Preparatevi ad un nuovo fantastico spettacolo dal cielo: arrivano le Orionidi – Una spettacolare pioggia di stelle cadenti con picco il 22 ottobre.

 

stelle cadenti

 

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Preparatevi ad un nuovo fantastico spettacolo dal cielo: arrivano le Orionidi – Una spettacolare pioggia di stelle cadenti con picco il 22 ottobre.

 

Pioggia di stelle cadenti! Arrivano le Orionidi

22 ottobre notte di stelle cadenti: al picco le Orionidi, le meteore più famose dell’autunno. Con il picco all’alba, saranno particolarmente visibili dopo il tramonto della Luna, quindi a partire dalle 2 di notte in poi. Lo spettacolo vale la sveglia.

Le Orionidi sono originate dalla cometa Halley e quello che osserveremo sarà vera “polvere di stelle”, ovvero i detriti lasciati dalla cometa, che sarà di nuovo visibile solo nel 2061. Possiamo osservarle ogni anno per lo stesso motivo (con il massimo generalmente tra il 18 e il 23 ottobre), quando l’orbita terrestre incontra la scia di polveri lasciata dalla cometa.

Quest’anno c’è però bisogno di uno sforzo in più: al picco dello sciame il nostro satellite sarà infatti visibile al 92% (sarà in fase di piena appena due giorni dopo, il 24 del mese). Sarà quindi più probabile vederle solo dopo il suo tramonto, dalle 2 in poi, quando saranno visibili ben 10 o 20 (e con un po’ di fortuna anche da 50 a 70) stelle cadenti ogni ora.

E solo all’alba avremo il massimo di visibilità, ovvero quando raggiungerà la massima altezza il radiante, che si trova in una regione a Nord della seconda stella più luminosa della costellazione di Orione (da cui prende il nome lo sciame), particolarmente famosa anche perché formata da circa 130 stelle visibili a occhio nudo ed identificabile dall’allineamento di tre stelle che formano la cosiddetta Cintura di Orione (nella mappa il cielo del 22 ottobre alle 5.30 circa).

orionidi 22ott h 5.30 m

Le Orionidi sono realmente uno degli sciami più importanti dell’autunno, con meteore giallo-verdi che corrono in cielo alla velocità di 66 km/s. È vero, quest’anno negli orari comodi avremo una Luna particolarmente “invadente”, ma lo spettacolo vale realmente uno sforzo in più.

Prepariamo i desideri!

 

 

tratto da: https://www.greenme.it/informarsi/universo/29141-orionidi-stelle-cadenti-22-ottobre

L’olio d’oliva? Elisir di bellezza – Gli usi ed i fantastici benefici

 

olio d'oliva

 

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L’olio d’oliva? Elisir di bellezza – Gli usi ed i fantastici benefici

Olio d’oliva: usi e benefici

L’olio d’oliva è considerato da millenni un alleato di bellezza per la salute della pelle e dei capelli. Ricco di vitamine e antiossidanti è utilizzato efficacemente nel mondo della cosmesi moderna. Ecco i suoi usi e benefici

Numerosi infatti sono i prodotti di bellezza che contengono questo potente elisir di bellezza.

L’olio d’oliva è ricco di antiossidanti naturali come i polifenoli, la vitamina E. È fonte di sali mineralisqualame, ossia un potente idrocarburo naturale che rende robusto e protetto il film idrolipidico della nostra pelle. L’olio d’oliva contrasta i radicali liberi contribuendo a mantenere l’epidermide giovane ed elastica.

Ecco i principali usi benefici per la nostra salute e la cura di pelle e capelli:

– Alleato per un’alimentazione sana: l’olio d’oliva è considerato l’alimento cardine della famigerata dieta mediterranea promossa dai nutrizionisti di tutto il mondo. Condire le proprie pietanze con l’olio d’oliva significa fare il pieno di vitamine ADe minerali come ferropotassiocalcio magnesio;

– Previene l’Alzheimer: gli antiossidanti contenuti nell’olio d’oliva migliorano la memoria e riducono il rischio di contrarre malattie neuro-degenerative come la demenza senile e l’Alzheimer grazie alla capacità di combattere la proteina Beta- amiloide che genera grosse placche che si depositano sulle membrane cerebrali;

– Ottimo rimedio contro le smagliature: ricco di fitosteroli linolene, l’olio d’oliva può trasformarsi in un trattamento di bellezza naturale contro le inestetiche smagliature. Basta applicarlo sulle zone critiche e tenerlo in posa per circa venti minuti ogni giorno prima della doccia;

