“Questo è il nostro mondo” un altro fantastico corto di Steve Cutts

Steve Cutts

 

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“Questo è il nostro mondo” un altro fantastico corto di Steve Cutts

Il video animato di Moby sulla dipendenza da smartphone

È stato definito dallo stesso Moby “uno dei video più belli mai stati fatti su una sua canzone“. È il clip uscito a ottobre sull’ultimo suo singolo Are You Lost In The World Like Me?, realizzato dal disegnatore Steve Cutts con uno stile d’animazione ispirato ai cartoni anni ’30. Il tema è uno di quelli più discussi e controversi dei nostri tempi: l’alienazione causata dalla diffusa dipendenza da smartphone ed accessori elettronici nella vita quotidiana. Tema che sembra molto sensibile per Moby, che ha commentato la cosa con parole forti, accusando di fatto l’umanità di “aver distrutto la nostra stessa capacità di avere interazioni con le persone“.

 

Oncologia, tagliati la treccia e mettila in banca…

Oncologia

 

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Oncologia, tagliati la treccia e mettila in banca…

Parte da Buenos Aires, Roma e Bari.Il tam tam in rete: donate i capelli naturali che diventano parrucche a basso costo. Per i malati curati con la chemioterapia

di GIUSEPPE DEL BELLO

UNA RAGAZZA allo specchio, il suo sorriso e quella treccia nera che la forbice sta per recidere. È uno spot, una semplice foto. Che racconta perché e come si può aiutare chi sta combattendo contro il cancro. Donare i propri capelli, sapendo che non saranno spazzati via ma che, riciclati, diventeranno una parrucca. Naturale, e che tornerà sulla testa di chi li ha persi a causa della chemio. Emmina, Sabrina, Paula, Yvette. Quattro nomi, la sintesi di una solidarietà che non conosce confini. Che unisce un continente all’altro. Che parte da lontano e che, per magica sincronia, scatta in contemporanea tra Roma, Bari e Buenos Aires. Un tam tam che potrebbe (e dovrebbe) espandersi. Sabrina è la prima a postare su Facebook: «Qualche giorno fa ho donato i miei capelli. Adesso sono sulla testa di Belén, una bimba di Moreno (Buenos Aires) in chemio». Segue una sfilza di ringraziamenti a chi ha partecipato alla catena solidale. E quindi l’hashtag #Contagiate #donatupelo@ sabrinasuarezpombo, vuol dire “Diffondete, donate i vostri capelli”.

Dall’altra parte della terra c’è chi legge e lo fa suo. Paula abita a Roma, anche lei è di Buenos Aires, anche lei ha una figlia che di anni ne ha cinque. A Emmina racconta la storia di una bimba come lei: «Belén sognava di riavere i suoi bei capelli, li aveva persi perché malata. Noi possiamo aiutarla, le mandiamo in segreto una tua treccia»?
La piccola non è molto convinta, piuttosto i capelli lunghi e lucidi la proiettano nel mondo delle fate. E di Rapùnzel, la principessa dalla treccia di 20 metri. Poi però, prevale il senso di giustizia di una mamma che sa educare. Grazie anche al parrucchiere che attenua quel primo dolore infantile con un taglio corto che mette in risalto i lineamenti della bimba. “Nuova vita ai capelli di Emmina”, è il post che, subito dopo, Paula affiderà a Fb: «La banca dei capelli crea e distribuisce le parrucche ai malati di cancro ».

E sempre in rete, su Google, si scopre che anche in Italia era partita un’iniziativa simile a quella di Sabrina. Ad Acquaviva delle Fonti, in provincia di Bari, dove Yvette Portelli, ha mosso mezzo mondo per portare avanti il progetto. Yvette è di Malta, ma vive in Puglia da tre anni. Nel 2014 perde Nirvana, l’amica del cuore morta di cancro al seno: «Aveva fatto la chemio, e io riuscivo solo a dirle: vedrai, starai bene. Invece se n’è andata, anche lei aveva perso i capelli. Ne aveva risentito molto. Come spesso accade, le pazienti non si riconoscono più in un’estetica mutata. Così organizzai “Non siete sole”, la prima manifestazione di solidarietà con il coinvolgimento di un parrucchiere di Acquaviva. Per prima, mi sottoposi a un taglio radicale, ne soffersi ma pensai a quelle donne per le quali la rinuncia è obbligata». Ma recidere una ciocca o tutta la chioma non basta. Yvette va in giro per la Puglia. Cerca e trova un’azienda di Bari che fa parrucche. Stringe un patto. Che prevede l’invio dei capelli veri da parte dei donatori e la restituzione da parte della ditta di una parrucca sintetica che oggi ha un costo tra i 250 e i 500 euro. Uno “scambio” solidale che consentirà a tante pazienti con reddito basso di ricevere un toupet fatto apposta.

