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17 luglio 1936 – inizia la “Guerra Civile Spagnola”, sono le prove generali alla Seconda guerra mondiale
La guerra civile spagnola scoppia a causa dell’insurrezione guidata dai militari di ideologia fascista che sotto la guida del generale Francisco Franco si oppongono al Fronte popolare, che aveva vinto le elezioni nella giovane Repubblica iberica. Questa guerra dura dal 1936 al 1939 e rappresenta sotto alcuni aspetti un preludio alla Seconda guerra mondiale, di cui in Spagna si delineano già quelli che saranno i due opposti schieramenti: da un lato i fascismi e dall’altro tutti coloro che ad essi si oppongono. Inoltre in questa guerra si sperimentano quelle tecniche che diverranno tristemente note nel conflitto mondiale, come i bombardamenti sulle città, le rappresaglie e i rastrellamenti.
La Spagna dei primi anni ’30 e la vittoria del Frente Popular
Tra il 1923 e il 1930 in Spagna aveva governato il generale Miguel Primo de Rivera, che aveva instaurato un regime semi-dittatoriale con l’appoggio del re Alfonso XIII. Nel 1930 de Rivera è costretto a dimettersi a causa delle proteste interne e nel 1931 si svolgono le elezioni che segnano una netta vittoria delle forze di sinistra. A questo punto il re decide di abbandonare il paese e il 9 dicembre del 1931 viene proclamata la Repubblica. Il paese si trova in una situazione sociale ed economica di grande arretratezza: permangono rapporti sociali di tipo feudale poiché la maggior parte delle terre è in mano a grandi proprietari terrieri, tra cui la Chiesa Cattolica, che in Spagna in questi decenni si caratterizza per una visione del mondo particolarmente reazionaria.
Le prime riforme del governo repubblicano si concentrano quindi sulla riforma agraria e la laicizzazione dello stato, provocando una netta reazione dell’opposizione che nell’estate del 1932 tenta un colpo di stato. Il tentativo fallisce ma nel novembre del 1933 le elezioni vengono vinte una coalizione formata da gruppi monarchici e cattolici: il nuovo governo di destra attua una dura repressione sociale, in particolare soffocando nel sangue un’insurrezione anarchica verso la fine del 1934.
Alle nuove elezioni del febbraio 1936 le forze di sinistra si presentano unite: i comunisti si schierano con socialisti e repubblicani nella coalizione di Frente popular, seguendo la nuova politica dettata dall’URSS nel congresso del Comintern dell’agosto 1935 che riteneva prioritaria la lotta contro il fascismo, indicato come il principale nemico. Il Frente popular vince le elezioni e in tutto il paese scoppiano le prime rivolte: da un lato la collera popolare si rivolge contro il clero e i grandi proprietari terrieri; dall’altro le forze reazionarie reagiscono con violenza, perpetuata in particolare dai gruppi fascisti del partito della Falange, nato nel 1933 per iniziativa di José Antonio Primo de Rivera, figlio dell’ex dittatore.
La guerra civile
La contrapposizione interna si trasforma in guerra civile tra il 17 e il 19 luglio del 1936, quando un gruppo di militari guidati da cinque generali, tra cui spicca Francisco Franco, inizia una ribellione armata partendo dal Marocco spagnolo. Inizialmente il governo repubblicano pare avere la meglio, in quanto riesce a mantenere il controllo su gran parte della marina e dell’aviazione e può contare sull’appoggio di un’intensa mobilitazione popolare. Così mentre gli insorti conquistano la Spagna occidentale, il governo riesce a mantenere il controllo delle zone più ricche e industrializzate, ovvero la capitale e le regioni del nord-est.
Il ribaltamento degli equilibri in questa guerra dipende molto dal ruolo giocato dalle potenze europee. Germania e Italia decidono fin da subito di appoggiare la ribellione di Franco, che si rifà all’ideologia fascista: Hitler invia soprattutto aerei, armi e rifornimenti, mentre Mussolini organizza un contingente di 50.000 uomini, ufficialmente volontari ma in realtà membri dei reparti regolari.
