4 giugno 1994 – 25 anni senza Massimo Troisi. Lo ricordiamo con il suo canto del cigno “Il postino”: la poesia che vince la morte…

 

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4 giugno 1994 – 25 anni senza Massimo Troisi. Lo ricordiamo con il suo canto del cigno “Il postino”: la poesia che vince la morte…

Ispirato al romanzo Il postino di Neruda (Ardiente paciencia), scritto dal cileno Antonio Skármeta e pubblicato nel 1986, Il postino è l’ultima opera diretta e interpretata da Massimo Troisi, scomparso il 4 giugno 1994 12 ore dopo aver terminato le riprese. Insieme a lui a dirigere il film c’era anche Michael Radford, regista britannico principalmente noto per aver diretto Orwell 1984 e Il mercante di Venezia.

Accarezzato dalle musiche di Luis Bacalov, ispirate a Nelle mie notti di Sergio EndrigoIl postino rappresenta quel trionfo internazionale che Troisi inseguiva da tempo. A onor del vero, il lungometraggio conquisterà numerose nomination, aggiudicandosi un BAFTA al miglior regista e alla migliore colonna sonora, il David di Donatello per il miglior montatore, un Nastro d’Argento per la miglior musica, e un Premio Oscar alla Miglior colonna sonora drammatica. Inoltre il New York Times ha inserito la pellicola nella lista dei 1000 migliori film di sempre.

Fu amore a prima vista. Stavamo sempre insieme. Vedendolo nel Postino ho pianto. Era come un volo senza ali, il suo corpo smagrito fluttuava sopra lo schermo, magicamente.

Roberto Benigni

Il film è ambientato nell’estate del 1952, in un’isola del sud Italia. Mario Ruoppolo (Massimo Troisi) si rifiuta di perseguire la tradizione familiare che lo vuole pescatore, così trova lavoro come portalettere. L’unico suo compito è quello di consegnare le lettere ad un personaggio illustre: il poeta Pablo Neruda (Philippe Noiret), in esilio in Italia a causa delle proprie idee politiche. Mario resterà sorpreso dalle numerose lettere che l’uomo riceve ogni giorno, così decide di acquistare un libro del poeta, per capire quale segreto si cela dietro la sua popolarità. Tra i due si stringerà un forte amicizia, non a caso sarà proprio Don Pablo (come lo chiama il protagonista) ad aiutare Mario a conquistare il cuore di Beatrice (Maria Grazia Cucinotta). Il giovane uscirà dal guscio della propria timidezza e grazie alla poesia e ai consigli di Neruda riuscirà a sposare, dopo aver superato numerosi ostacoli, la sua Beatrice.

Quando la spieghi la poesia diventa banale, meglio di ogni spiegazione è l’esperienza diretta delle emozioni che può svelare la poesia ad un animo predisposto a comprenderla.

Pablo Neruda

In questo lungometraggio il protagonista rievoca, con un fare nostalgico, due grandi temi della vita, o meglio misteri: la morte e la bellezza. Dietro al volto stanco e sofferente di Massimo Troisi, si nasconde un’interiorità esplosiva, ricca di vita, con una gran voglia di amare, di soffrire, di godere delle bellezze del mondo. I quotidiani incontri diventano l’occasione per il postino e il poeta, di narcotizzare i dolori della vita, l’insanabile ferita della solitudine. Maria Grazia Cucinotta non a caso, diventa la musa ispiratrice su cui costruire il desiderio di vivere, di migliorare la propria esistenza. Il postino è una semplice dichiarazione d’amore e di amicizia, ma allo stesso tempo un cantico immortale, capace di graffiare, vezzeggiare, i meandri e le ferite dell’anima.

L’attore napoletano ci lascerà subito dopo le riprese ed anche in questo caso non smetterà di stupire. Troisi non solo ci ha mostrato occhi nuovi con cui guardare la realtà, ma è stato capace anche di sconfiggere la morte, servendosi solo del leggero e sottile suono della poesia.