«Da ogni chilo di capelli si otteneva una parrucca sintetica – spiega Portelli – poi, dopo quella prima esperienza abbiamo trovato un’altra piccola ditta in Sicilia, dove fanno parrucche con capelli veri. Noi mandiamo a spese nostre i capelli con corriere. E loro ci spediscono gratis la parrucca che a sua volta inviamo alla paziente per solo 15 euro». Ma Yvette ha ancora un obiettivo. Ambizioso, non impossibile: «Fare noi le parrucche ad Acquaviva, così chi vuole può scegliere direttamente ciò di cui ha bisogno».
fonte: http://www.repubblica.it/salute/medicina/2017/09/22/news/oncologia_tagliati_la_trecca_e_mettila_in_banca-176192184/?ref=fbp5

Tumori: nel luppolo della birra l’arma che aiuterà a contrastare il cancro?

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Tumori: nel luppolo della birra l’arma che aiuterà a contrastare il cancro?

Birra contro i tumori? A patto che se ne beva poca e con responsabilità, la scienza avrebbe già confermato parecchie volte i suoi benefici. E ora è stato dimostrato che questa bevanda potrebbe contenere anche alcune sostanze utili per contrastare il cancro. Tutto merito del luppolo.

Secondo gli studiosi del dipartimento di Farmacia dell’Università di Pisa, infatti, la birra ha in sé una molecola in grado di “affamare” il tumore al punto da contrastarne la diffusione.

I ricercatori, guidati da Armando Rossello, si sono basati sulle proprietà antiangiogeniche di un fitocomposto, il cosiddetto Xantumolo (XN), un flavonoide che si trova  in discrete quantità proprio nel luppolo e nella birra e ha notevoli proprietà benefiche.

La ricerca è stata svolta in collaborazione con il gruppo della dottoressa Adriana Albini, direttrice del laboratorio di Biologia vascolare e angiogenesi di MultiMedica e direttore scientifico della Fondazione MultiMedica Onlus, e del professor Douglas Noonan, dell’Università dell’Insubria di Varese. I risultati sono stati pubblicati sulla rivista internazionale “European Journal of Medicinal Chemistry”.

Lo studio

Due dei nuovi derivati dello Xantumolo brevettati sono in grado di esercitare un’attività anti-angiogenica ancora maggiore rispetto al principio naturale base dello XN.

Da questa ipotesi, lo studio è arrivato a dimostrare che i nuovi Xantumoli sono in grado di ridurre l’angiogenesi dell’80% in test sperimentali e sono  efficaci nell’interferire con le funzioni chiave della cellula endoteliale, che è la struttura di base cellulare che costituisce i vasi sanguigni tumorali.

Questa ricerca – spiega il professor Rossello – ha avuto l’obiettivo di progettare e sviluppare modificazioni strutturali della molecola dello xantumolo per migliorarne le proprietà anti angiogeniche mantenendo la sua bassa tossicità”.

Il passo successivo – ha aggiunto la dottoressa Albini – sarà quello di testare i più attivi derivati brevettati del luppolo in modelli cellulari complessi e individuare i principali interruttori molecolari coinvolti nel loro effetto anti-angiogenico e anti-tumorale come possibili bersagli da colpire, sia in approcci terapeutici sia di prevenzione”.

Si tratta di risultati che chiaramente aprono la strada a uno sviluppo futuro su più ampia scala di analoghi sintetici dello Xantumolo, ma è ancora tutto da sperimentare.

Germana Carillo

 

fonte: https://www.greenme.it/vivere/salute-e-benessere/25190-luppolo-tumori

Comportatevi come se foste felici e lo sarete davvero

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Comportatevi come se foste felici e lo sarete davvero

L’essere umano è un’entità complessa guidata e dominata dalle emozioni. Le emozioni ci inducono a scelte (giuste o sbagliate che siano). Le emozioni possono farci provare freddo o caldo. Le emozioni possono distruggerci la vita oppure possono renderla un posto meraviglioso.

Per poter abbracciare la felicità, non dobbiamo essere in balia delle nostre emozioni ma dobbiamo imparare a reagire, dobbiamo prendere il controllo della nostra vita e muoverci verso il cambiamento e il benessere.

Molte persone sono abituate a lasciarsi guidare dagli eventi. Sono preda delle emozioni e soprattutto preda degli impulsi inconsci. Una persona dovrebbe essere un’entità in continua evoluzione e non un sistema radicato nelle stesse idee e negli stessi atteggiamenti.

