Una storia triste: mi sono fatto ibernare nel ’94 e mi sono risvegliato oggi…!

 

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Una storia triste: mi sono fatto ibernare nel ’94 e mi sono risvegliato oggi…!

Ciclicamente vivo periodi di introspezione conditi da sprazzi di scarsa tolleranza nei confornti del prossimo. Giorni in cui mi sveglio e mi sento un alieno. Ecco la mia triste storia:

Corre l’anno 1994. Berlusconi, con Fini e Bossi, vince le elezioni ed io non posso accettarlo. Mi chiedo come sia possibile che la gente abbia cacciato a calci in culo dall’Italia uno come Craxi, perché rubava, ed accetti senza problemi il suo vassallo Silvio. Mi chiedo come sia possibile che in una nazione intelligente come la nostra, che per anni si è fatta guerra per unirsi sotto un’unica bandiera, possa vincere un partito secessionista come quello di Bossi. Mi chiedo come sia possibile che in una nazione che decenni prima aveva appeso a testa in giù un fascita come Mussolini dare di nuovo il proprio voto a gente dello stesso partito. Follia! Che problema ha la gente?

Internet è agli albori e Google ancora non esiste. La maggior parte delle persone non ha ancora un telefonino da mettere in tasca. La vecchia politica è oramai andata, i grandi eroi come Falcone e Borsellino sono passati a miglior vita. Si prospettano anni bui e per questo motivo contatto un mio amico negli Stati Uniti che anni prima mi aveva parlato di una tecnica criogenica messa a punto da alcune aziende americane:

– Ehi, ciao! Hai letto? Qui in Italia ce la passiamo un po’ male
– Yes cavolo, my friend, non vi invidio!
– Senti, ti ricordi di quando mi hai parlato di quelle società in cui è possibile farsi congelare in attesa che si trovi una cura alla propria malattia?
– Sure! È nella mia city! Ma why me lo chiedi?
– Perché non c’è cura alla mia orticaria, ai bruciori di stomaco e al giramento di palle che mi provoca il vivere in questa nazione! A condividere la stessa aria con questo popolo demente. Voglio ricorrere al trattamento criogenico e farmi risvegliare quando Berlusconi, Bossi e Fini non saranno più al potere!
– Cavolo, è una scelta drastica, ne sei sure?
– Cazzo, si! Mettimi in contatto con loro immediatamente!

Segue un lungo scambio di lettere tra me e l’azienda, spiego le mie forti motivazioni e loro accettano.
Passa ancora qualche mese, sento il suono del campanello di casa, apro e mi ritrovo davanti questi scienziati americani che mi avvertono di salutare i miei cari, di raccogliere solo il necessario e di seguirli al loro laboratorio.
Il cuore mi batte forte, finalmente il mio sogno si avvera!
Li seguo, entro in macchina, mi bendano come nei film. Segue un lungo viaggio, parlano tra di loro, non capisco un cazzo! Dannata inutile ora di inglese a scuola, dopo 10 anni so solo intrattenere conversazioni il cui soggetto sia la penna sul tavolo!
Il viaggio dura un bel po’’. Si fermano, mi fanno scendere, mi tengono per le braccia. Una strada sterrata seguita da scalini e poi in ascensore. Arriviamo al piano, mi tolgono la benda. Cazzo che luce! Non ci vedo più. Si avvicina a me un dottore, mi visita e da l’ok. Mi mostrano una specie di contentiore con tanti tubi intorno, mi dicono di spogliarmi e di stendermi all’interno. Lo faccio.
Passano alcuni minuti, arriva un nuovo scienziato che sa parlare italiano:

– Buongiorno Signor Christian
– Buongiorno
– Le diamo il benvenuto presso il nostro laboratorio. non si deve preoccupare, la criogenia è oramai una pratica sicura al 100%. La addormenteremo e il computer la risveglierà non appena ci sarà una cura per la sua orticaria e per il suo giramento di palle cronico. La sveglieremo come da sua richiesta presumibilmente quando Berlusconi and friends non saranno più al potere.
– Che dire? Grazie! Grazie per questa fantastica opportunità, grazie per avermi salvato la vita!

Il sarcofago si chiude, arriva il freddo, tanto freddo, la luce si spegne. Chiudo gli occhi. Che cazzo di freddo!

zzzzzzz…
zzzzzz…….
zz….
Tlin…tlin…beep…beep…beeeeeep!

