Un esempio per i nostri ragazzi: Rhea, appena 11 anni, non ha i soldi per comprarsi le scarpe, crea a mano ‘Nike’ improvvisate e vince tre medaglie d’oro!

 

ragazzi

 

 

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Un esempio per i nostri ragazzi: Rhea, appena 11 anni, non ha i soldi per comprarsi le scarpe, crea a mano ‘Nike’ improvvisate e vince tre medaglie d’oro!

Questa giovanissima ragazza ha dimostrato che un’atleta per avere successo ha bisogna di determinazione, passione e anche un pizzico di fantasia quando le possibilità economiche sono limitate. Rhea Bullos, ha appena 11 anni e la sua immagine è diventata virale sui social perché l’atleta ha vinto ben tre medaglie d’oro nell’atletica leggera nonostante abbia corso con delle scarpe fatte a mano con bende e gesso.

Rhea è una studentessa della scuola elementare di Balasan nelle Filippine e non ha voluto rinunciare alla gara solo perché non aveva le scarpe. Così con l’aiuto della famiglia se l’è fatte da sé mettendoci tanto di brand Nike sopra. La foto è stata condivisa sui social dal suo allenatore Predirick B. Valenzuela e ha fatto il giro del mondo, diventando esempio di tenacia e voglia di superare i limiti.

Se non si nasce in una famiglia benestante, allora bisogna ingegnarsi per non rinunciare mai ai propri sogni. Così Rhea ha corso più che ha potuto, facendolo quasi scalza. Ha vinto così nella gara dei 400, in quella degli 800 e perfino nei 1500 nel torneo sportivo organizzato dal Consiglio di Iloilo.

Per la giovane atleta sono arrivati centinaia di commenti di congratulazioni e tantissimi si sono offerti di regalarle delle scarpe vere per le competizioni future. Rhea che sogna di gareggiare in futuro nei Giochi del Sud est asiatico, è diventata un esempio per tanti altri ragazzi della sua età e non solo, dimostrando che per inseguire i propri sogni ci si deve impegnare al massimo e che molto spesso non esistono limiti per superare le sfide.

 

fonte: https://www.greenme.it/vivere/sport-e-tempo-libero/non-ha-i-soldi-per-comprarsi-le-scarpe-crea-a-mano-nike-improvvisate-e-vince-tre-medaglie-doro/

 

 

 

Imparare ad essere una donna – Il nuovo singolo di Fiorella Mannoia che rappresenta un bellissimo messaggio a tutte le donne: continuare ad imparare vuol dire essere vive.

 

Fiorella Mannoia

 

 

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Imparare ad essere una donna – Il nuovo singolo di Fiorella Mannoia che rappresenta un bellissimo messaggio a tutte le donne: continuare ad imparare vuol dire essere vive.

Non c’è un’età in cui ci siede sugli spalti e ci si rassegna a guardare la vita che corre; non c’è un’età nemmeno per smettere di far sentire la propria voce e il proprio dissenso; non c’è un tempo per vivere e un altro per subire: questo racconta Fiorella Mannoia nel suo nuovo brano, Imparare ad essere una donna, contenuto nel suo ultimo disco di inediti, Personale.

Fiorella Mannoia, nelle sue canzoni, ha raccontato spesso le donne, la loro tenacia e la loro fragilità, il dolore vissuto con dignità, la libertà di non dover inseguire un concetto astratto di perfezione. Imparare ad essere una donna è una canzone matura, consapevole, intensa e densa di vita. Non poteva che cantarla e scriverla (ne è l’autrice insieme a Federica Abbate e Cheope) una donna risoluta e sensibile come Fiorella Mannoia, che a questo brano – oltre a dare la voce e la penna – offre le proprie consapevolezze e il punto di vista della persona che è oggi. Per questo, è un pezzo intimo, ma nel contempo universale; racconta la sua storia, ma – senza pretenderlo – può essere considerato un manifesto.

