Il “testamento” della mitica Franca Valeri: il femminismo è sentimento, non militanza

 

Franca Valeri

 

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Il “testamento” della mitica Franca Valeri: il femminismo è sentimento, non militanza

Firenze rende omaggio a Franca Valeri
Il ‘testamento’ di Franca Valeri: il femminismo è sentimento, non militanza

Nel Teatro della Compagnia, dove il sindaco Dario Nardella le ha consegnato le Chiavi della Città, Franca Valeri era coinvolta nel festival l”Eredità delle donne’

Un mito, una leggenda. Una grandissima: vecchiaia, comicità, sentimenti, teatro, cinema: una specie di ‘testamento pubblico’, condito da tanta ironia, su vari temi, persino il rapporto con Sofia Loren.
Un ‘testamento’ che l’attrice Franca Valeri ha condiviso a Firenze dove una sala, colma e in piedi, l’ha applaudita a lungo. Nel Teatro della Compagnia, dove il sindaco Dario Nardella le ha consegnato le Chiavi della Città, Franca Valeri era coinvolta nel festival l”Eredità delle donne’ rassegna-staffetta fra le generazioni promossa da Fondazione Cr Firenze.
Intervistata da Serena Dandini, direttrice artistica della manifestazione, ha dispensato consigli, osservazioni, ricordi, offrendoli con levità proprio come se volesse lasciare – oltre i suoi scritti, libri e testi – un’eredità morale e culturale a chi verrà dopo.
“E’ importante trasmettere alle giovani donne il messaggio che non si dimentichino mai di essere intelligenti”, ha detto Franca Valeri. “Le donne sono importanti se sono coscienti di essere da questa parte” dell’umanità. “Si sa che sono necessarie, non si può farne a meno – ha proseguito – sapere questo è una forma di femminismo, anche se a me non è mai piaciuto il termine perché bisogna che siano coscienti che non è una militanza, è un sentimento”.
Franca Valeri, 98 anni, dopo aver confessato di “aver sempre avuto la sensazione che sopra di me c’era una testa che non era quella di una vecchia”, ha detto: “La vecchiaia non piace a nessuno, però è un sentimento che matura a poco a poco ed è una forma di pudore essere preparati alla vecchiaia”. “Non ci si può arrivare impreparati, per esempio tagliarsi, come fanno tutte, la faccia”, ha alluso ai lifting. E, entrando nell’ambito più strettamente professionale l’artista, ha suggerito, con garbo antico, che “è bello parlare poco e vedere che ti ascoltano. La misura è il segreto dei grandi autori, una parola di più guasta il testo, bisogna stare attenti”. Mentre sull’arte di saper far ridere, lei attrice comica, ha spiegato: “Quando senti che parte la risata del pubblico è un momento di felicità assoluta”.
“Sapevo di avere questo dono di natura, lo vedevo anche in casa mia, dove anche gente impensabile – ha ironizzato – come mio padre e mia madre, ridevano. Saper di avere la capacità di far ridere è una cosa tra le più belle che mi potevano capitare” nella vita. Invitata a un confronto con Sofia Loren, con cui lavorò insieme e a cui è legata da lunghissima amicizia, Franca Valeri ha concordato di esser stata considerata, a suo tempo, un esempio di donna “molto moderna” nell’immaginario collettivo. “Ma – ha specificato lei stessa sorridendo – con una differenza abissale con Sofia: la sua bellezza. E io, anche nel film, non ho mai mostrato invidia”.
Ha ricordato che “quando Sofia, oltre la bellezza, accettò una parte dove essere più modesta – Sofia è una donna molto intelligente -, e si mise nelle mani di De Sica, le ha fatto fare un personaggio molto bello che unisce la modestia e la bellezza insieme, che è cosa rara”. “Ogni tanto ci vediamo e lei mi ricorda come un momento bello della sua vita”, ha aggiunto. Tra i ricordi c’è proprio ‘Il segno di Venere’. “Doveva essere con due sorelle – ha detto – ma quando è stata scritturata Sofia, fu capito che difficilmente si poteva fare così. Allora diventammo due cugine!”.

