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Tag: monologo

Da Il marchese del Grillo – Il fantastico monologo di Don Bastiano davanti al patibolo… “Ma soprattutto, posso perdonare a voi, figli miei, che non siete padroni di un cazzo!”

Da Il marchese del Grillo – Il fantastico monologo di Don Bastiano davanti al patibolo… “Ma soprattutto, posso perdonare a voi, figli miei, che non siete padroni di un cazzo!”

 

Don Bastiano

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Da Il marchese del Grillo – Il fantastico monologo di Don Bastiano davanti al patibolo… “Ma soprattutto, posso perdonare a voi, figli miei, che non siete padroni di un cazzo!”

E voi, massa di pecoroni invigliacchiti, sempre pronti a inginocchiarvi, a chinare la testa davanti ai potenti! Adesso inginocchiatevi, e chinate la testa davanti a uno che la testa non l’ha chinata mai, se non davanti a questo strummolo qua [la ghigliottina]!

Inginocchiatevi, forza! E fatevi il segno della croce! E ricordatevi che pure Nostro Signore Gesù Cristo è morto da infame, sul patibolo, che è diventato poi il simbolo della redenzione! Inginocchiatevi, tutti quanti! E segnatevi, avanti! E adesso pure io posso perdonare a chi mi ha fatto male.

In primis, al Papa, che si crede il padrone del Cielo.

In secundis, a Napulione, che si crede il padrone della Terra.

E per ultimo al boia, qua, che si crede il padrone della Morte.

Ma soprattutto, posso perdonare a voi, figli miei, che non siete padroni di un cazzo!

E adesso, boia, mandami pure all’altro mondo, da quel Dio Onnipotente, Lui sì padrone del Cielo e della Terra, al quale – al posto dell’altra guancia – io porgo… tutta la capoccia!

Don Bastiano

 

Autore eles-1966Pubblicato il 7 agosto 20198 settembre 2019Categorie cult, divertimento, satiraTag Don Bastiano, esecuzione, marchese del Grillo, monologo, patibolo, prete, satira ironia

Il geniale, appassionato, divertentissimo monologo di San Valentino di Luciana Littizzetto

Il geniale, appassionato, divertentissimo monologo di San Valentino di Luciana Littizzetto

 

Littizzetto

 

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Il geniale, appassionato, divertentissimo monologo di San Valentino di Luciana Littizzetto

Il geniale, appassionato, divertentissimo monologo di San Valentino di Luciana Littizzetto recitato

sul palco del Festival di Sanremo nel 2013. Un monologo dedicato all’amore e contro la violenza sulle donne. Un monologo che fece molto discutere, anche per l’importanza delle sue parole.

Un monologo tutto da ascoltare, con tante battute sarcastiche e qualche volta più che pungenti…

Ecco il testo ed il video:

Gli uomini fanno fatica a dire Ti amo. Lo dicono solo in caso di estrema necessità, tipo quando proprio non ne possono fare a meno, sennò dicono dei surrogati. Dei derivati del ti amo. Che fanno danni come i derivati delle banche. Dite delle cose tipo: “Sei molto importante per me”. E cosa vuol dire molto importante? Anche non pestare una cacca di cane prima di portare le scarpe al calzolaio è molto importante, ma non è mica la stessa cosa che dire Ti amo.

Dite cose tipo: Mi fai stare bene. Ma mi fai stare bene lascialo dire a Biagio Antonacci… Dillo al tuo medico Shiatzu quando ti schiaccia i piedi per metterti a posto la cervicale. Oppure sprecate quelle parole tipo tesoro, meraviglia, splendore… Ma splendore cosa? Guardami. Splendo? Non sono mica una plafoniera?

Ma dite Ti amo, pezzi di cretini! Se la prima volta vi vergognate mettete la testa nel sacchetto del pane?! Dite “ti amo” mentre vi lavate i denti? Sglrlb? Va bene anche quello. Poi al limite cambiate idea. Dire una volta ti amo non crea né impotenza né assuefazione.

Poi il bello è che non capite nulla anche quando siamo noi a dirvi parole d’amore… Se vi diciamo cose romantiche tipo: “Amore, guarda che luna”, voi rispondete: “Minchia l’una? Pensavo fossero le undici. Andiamo che mi è scaduto il parcheggio”.

Ma noi vi amiamo lo stesso. Cosi come siete… Vi amiamo anche quando vi vantate di aver scritto il vostro nome facendo pipì sulla neve.