Un errore commesso da molti è l’auto-svalutazione affiancata da un’eccessiva auto-critica. Questi due fattori sono altamente limitanti e precludono felicità e crescita personale. Ecco un esempio pratico.

Se avete commesso un errore, essere severi con se stessi non vi porterà da nessuna parte. Poniamo per ipotesi che avete fatto una figuraccia a lavoro. Con una severa auto-critica e l’auto-svalutazione, la vostra mente non solo vi condanna per l’errore commesso ma riporta alla memoria molte delle figuracce collezionato in passato. Questo meccanismo non solo vi fa stare male in quel momento ma non vi consente di crescere. Vi blocca e vi condanna all’infelicità.

In una condizione mentale “convalidante”, la vostra mente dovrebbe pensare “ok, ho commesso un errore ma ho imparato e in futuro andrà meglio”. E’ così che ragionano le persone soddisfatte di sé ed è in questo modo che la pensano le persone felici.

Se non riuscite a essere felici, probabilmente non siete soddisfatti di voi stessi… e gli eventi della vostra vita sono solo la conseguenza della vostra insoddisfazione. Siete caduti in un circolo vizioso che vi tiene in trappola ma… non è impossibile uscirne.

Le ricerche dimostrano che il pensiero negativo e l’atteggiamento auto-svalutativo sono il fulcro responsabile della bassa autostima, dell’insuccesso e dall’infelicità cronica.

L’approccio che usiamo alla vita così come il nostro stile di pensiero, condizione fortemente la qualità della vita che viviamo.

Essere felici significa amarsi

Le persone con una buona e sana stima di sé sono in grado di sentirsi bene con se stesse, sono in grado di apprezzare e riconoscere i piccoli risultati ottenuti. Le persone con una buona autostima riconoscono di non essere perfetti, conoscono i loro punti deboli e lavorano ogni giorno per migliorarsi.

Tenere vivi ricordi di esperienze negative, vi rende sono più vulnerabili e meno propensi al miglioramento. L’auto-svalutazione è demotivante e senza motivazioni non si va avanti.

Attenzione! Le persone non sono soddisfatte di sé perché sono felici ma è vero il contrario: le persone riescono a essere felici perché hanno basi sicure e sono soddisfatte di sé.

Insomma, la via per la felicità è l’amor proprio. La felicità non è un dono ma una capacità da coltivare ogni giorno.

10 regole per coltivare la felicità

Ecco alcuni preziosi consigli da applicare (tutti i giorni) per praticare la felicità.

  1. Siate buoni con voi stessi.
    L’eccessiva autocritica è dannosa e non vi porta da nessuna parte.
  2. Perdonatevi ogni errore.
    Abbiamo visto come l’auto-svalutazione può compromettere la vostra vita.
  3. Self-talk positivo.
    Quando parlate con voi stessi, mantenete sempre toni positivi. Trasformatevi nel vostro coach benevole e compassionevole.
  4. Alimentazione
    Preparate pasti sani. Concentrate i vostri sforzi sulla cura del vostro corpo.
  5. Ambiente esterno
    Organizzate la vostra stanza e curate casa vostra. Un ambiente organizzato ed esteticamente gradevole può avere un buon impatto sulla psiche. Non è necessario ristrutturare casa, ma solo metterla in ordine e riorganizzare quelle cose che non vanno.
  6. Sposatevi
    Fatevi una promessa di matrimonio, promettete di amarvi e prendervi cura di voi stessi. Sposate la bella persona che vive in voi.
  7. Regali
    Acquistate solo le cose che vi piacciono davvero… non qualcosa per accontentarvi. Non cadete nella trappola: non è una questione di budget ma di sicurezza interiore.
  8. Formazione
    Investite tempo ed energie nell’acquisire nuove abilità. Se vi piace, fate un corso di cucina, di yoga o iscrivetevi a un corso di nuoto…. Regalate a voi stessi più abilità e conoscenze.
  9. Meditazione
    Ritagliatevi del tempo per praticare respirazione profonda, tecniche di rilassamento muscolare o meditazione. Queste pratiche vi aiuteranno a connettervi con voi stessi e a comprendere i vostri reali bisogni.
  10. Non caricatevi troppo
    La vostra vita, il vostro tempo, ha un grosso valore. Non sprecatelo nel gratificare gli altri a discapito della gratificazione personale.

La felicità non arriva da sola: va costruita giorno dopo giorno. La felicità non è un regalo che arriva da solo…! La convinzione che la felicità sia soltanto un dono “per persone fortunate”, nasce come concetto per perpetuare insoddisfazione, frustrazione, invidia e tristezza. Una volta capito che la felicità si conquista, sta a voi agire al meglio!

