Il 4 aprile di 51 anni fa veniva assassinato Martin Luther King. Il ricordo della figlia Bernice King: “Vi racconto mio padre che ha sfidato il razzismo”

 

Martin Luther King

 

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Il 4 aprile di 51 anni fa veniva assassinato Martin Luther King. Il ricordo della figlia Bernice King: “Vi racconto mio padre che ha sfidato il razzismo”

Bernice King: vi racconto mio padre Martin Luther che ha sfidato il razzismo

Il Guardian pubblica un’intervista a Bernice King, la figlia più piccola di Martin Luther, il leader del movimento per i diritti civili degli afroamericani, ucciso 50 anni fa a Memphis.

Il Guardian pubblica un’intervista a Bernice King, la figlia più piccola di Martin Luther, il leader del movimento per i diritti civili degli afroamericani, ucciso 50 anni fa a Memphis. E’ un colloquio bello, profondo, commovente quello del giornalista Ed Pilkington con una delle eredi del pastore pacifista. Si spazia dai ricordi intimi e privati di quella che era una bambina di soli 5 anni quando il 4 aprile del 1968 le venne ucciso il padre alle riflessioni di una donna adulta sull’America di oggi, quella segnata dalle politiche di da Donald Trump.

“Quando tornava nella nostra casa sulla Sunset Avenue, ad Atlanta in Georgia, dopo aver sfidato razzisti e manganelli, mio padre faceva con noi il gioco del bacio. Per ognuno aveva un bacio in un posto zuccherino del viso. Ognuno di noi ne aveva uno – il punto di zucchero della mamma era, naturalmente,  sulle labbra; per i miei due fratelli su entrambe le guance; per Yolanda poco fuori  l’angolo della bocca e per me sulla fronte”. Bernice e i suoi fratelli – Yolanda, che morì nel 2007, Martin e Dexter – sono associati per sempre alla famosa frase di Martin Luther King del 1963, quella che risuonò come un grande monito durante la Marcia su Washington: “Ho un sogno: che i miei quattro bambini piccoli vivranno un giorno in una nazione in cui non saranno giudicati dal colore della loro pelle ma per la qualità  del loro carattere “. Bernice ricorda molto poco dell 4 aprile 1968 . “Rammento che mia mamma Coretta, mentre salivamo sull’aereo che ci avrebbe portati a Memphis disse: ‘Papà è morto, non ci parlerà più ma
il suo “spirito” è andato a vivere con Dio'”.

Scrive ancora Il Guardian: “Bernice King ha trascorso una buona parte degli ultimi 50 anni cercando di comprendere il momento in cui suo padre le è stato sottratto. È stato un viaggio personale che si abbina in modo sorprendente al viaggio pubblico che l’America ha intrapreso nel tentativo di dare un senso compiuto alla missione di uno suoi figli più cari”.

Avanzano i razzismi nel mondo, le disuguaglianze crescono assieme alle povertà. La lezione di Martin Luther si è persa? “Non credo – dice Bernice – . Le sfide degli ultimi 15 mesi hanno ulteriormente rafforzato l’eredità di King, non l’hanno diminuita. Il mese scorso alla March for Our Lives in Washington ho visto uomini e donne marciare, soprattutto centinaia di migliaia di bambini guidati dagli studenti sopravvissuti al massacro alla scuola superiore Marjory Stoneman Douglas, che hanno chiesto a gran voce alla politica di fermare la violenza armata”. Quel giorno ha preso la parola Yolanda Renee King, di nove anni, la nipote di Bernice che ha raccontato al mondo il sogno di un mondo senza armi.

“La lotta – dice ancora Bernice King al Guardian – è un processo senza fine, la libertà deve essere guadagnata da ogni generazione. E vedendo nelle strade del mio Paese i ragazzi che protestano io dico che questa nazione si è svegliata, c’è un nuovo, diverso tipo di attenzione verso i grandi problemi dell’umanità, un’attenzione che forse si era smarrita negli ultimi 25 anni. Alla fine ho ancora la stessa speranza di mio padre: che la verità disarmata e l’amore incondizionato avranno l’ultima parola”.
Bernice sarà intervistata martedì 3 aprile alle ore 21  su Rai Storia che subito dopo  trasmetterà “Un uomo nel mirino. Martin Luther King e l’Fbi”,  un documentario in prima visione che racconta la feroce opposizione politica, in parte sostenuta direttamente dal governo americano, contro il leader nero. Per molti anni infatti il reverendo King fu vittima di una campagna intimidatoria messa in atto dall’Fbi di Edgar Hoover, con atti così estremi da far sospettare ancora oggi l’opinione pubblica che l’agenzia federale fosse in qualche modo coinvolta nell’assassinio avvenuto a Memphis. Il documentario rivela la durezza della campagna d’odio ideata da Hoover, esamina nel dettaglio le strategie intimidatorie utilizzate dall’FBI nei confronti di Martin Luther King, e delinea il possibile legame oscuro tra questa campagna segreta e spesso illegale e i valori della società americana di oggi.