Amiamo i vostri piedi anche se sono armi di distruzione di massa.

Vi amiamo anche se di notte russate che ci sembra di dormire ai piedi dello Stromboli.

Vi amiamo anche se per trovarvi per casa basta seguire le tracce come per gli animali selvatici, giacca, camicia, canotta, tutto lasciato per terra finché sul divano non trovi un tizio con la felpa della Sampdoria che gioca alla Play Station.

Vi amiamo quando per fare un caffè ne spargete un quarto sul tappetino e due quarti sul gas. E poi dite che viene leggero.

Vi amiamo quando avvitate la caffettiera fino allo spasimo che per aprirla dobbiamo chiamare i pompieri, e poi non chiudete i barattoli, appoggiate solo il coperchio sopra cosi appena lo prendi sbadabam cade tutto.

Vi amiamo quando sparecchiate la tavola con la tecnica del discobolo, mettendo in frigo la pentola della minestra che poggia su due mandarini.

Vi amiamo quando a Natale scavate il panettone con le dita,

quando per farvi un caffè sporcate la cucina che neanche 10 Benedette Parodi…

e pure quando per farvi la doccia allagate il bagno e lasciate la malloppa di peli nello scarico, che sembra di stare insieme a un setter irlandese!

Vi amiamo quando diciamo: “Voglio un figlio da te” e voi rispondete “Magari un cane” e noi vorremmo abbandonare VOI in autostrada, non il cane.

Vi amiamo quando andate a lavare la macchina e ci chiudete dentro coi finestrini aperti.

Vi amiamo quando fate quelle battute tipo: “Prima di fidanzarti guarda la madre, perché la figlia diventerà così”. Voi no. Voi spesso siete pirla fin da subito.

Vi amiamo quando mettete nella lavastoviglie i coltelli di punta, che quando noi la svuotiamo ci scarnifichiamo, e quando invece di sostituire il rotolo finito della carta igienica usate il tubetto di cartone grigio come cannocchiale.

E’ per amore vostro che facciamo finta di addormentarci abbracciati anche se dormire sul vostro omero ci dà un po’ la sensazione di appoggiare la mandibola su un ramo secco di castagno.

E vi amiamo anche se considerate come dogma assoluto che l’arrosto della mamma è più buono di quello che facciamo noi. Il creatore non ha detto: “E la suocera fece l’arrosto, fatelo sempre così in memoria di me”.

Insomma, noi vi amiamo anche quando date il peggio, vi amiamo nella buona ma soprattutto nella schifosa sorte. Vi amiamo perché amiamo l’amore che è un apostrofo rosa tra le parole: E’ irrecuperabile, ma quasi quasi me lo tengo.

Perché San Valentino è la festa dell’amore, declinato in tutte le sue forme. L’amore delle persone che si amano. Anche delle donne che amano le donne e degli uomini che amano gli uomini. MA CHE CI INTERESSA QUELLO CHE FANNO A LETTO… L’IMPORTANTE E’ CHE LE PERSONE SI VOGLIANO BENE, SOLO QUESTO CONTA…

Pensa che bello sarebbe vivere in un paese dove tutti i diritti fossero riconosciuti. Ma non solo i diritti dei soldi. Quelli dell’anima. Quelli che mi dicono: “Posso vegliare la persona che ho amato per anni in un letto d’ospedale, senza nessuno che mi cacci via perché non siamo parenti”.

E poi vorremmo un San Valentino dove nessun uomo per farci i complimenti dicesse che siamo donne con le palle. Dirci che siamo donne con le palle non è un complimento. Non le vogliamo. Abbiamo già le tette. Tra l’altro sono due e sferiche anche quelle.

Vogliamo solo rispetto. In Italia in media ogni due o tre giorni un uomo uccide una donna, compagna, figlia, amante, sorella, ex.

Magari in famiglia. Perché non è che la famiglia sia sempre, per forza, quel luogo magico in cui tutto è amore.

La uccide perché la considera una sua proprietà. Perché non concepisce che una donna appartenga a se stessa, sia libera di vivere come vuole lei e persino di innamorarsi di un altro.. E noi che siamo ingenue spesso scambiamo tutto per amore, ma l’amore con la violenza e le botte non c’entrano un tubo. L’amore, con gli schiaffi e i pugni c’entra come la libertà con la prigione.