 Combatte la secchezza delle mani: soprattutto nei periodi più freddi è sufficiente versare qualche goccia di olio d’oliva sul palmo della mano e massaggiare anche sul dorso e dita lasciandolo in posa per qualche minuto. La pelle ne risulterà più morbida e idratata;

 Maschera rinforzante per i capelli: utilizzato per contrastare la secchezza della chioma. Può essere utilizzato dopo lo shampoo applicandolo su tutte le lunghezze dei capelli. Occorre tenere in posa per circa una quindicina di minuti avvolgendo la chioma in un panno umido o riscaldato, o una pellicola trasparente. Dopo averlo risciacquato i capelli saranno visibilmente più morbidi, luminosi e nutriti;

– Crema idratante per il viso: tutte le sere, prima di andare a letto, aggiungete qualche goccia di olio d’oliva alla vostra crema viso abituale. Otterrete un effetto elasticizzante e idratante. Indicato soprattutto per le pelli secche che tendono a desquamarsi;

– Rinforzante per le unghie: ottimo trattamento per rinforzare le unghie deboli che tendono a spezzarsi o sfaldarsi. L’olio d’oliva migliora la struttura e la crescita dei tessuti tegumentari delle unghie fragili. Ogni settimana si consiglia di lasciare in ammollo mani e piedi in una bacinella di acqua calda. Con poche gocce di olio d’oliva massaggiate le unghie una per una fino al completo assorbimento dell’olio.

tratto da: http://www.ilgiornale.it/news/salute/olio-doliva-usi-e-benefici-1588373.html

A partire dalla Cina, è boom del traffico di pelle di elefante – La carogna umana è riuscita a trovare il modo più rapido per far estinguere questa stupenda specie…!

 

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A partire dalla Cina, è boom del traffico di pelle di elefante – La carogna umana è riuscita a trovare il modo più rapido per far estinguere questa stupenda specie…!

Gli esemplari vengono uccisi soprattutto in Birmania, ma anche in Laos, Tailandia e Malesia. I bracconieri uccidono i pachidermi con arco e freccia intrise di pesticidi, provocando la morte dell’animale in tempi rapidi ma tra atroci sofferenze. E il commercio avviene anche online, senza nessun controllo

Il commercio illegale di pelle di elefante sta aumentando. Vertiginosamente. Nel rapporto Skinned: The growing appetite for Asian Elephants, frutto di anni di ricerche sul campo e contatti diretti con i trafficanti, l’ong inglese Elephant Family ha acceso i riflettori sul fenomeno, in costante crescita a partire dal 2010. E lo ha fatto alla vigilia della conferenza sui traffici illeciti di specie animali protette che si terrà a Londra la prima settimana di ottobre.

Teatro di questo traffico è soprattutto la giungla birmana, ma casi simili sono stati riportati anche in Laos, Tailandia e Malesia. La Birmania vanta la seconda più numerosa comunità di pachidermi asiatici dopo quella tailandese. Solo nell’ultimo anno nel triangolo d’oro, la zona di confine tra Laos e Tailandia, sono state ritrovate 59 carcasse di elefante, un numero che mette a rischio estinzione i circa 2000 esemplari rimasti in cattività in Birmania. Da lì i carichi entrano in Cina transitando per Mong La, piccola cittadina e ormai avamposto cinese in Birmania ed epicentro di attività illegali sulla via per Kunming.

Il traffico pelle di elefante è molto più insidioso di quello di avorio, questione a cui la Cina, dopo essere finita nell’occhio del ciclone, ha di recente cercato di porre rimedio. Solo gli esemplari maschi dell’elefante asiatico sono dotati di zanne quindi, benché grave, il danno è limitato e non ha conseguenze significative sulle comunità di elefanti che sono poligame. Il traffico di pelle invece non discrimina per sesso od età, mettendo egualmente in pericolo maschi, femmine e giovani esemplari e rappresentando “il modo più efficace per portare una specie all’estinzione nel più rapido tempo possibile”, come ha affermato il biologo dello Smithsonian Institute Peter Leimgruber. In più, causa delle severe leggi birmane sul possesso di armi da fuoco, i bracconieri uccidono i pachidermi con arco e freccia intrise di pesticidi, provocando la morte dell’animale in tempi rapidi ma tra atroci sofferenze.

Da sempre utilizzata nelle zone tribali del Sud est asiatico come unguento per curare l’eczema, la destinazione del traffico di pelle di elefante oggi è però un mercato ben più vasto e complesso, quello cinese. Nella medicina tradizionale la pelle di elefante è essiccata e ridotta in polvere come ingrediente per preparati contro i problemi di stomaco e della pelle. Ma viene anche impiegata nella fabbricazione di gioielli e oggettistica in generale: monili, suppellettili fino alla scoperta di gioielli fatti di perline di pelle di elefante dal caratteristico e ricercato colore rosso sangueper via dei vasi sanguigni presenti nello strato più superficiale dell’epidermide degli animali.