Che cos’è questo rumore? Riapro gli occhi. Qualcosa secondo me non ha fuznionato. Il sarcofago si riapre, passati gli effetti della luce accecante riesco ad intravedere delle figure. La vista mi ritorna, “Cazzo, sono tutti più vecchi!”:

– Bentornato Sig. Christian e benvenuto nel 2018! Sono passati 24 anni!
– …eh? Ma cosa dice? Saranno passati si e no 10 minuti!
– Per Lei forse si, ma si fidi, sono trascorsi 24 anni!

Non ci credo, ma poi mi portano un giornale, è esattamente il 26 settembre del 2018, Grande Giove!

– Sig. Christian abbiamo una buona notizia! Berlusconi, Fini e Bossi non sono più al potere!
– Oddiooooooooooo, allora sono in paradiso!!!

Tutto il team ride.

Mi riaccompagnano a casa, i miei sono invecchiati, mio padre mi viene incontro e mi abbraccia.
Passati i convenevoli inizia a spiegarmi di come si sia evoluto il mondo:

– Internet è il luogo in cui è racchiusa tutta la conoscenza umana e tu puoi accedervi grazie allo Smartphone!
– Porca troia che bello!
– Si ma per la maggior parte del tempo lo userai con i giochini
– Ah…
– Hanno inventato dei luoghi in cui puoi dar sfogo a la tua rabbia, a tutte le tue frustrazioni e alle tue insicurezze. Si chiamano Social Network.
– Per la puttana miseria! Finalmente un mondo migliore!
– Per niente! È peggio di prima, prima se eri scemo te lo tenevi per te, adesso ne fai sfoggio senza vergogna
– Ma che cazzo dici?
– Si! È così, mi spiace! Oggi la gente crede di sapere tutto ma non sa un cazzo e se glielo fai notare ti offende
– Oddio…
– La TV tradizionale è quasi morta…
– …finalmente una buona notizia…
– Ma c’è gente che si arricchisce con inutili filmini amatoriali su Youtube
– Cazzo! Be’ almeno gli scienziati mi hanno detto che Berlusconi, Fini e Bossi non ci sono più…
– …nsomma…
– In che senso “insomma”?
– Ricordi Beppe Grillo?
– Chi, il comico?
– Si, ha creato un partito politico fatto da gente che non capisce un cazzo di politica e fa politica. Ha creato un partito di gente che non capisce un cazzo di medicina e parla di medicina…
– Ma papà, cosa stai dicendo? Mi stai facendo venire i brividi!
– I “presidenti del consiglio”…
– …guarda che secondo la Costituzione in Italia c’è un solo presidente del coniglio…
– …adesso ne abbiamo 2 in pratica…
– …ho paura, dimmi chi sono!
– Luigi Di Maio del partito di Beppe Grillo, prima di diventare un politico vendeva hot dog alle partite di calcio. Una garanzia per questo paese. L’altro è Salvini della Lega…
– …della Lega Nord?
– No, della Lega, ha cambiato nome così da prendere voti in tutta Italia. Infatti lo hanno votato pure al Sud. L’Italia ha molti più problemi di prima
– Papà mi stai mentendo, sto leggendo i giornali su internet e vedo che non esiste più la Mafia, almeno questa è una conquista!
– Non è che non esiste più, semplicemente non ne parlano più! Salvini e il suo partito danno, per ogni cosa, la colpa agli immigrati e ai rifugiati…
– …del resto il nero sta bene su tutto no?
– Fai lo spiritoso tu, ma puntano il dito verso chi è diverso solo per non parlare più di disoccupazione, corruzione, delle mafie. Hai fatto una scelta sbagliata, ti sei fatto congelare per metterti alle spalle anni che ti sembravano bui per ritorvare al tuo risveglio anni ancora più cupi. Oggi è uno schifo. Ti ricordi dell’Africa, della gente in fila per farsi vaccinare? Qui in Italia li consideriamo arretrati ma poi abbiamo il problema opposto, da qualche anno infatti ci sono i NOVAX, gente che si batte per non far vaccinare i propri figli. Ti rendi conto?
– Papà mi presti 3.000 Euro?
– Cazzo ci devi fare?

Adesso è il 28 settembre 2018, sono volato in Svizzera. Grazie ad Internet ho scoperto che esistono cliniche specializzate nell’eutanasia. Dentro è appena entrato il paziente numero 18, tra un poco tocca a me.