Non è un’apologia delle donne, anche perché la Mannoia, da sempre un’interprete intelligente, sensibile, attenta, sa bene che un’esaltazione cieca risulterebbe quasi sminuente, sarebbe solo mera esaltazione, quasi una presa di posizione. Invece, in questo brano, si racconta dalla propria prospettiva e svela una verità condivisibile. Fiorella rivela, in questo modo, tutte le sfaccettature di una donna adulta, che sa commuoversi, che si arrabbia, che non si accontenta, che si cerca in tutte le donne che è stata, che impara ancora a vivere, perché la vita è in divenire e fermarsi significa non comprenderla appieno.

Il messaggio di Imparare ad essere una donna

A dire il vero, al brano è possibile dare una lettura più universale: non è un inno alle donne, ma alla vita, perché ognuno di noi salvaguardi il proprio entusiasmo, la voglia di lasciarsi sorprendere e, qualche volta, persino ammutolire; ciò che conta è esserne parte attiva, non spettatori, nemmeno arbitri. Il messaggio di Imparare ad essere una donna è chiaro sin dai primi versi; il brano, infatti, si apre così: “A mani nude, a piedi scalzi, affrontare la vita sul campo e mai dagli spalti”.

È il racconto di una donna che ha “più passato che futuro”, che ha fatto i conti con i propri sbagli e, col tempo, ha saputo farne un monito, non un limite. La donna raccontata dalla Mannoia, infatti, non si è lasciata inaridire dal dolore: sa ancora concedersi lacrime di rabbia e commozione, non rinnega i ricordi, che sono pulsanti e travolgenti, ma vive saldamente nel presente, guarda in avanti e impara ogni giorno a essere una donna, sopportandone il peso e accogliendone la bellezza.

Testo

Il testo di Imparare ad essere una donna è diretto e genuino e l’interpretazione di Fiorella, come sempre, è intensa, raffinata, personale. L’originalità del brano sta nel fatto che racconta una donna inedita, raramente presa in esame nelle canzoni: non quella che s’affaccia alla vita per la prima volta, non quella che è vittima, nemmeno quella che è forte a tutti i costi, non una mamma, non una figlia, non una persona innamorata e neanche una ferita. Racconta una donna che ha un imponente vissuto alle spalle, più ricordi che ambizioni, ma una sola, incrollabile certezza: c’è sempre qualcosa da imparare, perché vivere vuol dire non essere mai sazi di conoscenza, di curiosità e di bellezza.

Ecco il testo del brano:

Imparare ad essere una donna

A mani nude, a piedi scalzi
Affrontare la vita sul campo e mai dagli spalti
Senza risparmi
Andando sempre comunque avanti
E niente è mai sicuro
E quando hai più passato che futuro
Sai che hai imparato dagli altri anche i peggiori sbagli
Per giorni, mesi, anni
Ma ancora mi commuovo
Per un bacio lontano, una foto ricordo
Per la notte che piano ridiventa giorno
Ogni emozione mi attraversa il respiro
E piango di gioia oppure senza motivo
Ci sono giorni in cui vorrei sparire
E altri che la felicità non ha una fine
Ogni emozione mi attraversa il respiro
E rido di gioia oppure senza motivo
Convinta che alla fine tutto torna
Con il peso e la bellezza di imparare
Ad essere una donna
E camminare sui vetri rotti
Di mille scelte sbagliate da bruciare gli occhi
E nonostante i colpi
Non dare peso alle ragioni, ai torti
E ancora mi commuovo
Ogni volta che aspetto la primavera
Quando incrocio lo sguardo di una persona vera
Ogni emozione mi attraversa il respiro
E piango di gioia oppure senza motivo
Ci sono giorni in cui vorrei sparire
Altri che la felicità non ha una fine
Ogni emozione mi attraversa il respiro
E rido di gioia oppure senza motivo
Convinta che alla fine tutto torna
Con il peso e la bellezza di imparare
Ad essere una donna
Ogni emozione mi attraversa il respiro
E rido di gioia oppure senza motivo
Convinta che alla fine tutto torna
Con il peso e la bellezza di imparare
Ad essere una donna
Una donna

Fiorella Mannoia

 

FONTE: https://www.greenme.it/vivere/arte-e-cultura/fiorella-mannoia-donne-imparare/

 

 

 

Erri De Luca – Mare nostro che non sei nei cieli – La struggente preghiera per i migranti morti nel Mare Nostro – Eparliamo di 19.000 esseri umani in 6 anni…!

