomini, 12 donne) con almeno trefattori di rischio cardiovascolare (fumo, dislipidemia, ipertensione o storia familiare di malattie cardiovascolari) 40 grammi di cioccolato fondente ogni giorno per 28 giorni. Per 14 giorni consecutivi il cioccolato conteneva il 10% di olio extra vergine di oliva e per i restanti 14 giorni il 2,5% di Panaia. I ricercatori, successivamente hanno monitorato la progressione dell’aterosclerosi attraverso alcuni cambiamenti metabolici, come i livelli di carnitina e acido ippurico, profilo lipidico, pressione sanguigna e livelli di circolazione delle cellule progenitrici endoteliali (Epc), importanti per mantenere in salute il nostro apparato cardiocircolatorio. Più precisamente, le Epc giocano un ruolo fondamentale nella riparazione e la manutenzionedella funzione endoteliale dei vasi sanguigni.

Al termine dello studio, i ricercatori hanno valutato i livelli delle Epc (attraverso la citometria a flusso, una tecnica utilizzata per il conteggio, la separazione e il rilevamento delle cellule) scoprendo che il cioccolato arricchito con olio d’oliva è associato a livelli significativamente più elevati di Epc e a una diminuzione dei livelli di carnitina e acido ippurico rispetto sia a quelli di base sia dopo il consumo di cioccolato arricchito, invece, con le mele rosse. Inoltre, il cioccolato con l’olio d’oliva è stato associato a un significativo aumento delle lipoproteine ad alta densità (o Hdl, quelle “buone”) e una diminuzione della pressione sanguigna rispetto a quella iniziale.

“Abbiamo scoperto – conclude l’autrice – che piccole porzioni giornaliere di cioccolato fondente con polifenoli naturali aggiunti dall’olio extravergine di oliva sono associati a un miglior profilo del rischio cardiovascolare. Il nostro studio suggerisce che l’olio extravergine di oliva potrebbe essere un buon additivo alimentare per contribuire a preservare le nostre cellule di riparazione, le Epc”.

Il “PRONTO SOCCORSO INTESTINALE” del Dottor Franco Berrino. Dall’alito cattivo al bruciore di stomaco, alla colite ai trigliceridi alti… Tanti consigli naturali ed utilissimi

 

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Il “PRONTO SOCCORSO INTESTINALE” del Dottor Franco Berrino. Dall’alito cattivo al bruciore di stomaco, alla colite ai trigliceridi alti… Tanti consigli naturali ed utilissimi

Di seguito alcune indicazioni fornite all’interno del Progetto Diana, lo Studio di Prevenzione delle Recidive del Tumore al Seno attraverso l’Alimentazione e lo Stile di Vita della Fondazione Irccs Istituto Nazionale dei Tumori (INT) di Milano.

Alito cattivo. Rivoluzionate la vostra alimentazione togliendo i cibi animali e masticando bene quelli vegetali, lavate accuratamente i denti ad ogni pasto, e assicuratevi che l’intestino funzioni perfettamente.

Bruciore di stomaco. Masticare a lungo un cucchiaino di gomashio. Se il bruciore di stomaco è frequente è probabile che ci sia un reflusso gastro-esofageo; il rimedio è togliere i cibi yin (zucchero, dolci di pasticceria, gelati, bevande alcoliche, yogurt, olio crudo, latte, formaggi).

Cattiva digestione, pesantezza di stomaco dopo un pasto troppo abbondante. Ume-sho-bancha. Far bollire per qualche minuto una prugna umeboshi in una tazza di tè bancha e aggiungervi qualche goccia di shoyu.

Le umeboshi (si pronuncia umeboshi) sono prugne acerbe conservate sotto sale usate comunemente come ingredienti nella cucina giapponese; in Italia si trovano nei negozi di cibi naturali e biologici.

Colite. Crema di riso integrale con kuzu e zuppa di miso con alga wakame. Fare un brodo di verdure con un pezzo di carota, un pezzo di cipolla, e un pezzo (5 cm) di alga wakame previamente ammollata, senza sale, a fine cottura aggiungere un cucchiaino di miso e spegnere subito il fuoco. Il miso è un prodotto di soia e orzo (o riso) fermentato in cui le proteine sono già digerite per cui è molto nutriente e può essere assimilato anche in un intestino danneggiato. L’alga wakame contiene una mucillagine lenitiva per la mucosa. La zuppa di miso con alga wakame è particolarmente indicata per le coliti da radio o chemioterapia.