Addio.

 

fonte: http://www.conlecorna.it/una-storia-triste-mi-sono-fatto-ibernare-nel-94-e-mi-sono-risvegliato-oggi/

“È colpa dei neri” – Un geniale video dei The Jackal che in modo ironico, sarcastico e divertente mette a nudo l’idiozia del razzismo italiano…

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“È colpa dei neri” – Un geniale video dei The Jackal che in modo ironico, sarcastico e divertente mette a nudo l’idiozia del razzismo italiano…

Vi riproponiamo questo geniale video dei The Jackal: «È colpa dei neri». Un video datato, forse tra i primi, ma sempre attuale, anzi oggi più attuale che mai.

Una satira pungente ed esilarante su come i problemi cronici del nostro paese vengano scaricati sulla “grana” dell’immigrazione.

Non riuscite ad avere il sussidio di disoccupazione? È colpa dei neri che «vengono qua e prendono lo stipendio gratis». I mezzi pubblici non funzionano? È colpa dei neri. Avete bisogno di andare in bagno ma lo trovate occupato? È colpa dei neri. La batteria dell’iPhone non vi arriva nemmeno a metà pomeriggio? È colpa dei neri.

È sempre colpa dei Neri che vengono in Italia perché, in Africa, la vita tra lussi e agi li annoia a morte e allora decidono di fare qualcosa di frizzante: «Andare in Italia a rompere il c***o agli italiani»…!

Un Cult – Mariangela Melato e Giancarlo Giannini in “Travolti da un insolito destino nell’azzurro mare d’agosto”

 

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Un Cult – Mariangela Melato e Giancarlo Giannini in “Travolti da un insolito destino nell’azzurro mare d’agosto”

Travolti da un insolito destino nell’azzurro mare d’agosto con Mariangela Melato e Giancarlo Giannini, regia di Lina Wermuller fu un vero cult degli anni ’70.

Tra le parti più indimenticabili del film sono gli insulti di Gennarino nei confronti di Raffaella, ingiurie in cui si ritrova tutta l’amarezza e la rabbia della classe operaia nei confronti della “razza padrona”. Fra i due, Gennarino è forse il personaggio più complesso: rappresenta il proletariato sfruttato del sud che si ribella all’oppressione del capitalismo industriale del nord. Ma Gennarino non riesce veramente, come molti suoi contemporanei, a stare al passo coi tempi. Non comprende che la rivoluzione operaia dovrebbe andare di pari passo con altre rivoluzioni, una fra tutte quella femminista, e quindi da una parte riscatta la sua classe oppressa ma dall’altra continua a molestare e tormentare Raffaella non solo in quanto rappresentante del capitalismo industriale, ma anche in quanto donna.

Secondo la filosofia pratica di Gennarino, le donne servono solo per lavare le mutande degli uomini. Quindi se da una parte ridiamo, nostro malgrado, quando Gennarino impartisce la sua punizione fatta di calci e schiaffi a Raffaella mentre declama il catalogo delle colpe della sua classe per l’aumento della carne, del parmigiano, della benzina, per gli ospedali che non funzionano, per l’evasione fiscale, dall’altra non possiamo non sentire un profondo disagio quando lo stesso Gennarino schiavizza Raffaella facendole lavare la sua biancheria, facendosi servire, schiaffeggiandola e violentandola. Gennarino non capisce che il sessismo è una forma di oppressione equiparabile allo sfruttamento del proletariato.

Raffaella, d’altra parte, è politicamente conservatrice e razzista, anticlericale ma anche sessualmente emancipata. La sua trasformazione e sottomissione sull’isola, per quanto difficili da comprendere, rappresentano una liberazione dalle convenzioni della sua vita precedente. Forse solo una volta arrivata su un’isola deserta Raffaella si rende conto di quanto sia stata infelice per tutta la sua vita precedente. La teme ma, una volta tornata, non può non riaccostarvisi.

Il film offre uno spaccato di vita impossibile, il ritorno a una condizione primitiva che la regista ha definito ritorno alla natura, ai ruoli tradizionali di uomo e donna. A quarantacinque anni di distanza i due naufraghi fanno ancora discutere: Gennarino a causa del suo atteggiamento violento e sessista e Raffaella per i suoi modi razzisti. Ma, a pensarci bene, non sono poi così anacronistici. Basta dare uno sguardo alle prime pagine per trovare tanti personaggi fin troppo simili a Raffaella e Gennarino anche nel nostro secolo.