Noi a Torino, che risentiamo della nobiltà reale, diciamo che è come passare dal risotto alla merda.

Un uomo che ci mena non ci ama. Mettiamocelo in testa. Salviamolo nell’hard disk. Vogliamo credere che ci ami? Bene. Allora ci ama MALE.

Non è questo l’amore. Un uomo che ci picchia è uno stronzo. Sempre.

E dobbiamo capirlo subito. Al primo schiaffo. Perché tanto arriverà anche il secondo, e poi un terzo e un quarto. L’amore rende felici e riempie il cuore, non rompe costole e non lascia lividi sulla faccia…

Pensiamo mica di avere sette vite come i gatti? No. Ne abbiamo una sola. Non buttiamola via.

Luciana Littizzetto

 

Autore eles-1966Pubblicato il 13 febbraio 201913 febbraio 2020Categorie divertimento, donneTag Littizzetto, Luciana Littizzetto, monologo, San Valentino

Discorso all’Umanità – Il fantastico monologo di Charlie Chaplin in Il Grande Dittatore

Discorso all’Umanità – Il fantastico monologo di Charlie Chaplin in Il Grande Dittatore

 

Charlie Chaplin

 

 

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Discorso all’Umanità – Il fantastico monologo di Charlie Chaplin in Il Grande Dittatore

Mi dispiace, ma io non voglio fare l’imperatore, non è il mio mestiere. Non voglio governare, ne’ conquistare nessuno, vorrei aiutare tutti se possibile: ebrei, ariani, uomini neri e bianchi. Tutti noi esseri umani dovremmo aiutarci sempre, dovremmo godere soltanto della felicità del prossimo, non odiarci e disprezzarci l’un l’altro.

In questo mondo c’è posto per tutti: la natura è ricca, è sufficiente per tutti noi. La vita può essere felice e magnifica, ma noi lo abbiamo dimenticato. L’avidità ha avvelenato i nostri cuori, ha precipitato il mondo nell’odio, ci ha condotti a passo d’oca fra le cose più abbiette.

Abbiamo i mezzi per spaziare, ma ci siamo chiusi in noi stessi. La macchina dell’abbondanza ci ha dato povertà, la scienza ci ha trasformati in cinici, l’abilità ci ha resi duri e cattivi. Pensiamo troppo e sentiamo poco. Più che macchinari, ci serve umanità, più che abilità, ci serve bontà e gentilezza. Senza queste qualità la vita è violenza, e tutto è perduto.

L’aviazione e la radio hanno riavvicinato le genti, la natura stessa di queste invenzioni reclama la bontà nell’uomo, reclama la fratellanza universale, l’unione dell’umanità. Perfino ora la mia voce raggiunge milioni di persone nel mondo, miolini di uomini donne e bambini disperati, vittime di un sistema che impone agli uomini di torturare e imprigionare gente innocente.

A coloro che mi odono io dico: non disperate! L’avidità che ci comanda è solamente un male passeggiero, l’amarezza di uomini che temono le vie del progresso umano.

L’odio degli uomini scompare insieme ai dittatori. E il potere che hanno tolto al popolo, ritornerà al popolo. E qualsiasi mezzo usino, la libertà non può essere soppressa.

Soldati! Non cedete a dei bruti, uomini che vi disprezzano e vi sfruttano, che vi dicono come vivere, cosa fare, cosa dire, cosa pensare! Che vi irregimentano, vi condizionano, vi trattano come bestie! Non vi consegnate a questa gente senza un’anima! Uomini macchina, con macchine al posto del cervello e del cuore! Voi non siete macchine, non siete bestie, siete uomini! Voi avete l’amore dell’umanità nel cuore! Voi non odiate, coloro che odiano sono quelli che non hanno l’amore altrui!

Soldati! Non difendete la schiavitù, ma la libertà! Ricordate nel vangelo di San Luca è scritto: “il Regno di Dio è nel cuore dell’uomo”, non di un solo uomo, o di un gruppo di uomini, ma di tutti gli uomini! Voi, il popolo, avete la forza di creare le macchine, la forza di creare la felicità. Voi il popolo avete la forza di fare che la vita sia bella e libera, di fare di questa vita una splendida avventura. Quindi, in nome della democrazia, usiamo questa forza. Uniamoci tutti! Combattiamo per un mondo nuovo che sia migliore, che dia a tutti gli uomini lavoro, ai giovani un futuro, ai vecchi la sicurezza.

