Chi è Nadia Murad, premio Nobel per la Pace 2018 insieme a Denis Mukwege – La Yazida, fatta schiava dall’Isis e sottoposta a ogni tipo di abuso, che oggi lotta per i diritti umani e contro ogni forma di oppressione

 

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Chi è Nadia Murad, premio Nobel per la Pace 2018 insieme a Denis Mukwege – La Yazida, fatta schiava dall’Isis e sottoposta a ogni tipo di abuso, che oggi lotta per i diritti umani e contro ogni forma di oppressione

 

Il 5 ottobre 2018 a Oslo è stato assegnato il Premio Nobel per la Pace 2018. Ad aggiudicarselo quest’anno sono stati Denis Mukwege e Nadia Murad per i loro sforzi nel porre fine all’uso della violenza sessuale come arma di guerra.

Nadia Murad è una delle circa 3.000 ragazze e donne yazide che sono state vittime di stupri e altri abusi dai miliziani Isis. Gli abusi erano sistematici e facevano parte di una strategia militare.

Denis Mukwege è colui che ha ripetutamente condannato l’impunità per lo stupro di massa e ha criticato il governo congolese e altri paesi per non aver fatto abbastanza per fermare l’uso della violenza sessuale contro le donne come strategia e arma di guerra.

Nadia Murad

Il Nobel è un ulteriore importante riconoscimento della comunità internazionale alla ragazza irachena 25enne appartenente alla minoranza yazida, che ha sperimentato in prima persona le violenze e gli abusi perpetrati dall’Isis.

Murad, insieme ad altre cinquemila tra donne e bambine, era diventata una schiava, comprata e venduta più volte dai combattenti del sedicente Stato islamico, e aveva subito ogni tipo di abuso fisico, sessuale e psicologico prima di riuscire a scappare nel novembre del 2014.

Dopo la fuga era diventata il volto della campagna per liberare il popolo yazida dalla brutale prigionia nelle mani dell’Isis. Le Nazioni Unite stimano che circa 3.500 persone, soprattutto donne e bambini, si trovino ancora in stato di schiavitù in Iraq.

Definendo la tragedia che ha colpito il popolo yazida un genocidio, ha inoltre denunciato la sostanziale indifferenza del “mondo libero” di fronte a queste atrocità.

La sua storia

Nadia aveva 19 anni quando fu catturata dai miliziani dell’Isis nel 2014. Venne sottoposta ad abusi sessuali, dopo essere stata venduta come schiava sessuale innumerevoli volte. Dopo mesi di torture fisiche e psicologiche, la giovane yazida è riuscita a fuggire e salvarsi.

Insieme alla sua famiglia, Nadia viveva nel villaggio di Sinjar, nell’Iraq nord occidentale. Aveva una vita semplice, come lei stessa ha raccontato al Time, che l’ha nominata fra le 100 persone più influenti del mondo. “Ero la più piccola di tanti fratelli, ma sono stata più fortunata di loro, perché ero riuscita ad andare a scuola, a studiare e mi stavo preparando per superare dei corsi di scuola superiore. Sognavo di fare l’insegnante di storia o di lavorare in un salone di bellezza, come estetista”.

La sua vita procedeva regolarmente tra casa e scuola, fino al 15 agosto del 2014 quando l’Isis arrivò nel suo villaggio portandosi dietro una scia di sangue e di massacri indiscriminati.

Quel giorno 700 fra uomini e donne vennero rapiti, trascinati verso la periferia del villaggio e uccisi. Tra le vittime anche sei dei suo fratelli. Ma la mattanza non era finita. I miliziani tornarono e rapirono con la forza sessanta donne, tra cui la madre di Nadia, poi massacrate perché ritenute troppo vecchie per essere schiavizzate.

 

“Non avevo certezza che gran parte della mia famiglia fosse stata uccisa, fino a quando non lontano da qui non sono state trovate delle fosse comuni. Diciotto persone, tra cui sei fratelli, mia madre, le mogli dei miei fratelli e i miei nipoti, sono state rinvenute lì dentro”, ha raccontato ancora Nadia.

Anche lei non è stata fortunata. Fu rapita insieme ad altre 150 ragazze di età compresa fra i 9 e i 28 anni, a Mosul, e venne rinchiusa all’interno di veri e propri centri di distribuzione, dove i miliziani dell’Isis costringevano le donne a vivere e dove queste ultime venivano usate e sfruttate come schiave sessuali.

“Ci usavano per tutto il tempo che volevano, poi una volta finito ci riportavano al centro. Io sono riuscita a fuggire, a differenza di tante altre ragazze meno fortunate. Dopo essere scappata via, ho vissuto per circa un anno all’interno di un campo profughi in Iraq, poi sono riuscita a emigrare in Germania grazie al sostegno di un’associazione che fornisce aiuto e supporto alle vittime sopravvissute dell’Isis”, ha sottolineato la giovane donna.

Grazie all’organizzazione Yazda, nel dicembre del 2015 Nadia ha trovato il coraggio di portare alla luce e all’attenzione della comunità internazionale i crimini commessi dai miliziani dell’Isis ai danni della minoranza curda degli yazidi.

Attraverso il sostegno dell’associazione, la giovane è riuscita a parlare davanti al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, con lo scopo di sensibilizzare la comunità e i media su quello che è stato definito un “genocidio” compiuto ai danni di un popolo.

“Più di 6500 tra donne e bambini sono stati costretti a vivere sotto le continue minacce degli uomini del Califfato, mentre 1200 bambini maschi sono stati strappati alle loro famiglie e addestrati come futuri jihadisti. Tra questi c’è anche mio nipote Malik”, ha raccontato tra le lacrime la giovane sopravvissuta.

Denis Mukwege

Denis Mukwege è un medico e attivista congolese, della Repubblica Democratica del Congo. Specializzato in ginecologia e ostetricia, ha fondato nel 1998 il Panzi Hospital, ospedale in cui è diventato il massimo esperto mondiale nella cura di danni fisici interni causati da stupro. Nel 2014 era stato insignito dal Parlamento europeo con il Premio Sakharov per la libertà di pensiero.