 

 

tratto da: http://www.globalist.it/news/articolo/2018/04/02/bernice-king-vi-racconto-mio-padre-martin-luther-che-ha-sfidato-il-razzismo-2022008.html

Il 3 aprile di 15 anni fa ci lasciava, troppo presto, l’indimenticabile Gabriella Ferri – Ricordiamola con le sue cinque canzoni più belle…

 

Gabriella Ferri

 

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Il 3 aprile di 15 anni fa ci lasciava, troppo presto, l’indimenticabile Gabriella Ferri – Ricordiamola con le sue cinque canzoni più belle…

 

Gabriella Ferri ci lasciava il 3 aprile del 2004, lasciando un vuoto immenso nella musica italiana e nei nostri cuori. La bella e triste Signora di Roma ha saputo reinterpretare la tradizione dei canti popolari con la sua personalità esuberante, raccogliendo l’eredità di Claudio Villa. E’ stata una interprete indimenticabile, vera e sensibile, al punto di ammalarsi di quella depressione che la uccise.

Vogliamo renderle omaggio ricordando le sue 5 canzoni più belle.

Sempre
Ognuno è un cantastoria
Tante facce nella memoria
Tanto di tutto tanto di niente
Le parole di tanta gente.
Tanto buio tanto colore
Tanta noia tanto amore
Tante sciocchezze tante passioni
Tanto silenzio tante canzoni.
Anche tu così presente
Così solo nella mia mente
Tu che sempre mi amerai
Tu che giuri e giuro anch’io
Anche tu amore mio
Così certo e così bello.
Anche tu diventerai
Come un vecchio ritornello
Che nessuno canta più
Come un vecchio ritornello.
Anche tu così presente – sempre
Così solo nella mia mente – sempre
Tu che sempre mi amerai – sempre
Tu che giuri e giuro anch’io – sempre
Anche tu amore mio – sempre
Così certo e così bello.
Anche tu diventerai
Come un vecchio ritornello
Che nessuno canta più
Come un vecchio ritornello
Che nessuno canta più.
Ognuno è un cantastoria
Tante facce nella memoria
Tanto di tutto tanto di niente
Le parole di tanta gente.
Anche tu così presente
Così solo nella mia mente
Tu che sempre mi amerai
Tu che giuri e giuro anch’io
Anche tu amore mio
Così certo e così bello
Anche tu diventerai
Come un vecchio ritornello
Che nessuno canta più
Come un vecchio ritornello
Che nessuno canta più.
Dove sta Zazà
Era la festa di San Gennaro,
quanta folla per la via…
Con Zazá, compagna mia,
me ne andai a passeggiá.
C’era la banda di Pignataro
che suonava il “Parsifallo”
e il maestro, sul piedistallo,
ci faceva deliziá…
Nel momento culminante
del finale travolgente,
‘mmiez’a tutta chella gente,
se fumarono a Zazá!…
Dove sta Zazá?!
Uh, Madonna mia…
Come fa Zazá,
senza Isaia?…
Pare, pare, Zazá,
che t’ho perduta, ahimé!
Chi ha truvato a Zazá
ca mm”a purtasse a me…
Jámmola a truvá…
sù, facciamo presto.
Jámmola a incontrá
con la banda in testa…
Uh, Zazá!
Uh, Zazá!
Uh, Zazá!
tuttuquante aîmm”a strillá:
Zazá, Zazá,
Isaia sta ccá!
Isaia sta ccá!
Isaia sta ccá!…
Zazá, Zazá,
za-za-za-za,
comm’aggi ‘a fá pe’ te truvá?!
I’, senza te, nun pozzo stá…
Zazá, Zazá,
za-za-za-za…
Za-za-za-za-za-za-zá…
Era la festa di San Gennaro,
l’anno appresso cante e suone…
bancarelle e prucessione…
chi se po’ dimenticá!?
C’era la banda di Pignataro,
centinaia di bancarelle
di torrone e di nocelle
che facevano ‘ncantá.
Come allora quel viavai,
ritornò per quella via…
Ritornò pure Isaia,
sempre in cerca di Zazá…
Dove sta Zazá?
Uh! Madonna mia…
Come fa Zazá,
senza Isaia?
Pare pare, Zazá
che t’ho perduta, ahimé!
Chi ha truvato a Zazá,
ca mm”a purtasse a me…
Se non troverò
lei, ch’è tanto bella,
mm’accontenterò
‘e trová ‘a sorella…
T’amerò,
t’amerò,
t’amerò,
pure a lei glielo dirò
che t’amerò:
T’amerò, Zazá!
T’amerò, Zazá!
T’amerò, Zazá!
Zazá, Zazá,
za-za-za-za…
che t’amerò ll’aggi”a cuntá…
Con tua sorella aggi”a sfugá…
Zazá, Zazá,
za-za-za-za…
Zazá, Zazá,
za-za-za-za…
comm’aggi”a fá pe’ te truvá?!
I’, senza te, nun pòzzo stá!
Zazá, Zazá,
za-za-za-za-za…
Za-za-za-za-za-za-zá.