Un fenomeno quello del commercio di parti animali che si inscrive nella logica del wenwan, letteralmente “giocattoli di cultura”. Si tratta di un hobby con le caratteristiche ormai della sottoculturain Cina. Il possesso di oggetti rari, esotici, vietati e quindi costosi e di difficile reperibilità rimanda a un ideale di sofisticatezza e unicità nel gusto che molti nuovi ricchi perseguono. In questa logica, il prestigio dell’oggetto e la sua desiderabilità vanno di pari passo con le difficoltà nel procacciarselo. Il cultore del wenwan si riferisce alla triade “nero, rosso, bianco” per indicare: il ricercatissimo corno di rinoceronte, il becco rosso del bucero dall’elmo e il bianco dell’avorio degli elefanti come aspirazione massima.

Il commercio di pelle di elefante si nutre di sistemi di collusione interni al territorio birmanotrafficanti e guide conniventi e trova nelle piattaforme di e-commerce come Baidu  ma anche Amazon le vetrine ideali, senza l’ombra di un controllo.

Nel frattempo il WWF ha creato una squadra di ranger in grado di bloccare i bracconieri e il governo di Yangon, da anni sotto i riflettori internazionali per la questione della minoranza musulmana dei Rohingya e di recente per l’arresto dei giornalisti della Reuters, è stato ben contento di dare il proprio appoggio alla campagna, progettando un piano di intervento per la conservazione delle specie animali in pericolo da implementare quanto prima.

Di ChinaFiles per ilfattoquotidiano.it

 

tratto da: https://www.ilfattoquotidiano.it/2018/10/09/cina-traffico-di-pelle-di-elefante-e-boom-il-modo-piu-rapido-per-estinguere-la-specie/4641584/

Il fenomenale caso della riforestazione del Niger

 

Niger

 

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Il fenomenale caso della riforestazione del Niger

Il Niger è un piccolo stato africano che non se la passa troppo bene. È uno dei paesi più poveri del mondo ed è anche il crocevia di tanti migranti che partono da Nigeria, Guinea, Costa D’Avorio, Malawi e Senegal per venire in Europa. Questa però è una storia bella e ha per protagonisti gli alberi del Paese.

Siamo a Droum nel sud est del Niger. Sorgono qui varie piantagioni spontanee di Gao, detto anche albero di acacia bianca, che secondo i residenti ha poteri magici. Si tratta di alberi autoctoni della zona ma solo in anni recenti la riforestazione è diventata un fenomeno: in trent’anni sono nati duecentomila nuovi alberi di Gao su un’area di cinquemila ettari di terreno prima infertile e degradato. Non li ha piantati nessuno, sono nati da soli, ma dozzine e dozzine di contadini della zona li hanno ben coltivati, dando loro l’opportunità di radicarsi nel terreno e di moltiplicarsi.

I contadini hanno osservato che questi alberi creavano un micro ecosistema che portava miglioramenti alle coltivazioni agricole – le radici di questa pianta sono estese, assorbe azoto dall’atmosfera e lo rilascia nel terreno, aiutando a fertilizzare il suolo – e così li hanno accuditi, non abbattuti, e hanno attribuito al Gao poteri speciali.

In Niger la temperatura spesso si mantiene attorno a 40 gradi e l’ombra degli alberi fa miracolidando rinfresco agli animali selvatici, come i conigli, e alle caprette. I suoi rami sono utili come legna da ardere e dei suoi baccelli è ghiotto il bestiame domestico.
La leggenda narra che il Gao può curare infezioni respiratorie, sterilità, problemi digestivi, malaria, mal di schiena e pure l’influenza così Cooperative di donne lavorano la legna per farne medicine e sapone.

Secondo vari studiosi di botanica e di economia, si tratta di una delle trasformazioni più radicali di tutta l’Africa in termini di ecologia e di benessere comune. Non ci sono state qui le Nazioni Unite a portare soldi, ONG dall’Europa o missionari mormoni. È stata la gente del posto a capire e a aiutarsi da sola.

 

fonte: https://www.dolcevitaonline.it/il-fenomenale-caso-della-riforestazione-del-niger/

Un cult – Frankenstein Junior, Igor e Lupo ulula castello ululi…!

 

Frankenstein Junior

 

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Un cult – Frankenstein Junior, Igor e Lupo ulula castello ululi…!

 

Frankenstein Junior, di Mel Brooks, uno dei più grandi film umoristici della storia del cinema. Uscito il 15 dicembre 1974, un film che è diventato rapidamente un cult.