Mukwege è diventato un punto di riferimento, non solo nel Congo ma per tutta la comunità internazionale, per l’assistenza e l’aiuto delle persone che hanno subito violenze sessuali in guerra e nei conflitti armati. In più di un’intervista, il medico e attivista ha detto che “la giustizia è un affare di tutti” e per questo tutti, a qualsiasi costo, hanno il dovere di denunciare i casi di violenze.

Dura la posizione di Mukwege nei confronti del governo congolese. Il medico ha più volte puntato il dito contro il governo accusandolo di non avere fatto abbastanza per porre un freno alla piaga delle violenze sessuali. Accusa che Mukwege ha esteso ad altri governi in giro per il mondo.

fonte:  https://www.tpi.it/2018/10/06/denis-mukwege-nadia-murad-nobel-pace-2018/

Le notizie che fanno bene al cuore – Chirurgo opera l’orsacchiotto del suo paziente di 8 anni: “Potevo mai dire di no…?”

 

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Le notizie che fanno bene al cuore – Chirurgo opera l’orsacchiotto del suo paziente di 8 anni: “Potevo mai dire di no…?”

 

Un chirurgo ha operato l’orsacchiotto del suo paziente di 8 anni: “Potevo dire di no?”

Little Baby sta bene. Così come il suo migliore amico umano Jackson, che ha avanzato l’inusuale richiesta prima di iniziare una delicata operazione

Puoi anche avere dieci lauree, ma se un bambino ti chiede di operare il suo orsacchiotto strappato non ti puoi rifiutare. È quello che ha pensato Daniel McNeely, neurochirurgo pediatrico di Halifa, Canada, quando uno dei suoi piccoli pazienti gli ha rivolto l’inusuale preghiera pochi istanti prima di essere addormentato dall’anestesia.

“Come potevo dire di no”, ha scritto McNeely su Twitter, dove ha pubblicato anche le foto della ‘complicata operazione’. Così, dopo aver creato un piccolo tavolo operatorio, il chirurgo ha individuato la ‘ferita’, ha posizionato la maschera per l’ossigeno e ha iniziato la procedura.

 A mettere alla prova il medico è stato un bimbo di otto anni, Jackson Mckie, che si trovava all’IWk Health Center di Halifax per un’operazione legata alla patologia di cui soffre da quando è nato: l’idrocefalo.
Su Twitter le foto pubblicate hanno ricevuto oltre 30mila reazioni, tra retweet e like. E dopo essere rimbalzata da un profilo all’altro, la storia di questo piccolo, grande gesto d’affetto ora sta facendo il giro dei media canadesi e delle testate internazionali.

Alla stampa la famiglia ha detto di essere grata al dottore. McNeely è riuscito a far sentire il bimbo a suo agio anche in una sala operatoria.

“Era così felice – ha detto il padre di Jackson, Rick Mckie, alla Cbc -. Per lui quell’orsacchiotto, che chiama Little Baby, è il suo migliore amico”.

È sempre il papà a spiegare le origini di Little Baby: “Ci fu regalato quando ritirammo l’ecografia che avrebbe svelato il sesso del nostro bambino”. Donato poi dai genitori a Jackson, il piccolo non se ne è più voluto separare. Per loro questa è stata un’altra avventura condivisa insieme. E ora, sempre insieme, affrontano anche la convalescenza.
fonte: https://www.tpi.it/2018/10/06/chirurgo-opera-orsacchiotto/

“NaturalMente contadini” il progetto nato alle pendici dell’Etna che si sta facendo conoscere in tutta Italia – La coltivazione responsabile, senza pesticidi e nel pieno spirito del recupero delle tradizioni.

 

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“NaturalMente contadini” il progetto nato alle pendici dell’Etna che si sta facendo conoscere in tutta Italia – La coltivazione responsabile, senza pesticidi e nel pieno spirito del recupero delle tradizioni.

 

“NaturalMente Contadini”: gli agrumi “responsabili” alle pendici dell’Etna

La loro è una coltivazione responsabile, senza pesticidi e nel pieno spirito del recupero delle tradizioni di una terra ricca di frutti se la si ama e la si rispetta. “NaturalMente contadini” è un progetto che si è insediato alle pendici dell’Etna e che sta facendosi conoscere in tutta Italia.

«Abbiamo deciso di chiamarci NaturalMente Contadini non a caso, in questo nome è racchiusa la nostra mission» spiega Ottone Carmelo Viscardo, uno dei promotori del progetto. «Siamo ragazzi della provincia di Catania che da qualche anno sperimentano un percorso di coltivazione e produzione “responsabile” di agrumi, in particolare del frutto principe della valle del Simeto e del comprensorio Etneo, ovvero il Tarocco di Sicilia, una qualità unica di arance con proprietà introvabili in nessun’altra parte del mondo».

«Il nostro giardino è situato alle pendici dell’Etna, più precisamente in contrada Sferro, un territorio situato tra Paternò e Centuripe ed è una delle zone maggiormente dedite alla coltivazione agrumicola – prosegue Viscardo – Il nostro è uno degli agrumeti più antichi della zona: impiantato negli anni 60 ed ereditato dalle mani amorevoli di mio padre, io (Carmelo) ho deciso, insieme all’appoggio della mia famiglia e ad alcune persone che hanno creduto in me, come Francesco, di continuare da dove lui aveva lasciato, convertendolo però verso un modello di agricoltura sostenibile e priva quindi di sfruttamento del suolo e dell’uomo. Crediamo infatti nella coltivazione attraverso metodi naturali e privi di pesticidi, nell’adozione di tecniche alternative come l’utilizzo di insetti antagonisti e nell’impiego di nutrienti naturali per le nostre piante. La nostra mission principale è quella di rispettare la terra, e quindi di “collaborare” con essa anziché sfruttarla, nella coltivazione dei nostri tarocchi».