 

 

fonte: http://psicoadvisor.com/comportatevi-foste-felici-lo-sarete-davvero-7228.html

2 dicembre, giornata mondiale per l’abolizione della schiavitù – Vuoi concretamente fare qualcosa contro schiavitù? Allora evita questi marchi!

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2 dicembre, giornata mondiale per l’abolizione della schiavitù – Vuoi concretamente fare qualcosa contro schiavitù? Allora evita questi marchi!

UNA SERIE DI GRANDI AZIENDE SONO STATE ACCUSATE DI USARE LA SCHIAVITÙ INFANTILE PER FORNIRVI MOLTE TIPOLOGIE DI BENI, TRA I QUALI IL CIOCCOLATO.

Chi non ama il cioccolato? In effetti, il cittadino medio europeo mangia oltre i 10 chili di cioccolato ogni anno. Ma c’è un aspetto negativo di questo dolce al di là degli ingredienti semplicemente discutibili.

Molti di noi acquistano il  cioccolato senza pensare a chi lo ha fatto, e questo è un problema, dal momento che una serie di grandi aziende sono state accusate di usare la schiavitù infantile per fornirvi l’amato cioccolato.
Lo scorso settembre, una causa è stata presentata con un elenco di aziende che comprende Hershey, Mars e Nestle, sostenendo che le aziende stanno ingannando i propri consumatori perché finanziano il lavoro degli schiavi bambini in Africa occidentale.

È stato motivo di preoccupazione nel settore del cioccolato negli ultimi 15 anni. Il cacao è l’ingrediente principale nel cioccolato, e la maggior parte arriva dall’Africa occidentale, con i due maggiori produttori, la Costa d’Avorio e il Ghana, che rappresentano circa il 60 per cento della fornitura del cacao mondiale.

Molte aziende si affidano quasi esclusivamente all’Africa occidentale per il loro approvvigionamento di cacao, ma la maggior parte del cacao viene prodotto in piccole aziende agricole da parte di agricoltori che soffrono di povertà. Questi estremi spesso sfociano nel lavoro minorile. Già nel 2001, l’industria del cioccolato si è impegnata per porre fine alle pratiche in Costa d’Avorio e Ghana entro il 2005, ma questo termine è stato più volte rinviato. Ora, la speranza è quella di eliminarlo entro il 2020 .

Per capire perché questo è così importante, è necessario guardare al di là del denaro e al di là del cioccolato. È necessario prendere coscienza di ciò che sta accadendo a questi bambini, le condizioni di questi bambini non sono di certo delle migliori, intrappolati in fattorie isolate in cui lavorano per 80/100 ore ogni settimana. Spesso vengono picchiati con pugni, cinture e fruste varie, secondo i bambini liberati che hanno parlato in proposito nel film Schiavitù: Un indagine globale. “Le percosse erano una parte della mia vita”, ha spiegato il bambino schiavo liberato Aly Diabate . “Ogni volta che ti carichi di sacchetti (di semi di cacao) e cadi nessuno ti aiuta. Ti devi rialzare e via di nuovo, o sono problemi”.

Se vuoi evitare di sostenere la schiavitù dei bambini, (se hai una coscienza) si devono evitare queste  società di cioccolato:

Hershey

Mars

Nestlè

ADM Cocoa

Godiva

Fowler’s Chocolate

Kraft

A queste aziende (che tra l’altro sono importanti e grandi multinazionali) non importa poi tanto della schiavitù, visto che li conviene economicamente, infatti molte altre aziende, anche se non grandi come le 7 citate, hanno fatto una priorità nell’evitare di trarre profitto dalla sofferenza del lavoro minorile.

La scioccante documentario del 2000 intitolato Schiavitù: Un indagine globale, espone il profondo e oscuro collegamento del settore del cioccolato e i bambini schiavi. The Guardian  parlando dei 19 bambini liberati dalla schiavitù dalle autorità ivoriane, ha riferito che i bambini lavorano dall’alba al tramonto tutti i giorni, chiusi in un capannone di notte, hanno una tazza di latta in cui fare i bisogni, vengono anche legati e di routine picchiati. Migliaia di bambini vengono acquistati dai loro genitori in paesi come il Mali, il Burkina Faso, il Togo e per una miseria, o in alcuni casi addirittura rubati, e poi spediti in Costa d’Avorio, dove vengono ridotti in schiavitù nelle piantagioni di cacao. E poi c’è in occidente chi si ingrassa grazie a questo….

tratto da: http://lospillo.info/vuoi-concretamente-smettere-sostenere-la-schiavitu-allora-evita-queste-aziende/

 

Piantiamo alberi per far rinascere la vita

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Piantiamo alberi per far rinascere la vita

Domenica 19 novembre (e quella successiva in caso di maltempo) verranno messi a dimora decine di migliaia di alberi. Ad oggi una cinquantina di gruppi, di altrettante città, stanno organizzandosi per questa iniziativa. Un progetto di partecipazione ambientale aperto a tutti, che è nato due anni fa e che si allarga sempre di più. Un progetto che è sempre stato nel cuore di Gianroberto.