Ricordava la mitica Mariangela Melato “per due mesi Lina (Wermuller) ci obbligava, me e Giancarlo, a pestarci a sangue, come ricorderà chi ha visto il film. E non erano botte tanto finte, da cinema, ma erano sberle, calci, spintoni, slogature vere, si era in pieno realismo e ci sono rimaste le ammaccature e i lividi anche tornati a Roma». Nel film la Melato è una ricca signora snob alla milanese e Giannini il proletario al suo servizio: naufraghi, sarà un redde rationem sociale senza esclusione di colpi.

 

 

 

Il fantastico monologo di Luciana Littizzetto contro la violenza sulle donne – vediamo se arriva il messaggio: quando una donna dice NO è NO!

 

Luciana Littizzetto

 

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Il fantastico monologo di Luciana Littizzetto contro la violenza sulle donne – vediamo se arriva il messaggio: quando una donna dice NO è NO!

Io sono contenta di essere una donna. Solo ogni tanto vorrei essere un uomo per dirmi “Ciao bella figa”.

Poi mi piacerebbe essere un uomo per fare la pipì in piedi e magari scrivere nella neve “Saluti da Bardonecchia”, oppure “La panettiera di via Cosmo usa solo lievito madre”. Anche a letto se fossi un uomo avrei meno preoccupazioni. Intanto penserei che clitoride è un filosofo greco e poi crederei a lei quando mi dice che le dimensioni non contano, l’importante è come lo usi. Senza capire che le donne si riferiscono al cervello ovviamente. Poi mi piacerebbe essere un uomo perché potrei mangiare un Calippo come mi pare senza sentirmi osservata da tutti, e perché parcheggerei meglio di come parcheggio e soprattutto potrei incazzarmi con mia moglie perché non trovo il borsone del calcetto mentre lei prepara l’arrosto, consola un’amica, allatta il figlio, compila il 740 e intanto cerca di capire quando è libero l’amante. Vorrei essere un uomo quando devo andare al bagno dell’autogrill… Guadagnerei mesi di vita! Ma soprattutto vorrei essere un uomo per comprarmi interi pacchi di calze e mutande, tre paia a un euro… e sentirmi lo stesso felice. Però sono contenta di essere una donna, anche se non mi vanno giù un sacco di cose.

Per esempio non mi va giù che il mio stipendio debba essere più basso di quello di un uomo del 45%… che se un maschio italiano più o meno ogni mese guadagna 1000 €, una donna ne guadagna più o meno 550. Perché? Perché io che sono una donna devo guadagnare di meno? I conti li faccio meno bene? Gli affettati li taglio meno bene di un uomo?
E poi ti dicono “Eh… ma va così”. Allora se va così io riduco tutto del 45%. Se faccio la casalinga il bagno lo pulisco solo a metà, se faccio la barista ogni tre clienti uno lo salto… e la sera a letto invece di fare 9 settimane e mezzo ne faccio 5 scarse e poi basta.

Sono contenta di essere una donna, ma non mi va giù che le donne che hanno avuto finalmente il coraggio di denunciare il loro compagno violento, poi non sono state protette. Non ce l’hanno fatta. Nonostante avessero già tante volte denunciato il proprio aggressore. Perché?

Perché bisogna sempre aspettare una pugnalata perché quelle merde vengano sbattuti in galera. Le donne ferite devono sentirsi protette e sicure da subito. Se loro fanno il primo passo, il secondo passo dobbiamo farlo noi. Io sono contenta di essere una donna, ma non ce la faccio a pensare che devo firmare una lettera di dimissioni in bianco se resto in cinta… e mi fa rabbia pensare che quando io vado in maternità, poi non sono più sicura di ritrovare la mia scrivania al ritorno.

Non mi va giù pensare quanto sia difficile, difficile… trovare un posto per mio figlio in un asilo nido. E non sopporto l’idea che se il mio capo allunga le mani io debba tacere per non perdere il posto. E faccio anche fatica a pensare che quando io donna dico no, il mio no debba essere diverso da quello di un uomo. Perché se una donna dice no ad un uomo che la molesta, c’è sempre, sempre la convinzione che se la sia cercata. Che in fondo sia stata colpa sua. Perché quando il dito indica il maiale c’è sempre qualcuno che indica la donna e le da della zoccola. Perché magari era vestita provocante, perché era sola in giro alle tre di notte, perché… se ti fai tre mojito poi non puoi pretendere.