«Ma NaturalMente Contadini nasce prima di tutto per trasmettere questo principio di biosostenibilità e rispetto per la natura – spiega ancora Viscardo – per questo sin da quando siamo nati abbiamo cercato di metterci in rete e di essere noi stessi il fulcro di una rete collaborativa ,  sia con i consumatori ma localmente anche con i produttori che hanno sposato i nostri stessi valori. Così abbiamo avuto il piacere di incontrare lungo il nostro cammino alcuni agricoltori locali che in modo naturale riescono a coltivare limoni e avocado; ed è proprio questa esperienza positiva, di relazione e condivisione che ci spinge ancora oggi a ricercare altri coltivatori che come noi amano la terra e la rispettano, perché crediamo che sia necessario comprendere che chiedere alla natura più di quanto questa riesca ad offrirci possa inevitabilmente ritorcersi contro di noi».

«Oltre all’aspetto prettamente agricolo, il progetto si pone altri due principi altrettanto importanti, i quali segnano profondamente il modus operandi delle attività svolte all’interno del progetto stesso: il primo principio può essere sintetizzato dicendo che non esistono clienti di NaturalMente Contadini, ma “sostenitori”, a cui, prima di vendere un prodotto, lo si racconta. Essi vengono resi partecipi del nostro lavoro durante tutto l’anno, informandoli di tutto ciò che si fa per portare i nostri frutti sulle loro tavole, secondo quali principi vengono pianificati gli interventi e quanto di naturale ed ecocompatibile ci sia in ognuno di essi. L’arrivo del prodotto sulle tavole dei nostri sostenitori infatti è solo la concretizzazione di un rapporto di fiducia genuino, che spesso parte da una conoscenza nata dalla nostra pagina facebook, dai nostri blog “appunti della terra” e “diario di campagna” contenuti nel nostro sito».

«L’altro principio a cui siamo fortemente legati è quello della filiera corta – proseguono i ragazzi di NaturalMente Contadini – Parlare di km0 specialmente per la vendita degli agrumi in Sicilia significherebbe intraprendere una fantastica battaglia contro i mulini a vento in perfetto stile Don Chisciotte, e non per quei banalissimi luoghi comuni che vedono il siciliano tipo come individuo “mentalmente arretrato” rispetto al resto del mondo, vi assicuro che non è così. Bensì semplicemente per il fatto che la grande disponibilità di prodotto locale ne azzera totalmente la domanda. La distribuzione diretta dal nostro giardino o dalla rete che abbiamo creato insieme agli altri produttori, direttamente fino alle tavole dei nostri amici ci permette di saltare totalmente gli step intermediari di compravendita, il che fa sì che il prodotto abbia un prezzo equo, e che su quel prezzo i coltivatori abbiano un guadagno dignitosamente accettabile».

«Bypassare la GDO specialmente nella vendita di frutta e verdura in Sicilia si traduce nel voltare le spalle ad una serie di politiche commerciali ed accordi locali che da anni opprimono l’agricoltura siciliana, la concorrenza spietata e l’abbattimento dei prezzi per l’aggressione dei mercati ha fatto nascere in Sicilia e soprattutto nel settore agrumicolo un vero e proprio cartello. I coltivatori tradizionali ogni anno sono costretti a cedere il loro raccolto accettando silenziosamente o quasi, prezzi di mercato indecenti che spesso non coprono le spese per gli interventi di coltivazione annuali. Ogni centesimo scontato sugli scaffali dei grandi ipermercati viene viscidamente negato ai produttori siciliani, i quali hanno nei commercianti locali il loro unico canale di vendita e per cui senza nessun’altra alternativa cercano di recuperare quanto più possibile per il loro raccolto. Noi di NaturalMente Contadini abbiamo detto no a questo sistema, e attraverso la pianificazione di raccolte e spedizioni settimanali riusciamo ad evitare tutto, dando così dignità sia al nostro lavoro che ai nostri amici consumatori attraverso ciò che mettiamo sulle loro tavole, direttamente dalla piante appena raccolti e totalmente naturali, in fase di coltivazione e distribuzione».

«Siamo consapevoli di quanto dura sia la nostra battaglia di fronte ai grandi colossi della distribuzione, ma il nostro obiettivo è quello di diffondere i nostri valori e di vedere crescere la nostra rete di sostenitori e produttori sempre di più, così… NaturalMente».

 

tratto da: http://www.ilcambiamento.it/articoli/naturalmente-contadini-gli-agrumi-responsabili-alle-pendici-dell-etna

Durissima presa di posizione di Padre Alex Zanotelli: i Cristiani scelgano o il Vangelo o Salvini…!

 

Padre Alex Zanotelli

 

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Durissima presa di posizione di Padre Alex Zanotelli: i Cristiani scelgano o il Vangelo o Salvini…!

 

Padre Zanotelli durissimo: i cristiani scelgano o il Vangelo o Salvini

Il missionario comboniano critica anche i silenzi della Chiesa: perché i vescovi non prendono posizione contro chi diffonde odio?

Parole durissime dopo unj decreto sicurezza che è un atto di guerra contro poveri e diseredati. E lui, padre Zanotelli, che è stato a lungo missionario, queste cose le comprende meglio di tanti altri: “Quanto durerà Salvini? Non lo so. Non mi interessa molto. Quello che mi domando è perché il popolo italiano non sta reagendo. E qui mi metto sotto accusa come Chiesa”.
Padre Alex Zanotelli, intervistato dall’agenzia Dire, ha criticato senza incertezze le politiche del governo in materia di sicurezza. Politiche sbagliate, che tuttavia raccolgono un consenso crescente. “La Lega non è nata ieri, sono 30 anni che l’abbiamo. Io chiedo alla Chiesa italiana: la Conferenza episcopale ha mai scritto un documento sulla Lega? Oppure i vescovi di Piemonte, Lombardia e Veneto hanno mai fatto un testo da leggere nelle parrocchie che dice: ‘guardate Gesu’ ci dice questo. Il Vangelo di Salvini ci dice qualcosa d’altro. Quindi scegliete’. Non lo abbiamo mai fatto, quindi abbiamo delle profonde colpe anche come Chiesa”.
Chi segue Salvini è un cattivo cristiano? “Ma certamente. Non ho dubbi. Per Gesù hai il Vangelo dell’accoglienza, del perdono, della riconciliazione. Qui è il Vangelo dell’odio. Quindi, o l’uno o l’altro, per un credente. Poi ognuno è libero di scegliere”.

fonte: https://www.globalist.it/news/2018/10/04/padre-zanotelli-durissimo-i-cristiani-scelgano-o-il-vangelo-o-salvini-2031770.html

Robin Hood 2.0 – Il direttore di banca di Udine, che rubava dai conti dei ricchi per dare a quelli dei poveri – “Ribellione al sistema che li abbandona”…!