Il 19 novembre, in una sola giornata, migliaia di cittadini di Roma, Milano,Torino, Reggio Emilia, Brescia, Carrara, Fabriano, Carbonia, Pomezia (Roma), Sedriano (Mi), Rubiera (Re), Dorgali (Nu), Lacchiarella (Mi), Melzo (Mi), Rocca Imperiale (Cs), solo per citare alcuni Comuni, si ‘armeranno’ pacificamente di zappe, badili e palette per fare un altro piccolo passo verso un Mondo migliore e più pulito.

Tra le adesioni anche quella molto significativa di Assisi, la città di San Francesco. Ma tante altre se ne stanno aggiungendo ora dopo ora.

Tutti insieme, da cittadini, inizieremo a creare nuovi boschi urbani, fasce boscate o implementeremo parchi già esistenti. Una azione fondamentale per contrastare l’inquinamento. Se ci sono criminali che bruciano decine di migliaia di alberi, c’è chi risponde loro mettendone a dimora sempre di più.
Se ci sono politici (spesso collusi con mafie e corrotti) che hanno cementificato e devastato i nostri territori, c’è chi lo rende più verde creando nuovi boschi urbani e parchi.

Se c’è chi inquina, c’è chi mitiga gli effetti dell’inquinamento creando nuove fasce boscate vicino a strade, autostrade, tangenziali.

PER ADERIRE: Le Amministrazioni ed i gruppi Comunali (del MoVimento 5 Stelle e di tutti i colori politici) che vogliono mettere a dimora alberi per garantire un futuro ai cittadini, possono inviare una mail a questo indirizzo: alberiperlavita@gmail.com

“Una persona può credere alle parole ma crederà sempre agli esempi” (Gianroberto Casaleggio)

Da beppegrillo.it

L’appello dello Sciamano eschimese Angaangaq Angakkorsuaq: ”Giovani, dovete cambiare il mondo che vi lasciamo”

 

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L’appello dello Sciamano eschimese Angaangaq Angakkorsuaq: ”Giovani, dovete cambiare il mondo che vi lasciamo”

Lo sciamano eschimese Angaangaq Angakkorsuaq ha visitato Roma in un percorso che ha coinvolto le scuole,i movimenti ambientalisti e la società civile. Ecco il suo discorso alla conferenza da leggere attentamente.

Diego Galli, uno degli organizzatori, riporta e commenta i contenuti e gli spunti principali del messaggio di Angaangaq alle generazioni future.

“Il cambiamento climatico ha un significato spirituale.
Viviamo in un mondo interconnesso. È un sistema vivente.
Quello che avviene in una parte ha delle conseguenze sulle altre.
Il ghiaccio si sta sciogliendo in Groenlandia per il modo in cui viviamo a Roma. Saper parlare al cuore dei ragazzi e rompere il muro di indifferenza, risolini, conformismo.

Perché tu non riesci a prestare attenzione per più di 5 minuti (concetto ripetuto più volte ai ragazzi che parlavano tra di loro, guardavano il cellulare o pensavano ad altro mentre parlava) il ghiaccio si sta sciogliendo, è possibile che alcune città spariscano nel corso della nostra vita, che persone siano costrette a migrare in massa per sopravvivere.

Roma è molto sporca. Siccome tu non raccogli le bottiglie di plastica che altri buttano per terra si sta creando un nuovo continente di plastica nell’oceano. Perché tu non riesci a pensare per conto tuo, ascoltando il tuo cuore. Perché ti preoccupi di quello che pensano gli altri.

La generazione dei vostri genitori vi lascia un mondo buio, inquinato, dove le persone sono isolate e indifferenti le une alle altre. Se non presti attenzione, se non sei capace a prestare attenzione, ripeterai gli stessi errori dei tuoi genitori. Volete essere uguali ai vostri genitori? Fare le stesse cose che hanno fatto loro?  Alzi la mano chi non vuole essere come i propri genitori!