Promettendovi queste cose, dei bruti sono andati al potere. Mentivano! Non hanno mantenuto quelle promesse e mai lo faranno. I dittatori forse sono liberi, perchè rendono schiavo il popolo. Allora combattiamo per mantenere quelle promesse. Combattiamo per liberare il mondo eliminando confini e barriere, eliminando l’avidità, l’odio e l’intolleranza! Combattiamo per un mondo ragionevole, un mondo in cui la scienza e il progresso diano a tutti gli uomini il benessere.

Soldati! In nome della democrazia, siate tutti uniti!

Hannah, puoi sentirmi? Dovunque tu sia abbi fiducia.

Guarda in alto, Hannah! Le nuovole si diradano, comincia a splendere il sole. Prima o poi usciremo dall’oscurità verso la luce e vivremo in un mondo nuovo, un mondo più buono, in cui gli uomini si solleveranno al di sopra della loro avidità, del loro odio della loro brutalità.

Guarda in alto, Hannah! L’animo umano troverà le sue ali e finalmente comincerà a volare, a volare sull’arcobaleno verso la luce della speranza, verso il futuro, il glorioso futuro che appartiene a te, a me, a tutti noi.

Guarda in alto, Hannah.

Lassù!

Autore eles-1966Pubblicato il 4 gennaio 2019Categorie Amarcord, guerra e pace, satiraTag Chaplin, Charlie Chaplin, Discorso all'Umanità, Il Grande Dittatore, monologo

“Ci dobbiamo affrettare, affrettiamoci ad amare” – Il fantastico monologo di Roberto Benigni su amore e felicità

“Ci dobbiamo affrettare, affrettiamoci ad amare” – Il fantastico monologo di Roberto Benigni su amore e felicità

Benigni

 

 

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“Ci dobbiamo affrettare, affrettiamoci ad amare” – Il fantastico monologo di Roberto Benigni su amore e felicità

 

“Si ricapitola, si riassume in questa parola: amarsi; peró c’è una cosa da dire: che il tempo passa, e il problema fondamentale dell’umanità da 2000 anni è rimasto lo stesso.. amarsi.
Solo che ora e diventato piú urgente, molto piú urgente, e quando oggi sentiamo ancora ripetere che dobbiamo amarci l’un l’altro, sappiamo che ormai non ci rimane molto tempo.
Ci dobbiamo affrettare.
Affrettiamoci ad amare.
Noi amiamo sempre troppo poco e troppo tardi.
Affrettiamoci ad amare.
Perché al tramonto della vita saremo giudicati sull’amore.
Perché non esiste amore sprecato, e perché non esiste un’emozione più grande di sentire quando siamo innamorati che la nostra vita dipende totalmente da un’altra persona, che non bastiamo a noi stessi.
E perché tutte le cose, ma anche quelle inanimate, come le montagne, i mari, le strade, ma di più, di più, il cielo, il vento, di più, le stelle, di più, le città, i fiumi, le pietre, i palazzi, tutte queste cose che di per se sono vuote, indifferenti.
Improvvisamente quando le guardiamo si caricano di significato umano e ci affascinano, ci commuovono, perché?
Perché contengono un presentimento d’amore, anche le cose inanimate, perché il fasciame di tutta la creazione è amore e perché l’amore combacia con il significato di tutte le cose.
La felicità, sì, la felicità, a proposito di felicità, cercatela, tutti i giorni, continuamente, anzi chiunque mi ascolti ora si metta in cerca della felicità ora, in questo momento perché è lì, ce l’avete, ce l’abbiamo, perché l’hanno data a tutti noi.
Ce l’hanno data in dono quando eravamo piccoli, ce l’hanno data in regalo in dote, ed era un regalo così bello che lo abbiamo nascosto, come fanno i cani con l’osso quando lo nascondono, e molti di noi l’hanno nascosto così bene che non sanno dove l’hanno messo, ma ce l’abbiamo.
Ce l’avete, guardate in tutti i ripostigli, gli scaffali, gli scomparti della vostra anima, buttate tutto all’aria, i cassetti i comodini che c’avete dentro e vedete che esce fuori, c’è la felicità, provate a voltarvi di scatto magari la pigliate di sorpresa ma è lì, dobbiamo pensarci sempre alla felicità, e anche se lei qualche volta si dimentica di noi, noi non ci dobbiamo mai dimenticare di lei. Fino all’ultimo giorno della nostra vita, e non dobbiamo avere paura nemmeno della morte, guardate che è più rischioso nascere che morire eh.. non bisogna aver paura di morire, ma di non cominciare mai a vivere davvero, saltate dentro all’esistenza ora, qui.