 

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Robin Hood 2.0 – Il direttore di banca di Udine, che rubava dai conti dei ricchi per dare a quelli dei poveri – “Ribellione al sistema che li abbandona”…!

 

Udine, direttore banca trasferì un milione da conti dei ricchi a quelli dei poveri: “Ribellione al sistema che li abbandona”

Gilberto Baschiera dirigeva la filiale del Credito Cooperativo di Carnia e Gemonese a Forni di Sopra, paesino delle dolomiti friulane. Ha patteggiato 2 anni per truffa. “Ho sempre pensato che oltre a tutelare i risparmiatori, il nostro compito fosse soccorrere chi ha bisogno”, spiega. Licenziato, è ancora senza un lavoro.

Rubava ai conti correnti dei ricchi, per dare a quelli dei poveri. Perché il “sistema”, lo chiama così, “abbandona i pensionati e i giovani”. È la storia di Gilberto Baschiera, ex direttore della filiale del Credito Cooperativo di Carnia e Gemonese a Forni di Sopra, piccolissima località montana sulle Dolomiti del Friuli.

In sette anni, il funzionario “Robin Hood” ha fatto sparire un milione di euro dai risparmi dei clienti più facoltosi per distribuirli ai meno abbienti. Dopo la scoperta dell’ammanco, l’ex dirigente è stato licenziato. Imputato di truffa e appropriazione indebita, lunedì ha patteggiato due anni con la condizionale e gli è stata sequestrata la casa. È ancora senza un nuovo lavoro.

Le sottrazioni sono iniziate nel 2009, come una sorta di ribellionepersonale al “sistema che abbandona i pensionati con la minima e i giovani senza risorse”, ha detto al Corriere della Sera. Ma l’ex direttore assicura che avrebbe restituito tutti i soldi. “Dopo che la vicenda è venuta a galla, ho telefonato a tutti quelli a cui avevo sottratto delle somme per spiegare cosa mi avesse spinto”, spiega.

“Ho sempre pensato che oltre a tutelare i risparmiatori, il nostro compito fosse soccorrere chi ha bisogno”. Una versione confermata dal suo legale, l’avvocato Roberto Mete: “Lo ha fatto per aiutare correntisti in difficoltà o che non riuscivano ad accedere al credito bancario”.

 

 

tratto da: https://www.ilfattoquotidiano.it/2018/10/03/udine-direttore-banca-trasferi-un-milione-da-conti-dei-ricchi-a-quelli-dei-poveri-ribellione-al-sistema-che-li-abbandona/4666313/?utm_campaign=cronaca&utm_medium=twitter&utm_source=twitter

Utilissimo – La classifica di quanto ci costano gli elettrodomestici – quanto e come si può risparmiare

 

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Utilissimo – La classifica di quanto ci costano gli elettrodomestici – quanto e come si può risparmiare

 

La classifica di quanto consumano i nostri elettrodomestici non è semplice da stilare perché il consumo dipende da molti fattori, prima di tutto dalla classe energetica dell’apparecchio e dalle modalità e dal tempo di utilizzo dello stesso.

Ecco una tabella orientativa che elenca, dal più energivoro al meno costoso sulla bolletta, i principali elettrodomestici che abbiamo in casa.

Apparecchio Ore di utilizzo h/anno Potenza W Consumo kWh/anno Costo €/anno
Boiler elettrico 1600 1200 1565 510
Condizionatore Fabbisogno freddo: 1300 kWh COP: 3 425 78
Frigo-congelatore 8760 Classe A 305 56
Forno a microonde 160 (mezz’ora al giorno) 1500 240 44
Lavatrice 260 cicli/anno (5 kg di biancheria di cotone a 60°) Classe A 240 44
Forno elettrico 100 2000 210 40
Lavastoviglie 220 cicli/anno (12 coperti) Classe A 220 40
Aspirapolvere 104 1800 185 35
Televisore 1.280 (4 ore al giorno) 150 190 35
Ferro da stiro 160 (mezz’ora al giorno) 1000 160 30
Illuminazione 4800 soggiorno, 3800 cucina, 1900 camere e bagno luorescente: 12 150 30
Phon 80 (un quarto d’ora al giorno) 1800 140 25
Computer 640 (2 ore al giorno) 150 95 15
Lettore DVD 140 150 20 4

Risparmia con l’aspirapolvere
Al momento dell’acquisto, controlla i consumi di elettricità e la potenza aspirante dell’aspirapolvere. Un buon aspirapolvere non è quello più potente. Attenzione a non confondere la potenza del motore, espressa in watt, che indica solo i consumi energetici dell’apparecchio con la reale capacità di aspirazione, che si misura invece in watt aria. Per assicurare buone prestazioni, dovrebbe essere compresa tra i 250 e i 400 watt (valori IMQ), con la possibilità di regolarla in base al tipo di superficie da trattare.
Aspirapolveri con motori potenti sono più che altro potenti consumatori di energia, non aspirano meglio degli altri, e per piccole dimensioni domestiche sono superflui.
Risparmia con la lavastoviglie
Evita l’asciugatura con aria calda: basta aprire lo sportello alla fine del lavaggio quando le stoviglie sono ancora calde per asciugarle; si risparmia anche il 40-45% di elettricità per ogni lavaggio.
Per lavare a mano i piatti di una cena di 10 persone occorrono circa 100 litri d’acqua, mentre ne servono solo 15 con una lavastoviglie di ultima generazione.Fai a meno della lavastoviglie se in famiglia siete in due o tre persone e non cucinate spesso.
Attivando la lavastoviglie solo a pieno carico si può risparmiare il 25% del consumo annuale.
In caso di acquisto, preferisci una lavastoviglie di classe A+ o superiore, della capienza adatta alle esigenze della tua famiglia (in genere 12 coperti), e chiedi sia al venditore sia all’installatore di poterla collegare direttamente alla tubatura dell’acqua calda.
Risparmia con la lavatrice
La lavatrice è uno degli elettrodomestici che mettono di più alla frusta la nostra bolletta elettrica.
Fai funzionare la lavatrice di notte, sempre che non disturbi il sonno: con la tariffa bioraria, consente di risparmiare e di alleggerire il già alto carico elettrico diurno.
Utilizza la lavatrice sempre a carico quasi pieno, scegli accuratamente il giusto programma di lavaggio (attenzione: il programma di mezzo lavaggio non dimezza i consumi, li riduce solo del 20%), preferisci le basse temperature e dosa con attenzione il detersivo in base alla durezza dell’acqua. Un ciclo a 90° fa consumare il doppio di uno a 40°. In caso di sostituzione, acquista una lavatrice ad elevata efficienza (A++).
Preferisci i modelli che offrono la possibilità di essere collegati direttamente all’acqua calda: si arriva così a spendere per ogni lavaggio circa un terzo di quel che ci costa riscaldare l’acqua con una resistenza elettrica. Costo indicativo: da 500 a 600 euro per una lavatrice con doppio attacco; da 130 euro per il dispositivo da applicare a posteriori.