Sul fronte opposto la Francia, governata anch’essa dal Fronte popolare, vorrebbe intervenire ma viene di fatto bloccata dall’opposizione dell’alleato inglese: la Gran Bretagna minaccia infatti di non aiutare la Francia in caso di attacco tedesco se questa interverrà in Spagna. Gli inglesi temono che una vittoria della coalizione repubblicana in Spagna possa essere il preludio per la sua trasformazione in uno stato socialista, inoltre non desiderano giungere ad una rottura con Germania e Italia e per questo spingono la Francia a non intervenire. Il governo francese decide quindi di proporre agli stati europei un patto di non intervento: sottoscritto nell’agosto del 1936 anche da Hitler e Mussolini, non viene però rispettato dai due regimi fascisti che continuano a supportare il generale Franco.
Anche l’URSS aderisce in un primo tempo al “patto di non intervento” ma in ottobre, visto il crescente impegno italo-tedesco in Spagna, decide di intervenire direttamente inviando aiuti al governo repubblicano e favorendo la formazione delle Brigate internazionali: composte da più di 30.000 volontari provenienti da tutta Europa vedono la partecipazione anche di alcuni grandi intellettuali come Ernest Hemingway e George Orwell. Un ruolo importante è svolto dagli antifascisti italiani che vedono nella guerra spagnola un’occasione per lottare apertamente contro il fascismo mussoliniano, incitati dal motto di Carlo Rosselli “oggi in Spagna, domani in Italia”. Gli italiani costituiscono il Battaglione Garibaldi e la partecipazione al conflitto li porterà a combattere anche contro i loro connazionali impegnati sul fronte fascista.
Nel settembre del 1936 Francisco Franco riesce ad impadronirsi della zona di San Sebastián, isolando i territori repubblicani dal confine francese. Alla fine del mese il caudillo[fnIl termine spagnolo ]caudillo significa “condottiero, capo militare”; l’appellativo dato a Francisco Franco che può essere paragonabile all’uso di “Duce” in Italia e di “Führer” in Germania.[/fn] viene proclamato capo del legittimo Stato spagnolo dalla giunta militare, creando così una divisione di fatto del territorio iberico. Inoltre Franco dà vita anche ad un nuovo partito che unisce tutti i gruppi di destra che lo appoggiano: dall’unione tra l’originario partito falangista di Primo de Rivera e le altre componenti reazionarie nasce la Falange Nazionalista. Franco ottiene anche l’appoggio della gerarchia ecclesiastica e di una parte della borghesia moderata.
D’altra parte nel fronte repubblicano, al cui interno si erano compattate una serie di forze composite, da tutti i partiti democratici di sinistra ai movimenti autonomisti basco e catalano, iniziano a farsi strada divisioni interne. In particolare una parte della borghesia repubblicana si allontana dalla coalizione, impaurita dagli eccessi di violenza mostrati soprattutto dal settore anarchico del fronte, mentre crescono i contrasti interni riguardanti l’organizzazione della società nei territori controllati. Le tensioni interne sfociano in un confronto armato nella primavera del 1937, a Barcellona: esponenti anarchici e appartenenti al partito antistalinista del POUM si scontrano con comunisti ed esercito repubblicano. I secondi hanno la meglio e al termine dello scontro danno il via ad una serie di persecuzioni, il cui modus operandi le avvicina a quelle staliniane: tra il 1937 e il 1938 numerosi militanti anarchici scompaiono, mentre il POUM viene di fatto liquidato grazie anche all’intervento di agenti sovietici. La situazione della Repubblica spagnola è quindi sempre più compromessa: nella primavera del 1938 i franchisti riescono a dividere il territorio repubblicano, isolando così Madrid dalla Catalogna, mentre i repubblicani vengono via via lasciati soli dai loro alleati fino al ritiro delle Brigate internazionali nell’autunno dello stesso anno.
Nonostante questo i repubblicani resistono strenuamente ancora alcuni mesi, fino a quando nel marzo del 1939, dopo un assedio durato un anno, Madrid cade. Questo avvenimento stabilisce di fatto la fine della Repubblica spagnola e l’inizio della dittatura di Franco.
La guerra civile lascia la Spagna provata dalle distruzioni e con un grave dissesto economico. I morti sono stati più di 500.000 e alto è anche il numero degli emigrati per motivi politici. Pochi mesi dopo il mondo si sarebbe trovato davanti ad un altro enorme conflitto, di cui la guerra civile spagnola era stata una sorta di tragico preludio.