 

fonte: https://www.globalist.it/teatro/2018/09/22/il-testamento-di-franca-valeri-il-femminismo-e-sentimento-non-militanza-2031176.html

Buon compleanno Franca Viola – Oggi, il 9 gennaio 1948, nasceva la ragazza che 50 anni fa rivoluzionò la nostra società da medioevo col suo no alle nozze riparatrici

 

Franca Viola

 

 

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Buon compleanno Franca Viola – Oggi, il 9 gennaio 1948, nasceva la ragazza che 50 anni fa rivoluzionò la nostra società da medioevo col suo no alle nozze riparatrici

Franca Viola – “Io, che 50 anni fa ho fatto la storia con il mio no alle nozze riparatrici”

Franca Viola.
Nel ’67 rifiutò di sposare l’uomo che l’aveva violentata. Il suo coraggio cambiò il codice penale. “Mai avere paura di lottare”.
È di nuovo Natale a casa Viola. In sala da pranzo finiscono il dolce e i racconti il marito, Giuseppe, i due figli, Sergio e Mauro, le nuore. L’unica nipote, tredici anni, è appena uscita per raggiungere gli amici. Una ragazzina bellissima, Sonia: bruna e bianca come sua nonna Franca. «Ha visto com’è cresciuta? Mi ricordo che dieci anni fa, quando lei signora venne a trovarmi, mi trovò che pulivo le scale, di fuori, e quando la feci entrare in soggiorno c’era il triciclo della bambina e i suoi giocattoli a terra. Che vergogna questo disordine, pensai. Ancora me ne dispiaccio. Lei è l’unica giornalista che ho fatto entrare in casa mia, lo sa? Non lo so perché: certe volte è una parola, uno sguardo. Una cosa piccola, è quella che cambia».
Non c’era nessun disordine signora Franca, solo il triciclo di una bambina. «Sonia adesso ha la stessa età di quando mi sono promessa a suo nonno Giuseppe. La vita è un lungo attimo. Mi somiglia moltissimo: quando a scuola hanno chiesto le foto dei nonni le ho dato la mia alla prima comunione e la maestra ha detto ‘Sonia, avevo chiesto la foto di tua nonna non la tua’. Ma questa è mia nonna, è Franca Viola… Mi rende così felice che sia orgogliosa di sua nonna. Certo che la sa la storia, sì, gliel’ho raccontata io ma non ce ne sarebbe stato bisogno. Sta su Internet, mi cerca lei tutte le notizie. Io non so usare il computer, neppure riesco a vedere i messaggi nel telefono. Però c’è lei che fa tutto. Le ho solo detto, in più: l’importante Sonia è che tu faccia quello che ti dice il cuore, sempre.
Poi certo, bisogna che le persone che ti amano ti aiutino e non ti ostacolino, come è successo a me con mio padre e mia madre. Ma lo sa che sono passati cinquant’anni dal fatto?». Il fatto, lo ha sempre chiamato. «Chi se lo poteva immaginare che sarebbe stata una vita così». Così come?
«Così bella. Perché poi la storia grande nella vita delle persone è una storia piccola. Un gesto, una scelta naturale. Io per tantissimi anni non mi sono resa conto di quello che mi era successo. Quando mi volle vedere il Papa, il giorno del mio matrimonio, chiesi a mio marito: ma come fa il Papa a sapere la nostra storia, Giuseppe? ».
«Per me la mia vita è stata la mia famiglia. Stamattina sono andata a trovare mia madre, che vive qui accanto, da sola.
Ha 92 anni, è lucidissima. Per prima cosa mi ha detto: Franca, ti ricordi che giorno è oggi? È il 26 mamma, sì. Per lei il 26 dicembre è il giorno del mio rapimento e il giorno della morte di mio padre. Lo sa che mio padre è morto 18 anni dopo il mio rapimento, lo stesso giorno alla stessa ora?
È stato in coma tre giorni, io pensavo: vuoi vedere che aspetta la stessa ora.
E infatti: è morto alle nove del mattino, l’ora in cui entrarono a casa a prendermi. Ha aspettato, voleva dirmi: vai avanti».