Risparmia con il frigorifero

Il termostato va regolato a seconda della temperatura ambiente, sia nella stagione invernale che in quella estiva, seguendo anche le eventuali indicazioni del costruttore. Evitiamo le posizioni eccessivamente fredde: sono inutili per la conservazione dei cibi e fanno aumentare i consumi energetici del 10-15%. Si consiglia una temperatura di +5°C nel frigorifero e di -18°C per il congelatore. Posiziona il frigorifero nel punto più fresco della cucina, lontano dal forno o dal piano cottura, facendo attenzione a lasciare uno spazio di almeno 10 centimetri sul retro per favorire il ricambio d’aria lungo la serpentina posteriore.
Se il tuo frigo ha più di dieci anni, sostituiscilo con uno nuovo, più efficiente. Un apparecchio di classe A++ fa risparmiare 40 euro l’anno di elettricità rispetto ad una classe B e 70 euro rispetto ad una D di pari categoria. In cinque anni, puoi risparmiare tra i 200 e i 300 euro.
Risparmia con la tv
I nuovi televisori hanno schermi sempre più grandi, fanno a gara a chi è più sottile e promettono di portarci il cinema dentro casa.
Il consumo energetico di un apparecchio video dipende infatti molto anche dalle dimensioni dello schermo: tendenzialmente, uno schermo di dimensioni doppie consuma il quadruplo.
Ecco perché, soprattutto se ci si spinge verso l’acquisto di un modello di grandi dimensioni, è fondamentale stare attenti a ogni “+” stampato a fianco alla lettera A. Un 46 pollici in classe A consuma fino a 103 kWh all’anno, in A+ fino a 83, ma solo 63 kWh in classe A++ (fonte: Agenzia svizzera degli apparecchi elettrici).
Non dimentichiamo che anche la tecnologia influisce sull’efficienza energetica di un TV. La retroilluminazione a Led applicata sui nuovi schermi riduce il consumo di energia del 25% rispetto ai tradizionali Lcd a lampade fluorescenti e fino al 40% rispetto a una ormai obsoleta televisione al plasma. E gli Oled promettono risparmi ancora più interessanti.
Il consumo annuo espresso in kWh che leggiamo sull’etichetta energetica è calcolato sulla base di un utilizzo medio giornaliero di 4 ore per 365 giorni all’anno. Ovviamente il consumo effettivo di energia dipenderà dall’utilizzo dell’apparecchio soprattutto se sono collegati anche altri dispositivi come lettore dvd, console dei giochi, impianto hi-fi, i consumi per quattro ore di utilizzo giornaliere possono tranquillamente battere quelli di un frigorifero che resta acceso 24 ore al giorno.
Per tagliare sprechi inutili, evitiamo di lasciare la tv in modalità stand by. Il modo più pratico è quello di collegarlo a una multipresa con interruttore e ricordarsi poi di spegnerla.
Risparmia con il forno
Si tenga in considerazione che un’ora di forno costa tipicamente da 20 a 30 centesimi d’energia. Utilizzando un forno elettrico da incasso di tipo ventilato si può risparmiare fino a 1/3 del consumo di energia elettrica rispetto al consumo di un forno elettrico non ventilato. Poi. il risparmio ottenibile dipende da quante volte si adopera il forno
Il forno elettrico consuma 180 kwh all’anno, quello a microonde la metà.
Risparmia con il condizionatore
La bolletta dell’elettricità pesa solo un terzo di quella del riscaldamento, ma appena si passa al condizionatore rischia di salire.
Evita che il condizionatore sia colpito direttamente dai raggi del sole e installalo lontano da fonti di calore. Puoi ridurre i consumi anche del 5%.
Utilizza il condizionatore solo quando è necessario, cioè nelle ore più calde della giornata, con finestre ben chiuse e schermate, e imposta una temperatura tra 25° e 27°. La differenza tra interno ed esterno non deve superare i 7 gradi, per evitare sbalzi termici poco salutari.
Valuta accuratamente la disposizione delle unità interne nei vari locali e assicurati che l’impianto sia correttamente dimensionato rispetto alle tue esigenze: affidati ad un tecnico specializzato. Costo indicativo per un sopralluogo: 50 euro, spesso scalati dall’acquisto del climatizzatore.
Risparmia con l’impianto di riscaldamento
L’impianto di riscaldamento è un po’ come l’automobile, per consumare poco e inquinare meno occorre un’accurata manutenzione.
Fai controllare la caldaia da un tecnico autorizzato alla scadenza prevista e conserva copia del rapporto di controllo. Chiedi consiglio in merito alla convenienza di interventi sulla caldaia e sull’impianto di riscaldamento. Costo indicativo: 80-90 euro solo pulizia; 120 euro pulizia con analisi dei fumi.
Per gli impianti fino a 35 kW il controllo deve essere biennale nel caso di impianti a metano (a meno di diversa prescrizione scritta sul libretto di impianto), o avvenire ogni quattro anni nel caso di impianti che non superino gli otto anni di età, a camera stagna o installati all’aperto. Alcune Regioni hanno però introdotto normative sui controlli più restrittive: ad esempio, in Lombardia, la manutenzione deve essere effettuata almeno una volta ogni due anni.
Regola attentamente la valvola termostatica (obbligatoria sul nuovo e sul ristrutturato) in funzione delle necessità: puoi risparmiare circa il 10% delle spese di riscaldamento.

fonte: https://energy.lifegate.it/blog-gas-e-luce/classifica-elettrodomestici/

Globi solari gonfiabili. Costano due dollari, ma sono 400 volte più efficienti dei pannelli: 500 watt di produzione energetica…!