 

Erri De Luca

 

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Erri De Luca – Mare nostro che non sei nei cieli – La struggente preghiera per i migranti morti nel Mare Nostro – Eparliamo di 19.000 esseri umani in 6 anni…!

Si riempiono la bocca i governanti d’Italia, quelli dell’Europa, i Ponzi Pilato. Parlano di muri da mettere in mare, parlano di invasione. La realtà è che vegli ultimi 6 anni 19.000 esseri umani (compreso donne e bambini) sono morte mentre tentavano di raggiungere le coste europee. 1000 solo nel 2019…

Sono i numeri oggi agghiaccianti dei quali sembra che a nessuno freghi niente

Per commentare questa ecatombe in cui insieme a uomini, donne e bambini sta naufragando anche la nostra coscienza civile, abbiamo scelto una poesia struggente di Erri De Luca.

Mare nostro che non sei nei cieli

Mare nostro che non sei nei cieli
e abbracci i confini dell’isola e del mondo
sia benedetto il tuo sale
sia benedetto il tuo fondale
accogli le gremite imbarcazioni
senza una strada sopra le tue onde
i pescatori usciti nella notte
le loro reti tra le tue creature
che tornano al mattino
con la pesca dei naufraghi salvati

Mare nostro che non sei nei cieli
all’alba sei colore del frumento
al tramonto dell’uva di vendemmia,
Ti abbiamo seminato di annegati
più di qualunque età delle tempeste
tu sei più giusto della terra ferma
pure quando sollevi onde a muraglia
poi le abbassi a tappeto
Custodisci le vite, le visite cadute
come foglie sul viale
Fai da autunno per loro
da carezza, da abbraccio, da bacio in fronte
di padre e madre prima di partire

Erri De Luca

Le belle notizie che piace darvi: Pamplona, corrida finale, stavolta vince il toro! Brutta lezione al grande(?) matador Rafaelillo.

 

Pamplona

 

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Le belle notizie che piace darvi: Pamplona, corrida finale, stavolta vince il toro! Brutta lezione al grande(?) matador Rafaelillo.

Non capita spesso ma capita. Durante la corrida organizzata per la festa di San Firminoun toro ha avuto la meglio incornando il suo avversario umano.

A Pamplona, l’ultimo giorno della nota Festa di San Firmino, il divertimento si è fermato nel momento in cui il torero Rafael Rubio è stato incornato dal toro che stava “sfidando” riportando ferite molto gravi. L’uomo è stato immediatamente trasportato in ospedale e operato, le sue condizioni restano molto serie ma non è in pericolo di vita.

Rafaelillo, questo il diminutivo del noto torero, in seguito al combattimento con l’animale ha riportato la rottura dell’emitorace sinistro e fratture multiple alle costole. L’intervento tempestivo dei soccorsi ha impedito al toro inferocito di infliggergli ulteriori colpi.

Di seguito il video di quanto accaduto (evitate di guardarlo se siete particolarmente sensibili o se non state dalla parte del toro).

Sempre a Pamplona, pochi giorni fa, durate la nota corsa dei tori, sono state incornate e calpestate molte persone, alcune delle quali hanno riportato gravi ferite. E’ incredibile come la cultura spagnola permetta ancora squallidi spettacoli e manifestazioni come queste.

Non ci piace vedere uomini massacrati dai tori così come non è affatto giusto che un animale sia umiliato ed ucciso per puro “divertimento” durante uno spettacolo come la corrida o sia costretto ad inseguire uomini in una corsa considerata “tradizionale”.

Nonostante tanti paesi e città della Spagna, negli scorsi anni, abbiano fatto concreti passi avanti per vietare tali barbarie, purtroppo, è sotto gli occhi di tutti, che questi spettacoli in realtà non si stanno affatto fermando.

Quanti toreri dovranno ancora essere incornati prima di capire che è il caso di dire stop a corride e spettacoli similari? E quante povere bestie dovranno ancora essere ammazzate in modo barbaro per consentire a quattro coglioni di godersi il loro schifoso spettacolo?

20 luglio, una data triste per gli Uomini Liberi – Il 20 luglio 1881 anche Toro Seduto fu costretto ad arrendersi all’arroganza dei visi pallidi…!