Diarrea. Crema di riso integrale ispessita con kuzu. La crema di riso si prepara o a partire dal chicco (una tazza di riso in 7-8 tazze di acqua, sale marino integrale, cuocere per almeno tre ore e passare al setaccio con un pestello, o al passaverdure con i buchi fini per togliere le fibre più grossolane) o a partire dai fiocchi di riso o da una farina grossolana di riso appena macinata (una tazza di fiocchi e farina in 5 tazza di acqua, sale, cuocere per 30 minuti).

Sciogliere un cucchiaino di kuzu in poca acqua fredda, aggiungerlo ad una tazza di crema di riso e bollire per qualche minuto. Il kuzu è un amido con la proprietà di tonificare le pareti dell’intestino, e di renderle impermeabili a cibi non ben digeriti.

Emorroidi. Togliere i cibi yin. Masticare (un pezzettino per volta perché sono molto forti) due o tre prugne umeboshi.

Nauseacinetosi. Masticare una galletta di riso integrale, meglio se tostata. Per la nausea in chemioterapia spalmarci sopra un velo di pasta di umeboshi o di miso. E’ utile anche (specie per la nausea in gravidanza) mangiare una patata bollita senza sale, perché le patate assorbono il sale in eccesso e le sostanze tossiche eliminate attraverso il tubo digerente.

Pancia gonfia. Masticare bene. E’ utile, per abituarsi a masticare a lungo, associare la masticazione alla respirazione masticando 5-7 volte inspirando e 5-7 volte espirando; contando cinque respiri avrete masticato 50-70 volte. Gli amidi, se non sono perfettamente digeriti dalla saliva, possono fermentare nell’intestino producendo gas. Anche le fibre degli alimenti integrali fermentano nell’intestino se non ci sono i microbi capaci di digerirli. Quando si passa ad una dieta integrale, quindi, è bene introdurre i cereali e soprattutto i legumi con gradualità, le prime volte passandoli al setaccio per eliminare le bucce e le fibre più grossolane.

Sonnolenza postprandiale. Verde scottato. Scottare per solo uno o due minuti una foglia verde (insalata verde, parte verde delle coste, catalogna, verza, o anche foglie di rape o rapanelli) in acqua bollente salata. Condire solo con qualche goccia di limone o di un aceto delicato. Questo sintomo è causato da un fegato affaticato e il fegato ama il verde e l’acido delicato.

Stitichezza. Sciogliere un cucchiaino colmo di kanten (agar-agar in scaglie) in una tazza di succo di mela senza zucchero. Portare ad ebollizione per qualche minuto e bere tiepido. Lubrifica l’intestino ed è particolarmente indicato se la cacca è dura. Fatelo alla sera prima di andare a letto. Utile anche la zuppa di carota e daikon (in parti uguali, senza sale). A meno che si stia facendo chemioterapia o che l’intestino sia molto infiammato la stitichezza si cura con cibi ricchi di fibre (cereali integrali, legumi, verdure). Vanno bene comunque anche i rimedi classici tipo prugne secche e fichi secchi messi in ammollo.

Colesterolo alto. Togliere uova, formaggi, salumi e carni rosse. Porridge di fiocchi di avena a colazione e se gradito anche a cena. Zuppa di fungo shiitake. Prodotti di soia (miso, tofu, tempeh). Passeggiate.

Desiderio smodato di dolci. Brodo di verdure dolci: una parte di cipolla, una di carota una di zucca e una di cavolo (verza o cavolfiore); bollire in acqua abbondante senza sale e berne un bicchiere ogni qualche ora. Va bene alla sera per chi non riesce ad addormentarsi.

Edemi, gambe gonfie, dolori articolari dovuti agli inibitori dell’aromatasi. Zuppa di fungo shiitake, solo o con anche cipolle e altre verdure; lasciare in ammollo il fungo con il gambo verso l’alto per 30 minuti, togliere la parte dura del gambo e tagliare la cappella a striscioline molto sottili, bollore 10-15 minuti senza sale.