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Globi solari gonfiabili. Costano due dollari, ma sono 400 volte più efficienti dei pannelli: 500 watt di produzione energetica…!

Producono 500 watt di potenza e per questo risultano circa 400 volte più efficienti dei normali pannelli solari. Stiamo parlando dei “globi solari“, prodotti dalla società Cool Earth.“La maggior parte dei sistemi di energia solare di oggi” – si legge sul sito ufficiale dell’azienda –“prendono la forma di pannelli piani o specchi  con scatole-di metallo e richiedono notevoli quantità di materiali costosi e pesanti. I nostri concentratori solari gonfiati, invece, sono principalmente fatti di materiali poco costosi. Questo approccio progettuale riduce drasticamente i requisiti dei materiali come costi e tempi ”. Uno schema diffuso sul web illustra la composizione del dispositivo:

funzionamento-globo-solare

La caratteristica forma sferica di questa innovativa invenzione permette di catturare l’energia solare attraverso una cupola gonfiabileprovvista di una pellicola con all’interno pannelli solari. L’energia viene concentrata in un unico punto centrale, come in una lente di ingrandimento. Queste caratteristiche permettono al globo solare di creare energia molto più facilmente dei pannelli solari tradizionali, anche in condizioni di maltempo. Inoltre questi globi solari risultano anche piuttosto robusti: sono capaci di resistere a venti oltre le 100 miglia all’ora, ma anche alle piogge, insetti e sporcizia (info sul sito ufficiale www.coolearthsolar.com). L’azienda in questione aveva già utilizzato la tecnologia “gonfiabile” per realizzare altre tipologie di pannelli solari dall’efficienza superiore, come dimostra questa foto:

 

La generazione più digitale e infelice della storia

 

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La generazione più digitale e infelice della storia

 

La chiamano iGen. È la generazione dei nati dal 1995 in poi, quando la Rete è stata aperta agli usi commerciali. Sono quelli cresciuti con il cellulare in mano, su Instagram da quando andavano alle medie e che non hanno esperienza di un mondo senza Internet. I più anziani tra gli iGen si affacciavano all’adolescenza quando il primo iPhone fu immesso sul mercato, nel 2007; nel 2010 arrivò l’iPad, e loro frequentavano il liceo. Sono quelli cresciuti costantemente connessi, immersi negli smartphone e nei social network. Al contrario dei millennial, che hanno conosciuto una realtà analogica prima dell’avvento degli schermi piatti, gli adolescenti di oggi hanno vissuto tutta la vita in un mondo in cui uno schermo connesso a internet e tendenzialmente collegato su un qualche social network è presente a ogni ora del giorno e della notte. Il potere assoluto dello smartphone sugli adolescenti di oggi ha conseguenze che si propagano come un’onda in ogni ambito della loro vita, dalle interazioni sociali alla salute mentale.

Secondo la ricerca della professoressa Jean M. Twenge della San Diego State University, docente di psicologia che studia i trend generazionali da venticinque anni, i giovani di oggi sono più aperti e più attenti delle precedenti generazioni, ma anche più ansiosi e infelici. E sono immaturi, infantili: non bevono, usano meno droghe e fanno meno sesso, ma sono anche meno pronti ad affrontare la vita reale, al punto di essere sull’orlo della peggior crisi esistenziale di sempre e gran parte di questa crisi è causata proprio dalla dipendenza da smartphone.

L’esempio
La risposta è l’educazione, che deve cominciare in famiglia. Nessuno permetterebbe a suo figlio di guidare senza patente. Allo stesso modo, non si può lasciare che un bambino giochi con uno smartphone senza spiegargli come funziona. Nessuno strumento è buono o cattivo di per sé, dipende come sempre dall’uso che se ne fa e Web e social sono un fantastico spazio da esplorare a patto di farne un utilizzo consapevole, conoscere i pericoli nascosti come fake news, bullismo, estorsioni, pedofilia online e sapere come prevenirli e neutralizzarli. Perché la Rete è una ricchezza da sfruttare e uno spazio da esplorare con l’aiuto di regole e comportamenti accorti. Demonizzare non è mai la strada: «È importante rendersi conto che non esiste l’opzione in cui torniamo al fax e consultiamo i libri di carta piuttosto che Wikipedia» ha detto Massimo Mantellini, uno dei più autorevoli esperti italiani di cultura digitale. «Non solo non è possibile, ma significa anche non capire che nuovi strumenti impongono nuovi ragionamenti: non bisogna opporsi alla tecnologia, ma imparare a usarla meglio». Evitandone, viene da sé, abusi e dipendenze.