 

Toro Seduto

 

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20 luglio, una data triste per gli Uomini Liberi – Il 20 luglio 1881 anche Toro Seduto fu costretto ad arrendersi all’arroganza dei visi pallidi…!

Il 20 luglio 1881 Toro Seduto, il leggendario capo Sioux che guidò l’alleanza dei nativi d’America nella resistenza all’invasione delle Grandi pianure, si arrende all’esercito dei bianchi. Nato intorno al 1831 nei pressi di Grand River, nel Sud Dakota, Toro Seduto (in lingua lakota ‘Tatanka Iyotanka’, ovvero ‘bufalo seduto imbronciato’) non stipulò mai alleanze con i ”visi pallidi” con i quali rifiutò sempre di sottoscrivere qualsiasi trattato, tanto da diventare un simbolo della resistenza dei nativi e da essere eletto nel 1867 capo dell’intera nazione Sioux.

Con la scoperta dell’oro nelle Black Hills, cuore del territorio Sioux e area sacra per molte tribù (dichiarata tra l’altro off limits ai bianchi dal Trattato di Fort Laramie del 1868) le ostilità con i ‘visi pallidi’ s’intensificano, fino a quando, nel 1875, il governo degli Stati Uniti ordina agli indiani di stabilirsi definitivamente nelle riserve, scatenando così la loro reazione. Toro Seduto riunisce le tribù nel suo accampamento sul Rosebud Creek, nel Montana, offrendo preghiere al Grande Spirito e ferendosi le braccia fino a farne sgorgare il sangue in segno di sacrificio.

E’ appunto in occasione di questa cerimonia che ha una visione in cui i soldati degli Stati Uniti cadono dal cielo su un accampamento indiano come cavallette. Spostatisi nella valle del fiume Little Bighorn, i Lakota vengono raggiunti da altri tremila indiani: il 25 giugno 1876 l’accampamento è attaccato dal Settimo cavalleggeri comandato dal generale George Armstrong Custer (come ha appunto previsto Toro Seduto nella sua visione) e la battaglia che segue si risolve in una disfatta per l’esercito degli Stati Uniti, trovatosi inaspettatamente in inferiorità numerica.

La spietata reazione statunitense riduce però allo stremo i nativi, costringendo infine alla resa Toro Seduto, ultimo dei capi Lakota a cedere le armi, appunto il 20 luglio 1881. Raggiunto il suo popolo a Standing Rock nel 1883, due anni più tardi si unisce a Buffalo Bill girando con lui per l’America e l’Europa nel ‘Buffalo Bill Cody’s Wild West Show’, uno spettacolo da circo in cui guadagna 50 dollari alla settimana esibendosi a cavallo e firmando fotografie e gadget per il pubblico dei bianchi.

Tornato in riserva (dove trascorre i suoi giorni in una capanna sul Grand River continuando ad avere due mogli e rifiutando la religione cristiana), viene arrestato come agitatore e ucciso “accidentalmente” il 15 dicembre 1890. Sepolto a Forte Yates, nel 1953 i suoi resti vengono trasferiti a Mobridge, nel Sud Dakota, con una stele di granito a indicare la tomba.

Se incontrate un ragazzo africano non donategli un sorriso – Leggi queste poche righe e rifletti…!

 

ragazzo africano

 

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Se incontrate un ragazzo africano non donategli un sorriso – Leggi queste poche righe e rifletti…!

Se incontrate un ragazzo africano non donategli un sorriso.

Non ne ha bisogno.

Raccontategli invece quello che forse non sa. E non perché è stupido, ma perché non gliel’hanno mai detto.

Raccontategli che la sua terra è la stessa di grandi rivoluzionari come Thomas Sankara, Samora Machel, Agostinho Neto, Patrice Lumumba, Steve Biko, Nelson Mandela.

E chi e perché ha ammazzato molti di loro.

Raccontategli che il petrolio, l’oro, i diamanti, l’uranio e tutte le altre risorse appartengono al popolo africano e non alle multinazionali che le sfruttano.

Raccontategli che se i loro Paesi fossero veramente liberi, indipendenti e sovrani non vivrebbero fame e carestia.