Perché se non trovate niente ora non troverete niente mai più, é qui l’eternità, dobbiamo dire sì alla vita, dobbiamo dire un sì talmente pieno alla vita che sia capace di arginare tutti i no, perché alla fine di queste due serate insieme abbiamo capito che non sappiamo niente, e che non ci si capisce niente, e si capisce solo che c’è un gran mistero e che bisogna prenderlo com’è e lasciarlo stare.

Perché la cosa che fa più impressione al mondo è la vita va avanti e non si capisce come faccia, ma come fa?! ma come fa a resistere, ma come fa a durare così, è un altro mistero e nessuno l’ha mai capito perché la vita è molto più di quello che possiamo capire noi, per questo resiste, se la vita fosse solo quello che capiamo noi, sarebbe finita da tanto, tanto tempo.

E noi lo sentiamo, lo sentiamo che da un momento all’altro ci potrebbe capitare qualcosa di infinito, e allora a ognuno di noi non rimane che una cosa da fare, inchinarsi, ricordarsi di fare un inchino ogni tanto al mondo, piegarsi, inginocchiarsi davanti all’esistenza.

Autore eles-1966Pubblicato il 30 dicembre 2018Categorie cult, divertimento, fantasiaTag amore, Benigni, felicità, monologo

Un geniale pezzo di Ficarra e Picone: “Fiero di essere siciliano”

Un geniale pezzo di Ficarra e Picone: “Fiero di essere siciliano”

Ficarra e Picone

 

 

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Un geniale pezzo di Ficarra e Picone: “Fiero di essere siciliano”

 

F: Io sono fiero di essere siciliano…

P: Io mi vergogno di essere siciliano…

F: Io sono fiero di essere siciliano… perché…Europa, Africa, Occidente, Oriente….è proprio la posizione che è comoda…

P: Io mi vergogno di essere siciliano…perché…siamo nati….comodi!

F: Io sono fiero di essere siciliano…perché…questo mare, queste spiagge…questo sole…

P: Io mi vergogno di essere siciliano…perché…a parte questo mare, a parte queste spiagge e a parte questo sole…(nulla!)…

F: Io sono fiero di essere siciliano…perché da noi è nata la civiltà!

P: Io mi vergogno di essere siciliano…perché da noi è nato Emilio Fede!

F: Io sono fiero di essere siciliano…perché…almeno Castelli…è nato altrove…

P: Io mi vergogno di essere siciliano…perché…almeno…altrove..hanno qualcuno che li difende..

F: Io sono fiero di essere siciliano…perché…arabi, francesi, spagnoli, borboni…abbiamo resistito a più di mille invasioni…

P: Io mi vergogno di essere siciliano…perché…va bene le invasioni…ma dare 61 deputati su 61 a Forza Italia…non ci avrebbero sperato neanche i Borboni!

F: Io sono fiero di essere siciliano…perché ci adattiamo a qualunque cosa…

P: Io mi vergogno di essere siciliano…perché ci accontentiamo di qualunque cosa!

F: Io sono fiero di essere siciliano…perché…aspetta……..calma…..ma che fretta c’èèèè??

P: Io mi vergogno di essere siciliano…perché…aspetta, calma, ma che fretta c’è…

F: Io sono fiero di essere siciliano…perché guardo il nostro cielo e penso che ha ispirato mille poeti…

P: Io mi vergogno di essere siciliano…perché guardo il rubinetto secco… “e mi sovvien l’eterno”!

F: Io sono fiero di essere siciliano…perché di qualsiasi cosa…ne cogliamo sempre l’aspetto comico…

P: Io mi vergogno di essere siciliano…perché non prendiamo niente sul serio…

F: Io sono fiero di essere siciliano…quando vedo per la mia città carovane di turisti…quasi sempre tedeschi in pantaloncini corti a dicembre…e dico: “ma questi ad agosto come verranno?”!

P: Io mi vergogno di essere siciliano…perché..ancora oggi sento dire: “lascia perdere, è sempre stato così…ma chi te lo fa fare…”

F: Io sono fiero di essere siciliano…perché siamo ottimisti!

