Amarcord – 50 anni fa, nell’aprile del 1969, presentata la mitica Fiat 128

 

Fiat 128

 

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Amarcord – 50 anni fa, nell’aprile del 1969, presentata la mitica Fiat 128

Nata dallo sviluppo del progetto denominato X1/1, la Fiat 128 è stata una pietra miliare della storia automobilistica.

Destinata a sostituire la gloriosa 1100, è infatti la prima Fiat ad adottare il gruppo motopropulsore trasversale e la trazione sulle ruote anteriori, ovvero lo schema già sperimentato alcuni anni prima sulla Autobianchi Primula e poi universalmente adottato dalle vetture piccole e medie europee negli anni a venire.

La Fiat 128 viene presentata nell’aprile del 1969 con le due varianti di carrozzeria berlina a 2 e 4 porte e il motore di 1116 centimetri cubici e 55 cavalli di potenza massima. Anche il motore è di impostazione moderna, con l’albero a camme in testa e la distribuzione a cinghia, caratteristiche queste che fino ad allora avevano contraddistinto i motori più sportivi. Ad ottobre dello stesso anno alla berlina viene affiancata una versione familiare a 2 porte più il portellone posteriore.

La prima trazione anteriore del Gruppo FIAT, progettata dall’Ingegner Dante Giacosa, fu l’Autobianchi Primula negli Anni Sessanta. Per la FIAT si trattava di un modello “sperimentale”, giacché fino a quel momento la trazione anteriore era stata bandita dalla Casa torinese dal fondatore, il Senatore Agnelli, dopo l’incendio accidentale di un prototipo che l’adottava negli Anni Trenta. Tuttavia, grazie al successo ottenuto dalla concorrenza (le francesi Citroen e Panhard, la tedesca Auto Union-DKW, l’inglese BMC, non senza dimenticare la connazionale Lancia), a Torino la dirigenza aveva cominciato a ricredersi e aveva deciso di collaudare quella formula sul marchio Autobianchi, recentemente divenuto di totale proprietà FIAT. Così, se le cose fossero andate male (le resistenze, fra i più conservatori della dirigenza e dell’ufficio tecnico, erano infatti ancora molte), sarebbe stato se non altro il marchio Autobianchi a rovinarsi la faccia, anziché la FIAT. Il successo della Primula, invece, fu lusinghiero, ben maggiore rispetto alle aspettative, soprattutto all’estero. A quel punto alla FIAT cominciarono a darsi più coraggio sulla trazione anteriore e certi scetticismi vennero meno.

Nel 1969, infatti, debuttò quella che era la prima trazione anteriore con marchio FIAT: la 128. Rispetto all’Autobianchi Primula, era tecnicamente ben più moderna: infatti oltre al motore anteriore e disposto in modo trasversale, in modo da contenere i costi e dare maggior spazio all’abitacolo, c’erano le sospensioni a ruote indipendenti rispetto al ponte rigido e alle balestre. Questo schema, a quel tempo più unico che raro, è oggi dominante in tutto il settore automobilistico, con la trazione posteriore ormai confinata solo all’alto di gamma, oltretutto solo di alcune marche: dalle utilitarie del segmento A fino alle berline del segmento D, infatti, la trazione anteriore è ormai fortemente preponderante.

Al suo apparire la 128 fece invecchiare di colpo il modello che andava a sostituire, la tradizionale 1100 con motore anteriore e trazione posteriore e sospensioni posteriori a balestra. Rispetto a quest’ultima aveva dimensioni grossomodo analoghe (era infatti lunga 3,85 metri, larga 1,59 e alta 1,34) ma, grazie alla disposizione del motore in senso trasversale, con cambio affiancato, e alla mancanza del tunnel della trasmissione il suo abitacolo era assai più spazioso e confortevole, e anche il bagagliaio permetteva un maggior carico. Il suo motore, un monoalbero di 1116 cc da 55 CV DIN (o 60 CV SAE), era inoltre ben più brillante del vecchio aste e bilancieri della 1100, il cui basamento risaliva alla storica 508 Balilla, e pure in fatto di tenuta di strada e stabilità non c’erano paragoni. Un’altra chicca, destinata a far fortuna su molte FIAT dei decenni a venire, era la ruota di scorta collocata nel vano motore anziché nel baule, cosa che permetteva di guadagnare ulteriore spazio per i bagagli oltre a poter sostituire la ruota in caso di foratura senza dover svuotare il baule stesso, qualora esso fosse stato pieno.

Anche il prezzo di vendita, in quel 1969, sembrava molto competitivo: 875mila lire per la due porte e 930mila per la quattro porte. Sempre in quel 1969 debuttò anche la versione familiare e, nel 1971, la Rally, dotata dello stesso motore portato a 1290 cc per una potenza di 67 CV DIN e destinata a guadagnarsi una buona reputazione in campo rallistico. Sempre nel 1971 arrivò anche la versione Coupé, con carrozzeria a due porte ed un assetto più rigido e sportivo, sebbene agli occhi di molti il suo passo accorciato rispetto alla berlina ne turbasse un po’ la piacevolezza della linea.

In Italia la produzione della 128 continuò fino al 1985 per un totale di oltre tre milioni di esemplari, anche se già dal 1978 era apparsa la sua erede, la Ritmo, un modello dall’impostazione e dalla linea completamente diverse ed anch’esso beneficiato da un grande successo. Già nel 1976, comunque, la 128 aveva conosciuto un profondo rifacimento estetico con l’arrivo della seconda serie, che l’aveva dotata di paraurti in plastica in luogo dei precedenti in acciaio e di fari quadrati, più moderni ed in linea coi canoni degli Anni Settanta. La seconda serie, molto migliore rispetto alla prima anche per quanto riguardava la protezione contro la corrosione, risultò però proprio per queste modifiche estetiche anche meno gradevole e simpatica della serie precedente.

Nel frattempo, però, anche in Germania la formula tecnica lanciata dalla 128 aveva destato interesse. Alla Volkswagen, dove urgeva trovare un’erede per la vecchia gamma basata sul Maggiolino e sulle sue derivate, smontarono infatti una 128, ritenuta dai tecnici della Casa di Wolfsburg come la migliore auto del momento, per studiarla in tutti i suoi dettagli. Quindi affidarono il design della nuova gamma a Giorgetto Giugiaro, e vennero fuori le moderne e piacevoli Polo, Golf, Scirocco e Passat. Da quelle auto iniziò la veloce e robusta ripresa del colosso tedesco, che in precedenza aveva faticato a trovare valide sostitute per la sua ormai attempata produzione, oltretutto buttando molto spesso denaro in modelli e progetti di scarso successo (dalla K70, progetto ripreso dalla NSU, alle 1700 che erano lontane discendenti ed evoluzioni del Maggiolone). Il resto della concorrenza stessa non tardò molto a parametrarsi a questi nuovi standard tecnici: francesi, tedeschi e giapponesi che fossero.

Dopo la sua uscita di scena dal mercato italiano, la 128 continuò con successo la sua carriera all’estero dove già si era affermata negli Anni Settanta: in Brasile, prodotta dalla FIAT locale, ma soprattutto in Jugoslavia dove la Zastava di Kragujevac, legata alla Casa di Torino, ne elaborò una versione derivata, col portellone posteriore, nota come Skala. Quest’ultima venne prodotta anche in Egitto, dove avveniva la produzione su licenza dei modelli della Zastava. In entrambi i casi le 128 Skala restarono sulla breccia fino agli Anni Duemila ed oltre.