Raccontategli che l’Europa che sognano non esiste. E che per loro, qui, c’è solo miseria, elemosina, accattonaggio, marginalità, sfruttamento, schiavitù.

Raccontategli che non ha bisogno di diventare come noi, ma che esiste un’alternativa. Quella di vivere da uomo libero in una terra che dà pane e lavoro.

Raccontategli che anzichè sognare l’accoglienza dovrebbe sognare l’emancipazione, della sua terra e dei suoi figli.

Raccontategli che il suo nemico non è il disoccupato europeo che chiamate razzista, ma il colonialista che continua a sfruttarlo.

Raccontategli di come il colonialismo sia diverso rispetto a un secolo fa.

E di come, nonostante la decolonizzazione, l’occidente continui a interferire sulla sua vita.

Con le guerre per procura, gli stati fantoccio, i mercanti d’armi e i signori della guerra, le guerre tribali e i genocidi, che seminano morte e disperazione in quei giovani Paesi.

Le multinazionali che, grazie ad accordi con governi compiacenti e amici dell’occidente, ne depredano le risorse lasciando briciole alle popolazioni. ONG e aiuti umanitari che ne fiaccano la volontà.

Che la principale battaglia politica non è aprire i porti e abbattere le frontiere, ma pretendere che i Governi del mondo ricco la smettano di interferire con la vita dei Paesi africani, che azzerino il loro debito e che investano in infrastutture, sanità e istruzione, senza chiedere nulla in cambio. Se non la facoltà di commerciare le risorse in condizioni eque e paritarie.

Che il socialismo non è donare sorrisi con un sms di 2€.

Ma è coscienza e lotta di classe, cooperazione, solidarietà internazionale, sovranità, indipendenza, autodeterminazione dei popoli.

Se gli racconterete tutto questo, il suo sogno non sarà più essere salvato in mezzo al mare per venire qui a raccogliere pomodori.

Ma capirà che l’unica vera salvezza è “emancipare sé stessi dalla schiavitù mentale”, diventando un combattente per la libertà.

Lo cantava anche Bob Marley ma il significato di quei versi, voi frikkettoni, non l’avete ancora capito.

E continuare a non capirlo significa perseverare nel trattarlo come un selvaggio da civilizzare.

Significa farlo restare uno schiavo.

Raccontategli tutto questo e gli avrete fatto il dono più grande di tutti: la coscienza.

Dopo potete tranquillamente sorridergli.

Perché è vostro fratello.

 

fonte: https://www.lantidiplomatico.it/dettnews-se_incontrate_un_ragazzo_africano/29278_29279/

Quello che i politici non dicono sull’immigrazione – La Francia continua a mantenere un ferreo controllo delle “ex” colonie. In cambio dell’indipendenza generosamente concessa, ha preteso lo sfruttamento delle loro risorse, pagandole 4 soldi e impedendo la trasformazione locale per ostacolare il loro sviluppo…

Francia

 

 

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Quello che i politici non dicono sull’immigrazione – La Francia continua a mantenere un ferreo controllo delle “ex” colonie. In cambio dell’indipendenza generosamente concessa, ha preteso lo sfruttamento delle loro risorse, pagandole 4 soldi e impedendo la trasformazione locale per ostacolare il loro sviluppo…

 

Quello che nessun politico vi dice sull’immigrazione…e che invece servirebbe ad affrontarla!

La Francia continua a mantenere un ferreo controllo delle sue 14 “ex” colonie in Africa.
Ne controlla la moneta, il cfa, stampato a Parigi e sorretto dal prelievo forzoso, ogni anno, di gran parte dei proventi di quelle nazioni. Un giro di affari finanziario da centinaia di miliardi.
La Francia ha concesso l’indipendenza a questi paesi a patto che le loro risorse vadano, come cliente di prima istanza, all’economia francese che le paga ben poco e non ne consente la trasformazione in quei paesi impedendone così lo sviluppo.
La Francia ha imposto e continua a sostenere al potere, nelle sue “ex ” colonie, elites corrotte e fedeli ai suoi interessi ed attraverso loro controlla le loro economie ed i loro voti all’assemblea generale delle Nazioni Unite.
La Francia siede in Consiglio di Sicurezza dell’Onu, con potere di veto, grazie a questo controllo e al suo essere potenza nucleare. Come? L’uranio del Niger, paese potenzialmente ricchissimo grazie ai suoi giacimenti di questo materiale strategico, alimenta questo potere. In Niger la gente muore di fame ed ogni volta che un governo di quel paese ha provato a ricontrattare i bassi prezzi pagati dalla Francia, guarda un pò, si sono verificati colpi di stato e guerre civili e quei prezzi sono rimasti di fatto bassissimi.