Per allontanare i figli dagli schermi, Daniel Willingham, professore di psicologia all’Università della Virginia e autore di “Raising Kids Who Read”, suggerisce di stimolare il loro interesse verso altre attività, come ad esempio la lettura. Leggere testi di lunga durata come libri e articoli di riviste è molto importante per allenare l’attenzione, comprendere idee complesse e sviluppare capacità di pensiero critico, cosa che un aggiornamento di stato sui social certamente non favorisce. Non è utile, però, “sequestrare” il telefono di un figlio adolescente e dirgli che può riaverlo dopo aver letto per 30 minuti, legando la mancanza di tempo trascorso sul dispositivo ad una lettura forzata. Un modo per farlo, secondo Dean-Michael Crosby, un insegnante in una scuola in Inghilterra che spesso fornisce consigli ai genitori su questo tema, è quello di «sporcare la casa con titoli accattivanti». Egli suggerisce di lasciare libri in giro per il salotto, la cucina e anche in bagno. «Anche se ne scovano uno per curiosità, mentre aspettano che l’acqua stia bollendo, potrebbe essere il libro giusto per loro», ha detto Crosby. Sia Willingham sia Crosby hanno consigliato di provare dei libri con le immagini e graphic novel. Con la loro abbondanza di immagini, insieme a temi più maturi e contenuti adatti alla loro età, questi libri possono aiutare gli adolescenti riluttanti ad entrare nel mondo della letteratura. Un altro modo per infondere amore per la lettura è insegnare ai bambini quanto può essere utile: la prossima volta che tuo figlio verrà da te a porre una domanda, prova a dirgli di cercare la risposta leggendo della questione autonomamente. Spiegagli che i libri offrono un livello di conoscenza approfondita non disponibile attraverso la “gratificazione immediata” di internet. Bisogna adoperarsi affinché i ragazzi non vivano ed esperiscano la realtà solo attraverso lo schermo. Infine, per modellare un buon comportamento è fondamentale dare l’esempio: se stai assillando il tuo bambino affinché smetta di guardare lo smartphone e tu sei sempre su Instagram, perché mai dovrebbero prenderti sul serio? Non va dimenticato, infatti, che i genitori spesso passano più tempo davanti agli schermi dei loro figli.

La scuola
Thomas Edison ha detto una volta: “I libri saranno presto obsoleti nelle scuole pubbliche … il nostro sistema scolastico sarà completamente cambiato all’interno di dieci anni.” Abbastanza sorprendentemente, però, uno degli inventori più importanti della storia moderna, è stato smentito dai fatti. Il nostro sistema educativo infatti mostra una notevole resistenza all’innovazione e l’esperienza scolastica è cambiato molto poco nei 100 anni successivi alla previsione di Edison.
Eppure la digitalizzazione e le nuove tecnologie si stanno imponendo molto velocemente a livello globale, generando un forte impatto sul mercato del lavoro e conseguentemente sulla formazione.

Nel 2020 le competenze digitali saranno necessarie per l’85-90% dei lavori: il report “The Future of Work: Jobs and Skills 2030” stima che entro tale data abilità tecnologiche, competenze trasversali e multidisciplinari, attitudine all’innovazione e alla creatività, aumento della responsabilità individuale e mobilità, saranno imprescindibili. Per questo è diventato impellente il bisogno di costruire un nuovo modello formativo, innescato dalla cultura digitale che è ora alla base dello sviluppo socio-economico. L’importante è utilizzare la tecnologia in maniera corretta. Stanno già nascendo degli esempi interessanti nello scenario internazionale, come la californiana Alt School o il progetto XQ Superchool promosso da Laurene Powell, moglie di Steve Jobs. Anche in Italia cominciano a spuntare le prime esperienze di didattica innovativa, come la Up School di Cagliari, una scuola elementare paritaria ispirata agli istituti del Nord Europa.

Secondo Kirsti Lonka, docente di Psicologia educativa all’università di Helsinki, la scuola deve fornire agli studenti capacità adeguate per il ventunesimo secolo. Fra queste ci sono quelle che servono per respingere il cyber-bullismo come quelle che permettono di individuare su internet le notizie false, così come l’abilità di installare un programma anti-virus come quella di collegare al computer una stampante. Ad esempio, in Finlandia, il paese in cima alla classifica Ocse per la media dell’alfabetizzazione dei suoi studenti, in classe è permesso l’utilizzo delle tecnologie quotidiane, compresi il telefono cellulare e il tablet, per le ricerche. Di contro, la Francia ha appena ribadito il divieto dell’uso dei cellulari nelle scuole materne, elementari e medie da parte degli alunni. In Italianon esiste nessuna normativa governativa, né regolamenti specifici a favore o a sfavore degli stessi: tutto dipende dai dirigenti d’istituto. Ma tutto, come già detto, dipende dall’uso che se ne fa. Non c’è dubbio che la tecnologia in classe possa essere utile in molti sensi e non c’è dubbio che la scuola sia esattamente il posto dove gli adulti di domani dovrebbero apprendere gli strumenti per orientarsi nella realtà. L’importante è che quella virtuale non diventi l’unica.

 

 

fonte: https://www.dolcevitaonline.it/la-generazione-piu-digitale-e-infelice-della-storia/

Papa Luciani – Il Papa che esattamente 40 anni fa, il 28 settembre 1978, fu ucciso perchè voleva distribuire la ricchezza del Vaticano ai poveri: ecco la verità…!

 

Papa Luciani

 

 

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Papa Luciani – Il Papa che esattamente 40 anni fa, il 28 settembre 1978, fu ucciso perchè voleva distribuire la ricchezza del Vaticano ai poveri: ecco la verità…!

 

Papa Luciani voleva destinare il 90% delle ricchezza al resto del mondo per case, scuole, ospedali ed il restante 10% da far gestire allo Stato Italiano per i bisogni della Chiesa.*
Ma i massoni all’interno del Vaticano lo hanno eliminato

Papa Luciani era intenzionato a fare una vera e propria rivoluzione all’interno del Vaticano. Siccome desiderava tanto che la Chiesa fosse più povera, aveva preparato un progetto per ridimensionare la ricchezza del Vaticano e aveva studiato un piano per aiutare le famiglie povere del mondo, innanzitutto quelle italiane. Ovviamente, tutto ciò si doveva fare per mezzo della I.O.R., la Banca del Vaticano, che sarebbe stata data in gestione a persone laiche secondo l’insegnamento di Gesù: “Dare a Cesare quel che è di Cesare”. Papa Luciani non sopportava l’idea che Cardinali e Vescovi gestissero queste enormi ricchezze e, quindi, la sua prima intenzione era quella di rimuovere proprio quei Cardinali che usavano e manipolavano il Vescovo Marcinkus e che sfruttavano non solo la sua capacità di gestire lo I.O.R., ma anche e soprattutto i suoi contatti e le sue potenti amicizie a livello europeo ed internazionale. Se Papa Luciani non fosse morto, da lì a pochi giorni sarebbero stati rimossi e sostituiti immediatamente sia Marcinkus che altri quattro Cardinali e forse anche, se non erro, il Segretario di Stato o il Segretario del Papa. Al loro posto sarebbero subentrati altrettanti Vescovi e Cardinali di massima fiducia. Costoro, in gran segreto, avevano preparato insieme a Papa Luciani un piano ben preciso. Dopo essersi inseriti ognuno al posto giusto, si sarebbero attivati subito per distribuire il 90% delle ricchezze del Vaticano in diverse parti del mondo, in modo tale da costruire case, scuole, ospedali etc… Il 10% delle rimanenti ricchezze sarebbe stato affidato e fatto gestire allo Stato Italiano per conto e in base ai bisogni della Chiesa.

