4 aprile del 1978, una data storica – Arrivava sulla Tv Italiana Goldrake, il cartone giapponese che rivoluzionò – a colpi di alabarda spaziale – la televisione e la cultura italiana…

 

Goldrake

 

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4 aprile del 1978, una data storica – Arrivava sulla Tv Italiana Goldrake, il cartone giapponese che rivoluzionò – a colpi di alabarda spaziale – la televisione e la cultura italiana…

40 anni di Goldrake, 5 motivi che lo hanno reso fondamentale

Il 4 aprile del 1978 arrivava su Rai 2 Goldrake, il cartone giapponese che avrebbe cambiato per sempre la cultura pop italiana

Il 4 aprile 1978 è stato un giorno fondamentale per la televisione italiana, alle 18:45 su Rai 2 veniva trasmessa per la prima volta una puntata di Goldrake, opera di Go Nagai preceduta da una spiegazione di Maria Giovanna Elmi che cercava di contestualizzare il cartone animato.

Inizialmente in Italia il cartone animato si è chiamato Atlas Ufo Robot a causa di un madornale errore di traduzione. Visto che la serie fu acquistata non direttamente dal Giappone, ma dai network francesi, il suo nome sulla guida tv transalpina era Atlas Ufo Robot, solo che Atlas era il nome della guida stessa.

Dopo l’arrivo in Italia di GoldrakeGrendizer in originale, la televisione italiana non fu più la stessa. Tutte le concezioni che avevamo sui cartoni animati, sull’animazione giapponese e sulla divisione manichea tra cultura alta e cultura bassa, tra intrattenimento per bambini e quelle per adulti, furono spazzate via con un colpo di alabarda spaziale. Sono stati scritti un sacco di libri, soprattutto in Italia, sulla sua importanza, pagine e pagine di cultura pop che mostrano gli effetti e il cammino di avvicinamento a questo tsunami cognitivo. Ecco a voi alcuni punti che cercano di riassumerne l’importanza.

1. Il primo robot

Potrà sembrare banale, ma Goldrake era il primo robot giapponese a fare la sua comparsa nella televisione italiana e probabilmente anche uno dei primi cartoni giapponesi. E la prima, volta, si sa, non si scorda mai. Fu preceduto da KimbaHeidi, i Barbapapà, ma un gigantesco robot che prende a pugni mostri grandi come lui non s’era mai visto, fu un vero e proprio shock culturale, un imprinting che ha legato a doppio filo Goldrake con l’Italia. Ogni generazione ha ovviamente avuto il suo robot preferito e ogni spettatore e legato in particolare a quel cartone che per primo lo ha emozionato, ma Ufo Robot è stato il primo a mostrarci supermosse, personaggi incredibili, mostri spaziali e poi c’era quella sigla che diventò in poco tempo la più cantata in tutte le scuole.

2. Una storia diversa

Fino a quel momento i cartoni animati erano considerati fondamentalmente roba per bambini. Certo, alcune fiabe potevano avere momenti più drammatici, ma tendenzialmente un cartone animato era una storia allegra con disegni colorati, personaggi semplici e lieto fine. Goldrakeinvece ci mostrava un personaggio tormentato che combatteva nemici che arrivavano dallo spazio. Il tema di Actarus, straniero in terra straniera, che cerca di aiutare il popolo che lo ospita conteneva il potenziale per scatenare riflessioni filosofico-politiche che fino a quel momento erano ben lontane dalle serie animate. Goldrake era un cartone con moltissimi livelli di lettura, non era una roba per bambini, era la prova che si poteva fare intrattenimento d’evasione senza per questo rinunciare a qualcosa di più alto, senza tradire a dei contenuti che potessero piacere a più fasce di pubblico. Ecco perché, vuoi per la novità, vuoi per la sua universalità, lo guadavano anche spettatori molto più grandi.