Volete essere la luce nel buio dell’Italia? Alzi la mano chi vuole essere la luce.
Fa alzare la mano più volte dopo domande così. Poi celebra l’affermazione di volontà con un “ahò!”. In questo modo i discorsi non restano parole. Spingono a assumersi responsabilità. A celebrare un cambiamento del gruppo. L’aho! eschimese ha una similarità con l’ahò romanaccio. I ragazzi rispondevano a loro modo. Soprattutto una volta andati via continuavano a cantare il canto sciamanico.

Alcune trasformazioni sono ormai irreversibili.  Come facciamo a farvi fronte? Come si può adattare l’uomo? Come può sopravvivere al cambiamento climatico? Solo insieme, ristabilendo la connessione tra di noi che si è persa, “sciogliendo il ghiaccio nel nostro cuore”.

COME FACCIAMO A SAPERE CHE IL GHIACCIO NEL CUORE DEGLI UOMINI SI STA ISPESSENDO? PERCHÉ NON CI ABBRACCIAMO PIÙ, NON CI AUGURIAMO PIÙ BUONGIORNO, NON CHIEDIAMO PIÙ AGLI ALTRI COME STANNO, LE FAMIGLIE SONO SEMPRE PIÙ DISTANTI AL LORO INTERNO.

Se abbracci un’altra persona cambia la tua energia. 

Si crea una connessione. La forza del cerchio. Il cerchio non ha inizio e non ha fine…
Nel cerchio non vedi mai le spalle delle persone. Non puoi parlare alle spalle. Vedi solo la parte più bella degli altri.Per lasciare spazio al nuovo bisogno bruciare il vecchio. Lasciar andare il passato. E invitare il nuovo ad entrare dentro di noi. Questo è il significato della Cerimonia della Primavera. Bruciare qualcosa di vecchio nel fuoco. Piantare nella cenere un seme.

 

 

fonte:http://www.italiachecambia.org/2017/04/giovani-cambierete-mondo-o-sarete-egoisti-incoscienti/

Biodiversità: riscoperti degli esemplari della rarissima oliva bianca – Una fantastica, preziosa particolarità tutta Italiana!

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Biodiversità: riscoperti degli esemplari della rarissima oliva bianca – Una fantastica, preziosa particolarità tutta Italiana!

Riscoperti degli esemplari della rarissima oliva bianca.

Non molti sanno dell’esistenza delle cosiddette “olive bianche”, una rara specie, ormai quasi del tutto perduta. Questa pianta, che ai tempi della Magna Grecia era diffusa in tutta la Calabria, soprattutto nei pressi dei monasteri basiliani, veniva chiamata “leucolea”, che significa appunto bianca oliva, per la caratteristica delle sue drupe che restano di colore bianco anche quando raggiungono la piena maturazione.

Da tali olive si ottiene un olio chiarissimo, che in passato era chiamato “olio del Krisma”, utilizzato per ungere i designati alle alte cariche imperiali bizantine, nelle cerimonie per l’incoronazione degli imperatori, e soprattutto come olio sacro nelle funzioni religiose quali: battesimo, cresima, unzione dei malati, ordinazione dei sacerdoti e vescovi; tale olio veniva inoltre utilizzato per alimentare le lampade nei luoghi sacri perché bruciando produce poco fumo. Per tale ragione i monaci coltivavano con impegno e cura la rara leucolea, nei pressi dei Monasteri.

L’ulivo, albero sempreverde della famiglia delle “oleacee”, con foglie coriacee, piccolissimi fiori biancastri riuniti in  infiorescenze a pannocchia e frutti a drupa, ha origini antichissime. E pare che la sua coltivazione in Italia sia dovuta a navigatori provenienti dalla Grecia e dal Medio Oriente, i quali portarono i semi, probabilmente come riserva alimentare. E’ risaputo che, con il diffondersi del monachesimo basiliano nel mezzogiorno d’Italia, tra il VII secolo d. C. e X secolo, la coltivazione dell’ulivo abbia ricevuto un notevole impulso.

Questa particolare qualità sembrava essersi perduta ma di recente è stata riscoperta in alcune zone delle province di Cosenza e Reggio Calabria, Gli esemplari ritrovati, grazie ad illuminati olivicoltori e agronomi, sono stati quindi salvati e riprodotti con nuovi innesti, riportando a nuova vita questa bellissima e antica specie.

da: http://mediterraneinews.it/2017/02/04/riscoperti-degli-esemplari-della-rarissima-oliva-bianca/

Oliva bianca, ritrovate per la prima volta in Basilicata due piante di Leucocarpa

Il ritrovamento per la prima volta in Basilicata di due piante di Leucocarpa, un’antica varietà quasi perduta di oliva bianca, che si trova oggi solo in sporadiche coltivazioni soprattutto in Calabria- è segnalato da Agia-Cia in agro di Nova Siri (MT), nelle contrade Pizzarello e Pietrosa.