Insomma, voleva fare una vera e propria rivoluzione e cogliere tutti di sorpresa!
Purtroppo, il Povero Papa non ha potuto portare a termine il proprio piano, in quanto uno dei Cardinali di fiducia lo ha tradito ed è andato a raccontare tutto a Marcinkus e agli altri Cardinali! Costoro, appena vennero a conoscenza della cosa, si attivarono immediatamente e con la loro diabolica intelligenza riuscirono, senza lasciare nessuna traccia, ad uccidere il loro Papa con una grande quantità di gocce di calmante, grazie anche all’aiuto del suo medico personale”.

I quattro cardinali (tutti membri dell’Ordine del Santo Sepolcro che avevano un filo diretto con Albano notaio personale di Andreotti e di alcuni boss mafiosi) :

1-Il Cardinale Macchi (massone) , uno dei prediletti di Papa Paolo VI, che l’aveva anche ordinato Suo Segretario. Faceva parte dei cavalieri del Santo Sepolcro, proprio come il Vescovo Marcinkus.

2-Cardinal Villot (massone)

3-Cardinale Benelli.

4-Cardinale Gianvio.

Il “testamento” della mitica Franca Valeri: il femminismo è sentimento, non militanza

 

Franca Valeri

 

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Il “testamento” della mitica Franca Valeri: il femminismo è sentimento, non militanza

Firenze rende omaggio a Franca Valeri
Il ‘testamento’ di Franca Valeri: il femminismo è sentimento, non militanza

Nel Teatro della Compagnia, dove il sindaco Dario Nardella le ha consegnato le Chiavi della Città, Franca Valeri era coinvolta nel festival l”Eredità delle donne’

Un mito, una leggenda. Una grandissima: vecchiaia, comicità, sentimenti, teatro, cinema: una specie di ‘testamento pubblico’, condito da tanta ironia, su vari temi, persino il rapporto con Sofia Loren.
Un ‘testamento’ che l’attrice Franca Valeri ha condiviso a Firenze dove una sala, colma e in piedi, l’ha applaudita a lungo. Nel Teatro della Compagnia, dove il sindaco Dario Nardella le ha consegnato le Chiavi della Città, Franca Valeri era coinvolta nel festival l”Eredità delle donne’ rassegna-staffetta fra le generazioni promossa da Fondazione Cr Firenze.
Intervistata da Serena Dandini, direttrice artistica della manifestazione, ha dispensato consigli, osservazioni, ricordi, offrendoli con levità proprio come se volesse lasciare – oltre i suoi scritti, libri e testi – un’eredità morale e culturale a chi verrà dopo.
“E’ importante trasmettere alle giovani donne il messaggio che non si dimentichino mai di essere intelligenti”, ha detto Franca Valeri. “Le donne sono importanti se sono coscienti di essere da questa parte” dell’umanità. “Si sa che sono necessarie, non si può farne a meno – ha proseguito – sapere questo è una forma di femminismo, anche se a me non è mai piaciuto il termine perché bisogna che siano coscienti che non è una militanza, è un sentimento”.
Franca Valeri, 98 anni, dopo aver confessato di “aver sempre avuto la sensazione che sopra di me c’era una testa che non era quella di una vecchia”, ha detto: “La vecchiaia non piace a nessuno, però è un sentimento che matura a poco a poco ed è una forma di pudore essere preparati alla vecchiaia”. “Non ci si può arrivare impreparati, per esempio tagliarsi, come fanno tutte, la faccia”, ha alluso ai lifting. E, entrando nell’ambito più strettamente professionale l’artista, ha suggerito, con garbo antico, che “è bello parlare poco e vedere che ti ascoltano. La misura è il segreto dei grandi autori, una parola di più guasta il testo, bisogna stare attenti”. Mentre sull’arte di saper far ridere, lei attrice comica, ha spiegato: “Quando senti che parte la risata del pubblico è un momento di felicità assoluta”.
“Sapevo di avere questo dono di natura, lo vedevo anche in casa mia, dove anche gente impensabile – ha ironizzato – come mio padre e mia madre, ridevano. Saper di avere la capacità di far ridere è una cosa tra le più belle che mi potevano capitare” nella vita. Invitata a un confronto con Sofia Loren, con cui lavorò insieme e a cui è legata da lunghissima amicizia, Franca Valeri ha concordato di esser stata considerata, a suo tempo, un esempio di donna “molto moderna” nell’immaginario collettivo. “Ma – ha specificato lei stessa sorridendo – con una differenza abissale con Sofia: la sua bellezza. E io, anche nel film, non ho mai mostrato invidia”.
Ha ricordato che “quando Sofia, oltre la bellezza, accettò una parte dove essere più modesta – Sofia è una donna molto intelligente -, e si mise nelle mani di De Sica, le ha fatto fare un personaggio molto bello che unisce la modestia e la bellezza insieme, che è cosa rara”. “Ogni tanto ci vediamo e lei mi ricorda come un momento bello della sua vita”, ha aggiunto. Tra i ricordi c’è proprio ‘Il segno di Venere’. “Doveva essere con due sorelle – ha detto – ma quando è stata scritturata Sofia, fu capito che difficilmente si poteva fare così. Allora diventammo due cugine!”.

 

fonte: https://www.globalist.it/teatro/2018/09/22/il-testamento-di-franca-valeri-il-femminismo-e-sentimento-non-militanza-2031176.html