Allora… vediamo se arriva il messaggio! Quando una donna dice no è no! Può aver detto si a 99 uomini e voi siete il centesimo, è no lo stesso! A qualunque età, in qualunque luogo e con qualunque tasso etilico. Anzi, se lei è ubriaca e tu la molesti sei ancora più stronzo. Nessuno ti dà il diritto di toccarla, di abusarla e di violentarla. Solo perché sei più grosso, più forte o hai più potere. Quando una donna dice no è no, esattamente come quando lo dice un uomo. E poi senti cosa ti dico… non sta scritto da nessuna parte che una donna per non subire violenze, debba essere un modello di virtù, purezza e buon senso.

Mettiamo che io voglia essere puttana. Ok? Devo decidere io con chi e non sei tu che mi costringi.

 

8 Marzo – Un fantastico monologo di Luciana Littizzetto: “Cari uomini vi scrivo”…

Luciana Littizzetto

 

 

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8 Marzo – Un fantastico monologo di Luciana Littizzetto:  “Cari uomini vi scrivo”…

Amici. Amici del sesso avverso. Allegri compari di Sherwood. Cara altra metà della mela, quella dove c’è il vermino. Cari amici nati da un unico ceppo, ma differenti da noi per un’unica cippa.  Noi vi amiamo tanto anche in molti momenti della nostra vita che mai avremmo pensato. Vi amiamo quando adoperate l’asciugamano per la faccia per parti meno nobili e più vaste, vi amiamo anche quando, uscendo dalla doccia per divertirvi, vi pinzate il walter sotto le gambe e ci fate vedere come sareste se foste femmine… Ma abbiamo delle richieste da farvi. Cari e mansueti gorilla.

A noi donne più che la mimosa secca che ci regalate l’otto marzo dopo che è stata tutto il giorno sul cruscotto, ci serve che impariate tutti i giorni piccole e grandi cose.

Ci sarebbe già di conforto che non vi faceste lo shampoo con il balsamo, per dire. E capiste che tanto non fa schiuma anche se nell’insaponarvi ci mettete l’energia che ci vuole per stancare un vitello prima della marchiatura.

Avremmo desiderio che i calzini, così come sono nati, continuino a vivere appaiati anche quando saranno distanti dai vostri piedi. Ci piacerebbe che capiste, almeno una volta ogni quinquennio, cosa vi vogliamo dire a volte col nostro silenzio. Se ci vedete tacite e silenziose, provate a girarvi. Se per terra dietro di voi vedete venti merde a forma di piede, forse ci sarebbe piaciuto che vi levaste le scarpe dopo essere passati avanti e indietro nella fanga.

Vorremmo inoltre che oltre a sapere a memoria il numero di piede di Marchisio vi ricordaste anche i giorni di ricevimento dei professori dei figli. Adoreremmo che poteste comprendere, tra le varie e tante possibilità che vi si affacciano alla mente, che un bicchiere nel lavandino non deve per forza rimanere lì, ma è possibile lavarlo con due soli colpi di spugnetta… E che le pentole antiaderenti non sono fatte per disegnarci sopra dei geroglifici con la punta del coltello. Vorremmo che non consideraste come dogma assoluto che l’arrosto della mamma è più buono di quello che facciamo noi.

Il creatore non ha detto: “E la suocera fece l’arrosto, fatelo sempre così in memoria di me”.

E saremmo felici, se poteste non rimirare le tette delle altre come se fossero un’opera d’arte, e le nostre come due vecchie cugine.
Ci piacerebbe che prendeste il raffreddore per quello che è, e cioè un insieme di starnuti che dura quattro giorni, e non come una malattia invalidante senza speranza… E saremmo liete se almeno una volta nella vostra vita provaste ad appendere i pantaloni sull’attaccapanni in modo logico, pensandoci un attimo.

Il gancio ad esempio, va appeso e non infilato dentro l’orlo.

E infine vorremmo tranquillizzarvi cari homi sapiens sapiens. State sereni e non temete. Dire una volta tanto “ti amo” non crea né impotenza né assuefazione.

Paolo Villaggio in “Dottor Jekyll e gentile signora” – Il memorabile, geniale, brillantissimo discorso agli studenti. Come, 40 anni fa, in meno di un minuto riuscì a sintetizzare e mettere a nudo il volto mostruoso e spietato del capitalismo!