La segnalazione arriva attraverso due giovani “custodi della biodiversità” Antonio Manolio e Carlo Stigliano. Portata dagli antichi Greci nell’VIII secolo a.c. la particolarità dei suoi delicati frutti è quella di essere privi di pigmenti, e non riuscendo a effettuare la sintesi antocianina, assumono un colore simile all’avorio.

“Da ricerche condotte in Calabria -riferisce il presidente dell’Agia-Cia Rudy Marranchelli- apprendiamo che, diffusi particolarmente tra il VII e il X secolo d.C., gli ulivi sono stati ritrovati nei pressi di poderi che appartenevano un tempo a monasteri basiliani e sono stati salvati e riprodotti attraverso innesti, riportando in vita questa bellissima specie, anche se le ricerche scientifiche non sono ancora concluse. Le fonti storiche narrano che all’epoca i monaci basiliani diedero un forte impulso ad alcune coltivazioni e probabilmente curavano questi ulivi per utilizzarli nelle loro attività. L’olio che si produceva infatti era chiarissimo e veniva chiamato anche “olio del crisma” perché veniva utilizzato: nelle funzioni religiose per ungere i sacerdoti; come olio sacro per i sacramenti come il battesimo, la cresima o l’unzione degli infermi; nelle cerimonie di incoronazione per ungere le alte cariche imperiali bizantine.

Il prezioso olio della leucolea serviva inoltre per alimentare le lampade nei luoghi di culto, poiché, se bruciato, produceva pochissimo fumo. Le drupe, il nome scientifico del frutto dell’ulivo, non riescono a effettuare la sintesi antocianina e quindi assumono un colore simile all’avorio. Se si unisce il fatto che possono rimanere sulla pianta più a lungo di altre varietà, fino anche a primavera, si ottiene un effetto cromatico molto particolare: il verde scuro delle foglie e il bianco delle olive. In piena maturazione il contrasto tra verde e bianco lo fa sembrare un albero di Natale”.

“Ma nelle due contrade di Nova Siri -aggiunge il presidente di Agia- siamo in presenza di un vero ‘parco della biodiversità’: su terrazzamenti fatti a pietra le diverse specie di mandorlo, uva, melograni, piante officinali (un alloro alto quasi 6 metri), pere, fichi, cotogne, nespole si alternavano ai tanti ulivi secolari. Tra questi anche l’ulivo dai frutti bianchi che presentava un tronco di dimensioni importanti. Antonio Manolio ha raccontato che quando il bisnonno ha acquistato il terreno era già presente, sottolineando che il terreno, sotto il Centro Storico di Nova Siri, si trova a pochi metri da una stradina che porta alle ‘vasche di San Alessio’ – sito termale storico e la scalinata romana”.

Oggi Agia, insieme ai due giovani custodi, ha intenzione di avviare un censimento delle piane di Leucocarpa in Basilicata (l’invito a eventuali proprietari lucani segnalare alle sedi Cia gli alberi), fare una comparazione morfologica dei frutti e delle foglie ritrovate in Basilicata con quelle calabresi, segnalare il frutto a SlowFood (inviando scheda d’inserimento all’interno dell’Arca del Gusto). Ribattezzata simbolicamente insieme ai due giovani produttori come “Bianca di Magna Grecia” può diventare un simbolo dell’importante patrimonio di Biodiversità dell’istituendo Parco della Magna Grecia.

da: http://www.improntaunika.it/2017/06/oliva-bianca-ritrovate-per-la-prima-volta-in-basilicata-due-piante-di-leucocarpa/

Cinque comunissimi cibi da non riscaldare mai e poi mai nel microonde. Si rischia anche la vita!

 

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Cinque comunissimi cibi da non riscaldare mai e poi mai nel microonde. Si rischia anche la vita!

 

Non tutti i batteri che si sviluppano nei cibi già cotti possono essere abbattuti con il riscaldamento al microonde. Di seguito riportiamo la lista di cibi potenzialmente pericolosi stilata dalla Food Standards Agency, l’agenzia pubblica alimentare britannica.

Riscaldamento microonde: 5 cibi da non riscaldare

Vediamoli di seguito:

1. Pollo

La carne del pollo è ricca di batteri come la salmonella e il Campylobacter, che si possono abbattere del tutto solo con un calore forte e uniforme. Che non è quello emanato dal microode, che non penetra in maniera uniforme in tutte le parti della carne.