Anche per noi italiani il film è un diventato un culto, tanto che a 40 anni di distanza ci fa ancora ridere un sacco. Ma la causa del suo successo in Italia non è tanto della genialità di Mel Brooks, né del talento espressivo di Gene Wilder, ma, curiosamente, di un romano, Mario Cidda, conosciuto però con il nome di Mario Maldesi. Cidda, nato il 18 dicembre 1922 e morto nel 2012, fu il direttore del doppiaggio e dialoghista che lavorò al film di Mel Brooks e che decise di rimettere le mani sulla sceneggiatura proprio in fase di doppiaggio, trasformando una traduzione letterale e mediocre, in un capolavoro.

«La traduzione iniziale del copione», scrive Francesco Braun, uno studente di doppiaggio cinematografico che ha dedicato al tema la sua tesi, «fu affidata a Roberto De Leonardis, esperto traduttore di opere di grande successo che ne fece una traduzione troppo letterale, probabilmente influenzato negativamente dal Direttore Commerciale della Fox Italia che non previde l’enorme successo di questa pellicola».

Fu a quel punto che entrò in scena Mario Maldesi, il quale, spiega sempre Braun, aveva visto il film in America, divertendosi un sacco e capendo fino in fondo le potenzialità comiche della pellicola. Fu per quello che intuì che le potenzialità comiche del film di Mel Brooks rischiavano di essere distrutte nel passaggio dal testo originale a quello tradotto in italiano.

C’è una scena che spiega, meglio di altre, la straordinaria bravura e il perfetto senso del comico che permisero a Maldesi di sfruttare al meglio la potenzialità comica dei dialoghi originali. È la scena che è passata alla storia come quella del “Lupululà-Castellululì”: quella in cui Igor, che è appena andato in stazione a prendere il dottor Frederick Frankenstein, guida il carro verso il castello, mentre Inga, l’assistente bionda del dottore, sentendo dei lupi ululare, si spaventa. Segue un dialogo surreale tra il dottore e Igor, un dialogo che in inglese si basa su un gioco di parole che in italiano sarebbe stato intraducibile. È proprio in quel momento che si vede il genio di Maldesi.

Nella versione inglese, lo scambio di battute tra il dottor Frankenstein e Igor puntano sul gioco di parole tra la domanda di Inga «Where wolves?», e il fraintendimento del dottore, che capisce «Werewolves?» ovvero licantropi. Frankenstein si spaventa e chiede a Igor: «Werewolves????». In quel momento Igor, che interpreta il “Where wolves” come un modo strano di parlare, fa, in tutta risposta: «There». «What?», dice il professore che non capisce che diavolo stia dicendo Igor. «There Wolves! There Castle!».

In inglese, dunque, è un gioco di parole, nemmeno troppo esilarante in realtà. È Maldesi che, reinterpretando l’originale, la trasforma in un piccolo gioellino di umorismo all’antica, e si inventa il Lupululà Castellululì. Questo è il confronto tra l’originale e la traduzione, in corsivo:

Inga: Where Wolves? Lupo ulula…
Igor: There! Là!
Frankenstein: What? Cosa? 
Igor: There… wolf… and There… castle! Lupu… ululà e Castellu… ululì!
Frankenstein: Why are you talking that way? Ma come diavolo parli?
Igor: I thought you wanted to. È lei che ha cominciato. 
Frankestein: No, I don’t want to! No, non è vero! 
Igor: Suit yourself, I’m easy! Non insisto, è lei il padrone!
Ecco le due versioni, la prima, quella originale in inglese, e la seconda, quella tradotta in Italiano da Maldesi, che fa quasi più ridere.

 

Alberto Angela commuove l’Italia: la puntata sull’Olocausto italiano al primo posto degli ascolti del sabato – C’è ancora speranza…

 

Alberto Angela

 

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Alberto Angela commuove l’Italia: la puntata sull’Olocausto italiano al primo posto degli ascolti del sabato

In occasione dell’anniversario del rastrellamento del ghetto ebraico di Roma, il divulgatore più amato d’Italia dedica la puntata di Ulisse all’Olocausto

La puntata di Ulisse-Il piacere della scoperta di sabato sera, dedicata agli orrori dell’Olocausto italiano, ha conquistato l’Italia: altissimi punti di share per seguire Alberto Angela nel ghetto ebraico di Roma, dove il 16 ottobre del 1943 avvenne l’odioso e infame rastrellamento nazi-fascista in cui 689 donne, 363 uomini e 207 bambini furono portati prima a Milano, su camion coperti da teli, e poi ad Auschwitz con i treni che partirono dal famigerato binario 21 della Stazione Centrale.