Paolo Villaggio

 

 

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Paolo Villaggio in “Dottor Jekyll e gentile signora” – Il memorabile, geniale, brillantissimo discorso agli studenti. Come, 40 anni fa, in meno di un minuto riuscì a sintetizzare e mettere a nudo il volto mostruoso e spietato del capitalismo!

Paolo Villaggio in “Dottor Jekyll e gentile signora” del 1979 sul volto mostruoso del capitalismo.

Questo corpo rappresenta un paese ad economia sottosviluppata.

La testa è il top del paese, dove sono concentrati potere politico, potere militare, banche, chiesa.

Questa è la spina dorsale con le aziende agricole, unica risorsa di questo schifoso paese.

Queste sono le membra, gambe e braccia, la massa inerte dei lavoratori, i cosiddetti braccianti.

Quale è il nostro obiettivo? Corrompere qui (la testa), distogliere capitale all’agricoltura creando nuove masse di disoccupati, in modo che, offrendo lavoro sottocosto con paghe da fame, si possa succhiare il sangue fino al midollo a questa massa di poveracci…

Quaranta anni dopo Diego Fusaro così giustificava le migrazioni: “Il capitale ha bisogno di masse di schiavi ricattabili e senza diritti, ecco a cosa serve l’immigrazione di massa” …Uguale no?

 

By Eles

 

“Casa de carne”, il divertente cortometraggio che spiega il paradosso della carne

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“Casa de carne”, il divertente cortometraggio che spiega il paradosso della carne

Quanti di noi, muniti di coltello, sarebbero in grado di uccidere un animale per mangiarlo? Probabilmente nessuno, come dimostra il cortometraggio “Casa de carne”

Quanti di noi, messi di fronte all’obbligo di uccidere con le nostre stesse mani un animale, sarebbero in grado di farlo solamente per appagare il proprio desiderio di mangiare una bistecca o un piatto di costolette? Probabilmente nessuno ed è il messaggio che vuole trasmetterci Casa de carne (qui in alto), un cortometraggio “pro-vegan” del giovane regista Dustin Brown, vincitore del primo posto e di un premio di 3mila dollari in contanti agli Tarshis Short Film Awards 2019, le premiazioni di documentari e film dedicati alla questione animale.

Il film, creato per l’associazione no profit Last Chance for Animals (LCA), mostra tre amici a cena in un ristorante di alto livello, alle prese con il menu. Per uno di loro è “la prima volta” e non sa che le costolette di maiale che vorrebbe trovare nel piatto dovrà procurarsele da solo. Dopo aver ricevuto un coltello, viene portato in una stanza bianca e asettica dove trova ad attenderlo un maiale, la sua “cena”. Esita, accarezza l’animale e lascia cadere il coltello: è ormai certo che non avrà il coraggio di compiere il gesto per cui è stato chiuso in quella stanza; a quel punto, però, intervengono due “addetti ai lavori”, abituati a trovarsi di fronte persone incapaci di togliere la vita a un animale. Saranno loro a farlo al posto dell’uomo, a cui verrà di lì a poco servita la carne dello stesso maiale che si è rifiutato di uccidere. Nel finale, vediamo il protagonista profondamente turbato: a differenza degli amici a tavola con lui, pare aver finalmente realizzato da dove provenga la carne che ha nel piatto.

Una realtà, quella mostrata nel cortometraggio, che a conti fatti non appare così strana o inverosimile: sono tanti, infatti, i ristoranti e gli hotel nel mondo che permettono ai propri ospiti di “cacciare” il proprio cibo, come accade per esempio in molti locali di Tokyo dove la clientela pesca il pesce che mangerà di lì a poco.

Carnismo, consapevolezza e false credenze

“Se i mattatoi avessero le pareti di vetro, tutti sarebbero vegetariani” recita un famoso aforisma di Lev Tolstoj, che porta alla luce una verità innegabile, la stessa messa in risalto da Casa de carne: la stragrande maggioranza di noi mangia carne con poca (o nessuna) consapevolezza, senza fare la connessione tra la fetta di arrosto nel piatto e l’animale da cui proviene. Non è un caso che il più delle volte una persona che mangia abitualmente carne inorridisca di fronte ai video che mostrano le realtà dei macelli, rifiutandosi magari anche di guardarli perché altrimenti “poi la carne non la mangio più”.