2. Riso

Se il riso viene conservato a temperatura ambiente, i batteri si moltiplicano, “producendo sostanze velenose che possono causare diarrea e vomito,” ci spiega Ilgiornale.it. E il riscaldamento al microonde può non bastare ad eliminarle.

3. Patate

Se dopo aver riscaldato le patate, le lasciamo raffreddare a temperatura ambiente, può crescere il “Clostridium botulinum” (il batterio del botulismo). E, come nel caso del riso, il riscaldamento al microonde non sempre uccide i batteri.

4. Funghi

Se non vengono conservati in modo adeguato, i funghi possono causare mal di stomaco quando scaldati al microonde.

5 – Spinaci e altre verdure

I nitrati contenuti negli spinaci e in alcune altre verdure con il riscaldamento possono trasformarsi nitriti e poi in composti organici chiamati nitrosammine, che sono cancerogene.

 

fonte: http://fortesano.it/2016/10/19/riscaldamento-microonde/

Cancro al seno: la diagnosi in un respiro

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Cancro al seno: la diagnosi in un respiro

Parte in California un trial clinico per testare BreathLink, apparecchio che analizza il fiato delle pazienti per trovare indizi del tumore

La promessa non è nuova e infatti non è da oggi che la ricerca studia come rintracciare nelle sostanze contenute nel nostro respiro i segni del nostro stato di salute fisica. Già da una ventina d’anni i ricercatori hanno scoperto per esempio che le donne con tumore al seno hanno composti chimici volatili al di fuori della norma nel proprio fiato. Ora la sperimentazione è in fase avanzata per l’uso di strumenti che aiutino a diagnosticare questo tipo di cancro e non solo.

Potere dell’algoritmo

BreathLink, prodotto dall’azienda americana Menssana, analizza proprio il respiro per trarre indicazioni sulla possibile presenza di disturbi. Il Norris Comprehensive Cancer Center dell’Università della California del Sud sta reclutando partecipanti per un trial clinicoche metta alla prova l’efficacia del test del respiro con questo apparecchio nel diagnosticare il cancro della mammella.

Tutto quello che la paziente deve fare è respirare in un tubo collegato alla macchina che cattura un campione del fiato per due minuti, analizza i composti organici volatili presenti e promette di fornire risultati immediati. Le informazioni raccolte sul fiato del paziente vengono inviate al centro di elaborazione dati di Menssana. Qui il sistema identifica i marcatori di stress ossidativo e di malattiausando algoritmi proprietari. E rivela nel giro di pochi minuti se ci sono segnali che possano far pensare a un tumore al seno in corso.

Alleato contro la paura

“La diagnosi del cancro al seno richiede la massima vigilanza, ma dobbiamo temperare questa vigilanza con l’accuratezza per evitare esami inutili“, spiega Linda Hovanessian-Larsen, professoressa associata di radiologia clinica, che conduce il trial alla USC. Gran parte della sua ricerca si concentra sul miglioramento della precisione e dell’efficienza delle tecniche diagnostiche del cancro al seno.

Se da un lato gli screening possono salvare molte vite, rimane il problema dei falsi positivi e della sovradiagnosi che spesso comporta inutili approfondimenti e causa un senso di ansietà non giustificato dalle reali condizioni di salute della persona. “Questo tipo di tecnologia sarebbe benvenuto nel nostro campo e siamo ansiosi di valutare la sicurezza e l’efficacia di questo test”. L’esame del respiro non può diagnosticare la malattia, ma è in grado di fornire un’indicazione sull’opportunità di ulteriori accertamenti, il che può far risparmiare tempo e denaro oltre a prevenire inutili preoccupazioni.

Al momento la ricerca sta cercando di mettere alla prova l’efficacia di questo strumento nel rilevare il cancro al polmone e al seno, il rigetto del trapianto di cuore, l’esposizione a radiazioni e la tubercolosi polmonare. Si tratta pur sempre di un dispositivo in fase sperimentale, tant’è vero che non ha ancora ricevuto l’approvazione della Food and Drug Administration, l’ente preposto a dare il via libera alla commercializzazione di farmaci e dispositivi medici, una volta che se siano state comprovate efficacia e sicurezza. Ma se questo trial dovesse provare che BreathLink è affidabile, il test potrebbe un domani affiancare la mammografia per esempio per escludere falsi positivi, e risparmiare così alle pazienti il fastidio, lo stress e il dolore di una biopsia che non era necessaria.

 

fonte: http://www.panorama.it/scienza/salute/cancro-al-seno-la-diagnosi-un-respiro/