Glicemia alta, diabete. Evitare i cibi ad alto indice glicemico (pane bianco, farina 0 e 00, patate, riso bianco, riso soffiato, fiocchi di mais, dolci commerciali); evitare le fonti di grassi saturi (vedi colesterolo).

Mangiare pasta e fagioli, riso integrale e lenticchie, e in generale cereali e legumi. Aggiungere qualche mandorla e cannella alla crema di cereali integrali; aggiungere aceto quando si mangiano le verdure con il pane (integrale).

Pressione alta. Ridurre il sale (usare un gomashio preparato con 14 cucchiai colmi di sesamo e un cucchiaio raso di sale, per condire), mangiare molte verdure verdi, evitare i grassi animali. Passeggiare ogni giorno almeno un’ora con passo vivace.

Osteoporosi. Camminare con lo zaino, praticare sport (il nuoto non serve); prendere sole (è sufficiente mezz’ora con le braccia scoperte); mangiare cipolle; mangiare alimenti vegetali ricchi di calcio (sesamo>mandorle>legumi e cavoli); preparare la zuppa di pesce ogni 15 giorni (senza sale in pentola a pressione con acqua abbondante, una cipolla e una carota, per almeno 45 minuti).

Trigliceridi alti. Togliere fruttosio, e quindi zucchero, miele, frutta e vino.

E’ Scientifico: Cani e gatti rendono i bambini più forti, intelligenti e sensibili

Cani e gatti

 

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E’ Scientifico: Cani e gatti rendono i bambini più forti, intelligenti e sensibili

Ricerche scientifiche affermano che i bambini cresciuti con cani o gatti hanno molti benefici fisici e psicologi, come ad esempio una migliore empatia, autostima, senso di responsabilità e pazienza. Chi ha un animale domestico conosce il piacere e la gioia che solo la compagnia del nostro amico a quattro zampe può dare. Vediamo in dettaglio tutti gli aspetti positivi della crescita comune di cuccioli di uomo e animali.

Gli studi scientifici a riguardo si sprecano. Ma tutti portano alla stessa conclusione: i bambini che crescono con un cane hanno un’intelligenza emotiva molto più sviluppata rispetto a quelli che vivono senza. Si tratta di quel tipo di intelligenza che permette di esprimere i propri sentimenti in modo corretto e di riconoscerli anche nel prossimo. Per gli specialisti è un’intelligenza in grado di dare al bambino un giusto equilibrio tra la ragione e i sentimenti facendone così un adulto equilibrato.

MAGGIORE EMPATIA E CAPACITA’ DI COMPRENDERE GLI ALTRI

I bambini che crescono con gli animali domestici hanno una capacità empatica, dileggere e comprendere le emozioni e i comportamenti altrui maggiore, proprio perché allenati fin dalla più tenera età all’osservazione di un essere vivente ricco di bisogni fisici ma anche psicologici come un animale, ma difficilmente interpretabili.  Gli animali trasmettono continuamente il loro stato emotivo attraverso il loro campo energetico che si esterna attraverso uno sguardo, un gesto, la vicinanza o il calore fisico. Questo allena i bambini a decifrare il codice energetico del linguaggio non verbale ed applicarlo nella vita quotidiana con le altre persone (che spesso nascondono e coprono con il linguaggio verbale il loro stato emotivo).

MIGLIORA L’AUTOSTIMA, LA FIDUCIA E LA COMPASSIONE

Prendersi cura di un animale comporta necessariamente delle responsabilità, queste infondono nel bambino un senso di realizzazione e lo aiutano a sentirsi indipendente e competente. Nienke Endenburg e Ben Baarda, autori del libro The Waltham Book of Human–Animal Interaction, riportano un esperimento nel quale ibambini con bassa autostima hanno mostrato grandi progressi dopo aver avuto un animale nella propria classe per nove mesi. Le sensazioni positive fornite dal nostro animale domestico accrescono la fiducia e l’autostima dei bambini perché l’animale restituisce loro gratitudine ed affetto profondo e sincero. Cresceranno così percependosi come individui capaci di dare e meritevoli di ricevere affetto e amore. Numerosi studi hanno inoltre dimostrato che i bambini che vivono con animali hanno più compassione nei confronti degli altri animali e degli esseri umani.