Ecco, è proprio questo il punto: come dimostra anche un video-esperimento di PETA – che ha messo di fronte due bambini alla necessità di uccidere un pollo per mangiarlo in un sandwich – sono veramente poche le persone che, messe di fronte a questa realtà, la accettano e la condividono. Secondo la psicologa americana Melanie Joy – vegana e attivista antispecista – tutti noi siamo invece vittime di quello che lei stessa definisce “carnismo“, un meccanismo psicologico del quale non siamo consapevoli, ma che condiziona totalmente le nostre scelte alimentari. La maggior parte delle persone mangia carne non per necessità o perché lo voglia davvero, ma piuttosto perché condizionata da un sistema di credenze – ormai istituzionalizzate e considerate come “la normalità” – che opera al di fuori della nostra consapevolezza e senza il nostro consenso.

Secondo la psicologa, inoltre, nella nostra mente esiste una sorta di “sapere senza sapere“: una parte recondita della nostra mente ha chiaro che la bistecca che abbiamo nel piatto sia la parte del corpo di un animale morto per essere mangiato, ma allo stesso tempo questa consapevolezza è latente e non siamo in grado di associare quel pezzo di carne all’animale in vita, alla sua morte alla sofferenza vissuta all’interno di un allevamento.

tratto da: https://www.vegolosi.it/news/lungometraggio-casa-de-carne/

Un cult: Il Marchese del Grillo – “…Mi dispiace, ma io so’ io …e voi non siete un c….”

 

Marchese del Grillo

 

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Un cult: Il Marchese del Grillo – “…Mi dispiace, ma io so’ io …e voi non siete un c….”

Nella Roma papalina del 1809, il Marchese Onofrio del Grillo è un alto dignitario pontificio alla corte di Papa Pio VII, fa parte della Guardia Nobile a difesa del Santo Padre ed è anche Reggitore del Sacro Soglio. In realtà sono impegni che lo occupano ben poco e il nobile passa le sue giornate nell’ozio più completo, frequentando le bettole e le osterie più malfamate della città, coltivando relazioni amorose clandestine con le popolane, facendo dannare la madre e il resto della sua parentela bigotta e conservatrice.
Il suo passatempo preferito, che lo rende famoso in tutta la città, è fare scherzi di ogni genere ai danni di chiunque: la sua famiglia, i nobili suoi amici, il popolo, gli artigiani che lavorano per lui, perfino il Papa stesso. E quando si caccia in qualche situazione difficile, riesce sempre ad uscirne grazie alle sue conoscenze altolocate. Però le sue burle hanno spesso il sapore della denuncia nei confronti della società corrotta e clientelare, dove il nobile ricco riesce sempre a cavarsela ai danni del popolino ignorante.

Quanno se scherza, bisogna èsse’ seri! (Marchese del Grillo)

Mi dispiace, ma io so’ io e voi non siete un cazzo! – La battuta distintiva del Marchese del Grillo che viene dal sonetto “Li soprani der monno vecchio” del Belli.

Li soprani der monno vecchio di Giuseppe Gioachino Belli


C'era una vorta un Re cche ddar palazzo

mannò ffora a li popoli st'editto:

"Io sò io, e vvoi nun zete un cazzo,

sori vassalli bbugiaroni, e zzitto.

Io fo ddritto lo storto e storto er ddritto:

pòzzo vénneve a ttutti a un tant'er mazzo:

Io, si vve fo impiccà nun ve strapazzo,

ché la vita e la robba Io ve l'affitto.

Chi abbita a sto monno senza er titolo

o dde Papa, o dde Re, o dd'Imperatore,

quello nun pò avé mmai vosce in capitolo!".

Co st'editto annò er Boja per ccuriero,

interroganno tutti in zur tenore;

e arisposeno tutti: "È vvero, è vvero!"

 

traduzione

C'era una volta un Re che dal palazzo

mandò in piazza al popolo quest'editto:

"Io sono io, e voi non siete un cazzo,

signori vassalli invigliacchiti, e silenzio.

Io sono capace di cambiare una cosa da uno stato all'altro e viceversa:

Io vi posso barattare tutti per un nonnulla:

Io se vi faccio impiccare tutti non vi faccio torto,

Visto che Io ho il potere di darvi la vita e quel con cui vivere.