Ospite della puntata Liliana Segre, senatrice a vita e sopravvisuta ad Auschwitz, che era presente quella mattina del 16 ottobre. La sua testimonianza ha commosso il pubblico e sul web è esploso un tripudio di plausi alla trasmissione, molto pesante e strana per un sabato sera, ma che è stata in grado di conquistare lo share. Alberto Angela si conferma, come suo padre, il divulgatore più amato della televisione italiana e lui e la Rai sono, una volta tanto, da encomiare per aver portato, nella serata di solito dedicata ai divertimenti, un racconto così commovente su una delle pagine più atroci della storia italiana. Pagina che molti, anche qualcuno al governo, sembra aver dimenticato.

Le notizie che i Tg dimenticano di dare – La Nostra fantastica Nazionale di Basket composta da ragazzi con sindrome di Down vince l’oro agli Europei

 

sindrome di Down

 

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Un articolo pubblicato giusto un anno fa che ci fa piacere riproporvi…

Le notizie che i Tg dimenticano di dare – La Nostra fantastica Nazionale di Basket composta da ragazzi con sindrome di Down vince l’oro agli Europei

 

Basket: la Nazionale italiana sindrome di Down vince l’oro agli Europei

Primo storico oro per la rappresentativa azzurra nella storia di questa disciplina: a Vila Nova de Gaia, in Portogallo la squadra guidata da coach Giuliano Bufacchi si è imposta in finale sui padroni di casa. Altre quattro medaglie per la delegazione tricolore arrivano dal judo

C’è una nazionale italiana che vince nel basket, a livello internazionale. E’ quella composta dai ragazzi affetti da sindrome di Down, capace di mettere tutte in fila e conquistare l’oro – per la prima volta – nel campionato europeo, andato in scena a Vila Nova de Gaia, in Portogallo. La rappresentativa azzurra, guidata da Giuliano Bufacchi, in finale si è imposta per 26-8 sulla selezione lusitana, padrona di casa, in un match totalmente a senso unico: si tratta della prima medaglia d’oro per il team tricolore nella storia di questa disciplina. I protagonisti di questa impresa sono stati i sardi Antonello Spiga, Lorenzo Puliga e Fulvio Silesu da Oristano, Alessandro Ciceri da Cantù, il romano Emanuele Venuti e il pugliese Gianluca La Fornare da Martina Franca, con in panchina appunto il coach Giuliano Bufacchi e l’assistente Mauro Dessì.

CAPO DELEGAZIONE: “VITTORIA CHE DA’ IMPULSO AL MOVIMENTO” – “È  stata un’esperienza bella ed affascinante, con una squadra che si è dimostrata all’altezza della situazione in ogni situazione, in campo e fuori – il commento di Nelio Piermattei, capo delegazione azzurro a Vila Nova de Gaia – Le medaglie rappresentano la famosa ciliegina sulla torta e testimoniano un lavoro importante fatto a livello federale. Sono orgoglioso dei  nostri ragazzi e molto felice per il movimento cestistico italiano, con una vittoria che sicuramente dà nuovo impulso nell’ottica del potenziamento degli sport di squadra. Torniamo in Italia con grande felicità e con grande convinzione che il lavoro intrapreso sia corretto e che porterà risultati prestigiosi”.

PRESIDENTE BORZACCHINI: “LAVORO DI RILANCIO DEGLI SPORT DI SQUADRA” – Complimenti ai ragazzi della pallacanestro arrivano anche da Marco Borzacchini, presidente della Federazione Italiana Sport Disabilità Intellettiva Relazionale: “L’affermazione nel basket dimostra la chiara volontà della Federazione di rilanciare gli sport di squadra attraverso un lavoro che punta, negli anni, ad avere rappresentative importanti nella pallacanestro al pari del calcio. Prima la vittoria ai mondiali di futsal ed ora questa bella affermazione in un International Challenge, dimostrano la virtuosità di un percorso che è appena iniziato ma che, sono certo, porterà enormisoddisfazioni al movimento”.

ALTRE 4 MEDAGLIE AZZURRE IN PORTOGALLO DAL JUDO – Dalla Su-Ds International Championships in Portogallo, l’Italia, che era presente con la delegazione di basket ed una di judo, oltre all’oro della pallacanestro è riuscita a ottenere altre quattro medaglie: un altro oro nella categoria 81 Kg di Judo, argento e bronzo nella categoria 66 Kg e bronzo nella categoria 57 Kg donne.