Cinquant’anni fa, alle nove del mattino, Franca aveva 17 anni e 11 mesi. Era la ragazza più bella di Alcamo, figlia di contadini. Filippo Melodia, nipote di un boss, la voleva per sé. Lei si era promessa a Giuseppe Ruisi, un coetaneo amico di famiglia. Melodia e altri dodici della sua banda bussarono alla porta e rapirono lei e il fratello Mariano, 8 anni. Li portarono in un casolare in campagna. Dopo due giorni lasciarono andare il bambino, dopo sei portarono Franca a casa della sorella di Melodia, in paese. La legge diceva, allora, all’articolo 544 del codice penale, che il matrimonio avrebbe estinto il reato di sequestro di persona e violenza carnale. Reato estinto per la legge, onore riparato per la società. Doveva sposare Melodia, insomma: era scritto. Ma Franca non volle. Fu la prima donna in Italia – in Sicilia – a dire di no alla “paciata”, la pacificazione fra famiglie, e al matrimonio riparatore. Ci fu un processo, lungo, a Trapani. Lei lo affrontò. Un grande giudice, Giovanni Albeggiani. I sequestratori furono tutti condannati. Melodia è morto, ucciso da ignoti con un colpo di lupara, molti anni dopo. Gli altri sono ancora lì, in paese. «Quando li incontro per strada, capita, abbassano lo sguardo. Non fu difficile decidere. Mio padre Bernardo venne a prendermi con la barba lunga di una settimana: non potevo radermi se non c’eri tu, mi disse. Cosa vuoi fare, Franca. Non voglio sposarlo. Va bene: tu metti una mano io ne metto cento. Questa frase mi disse. Basta che tu sia felice, non mi interessa altro. Mi riportò a casa e la fatica grande l’ha fatta lui, non io. È stato lui a sopportare che nessuno lo salutasse più, che gli amici suoi sparissero. La vergogna, il disonore. Lui a testa alta. Voleva solo il bene per me. È per questo che quando ho letto quel libro sulla mia storia, “Niente ci fu”, mi sono tanto arrabbiata. Non è quella la mia storia, per niente. Mio padre non era un padre padrone: era un uomo buono e generoso. Lo scriva ».
Lo scrivo. «Perché poi vede, il Signore mi ha dato una grazia grande: non ho mai avuto paura di nessuno. Non ho paura e non provo risentimento». Intende risentimento per chi la rapì? «Né per loro nè per nessun altro dopo. Sono stati molti altri i dolori della vita, ma di più sono state le gioie. Ho un marito meraviglioso. Nei giorni del processo e anche dopo mi arrivarono tante proposte di matrimonio, per lettera. Giuseppe però mi aveva aspettata. Io non volevo più maritarmi, dopo. Gli dicevo: sarà durissima per te. Ma lui mi ha detto non esistono altre donne per me, Franca. Esisti tu. Sono arrivati i figli, mio padre ha fatto in tempo a vederli e vedermi felice. Poi c’è stata la malattia di Sergio: temevo che morisse. Quando nel 2014 il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha voluto darmi il titolo di Grande ufficiale ho pensato ecco, una persona ora la conosco. E ho chiesto aiuto per curare Sergio. Ma non è servito a niente. Mi hanno dato il numero di un medico, dal Quirinale, poi questo medico non rispondeva e quando sono andata a Roma con mio figlio, ad agosto, mi hanno detto che era in ferie. Ho lasciato stare e ho fatto da sola. Un difetto si ce l’ho: l’orgoglio. Il Signore spero mi perdoni».
Il 9 gennaio Franca Viola compirà 69 anni. Nella sua vita ha visto abolire la norma del codice penale sul matrimonio riparatore. Ha visto nel 1996, solo 20 anni fa, la legge che fa dello stupro un reato contro la persona e non contro la morale. Si è vista riprodotta in foto, con grande incredulità, sui libri di scuola. «Il primo è stato Sergio. Era alle medie, mi ha detto: mamma sul mio libro c’è una tua foto da ragazza. Come mai? Gli ho raccontato. Un poco, certo, non tutto. Certe cose non si possono raccontare. Ma altre sì: che ciascuno è libero fino all’ultimo secondo, che tutto quello che dipende da te è nelle tue mani. Questo ho potuto spiegare ai miei figli e adesso a mia nipote. Sonia è una ragazzina del suo tempo. Vorrebbe fare l’attrice, mi fa sorridere: mi dice nonna, ma tu non conosci nessuno che mi possa insegnare a recitare? Le dico amore mio, impara da sola. Ciascuno si fa con le sue mani. I fatti grandi della vita, glielo ripeto sempre, mentre accadono sono fatti piccoli. Bisogna decidere quello che è giusto, non quello che conviene».

(Concita De Gregorio)

da La Repubblica del 27/12/2015.