Chi vive in questo mondo senza possedere la carica

o di Papa, o di Monarca o di Imperatore,

colui non potrà mai far sentire la sua voce in pubblico!".

Con tale editto si recò il boia come portavoce,

chiamando all'attenzione tutti quanti a gran voce;

e il popolo intero rispose: "È vero, è vero!"

Giulio Cavalli – Le leggi fondamentali della stupidità umana

 

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Giulio Cavalli – Le leggi fondamentali della stupidità umana

E’ stato grazie al progresso che il contenibile “stolto” dell’antichità si è tramutato nel prevalente cretino contemporaneo, personaggio a mortalità bassissima la cui forza è dunque in primo luogo brutalmente numerica; ma una società ch’egli si compiace di chiamare “molto complessa” gli ha aperto infiniti interstizi, crepe, fessure orizzontali e verticali, a destra come a sinistra, gli ha procurato innumerevoli poltrone, sedie, sgabelli, telefoni, gli ha messo a disposizione clamorose tribune, inaudite moltitudini di seguaci e molto denaro. Gli ha insomma moltiplicato prodigiosamente le occasioni per agire, intervenire, parlare, esprimersi, manifestarsi, in una parola (a lui cara) per “realizzarsi”. Sconfiggerlo è ovviamente impossibile. Odiarlo è inutile. Dileggio, sarcasmo, ironia non scalfiscono le sue cotte d’inconsapevolezza, le sue impavide autoassoluzioni (per lui, il cretino è sempre “un altro”); e comunque il riso gli appare a priori sospetto, sconveniente, «inferiore», anche quando − agghiacciante fenomeno − vi si abbandona egli stesso».

Se coltivassimo il vizio della memoria terremmo ben stretto questo scritto del 1985 di Carlo Fruttero e Franco Lucentini. In quegli anni doveva accadere ancora tutto il marasma politico più o meno recente (il berlusconismo, il leghismo, il renzismo, il salvinismo e tutti gli -ismi che possono venirvi in mente) eppure traspare già tutta la Storia recente. Erano chiaroveggenti? No, per niente. Si chiama memoria storica (i più arditi si azzardano ancora a chiamarla cultura) e serve per evitare nel presente gli errori del passato o, più semplicemente, serve per possedere chiavi di lettura collettive che si formino sullo studio e non sempre e per sempre sull’esperienza.

Il cretino, purtroppo per noi, è spesso uno stupido che ha avuto successo. Come scriveva Carlo M. Cipolla:

«È un gruppo non organizzato, non facente parte di alcun ordinamento, che non ha capo, né presidente, né statuto, ma che riesce tuttavia ad operare in perfetta sintonia come se fosse guidato da una mano invisibile, in modo tale che le attività di ciascun membro contribuiscono potentemente a rafforzare ed amplificare l’efficacia dell’attività di tutti gli altri membri».

Il professor Cipolla (che si aggiunse nel nome quella M puntata per non essere confuso con un suo collega omonimo) scrisse anche le “cinque leggi fondamentali della stupidità umana” (non inorridite, non fu uno studio, fu un divertissement) che recitavano:

  1. Sempre e inevitabilmente ognuno di noi sottovaluta il numero di individui stupidi in circolazione.
  2.  La probabilità che una certa persona sia stupida è indipendente da qualsiasi altra caratteristica della stessa persona.
  3. Una persona stupida è una persona che causa un danno a un’altra persona o gruppo di persone senza nel contempo realizzare alcun vantaggio per sé o addirittura subendo una perdita.
  4. Le persone non stupide sottovalutano sempre il potenziale nocivo delle persone stupide. In particolare i non stupidi dimenticano costantemente che in qualsiasi momento e luogo, ed in qualunque circostanza, trattare e/o associarsi con individui stupidi si dimostra infallibilmente un costosissimo errore.
  5. La persona stupida è il tipo di persona più pericoloso che esista.

Senza prenderlo (e prendersi) troppo sul serio. Ecco tutto.

Giulio Cavalli

 

Autore, attore, scrittore, politicamente attivo. Racconto storie, sul palcoscenico, su carte e su schermo e cerco di tenere allenato il muscolo della curiosità. Quando alcuni mafiosi mi hanno dato dello “scassaminchia” ho deciso di aggiungerlo alle referenze.

Tratto da: https://left.it/2019/01/09/le-leggi-fondamentali-della-stupidita-umana/