P: Io mi vergogno di essere siciliano…perché..rispetto all’Europa…anche a voler essere ottimisti…siamo 20 anni indietro!

F: Io sono fiero..perchè se Dio vuole…tra 20 anni li raggiungiamo!

P: Io mi vergogno..perchè…nessuno si indigna più per una Palermo-Messina iniziata 40 anni fa e mai finita…

F: Io sono fiero…perché pur di lavorare onestamente..ci facciamo ancora 3000 km!

P: Io mi vergogno…perché ancora oggi sento dire: “Ai tempi della Democrazia Cristiana..mangiavano ma facevano mangiare..”

F: Io sono fiero…perché da noi la Famiglia ha ancora un senso………alle volte due…

P: Io mi vergogno di essere siciliano…perché…se mi capita di essere chiamato mafioso..a Milano…internamente mi scatta una sensazione di potere…

F: Io sono fiero di essere siciliano…perché…Falcone, Borsellino, Padre Puglisi…sono siciliani…

P: Io mi vergogno di essere siciliano… perché…Falcone, Borsellino, Padre Puglisi…ERANO siciliani!

F: Io sono fiero di essere siciliano…perché Libero Grassi…ne era fiero…

P: Io mi vergogno di essere siciliano…perché…internamente…penso che Libero Grassi se l’è cercata!

F: Io sono fiero di essere siciliano…perché mi sento di appartenere a qualcosa di grande…

P: Io mi vergogno di essere siciliano…perché ci mancherà sempre qualche cosa per diventare grandi…

F: Io sono fiero di essere siciliano…perché è la cosa più bella che mi ha lasciato mio padre…

P: Io mi vergogno di essere siciliano…perché è l’unico modo per farmi sentire…

F: Io sono fiero di averla lasciata questa Sicilia…così un giorno potrò dire ai miei figli: “Lo vedi che cosa ti ho risparmiato???”……………….

P: Io invece non la voglio lasciare questa Sicilia……non la voglio lasciare…così…perché VOGLIO VINCERE!

Autore eles-1966Pubblicato il 19 dicembre 2018Categorie divertimentoTag Ficarra, Ficarra e Picone, monologo, Picone, Sicilia

Il geniale, divertentissimo monologo di Paola Cortellesi sulle donne tratto da un testo di Bartezzaghi

Il geniale, divertentissimo monologo di Paola Cortellesi sulle donne tratto da un testo di Bartezzaghi

 

Paola Cortellesi

 

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Il geniale, divertentissimo monologo di Paola Cortellesi sulle donne tratto da un testo di Bartezzaghi

“Un uomo di strada è un uomo del popolo, una donna di strada è una mignotta” ecco come esordisce l’attrice Paola Cortellesi in questo suo fantastico monologo, un chiaro e incisivo messaggio contro la violenza sulle donne.

Il monologo, divertente, ma anche toccante e significativo, trae spunto da un lavoro dell’enigmista Stefano Bartezzaghi che ha scandito una lista nella quale evidenzia come la coniugazione al femminile di molte parole ed espressioni della lingua italiana prendano una caratteristica e un significato del tutto diverso e sempre negativo.

L’elenco di Stefano Bartezzaghi fa delle attinenze che portano alla luce numerose e clamorose discriminazioni, esistenti già nel linguaggio, disuguaglianze che purtroppo sembrano non trovare la via di estinzione.

 

  • Un cortigiano: un uomo che vive a corte
  • Una cortigiana: una mignotta
  • Un massaggiatore: un cinesiterapista
  • Una massaggiatrice: una mignotta
  • Un uomo di strada: un uomo del popolo
  • Una donna di strada: una mignotta
  • Un uomo disponibile: un uomo gentile e premuroso
  • Una donna disponibile: una mignotta
  • Un passeggiatore: un uomo che cammina
  • Una passeggiatrice: una mignotta
  • Un uomo con un passato: un uomo che ha avuto una vita, in qualche caso non particolarmente onesta, ma che vale la pena di raccontare
  • Una donna con un passato: una mignotta
  • Uno squillo: il suono del telefono
  • Una squillo: una mignotta
  • Un uomo di mondo: un gran signore
  • Una donna di mondo: una gran mignotta
  • Uno che batte: un tennista che serve la palla
  • Una che batte: una mignotta
  • Un uomo che ha un protettore: un intoccabile raccomandato
  • Una donna che ha un protettore: una mignotta
  • Un buon uomo: un uomo probo
  • Una buona donna: una mignotta
  • Un uomo allegro: un buontempone
  • Una donna allegra: una mignotta
  • Un gatto morto: un felino deceduto
  • Una gatta morta: una mignotta
  • Uno zoccolo: una calzatura di campagna
  • Una zoccola: una mignotta