C’è qualche forza politica disposta a far meno demagogia e a costringere la Francia a lasciar libera l’Africa?

Una volta intervistai il presidente di un paese africano ricco di petrolio. Gli chiesi se sapesse quanto petrolio veniva estratto, ogni anno, dal sottosuolo del suo paese da un’importante compagnia petrolifera. “Non lo so e non voglio saperlo“, mi rispose. Ed aveva l’aria spaventata. Uno dei suoi predecessori aveva chiesto queste semplici informazioni ed era stato defenestrato da un colpo di stato.
In Africa funziona così. Puoi chiedere una tangente, la tua parte del bottino. Ma non hai mai voce in capitolo sul controllo delle infinite ricchezze presenti nel sottosuolo del continente. Comandano le compagnie minerarie e petrolifere. Sono loro a decidere i prezzi. Sono loro le vere proprietarie di quelle ricchezze. Pagano poco o niente e se qualche governante prova a governare, cioè chiede rispetto e prezzi equi, la sua sorte è segnata.
L’amministrazione Obama aveva previsto , con la legge Frank Dodd, una tracciabilità minima delle materie prime provenienti dall’Africa. Era un primo possibile approccio ad una maggiore trasparenza e metteva un pò in difficoltà chi se le procacciava anche a suon di stragi finanziando mini eserciti che razziavano le aree minerarie più importanti. Ora l’amministrazione Trump sta annullando quella legge. Il risultato? Penso subito alla Repubblica Democratica del Congo dove negli ultimi quindici anni ci sono stati milioni di morti a causa di questo “mercato”, sarà una ripresa degli assassinii di massa e dei saccheggi.

E della fuga di massa verso l’Europa.

C’è qualche forza politica pronta, invece di far demagogia sull’immigrazione, a battersi per una vera trasparenza nei mercati delle materie prime e per assicurare un giusto prezzo ai paesi africani che le producono?

Fonte: https://www.dolcevitaonline.it/quello-che-nessun-politico-vi-dice-sullimmigrazione/

Autore:  – Giornalista d’inchiesta escluso dalla RAI. Ha realizzato e condotto per anni la trasmissione “C’era una volta”, andata in onda su Rai3 dal ’99 al 2013. Ha collaborato con Dolce Vita per alcuni anni.

 

È in fin di vita, ma hanno voglia di insultarlo, il suo grido di dolore non morirà mai – Migranti, Andrea Camilleri: NON IN NOME MIO – Io mi rifiuto di essere complice di questa volgarità nazista…

 

Andrea Camilleri

 

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È in fin di vita, ma hanno voglia di insultarlo, il suo grido di dolore non morirà mai – Migranti, Andrea Camilleri: NON IN NOME MIO – Io mi rifiuto di essere complice di questa volgarità nazista…

“Ci tengo da cittadino italiano, a dire questa frase: Non in nome mio”. Così lo scrittore Andrea Camilleri è intervenuto commentando lo sgombero avvenuto a Castelnuovo di Porto di una comunità di 540 migranti, definendolo “persecutorio, cioè a dire che stiamo entrando in un regime di violenza e di prepotenza”. Camilleri ha anche sottolineato la necessità di “tenere aperti i porti a tutti, mai chiusi, mentre si perseguitano anche coloro che ormai sono italiani perfettamente integrati. Questa è un’ossessione, rendetevene conto. Mi rifiuto di essere un cittadino italiano complice di questa nazista volgarità”.

A. Camilleri

Andrea Camilleri, in un video inviato a Fanpage.it, ha commentato lo sgombero avvenuto al centro di accoglienza di Castelnuovo di Porto, alle porte di Roma, di più di 500 migranti: “Non in nome mio. Questa è un’ossessione, rendetevene conto. Io mi rifiuto di essere un cittadino italiano complice di questa nazista volgarità”.