Tratto da: MIfacciodiCultura

Angelo e Valerio, i contadini che stanno creando un mercato di semi antichi per combattere Ogm e Multinazionali

 

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Angelo e Valerio, i contadini che stanno creando un mercato di semi antichi per combattere Ogm e Multinazionali

Pomodori neri, 30 varietà di patate e non solo. Questa è la storia di Angelo e Valerio che in Puglia, stanno creando un mercato di semi antichi per combattere ogm e multinazionali.

Angelo Giordano è un agronomo mentre Valerio Tanzarella è un avvocato, che ha lavorato per anni a Rai Cinema nell’ufficio legale. Sono entrambi di Ceglie Messapica e cinque anni e mezzo fa hanno creato Ex Terra, una società Srl che però è anche una SB, una società benefit.

“Oltre a essere una società con profitto, come tutte le altre, la nostra persegue anche fini etici. Insieme abbiamo un azienda che si occupa di semi di varietà dimenticate, rare e preziose, antiche e particolari, di coltivarle, di studiarle e di diffonderle”, dicono.

Un percorso che va controcorrente nell’epoca di Monsanto-Bayer e Syngenta, i colossi che producono pesticidi e glifosato. Angelo e Valerio puntano, invece, alla valorizzazione e alla tutela dell’agro- biodiversità locale.

“La scelta di puntare sulla biodiversità ha diverse ragioni, in primis etiche e culturali. Ogni territorio ha la sua vocazione, è impensabile continuare a coltivare ortaggi ibridi che sono il risultato di ricerche fatte in laboratori che nulla hanno a che fare con la zona nella quale verranno poi coltivati i medesimi ibridi. La pretesa di imporre colture valide in tutto il globo, a qualsiasi latitudine, ci sta di fatto impoverendo massacrando il lavoro fatto da Madre natura e dall’uomo nel corso di millenni”, dicono.

Pomodori, patate e non solo

Dal 2012, i due, hanno oltre 7mila varietà diverse, tra cui 1200 tipologie di pomodori.

“Abbiamo in saccoccia 20 varietà di melanzane, 200 di peperoncini e peperoni, 30 di patate, 15 di piselli, 15 di taccole, 30 di fave, 10 di ceci, 100 di meloni e poi zucche, un vitigno composto da quasi 20 varietà di uva diverse”.

Tutti frutti di una natura straordinaria che non ha bisogno di fertilizzanti e pesticidi.

“Il contadino è invitato a usare queste sementi delle multinazionali, perché garantiscono resa e anche finanziamenti europei, a scapito della qualità” racconta Valerio.

“Un contadino non si mette in proprio perché è schiavo di una filiera dalla quale non riesce a svincolarsi: se io produco tanti pomodori, l’azienda trasformatrice ha un macchinario formattato solo per alcune misure precise di 5 varietà di pomodori (le stesse sementi delle multinazionali). I concimi e le vaschette, le macchine per incapsulare il seme sono da sempre settati per quelle poche fortunate varietà d’elite in mano a Monsanto e Syngenta. Tutto il mondo agricolo è costruito su quelle poche specie in mano alle multinazionali”, dice Angelo.

Attraverso lo scambio di semi però questa routine può essere messa in crisi, anche se il problema è la legislazione:

“Se tu hai tanti soldi iscrivi le varietà, te ne inventi una in laboratorio e la iscrivi nei registri nazionali ed europei. Questo metodo incastra però i piccoli coltivatori che non possono permettersi di spendere tanti soldi per brevettare le proprie piccole varietà e sprecare il tempo ad aspettare questo cacchio di brevetto. Per non parlare dei documenti, gli studi e le ricerche, i documenti legali da allegare per sollecitarne l’approvazione”.

tratto da: https://munchies.vice.com/it/article/59yeek/archivio-semi-antichi-puglia