Aggiungiamo qualche altro simpatico termine:

  • Un professionista: un uomo molto pratico del suo mestiere
  • Una professionista: una mignotta
  • Un uomo del popolo: uno schietto popolano
  • Una donna del popolo: una mignotta
  • Un uomo senza morale: un pragmatico
  • Una donna senza morale: una mignotta
  • Un uomo pubblico: un uomo in vista
  • Una donna pubblica: una mignotta
  • Un segretario particolare: un portaborse
  • Una segretaria particolare: una mignotta
  • Un uomo facile: un uomo senza pretese
  • Una donna facile: una mignotta
  • Un intrattenitore: un uomo dalla conversazione divertente
  • Un’intrattenitrice: una mignotta
  • Un adescatore: un uomo che sa convincere gli altri
  • Un’adescatrice: una mignotta
  • Un uomo sportivo: un uomo che si tiene in forma
  • Una donna sportiva: una mignotta
  • Un cubista: un uomo che dipinge al modo di Picasso
  • Una cubista: una mignotta
  • Un uomo d’alto bordo: un uomo che possiede uno scafo d’altura
  • Una donna d’alto bordo: una mignotta
  • Un tenutario: un proprietario terriero
  • Una tenutaria: una mignotta (che ha fatto carriera)
  • Uno steward: un assistente di volo
  • Una hostess: una mignotta
  • Un maiale: un animale della fattoria
  • Una maiala: una mignotta
  • Un cane: un amico fedele
  • Una cagna: una mignotta
  • Un lupo: un animale feroce
  • Una lupa: una mignotta
  • Un maitre: un grande pittore, un intellettuale di riferimento
  • Una maitresse: una mignotta (divenuta manager di mignotte)
  • Un uomo da poco: un miserabile da compatire
  • Una donna da poco: una mignotta che pratica tariffe economiche
  • Un uomo di vita: un esuberante compagnone
  • Una donna di vita: una mignotta
  • Un uomo perduto: un disperso
  • Una donna perduta: una mignotta
  • Un mondano: un gran signore
  • Una mondana: una mignotta
  • Un toro: un uomo molto vigoroso
  • Una vacca: una mignotta
  • Un peripatetico: un seguace di Aristotele
  • Una peripatetica: una mignotta
  • Un uomo che batte la strada: un asfaltatore
  • Una donna che batte la strada: una mignotta
  • Un battistrada: un illuminato precursore
  • Una battistrada: una mignotta
  • Un accompagnatore: un pianista che suona in sottofondo
  • Un’accompagnatrice: una mignotta
  • Un uomo di malaffare: un birbante
  • Una donna di malaffare: una mignotta
  • Un mercenario: un soldato di ventura
  • Una mercenaria: una mignotta
  • Un prezzolato: un sicario
  • Una prezzolata: una mignotta
  • Un rimorchiatore: un utile natante
  • Una rimorchiatrice: una mignotta
  • Un escort: una guardia del corpo
  • Una escort: una mignotta
  • Uno di quelli: il membro di una compagnia
  • Una di quelle: una mignotta
  • Un uomo-immagine: la figura più rappresentativa di un’azienda
  • Una donna-immagine: una mignotta
  • Un omaccio: un uomo prestante e poco gentile
  • Una donnaccia: una mignotta
  • Un ometto: uno sgorbio inoffensivo, o un appendiabiti
  • Una donnina: una mignotta
  • Un ètero: un uomo a cui piacciono le donne
  • Un’ètera: una mignotta
  • Un putto: un delizioso amorino
  • Una putta: una mignotta
  • Un amichetto: un piccolo compagno di giochi
  • Un’amichetta: una mignotta.
Autore eles-1966Pubblicato il 13 dicembre 201820 ottobre 2019Categorie divertimento, donne, satiraTag Bartezzaghi, Cortellesi, monologo, Paola Cortellesi

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  • Amarcord – 29 gennaio 1951, il primo Festival di Sanremo – Da un semplice tentativo di rilancio turistico ad evento musicale entrato nel nostro costume – Amato o odiato, sempre messo in discussione, resta comunque un appuntamento fisso degli Italiani.

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