“Ci tengo da cittadino italiano, a dire questa frase: Non in nome mio”. Comincia così lo sfogo dello scrittore Andrea Camilleri, intervenuto inviando un videomessaggio a Fanpage.it per commentare lo sgombero avvenuto a Castelnuovo di Porto, alle porte di Roma, di una comunità di 540 migranti “che erano riusciti perfettamente a integrarsi nella società italiana, com gente che lavorava e pagava le tasse in Italia”, come effetto del Decreto Sicurezza voluto dal ministro dell’Interno, Matteo Salvini. Un provvedimento, quello attuato nel Cara capitolino, che Camilleri ha definito “persecutorio, cioè a dire, attenzione, stiamo entrando assolutamente in un regime di violenza e di prepotenza”.

Lo scrittore di origine siciliana ha anche sottolineato la necessità di  “tenere aperti i porti a tutti, mai chiusi, perché i porti spesso sono la riva sognata dalla gente, da migliaia di persone. Gli si chiude la porta in faccia e non solo, si comincia a perseguitare anche coloro che ormai sono italiani perfettamente integrati. Questa è un’ossessione, rendetevene conto. Io mi rifiuto di essere un cittadino italiano complice di questa nazista volgarità”. Dal 22 gennaio scorso è iniziato lo sgombero del Cara di Castelnuovo di Porto, che dovrebbe terminare entro il 31 gennaio, quando circa 500 migranti saranno trasferiti altrove. Ieri la protesta della parlamentare Leu Rossella Muroni, che si è messa davanti al pullman in partenza con i primi profughi chiedendo indicazioni precise del luogo dove i migranti venivano portati. Il tutto tra gli applausi dei presenti. Dopo il centro di accoglienza alle porte di Roma, è stato già annunciato dalle autorità competenti che la stessa procedura sarà avviata per il più grande centro di rifugiati d’Europa, il Cara di Mineo in provincia di Catania, e poi ancora in quelli di Bologna, Crotone, Bari e Borgo Mezzanone, nel Foggiano. Circa seimila, in tutto, le persone che saranno trasferite, mentre molti rischiano il rimpatrio perché non hanno più la protezione umanitaria.

Tratto da: https://www.fanpage.it/migranti-camilleri-tenere-i-porti-aperti-non-saro-complice-di-questa-volgarita-nazista/

Il Toro si suicida terrorizzato dal fuoco sulle corna: godetevi la schifosa tradizione del “toro embolado”, la più disgustosa tra le corride… Io, come uomo e (cosiddetto) essere umano me ne vergogno…!

 

Toro

 

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Il Toro si suicida terrorizzato dal fuoco sulle corna: godetevi la schifosa tradizione del “toro embolado”, la più disgustosa tra le corride… Io, come uomo e (cosiddetto) essere umano me ne vergogno…!

 

Il Toro si suicida terrorizzato dal fuoco sulle corna: l’assurda tradizione del “toro embolado”

Una scena terribile. Il toro terrorizzato dalla fiamme che gli avvolgono le corna si lancia contro un paletto e si accascia morto sul colpo. Suicidato. Nessuna triste fatalità, ma la consueta e barbarica tradizione spagnola delle “feste” con i tori come vittime sacrificali.

Si chiama Toro embolado ed è forse la declinazione più crudele delle corride. Consiste nel prendere un povero toro, tenerlo legato a un palo posto al centro dell’arena il tempo necessario per mettergli sulle corna una tavola di legno con alle estremità due torce di stoppa imbevute di carburante e dargli fuoco, poi si libera l’animale mentre i partecipanti danno prova del loro “coraggio” tormentandolo.

Un’atrocità ancora molto diffusa specie in Catalogna e nella Comunità Valenciana. Il 22 luglio scorso, durante la festa del Toro embolado di Foios, cittadina a nord di Valencia, il bovino appena liberato, in preda ad un folle terrore, si è lanciato di corsa contro il palo a cui era legato fino a pochi istanti prima, morendo sul colpo e ponendo così fine alla sua agonia, tra la delusione degli astanti che avrebbero probabilmente voluto godersi lo spettacolo più a lungo.