FAVORISCE LO SVILUPPO COGNITIVO

La vicinanza di un animale domestico può facilitare l’acquisizione del linguaggio e migliorare lecompetenze verbali nei bambini. I bimbi infatti non si limitano a giocare con gli animali, gli parlano e spesso leggono perfino insieme a loro. “Dialogare” con un animale aiuta anche i bambini a combattere la balbuzie.

STIMOLA L’ATTIVITA’ FISICA E LA SOCIALIZZAZIONE

Secondo uno studio condotto dai ricercatori della University of Western Australia, i bambini che crescono con un cane hanno il 50% di probabilità in più di svolgere i livelli minimi di attività fisica raccomandati dai pediatri per crescere sani. Inoltre portare a passeggio l’animale, fargli fare i bisogni spinge il bambino a stare all’aperto esocializzare. Essendo infatti riconosciuto dal suo fedele amico a quattro zampe, avrà meno difficoltà emotive nel contatto con gli altri.

SISTEMA IMMUNITARIO PIU’ FORTE E MENO ALLERGIE

Un aspetto che può spaventare le mamme, è la paura che l’animale possa trasmettere malattie o infezioni ai propri figli, ma non è così! Anzi è stato dimostrato che i bambini che vivono a stretto contatto con gli animali sviluppano prima le difese da possibili allergie e avranno un sistema immunitario più forte crescendo quindi più sani e protetti. Infatti lo studio pubblicato da Clinical & Experimental Allergy spiega come i giovani che hanno vissuto con un cane durante il loro primo anno di vita hanno il 50% di possibilità in meno di diventare sensibili alle allergie rispetto a quelli che non sono cresciuti con un cane.

RIDUCE LO STRESS E FAVORISCE IL RILASSAMENTO

Uno studio condotto dai ricercatori dell’Università di Pretoria in Sudafrica afferma chegli animali aiutano adulti e bambini ad affrontare periodi difficili con più calma e meno stress. Inoltre è scientificamente provato checoccolare un cane o un gatto rallenta il battito cardiaco, abbassa la pressione sanguigna e rallenta le onde cerebrali indicando un generale rilassamento. Si ottengono quindi rilevanti e benefiche modificazioni neuro-ormonali che rilasciano una sensazione di tranquillità e benessere.

Questa è una delle ragioni che spiega l’ampia introduzione degli animali nelle terapie riabilitative, conosciuta con il nome di pet-therapy. Gli animali offrono un sostegno emotivo impareggiabile e sono in grado di attenuare le emozioni negative. Nel corso di un’indagine nella quale è stato chiesto ai bambini a chi si rivolgerebbero in caso di difficoltà, la maggior parte di loro ha menzionato il proprio animale. Gli animali domestici possono infatti farci sentire un appoggio incondizionato, mentre le altre persone potrebbero invece giudicare e criticare.

QUALE ANIMALE DOMESTICO SCEGLIERE?

Il cane, proprio per la sua storia evolutiva di domesticazione, è l’animale con cui si riesce maggiormente a comunicare. Ma anche altri piccoli animali come gatti, uccellini, conigli, ecc. possono essere compagni importanti per la crescita, non solo del piccolo ma dell’intero nucleo familiare. L’importante è sempre interpellare un veterinario di fiducia che consigli l’animale che maggiormente può adattarsi a quel contesto di famiglia, tenendo contro sia degli spazi che del tempo da dedicare al compagno peloso.

 

 

Grani antichi: fonte di benessere e salvaguardia della biodiversità

 

Grani antichi

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Grani antichi: fonte di benessere e salvaguardia della biodiversità

Grani antichi e grano comune sono cereali completamente diversi, vediamo perché.

Nell’articolo Cereali e glutine: nuove intolleranze e sensibilità del nostro corpo, abbiamo già approfondito il tema del grano utilizzato per la preparazione di moltissimi alimenti e delle sue modifiche genetiche, che molti esperti ritengono essere la causa di disturbi e problemi in molte persone.

Perché tornare ai grani antichi ?