 

 

tratto da: https://www.repubblica.it/sport/vari/2017/10/18/news/basket_la_nazionale_italiana_sindrome_di_down_sul_tetto_d_europa-178620761/

Il mitico discorso al Vescovo di Giobbe Covatta tratto da film Muzungu – Assolutamente da vedere, 4 minuti epici, energici, eloquenti e significativi…

Giobbe Covatta

 

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Il mitico discorso al Vescovo di Giobbe Covatta tratto da film Muzungu – Assolutamente da vedere, 4 minuti epici, energici, eloquenti e significativi…

Molto spesso anche le commedie, i film leggeri e per nulla impegnati, possono essere ben fatti e soprattutto far riflettere, molto.

E’ il caso di Muzungu – L’uomo bianco, un film del 1999 scritto, sceneggiato e interpretato da uno straordinario Giobbe Covatta.

Un film girato in una missione del Kenya, con una storia molto semplice. Il protagonista, Eduardo detto Dodo (interpretato appunto da Covatta), animatore di villaggi turistici oramai quarantenne, assieme ad un collega e ad una turista, a seguito di un incidente aereo si ritrova ad essere salvato da un prete missionario di uno sperduto villaggio del Kenya. Il gruppo finisce, forza maggiore, per passare molto tempo in questo luogo, assieme alla popolazione locale e ai volontari, in attesa dei soccorsi e a Dodo spetterà anche il compito di prendere il posto di padre Luca, malato, durante la visita del Vescovo (interpretato da Flavio Bucci).

Alla fine, deciderà di rimanere alla missione, per dare una mano.

Senza la pretesa di essere fonte di chissà quale morale, il film si pone l’obiettivo di raccontare un piccolo pezzo d’Africa e di mettere in risalto il travaglio interiore di Dodo, abituato alla spensieratezza e al puro divertimento di una esistenza vacanziera, di fronte “ai problemi” della vita. Non a caso, muzungu, significa in swahili più o meno “uomo confuso che gira intorno”, che ben inquadra la sensazione di trovarsi, alla soglia dei quaranta anni, a porsi, forse per la prima volta, qualche interrogativo sulla vita reale.

Nello stile di Giobbe Covatta, è significativo il suo discorso (postato di seguito) di fronte a Vescovo, quando egli iniziando in modo impacciato e formale,  finisce con un’arringa appassionata, che apparentemente è un pezzo comico ma, che in realtà nasconde, con notevole intensità, una triste presa d’atto della condizione di molti abitanti dell’Africa.

Guardatelo, perchè merita.

La saggezza dei Nativi Americani – Una leggenda Cherokee che ti fa capire come gestire la rabbia

 

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La saggezza dei Nativi Americani – Una leggenda Cherokee che ti fa capire come gestire la rabbia

Imparare a controllare l’ira non è facile, tanto meno usarla a nostro vantaggio per raggiungere i nostri obiettivi. Quando ci arrabbiamo si produce un sequestro emotivo in piena regola.

L’amigdala prende il sopravvento e smettiamo di pensare, le emozioni negative emergono e ci fanno dire o fare cose di cui ci pentiamo. Ambrose Bierce, uno scrittore americano, non poteva esprimerlo meglio quando disse: “Parla senza controllare l’ira e otterrai il miglior discorso di cui ti potrai pentire“.

Una storia troppo bella per essere vera

In Internet circola una vecchia leggenda Cherokee rispetto al controllo dell’ira. La versione più comune è questa:

Un vecchio indiano disse a suo nipote: “Mi sento come se avessi due lupi combattendo nel mio cuore. Uno dei due è un lupo arrabbiato, violento e vendicativo. L’altro è pieno di amore e compassione“.
Il nipote gli chiede: “Nonno, dimmi quale dei due vincerà?”
Il nonno rispose: “Quello che alimenterai …

Ad ogni modo, nella realtà è quasi impossibile eliminare l’ira che abbiamo dentro, anche senza alimentarla! Ad esempio, a volte le ingiustizie ci fanno arrabbiare, siamo così in sintonia con il dolore degli altri che proviamo rabbia. È perfettamente comprensibile. Tuttavia, per molti anni la società ci ha incoraggiato a nascondere le emozioni negative e vergognarci di provarle, ma in realtà il nostro obiettivo non dovrebbe essere quello di eliminare o sopprimere la rabbia ma imparare a controllarla ed esprimerla in modo più assertivo.

A questo punto vorrei condividere con voi una versione più profonda e con maggiori implicazioni pratiche dell’antica antica leggenda Cherokee.