Uno spettacolo che si basa sulla tortura, dove un toro viene terrorizzato e ustionato per il divertimento popolare. Terribile quanto ancora radicato nonostante le proteste che ogni anno accompagnano queste manifestazioni e le ripetute richieste di una messa al bando definitiva di questa tradizione di stampo medievale.

In alcune città, come a Valencia, la festa del Toro embolado è stata abolita, mentre in altri comuni spagnoli i tori in carne e ossa sono stati sostituiti con tori meccanici alle cui corna vengono fissati petardi e fuochi d’artificio. Al fine di salvaguardare il valore simbolico della tradizione, senza inutili crudeltà su altri esseri viventi.

Tuttavia in molte città questa forma di tortura continua ad essere esercitata. Una competizione, come tutte le corride, dove il Toro non vince mai. E alla fine dello spettacolo, se ancora vivo, viene condotto al macello per essere ucciso, dopo aver subito ustioni in buona parte del corpo.

 

tratto da: http://www.dolcevitaonline.it/il-toro-si-suicida-terrorizzato-dal-fuoco-sulle-corna-lassurda-tradizione-del-toro-embolado/

Il razzismo? Dipende dalla scarsa intelligenza. Più sei stupido, più sei razzista. Lo dice la scienza

 

razzismo

 

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Il razzismo? Dipende dalla scarsa intelligenza. Più sei stupido, più sei razzista. Lo dice la scienza

Il razzismo? Dipende dal QI basso. Ecco perché

 

Lo psicologo Gordon Hodson, della Brock Univerisity dell’Ontario, ha effettuato diverse ricerche negli ultimi anni volte ad osservare la correlazione – se mai ce ne fosse una – tra inclinazione ai pregiudizi, agli atteggiamenti conservatori, razzisti o omofobi e il QI.
Un suo famoso studio mette in luce una correlazione piuttosto significativa che non ha mancato e
non mancherà di far discutere.

Lo studio

Lo studioso ha infatti selezionato un campione britannico di circa 15000 bambini di 10/11 anni che sono stati sottoposti a test per la valutazione del quoziente intellettivo; lo stesso campione, 20 anni dopo, è stato ascoltato riguardo a opinioni su alcune tematiche del tipo “le donne che lavorano a tempo pieno causano un problema alla famiglia” “saresti disposto o meno a lavorare con persone di altre razze”, “è necessario educare i bambini a obbedire all’autorità”.

I test

I bambini che all’epoca del test avevano avuto i risultati più scarsi in termini di QI si sono rivelati essere mediamente più d’accordo con la linea conservatrice-discriminatoria rispetto a quelli che avevano avuto i risultati migliori.

Al netto di generalizzazioni che sarebbero una sterile strumentalizzazione dei risultati della ricerca di Hodson, c’è un dato interessante che emerge da quanto osservato: un QI meno sviluppato risulta essere correlato alla resistenza al cambiamento, all’ostilità nei confronti del diverso e riluttanza verso il nuovo.

Le cause

Da questo consegue una posizione meno aperta al diverso in ogni sua forma. Il che riguarda non la bontà della persona ma la sua capacità di elaborare informazioni ad un livello più evoluto.
Il che a sua volta determina il grado di limitazione entro il quale la persona si auto condannerà a vivere, o meno.

I dati

Dai dati è emerso anche come le persone con capacità cognitive meno sviluppate tendano ad avere meno contatti con le persone di altre razze e come i soggetti meno capaci di ragionamento astratto tendano a coltivare posizioni maggiormente omofobe.
Si può quindi affermare che gli atteggiamenti discriminatori siano sintomo di una deficienza, in buona sostanza.
Parafrasando qualcuno si potrebbe oggi dire “io ho un sogno: vivere in un mondo nel quale il QI delle persone sia abbastanza elevato da non arenarsi più su questioni – come il pregiudizio e la paura del diverso – che non riguardano a questo punto più la sfera morale ma l’auspicabile
maggiore sviluppo cognitivo dei futuri abitanti del nostro pianeta.

tratto da: https://ilfastidioso.myblog.it/2018/02/04/e-scientifico-chi-e-di-destra-o-razzista-e-perche-ha-il-q-i-basso/