Il grano comune è stato geneticamente modificato, ovvero trattato in mondo che si mantenesse ad una determinata altezza affinché le spighe non si pieghino e spezzino. Tutto questo per poter rispondere alle esigenze di maggior produzione e business del mercato. Questo insieme all’utilizzo intensivo di pesticidi ha reso molti terreni sterili, il grano nel tempo ha perso molte proprietà nutrizionali, è aumentata la quantità di glutine e con essa le intolleranze alimentari.

I grani antichi: un tesoro da conservare

Fortunatamente in Italia vi sono delle regioni che possiedono ancore dei terreni fertili in grado di produrre dei grani genuini e ricchi di tutte le loro benefiche proprietà: sono quelli oggi definiti “grani antichi”.

I loro fusti, mantenuti naturali ovvero non modificati, sono alti con grandi spighe i cui semi contengono poco glutine, la parte proteica del frumento che oggi sta causando intolleranze, scarsa digeribilità e disturbi intestinali.

I terreni italiani coltivati con grani antichi si trovano principalmente in Sicilia e in Sardegna e forniscono un apporto nutrizionale di alta qualità, proprio perché naturali. Siamo grati agli agricoltori che si stanno dedicando al recupero di questi grani antichi e sono felice di contribuire a diffonderne la conoscenza.

Trovata la cura per la leucemia con la genetica: una puntura che modifica il sistema immunitario. Risultati positivi per 8 casi su 10. Ma è cara, una puntura costa 475mila dollari.

 

leucemia

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Trovata la cura per la leucemia con la genetica: una puntura che modifica il sistema immunitario. Risultati positivi per 8 casi su 10. Ma è cara, una puntura costa 475mila dollari.

Ecco la cura genetica al tumore: una puntura batte la leucemia.

Le autorità americane approvano il metodo Car-T che modifica i linfociti per uccidere le cellule del tumore. Costa 475mila dollari ed è efficace in 8 casi su 10.

La leucemia curata con la genetica. Modificando il sistema immunitario con una puntura da 475mila dollari.

Tanto, ma la vita ha un suo costo e l’incredibile sistema di cura è stato finalmente approvato dalle autorità mediche americane. La medicina sembra aver vinto la sua battaglia col tumore.

Ai pazienti malati di leucemia linfoblastica acuta vengono estratti dei linfociti T che vengono modificati geneticamente in laboratorio per mezzo di un virus con il metodo Car-T. Il virus veicola un gene nei linfociti che li rende in grado di riconoscere le cellule tumorali. Una volta fatti moltiplicare in laboratorio, vengono immessi nel sangue del paziente attraverso trasfusioni. Le nuove cellule T modificate, quindi, sono in grado di aggredire e distruggere il tumore. Il processo di modificazione genetica de linfociti T dura circa 22 giorni e una volta che le “nuove” cellule vengono spedite dal laboratorio all’ospedale per essere impiantate nel paziente, dove si moltiplicano fino a tenersi pronte in casi di necessità contro il tumore.

Il caso più famoso, come riporta il Corriere, è quello d Emily Whitehead, che dopo 5 anni da quando si è sottoposta alla nuova cura finalmente ha smesso di combattere la sua battaglia con la leucemia (vincendola). “I medici che l’hanno curata a Filadelfia – spiega il quotidiano di via Solferino – in questi anni si sono occupati di altri 63 bambini, tutti con leucemie che la stessa Food and Drug Administration ha definito ‘devastating and deadly‘”.

Al momento i numeri sono confortanti: otto bambini su 10 hanno riportato effetti positivi (e senza la cura sarebbero morti in breve tempo). Ci sono ovviamente effetti collaterali: “Si abbassa la pressione – spiega il Corriere – possono esserci febbre e congestione polmonare e soprattutto problemi neurologici”. Ma per ora gli aspetti positivi sono superiori a quelli negatativi. Il metodo è diffuso principalmente negli Stati Uniti, ma presto dovrebbe arrivare anche in Italia a spese del Servizio Sanitario Nazionale. A fornire la cura, al momento, è l’azienda farmaceutica Novartis, che pur riconoscendo l’alto costo del trattamento ha già comunicato di voler venire incontro a chi, negli Usa, non ha una copertura assicurativa.

fonte: QUI