La leggenda dei due lupi

Un giorno un vecchio Cherokee pensò che era giunto il momento di trasmettere una lezione di vita a suo nipote. Gli chiese di accompagnarlo nella foresta e, dopo essersi seduti sotto un grande albero cominciò a parlargli della lotta in corso nel cuore di ogni persona:

Caro nipote, sappi che nella mente e nel cuore di ogni essere umano c’è una lotta perenne. Se non la conosci, prima o poi ti spaventerà e ti ritroverai in balia delle circostanze. Questa battaglia esiste anche nel cuore di una persona anziana e saggia come me.

Nel mio cuore convivono due enormi lupi, uno bianco e l’altro nero. Il lupo bianco è buono, dolce e amorevole, ama l’armonia e combatte solo quando deve proteggere o difendere chi ama. Il lupo nero, al contrario, è violento e perennemente arrabbiato. Il minimo contrattempo scatena la sua rabbia in modo tale che combatte continuamente senza ragione. La sua mente è piena d’odio, ma la sua rabbia è inutile perché gli provoca solo dei problemi. Ogni giorno, questi due lupi combattono tra di loro nel mio cuore“.

Il nipote chiese al nonno: “Alla fine, quale dei due lupi vince?

Il vecchio rispose: “Entrambi, perché se io alimentassi solo il lupo bianco, il nero si nasconderebbe nel buio aspettando che mi distragga e ne approfitterebbe per attaccare il lupo buono. Al contrario, se gli presto attenzione e cerco di comprendere la loro natura, posso usare la loro forza quando ne ho bisogno. Così, entrambi i lupi possono convivere in armonia.

Il nipote era confuso: “Come è possibile che vincano entrambi?”

Il vecchio Cherokee sorrise e disse: “Il lupo nero ha delle qualità di cui possiamo avere bisogno in determinate situazioni, non ha paura ed è determinato, è anche furbo e i suoi sensi sono particolarmente acuti. I suoi occhi abituati all’oscurità possono avvisarci per tempo del pericolo e salvarci.

Se nutro entrambi, non dovranno combattere ferocemente tra di loro per conquistare la mia mente, così potrò scegliere di volta in volta a quale di loro ricorrere”.

Come controllare la rabbia nella vita quotidiana?

Questa antica leggenda ci dà una lezione preziosa: la rabbia repressa è come un lupo affamato, molto pericoloso. Se non riusciamo a controllarla può prendere il controllo in qualsiasi momento. Pertanto, non dobbiamo cercare di nascondere o sopprimere i sentimenti negativi, ma dobbiamo imparare a capirli e re-indirizzarli. Come farlo?

1. Osservando come la rabbia fluisce

Quando si appoggia un dito sul foro di salita dell’acqua si ottiene un getto più potente che potremo utilizzare a piacimento, ma se si fa troppa pressione o si ostacola l’acqua chiudendo eccessivamente il tubo, allora l’acqua si espanderà in tutte le direzioni e ne perderemo il controllo.

Lo stesso vale quando si tenta di reprimere o nascondere la rabbia, ad un certo punto non sarà più possibile controllare le conseguenze. Qual è la soluzione? Togliere il dito dal rubinetto, lasciare che la rabbia fluisca e osservarla come se fossi un’altra persona. Cercate un posto tranquillo dove potrete sfogarvi liberando la vostra rabbia senza danneggiare nessuno, compresa la vostra persona.

2. Mettendo la situazione in prospettiva

La rabbia ha il potere di influenzare il valore delle cose, quando siamo arrabbiati gli eventi banali vengono ingranditi e ci fanno arrabbiare ancor di più. Quando proviamo rabbia perdiamo la giusta prospettiva e diventiamo persone più egoiste, e questo influenza profondamente chi ci sta accanto.

Così la prossima volta che vi arrabbiate, chiedetevi che cosa vi sta facendo arrabbiare, sarà ancora così importante nei prossimi 5 anni? È una domanda semplice che vi aiuterà a riconsiderare la situazione adottando una prospettiva più razionale. Interrogatevi sull’influenza che quel fattore scatenante avrà sul lungo termine.

3. Comprendendo l’origine della rabbia per usarla a proprio vantaggio

La scrittura ha un potere terapeutico così che possiamo utilizzarla anche per imparare a controllare la rabbia. Prendete carta e penna e rispondere a queste tre domande:

1. Chi o cosa vi sta facendo arrabbiare?
2. Perché quella persona/situazione vi rende nervosi?
3. Come potete usare l’ira a vostro vantaggio?

Non dimenticate che esiste anche l’aggressività positiva. Ad esempio, se vi sentite arrabbiati potrebbe essere il momento ideale per praticare dello sport, per prendere “di petto” una mansione che state procrastinando da molto tempo… così non solo vi rilasserete ma probabilmente miglioreranno anche le vostre prestazioni.