3. Le polemiche

Proprio per questa dissonanza tra l’immagine di un cartone animato e i contenuti Goldrake fu al centro di furiose polemiche. In parte questo era anche legato al fatto che rappresentava qualcosa di nuovo, completamente diverso e quindi non incasellabile secondo i costumi dell’epoca, quindi andava rigettato. Come spesso accade un esercito di genitori preoccupati, benpensanti, educatori, giornalisti e ovviamente politici iniziarono un bombardamento di fila che culminò con una interrogazione parlamentareche puntava alla chiusura della trasmissione. Seguì poi la famigerata “Crociata di Imola” in cui 600 genitori della città emiliana inscenarono una protesta con tanto di raccolta firme che finì sui principali giornali.

La polemica si sparse a macchia d’olio e ovviamente Goldrake e i cartoni giapponesi furono accusati di traviare le giovani menti, ispirare violenza e intaccare l’italico valore di storie nostrane, come Pinocchio. Ignoranza e terrorismo psicologico, veicolato anche attraverso leggende metropolitane di bambini che si lanciavano dalla finestra fingendosi Actarus, erano all’ordine del giorno. Per fortuna i dirigenti Rai e delle tv private tennero duro, aiutati da ascolti e indici di gradimento mai visti. Fra i pochi che cercano di analizzare il fenomeno senza paranoie c’è, a sorpresa, Gianni Rodari, che con un guizzo non da poco paragonò Goldrake a Ercole e agli eroi classici, intuendone le somiglianze mitologiche e la capacità di creare una nuova narrativa epica.

4. Spezzare l’egemonia

Goldrake fu anche fondamentale perché fu il grimaldello con cui la televisione italiana spezzò l’egemonia degli Stati Uniti nell’influenza del nostro immaginario. Dopo Goldrake infatti i cartoni animati giapponesi investirono come un fiume in piena le nostre televisioni, soprattutto quelle private, che non vedevano l’ora di riempire gli spazi vuoti del proprio palinsesto. Fu una svolta nel panorama dei mass media europei che si slegava dall’occidente e si apriva a una cultura completamente nuova che vedeva nei cartoni animati una forma di intrattenimento differente. Se il racconto occidentale ci parlava di draghi, quello giapponese ci descriveva anche il tormento del drago, se da una parte il bene e il male erano chiari dall’altra c’era sempre spazio per le zone di grigio.

In un certo senso si può dire che proprio grazie a queste trasmissioni la tv privata iniziò a prosperare, offrendo, con adattamenti spesso drammatici, una mole di contenuti che fino a quel momento ci era completamente sconosciuta. Fu un po’ come scoprire l’intera gamma della cucina mondiale dopo aver mangiato per anni solo brodo di pollo.

5. Una cultura di massa

Gli effetti di Goldrake e dei suoi successori in Italia li vediamo ancora oggi. Non esiste quarantenne che non conosca i circuiti di mille valvole e l’insalata di matematica, che non conosce l’alabarda spaziale e che non sia in qualche modo legato ai cartoni animati giapponesi. Fu uno dei primi cartoni a sdoganare un merchandising a 360° che ancora oggi alimenta mercatini di appassionati e ricerche nelle proprie camerette di gioventù. La permeabilità di Goldrake e compagni nella società italiana ha avuto un effetto curioso e interessante: li ha resi una lingua franca che travalica le classi sociali, il livello di istruzione e l’ambiente lavorativo. Il fornaio e l’avvocato possono non aver alcun punto in comune, ma mettili uno di fronte all’altro a parlare di Goldrake e Mazinga e stai sicuro che potranno andare avanti per ore discutendo su quale fosse il loro cartone preferito, quale la sigla che ricordano meglio e quale il giocattolo che, insospettabilmente, fa bella mostra di sé su una mensola, recuperato dalla cantina.

tratto da: https://www.wired.it/play/televisione/2018/04/04/40-anni-goldrake-italia/?refresh_ce=