 

 

Dove sta Zazà?
Dove sta Zazá?! Uh, Madonna mia… 

Le Mantellate
Ma che parlate a fa’…qui drento ce sta solo infamità.

 

Remedios
Remedios, niña pequeña, chiquita, hermosa, preciosa… Linda niñita quedada así, sentada en la orilla del mar…

 

Grazie alla vita
Grazie alla vita / Che mi ha dato tanto /Mi ha dato il passo /Dei miei piedi stanchi /Con loro ho attraversato /Città e pozze di fango /Lunghe spiagge vuote /Valli e poi alte montagne /E la tua casa la tua strada /Il tuo cortile…

 

Sempre
Anche tu diventerai /Come un vecchio ritornello /Che nessuno canta più.

 

 

3 aprile 1944 – L’ultima lettera del professore partigiano: figlia adorata, sarò fucilato all’alba per un ideale…

 

partigiano

 

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3 aprile 1944 – L’ultima lettera del professore partigiano: figlia adorata, sarò fucilato all’alba per un ideale…

Paolo Braccini era docente di zootecnia generale e speciale all’università di Torino. Aderì alla lotta Partigiana. Il 3 aprile del 1944 scrisse alla sua piccola Gianna…

3 aprile 1944
Gianna, figlia mia adorata,
è la prima ed ultima lettera che ti scrivo e scrivo a te per prima, in queste ultime ore, perché so che seguito a vivere in te.
Sarò fucilato all’alba per un ideale, per una fede che tu, mia figlia, un giorno capirai appieno.
Non piangere mai per la mia mancanza, come non ho mai pianto io: il tuo Babbo non morrà mai. Egli ti guarderà, ti proteggerà ugualmente: ti vorrà sempre tutto l’infinito bene che ti vuole ora e che ti ha sempre voluto fin da quando ti sentì vivere nelle viscere di tua Madre. So di non morire, anche perché la tua Mamma sarà per te anche il tuo Babbo: quel tuo Babbo al quale vuoi tanto bene, quel tuo Babbo che vuoi tutto tuo, solo per te e del quale sei tanto gelosa.
Riversa su tua Madre tutto il bene che vuoi a lui: ella ti vorrà anche tutto il mio bene, ti curerà anche per me, ti coprirà dei miei baci e delle mie tenerezze. Sapessi quante cose vorrei dirti ma mentre scrivo il mio pensiero corre, galoppa nel tempo futuro che per te sarà, deve essere felice. Ma non importa che io ti dica tutto ora, te lo dirò sempre, di volta in volta, colla bocca di tua Madre nel cui cuore entrerà la mia anima intera, quando lascierà il mio cuore.
Tua Madre resti sempre per te al di sopra di tutto.
Vai sempre a fronte alta per la morte di tuo Padre.

Paolo Braccini

 

Paolo Braccini (Dal sito Anpi)

Nato a Canepina (Viterbo) il 16 maggio 1907, fucilato a Torino il 5 aprile 1944, docente universitario, Medaglia d’oro al valor militare alla memoria.