Ricordate, la rabbia non è altro che energia così che potrete utilizzarla a vostro vantaggio canalizzandola in un’attività che sia per voi vantaggiosa.

 

fonte: https://psicoadvisor.com/come-imparare-a-gestire-la-rabbia-388.html

Dieta della pizza: dimagrire mangiando pizza si può, ecco come…

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Dieta della pizza: dimagrire mangiando pizza si può, ecco come…

Dieta della pizza funziona per chi vuole dimagrire senza rinunce. Ecco i consigli su come mangiare la pizza e perdere peso
DIETA DELLA PIZZA: COME DIMAGRIRE MANGIANDO PIZZA

La dieta della pizza funziona, ma se seguita con attenzione! Sebbene possa essere allettante l’idea di mangiare pizza e dimagrire, bisogna ter presente che si tratta pur sempre di una dieta per perdere peso quindi, attenzione: nella dieta della pizza la pizza è consentita solo in uno dei pasti principali della giornata e non è assolutamente permesso mangiare pizza o pezzi di essa durante gli altri pasti.

Poiché mangiare pizza comporta ingerire un alto numero di carboidrati bisognerà compensare durante tutta la giornata.  La dieta della pizza prevede che si faccia sempre colazione e gli spuntini tra un pasto e l’altro prediligendo frutta e verdura. E solo tramite la frutta che si ingerirà lo zucchero necessario per il corretto funzionamento del nostro organismo.

DIETA DELLA PIZZA: CONSIGLI PER DIMAGRIRE MANGIANDO PIZZA

Come mangiare la pizza a dieta? Ecco i consigli da seguire nella dieta della pizza

Dieta della Pizza: no alla pizza da asporto, sì alla pizza fatta in casa

Una delle più grandi critiche nei confronti della pizza è che non è salutare; e sì, questo può essere vero. Ma queste fette di pizza malsane tendono a venire da una pizzeria da asporto che non si preoccupa del tuo conteggio delle calorie. Uno dei vantaggi di mangiare la tua pizza fatta in casa è che puoi soddisfare la tua voglia di pizza  e seguire la tua dieta.

Dieta della pizza: come condire la pizza durante la dieta

Nella dieta della pizza i condimenti che scegli per la tua pizza fatta in casa e il numero di condimenti che aggiungi avranno un enorme impatto sulla tua dieta. Per una pizza sana è importante rimanere leggeri sul formaggio e sul pane. Tentare di mantenere la crosta sottile e scegliere come ingredienti  verdure e proteine.

Dieta della pizza: la dimensione corretta della pizza

Un fattore enorme nella perdita di peso è la dimensione del pasto. Nessuno mangia realisticamente una pizza di dimensioni familiari e perde peso. Non si può davvero mangiare una pizza troppo grande all’interno della dieta della pizza. Mantenersi su porzioni medie

Dieta della pizza: rinuncia alle bibite gasate

Uno dei motivi principali il quale la pizza viene etichettata come malsana è a causa degli alimenti a cui è spesso associata. No quindi ai fritti di contorno e soprattutto alle bibite gasate. Bere solo acqua, almeno due litri al giorno

DIETA DELLA PIZZA MENU
Dieta della pizza menu: colazione

Cominciare sempre con due bicchieri d’acqua a digiuno e proseguire con un bicchiere di latte parzialmente scremato, di soia o di riso con 3 fette biscottate integrali o un frutto fresco.
In alternativa, uno yogurt magro e un cucchiaio di cereali integrali, con un bicchiere di spremuta/tisana o tè senza zucchero.

Dieta della pizza:  spuntini

Al mattino e al pomeriggio, vietato saltarli.
Prediligere frutta fresca, yogurt magro e finocchi.

Dieta della pizza a pranzo

Mantenersi sempre leggeri, variando ogni giorno carne magra, prosciutto cotto, formaggio light (ricotta, Philadelphia, mozzarella), pesce.
Limitare la carne una volta a settimana, i formaggi e il prosciutto due volte a settimana, il pesce una volta a settimana e il restante giorno con sola verdura.
Quest’ultima deve essere sempre abbondante, di stagione e cucinata in modo sano, senza friggerla ma grigliandola, bollendola o cuocendola al forno.
Come accompagnamento è possibile aggiungere una fettina di pane integrale due volte a settimana.

Dieta della pizza a cena

Non scegliere mai la stessa pizza ma variarla continuamente (ad esempio margherita, focaccia, con peperoni, funghi, zucchine, pomodoro e origano) e accompagnarla sempre con abbondante frutta e verdura.

 

tratto da: http://www.affaritaliani.it/medicina/dieta-della-pizza-dimagrire-mangiando-pizza-si-puo-ecco-i-consigli-564694.html