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Un ricordo – il 2 dicembre di 37 anni fa ci lasciava, troppo presto, l’indimenticabile Marty Feldman
Il 2 dicembre 1982 ci lasciava Marty Feldman.
Passato alla storia come il servo Igor del Dottor Frankenstin, Marty Feldman è un personaggio impossibile da dimenticare: far ridere gli era naturale come respirare e sfruttò i suoi soli 48 anni di vita al massimo. Sempre propenso a gettarsi in nuovi progetti si spostò instancabilmente dalla radio alla televisione al cinema; più di una volta fu anche attratto dall’idea di pubblicare un proprio libro di versi, cosa che però non avverrà mai.
Tuttavia è necessario riconoscere che la sua fama non fu unicamente dovuta alla contagiosa ilarità che lo caratterizzava, ma anche a quell’aspetto così peculiare e buffo, con gli occhi strabuzzati e divergenti che furono un suo cruccio ma anche, senza dubbio, la sua fortuna. Se infatti «da bambino era bello e somigliava ad una Shirley Temple gotica», crescendo il volto di Marty finì per «riflettere in pieno il disastro della sua vita»: gli incontri clandestini di boxe a cui partecipava in gioventù conferirono al suo naso quella particolare forma schiacciata, mentre negli anni ’60 il morbo di Basedow-Graves rese prominenti i suoi occhi.
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Frankenstein Junior - Potrebbe piovere
Figlio di ebrei originari di Kiev, Martin Alan Feldman nacque a Londra l’8 luglio 1934 e visse il periodo della Seconda Guerra Mondiale nella più tranquilla campagna inglese. È forse ripensando a questo soggiorno che maturò poi in lui il pensiero di diventare vegetariano quando realizzò effettivamente che «un bel giorno, George “il coniglio” era diventato “George la cena”».
Come tutti i comici che si rispettano, Feldman era uno dalla battuta sempre pronta; ciononostante gli ci volle del tempo per realizzare che avrebbe potuto impiegare quella sua dote come mestiere. A 15 anni lasciò gli studi e lavorò presso un parco divertimenti, cercando di sopravvivere mentre cercava di sfondare come trombettista jazz; ma una volta trovata la sua strada, Marty la percorse con falcate grandi e profonde.
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Recitò dapprima in commedie per teatri minori e successivamente nel trio Morris, Marty and Mitch che aveva contribuito a fondare nei primi anni ’50. La sua comicità stralunata e surreale alla maniera dell’idolo Buster Keaton attirò su di lui una certa visibilità e da lì il cammino si fece meno accidentato: scrisse i suoi stessi sketch radiofonici insieme all’amico Barry Took e in poco tempo si trovò a lavorare per la televisione, diventando uno dei personaggi più apprezzati dal pubblico britannico. La malattia non fece arretrare Feldman di un solo passo e nel corso degli anni ’60 fu letteralmente sommerso di lavoro, arrivando a collaborare con i futuri Monthy Piton per The Frost Report. Le sue battute erano sulla bocca di tutti e per la BBC non fu affatto difficile assegnargli una propria serie, Marty: andato in onda nel 1968, lo show valse a Feldman ben due BAFTA.
Nel nuovo decennio non smise di raccogliere applausi, tutt’altro: volò negli Stati Uniti, dove in poco tempo debuttò con il fortunato programma L’occhio che uccide (Marty Feldman’s Comedy Machine il titolo originale). Nemmeno nel Nuovo Mondo Marty rinunciò a frequentare i party più alla moda, così come già nel Regno Unito: pare che fosse solito presentarsi con degli occhiali da aviatore e in compagnia della madre, almeno fino a quando non sposò Lauretta Sullivan nel 1959.
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Frankenstein Junior - Il malocchio
Forte dei trionfi che andava ottenendo, il debutto al cinema sembrò abbastanza prevedibile: nel 1970 recitò in Ogni uomo dovrebbe averne due di Jim Clark e quattro anni dopo fu accolto a braccia aperte da Mel Brooks, il quale decise insieme a Gene Wilder di scritturare Marty per il ruolo che l’avrebbe reso celebre. Frankenstein Junior (1974) incassò trenta volte il budget di produzione e fu un vero e proprio boom che procurò a Feldman il nuovissimo Saturn Award come miglior attore non protagonista. Successivamente Marty apparve ancora in Il fratello più furbo di Sherlock Holmes (diretto da Wilder), L’ultima follia di Mel Brooks e nell’italiano film a episodi 40 gradi all’ombra del lenzuolo.
Sul finire degli anni ’70 tentò la regia con due pellicole: la parodia Io, Beau Geste e la legione straniera e Frate Ambrogio (malriuscita traduzione di In God we tru$t), aspra satira del modo tutto statunitense di commercializzare la religione.
Un attacco di cuore lo colse mentre era impegnato in Barbagialla, il terrore dei sette mari e mezzo e Marty Feldman si spense il 2 dicembre 1982, in un albergo di Città del Messico. La causa del decesso è tutt’oggi avvolta nel mistero: un’intossicazione alimentare o la sua sconsigliabile dieta fatta di sigarette, caffè e latticini sono le motivazioni più accreditate.
Il suo humour dal riso facile ci ha lasciato una grandissima lezione: disse con una certa mestizia di essere troppo vecchio per morire giovane, ma era unico. Un pioniere della commedia che ispirò altri pionieri della commedia.
Fonti: http://www.artspecialday.com/9art/2018/07/07/marty-feldman/ e altre dal web