Un Cult: Frankenstein Junior – A.B. Norme…

 

Frankenstein Junior

 

 

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Un Cult: Frankenstein Junior – A.B. Norme…

AB-Norme

Tutto ha inizio quando Igor (Marty Feldman), impegnato nel procurare un cervello umano al Dr. Frederick Frankenstein da inserire nella Creatura, rompe accidentalmente il barattolo selezionato, portando al dottore un altro cervello, quello di un tale “AB-Norme”…
La Creatura al suo risveglio dà però segni di violenza e follia, e ciò porterà inevitabilmente al celebre scambio di battute tra Igor (o Aigor, che dir si voglia) e Frankenstein qui di seguito.

Frederick: Aigor, posso parlarti un momento?
Igor: Certamente!
Frederick: Siediti, vuoi?
Igor: Grazie. [si siede a terra]
Frederick: No, no! Più su!
Igor: Oh! Grazie. [si siede su uno sgabello]
Frederich: Dimmi, quel cervello che mi hai portato era di Hans Delbrück?
Igor: No.
Frederick: Ah! Be’… Ehm, ti dispiacerebbe dirmi di chi era il cervello che gli ho messo dentro?
Igor: Non si arrabbierà, eh?
Frederick: No, io non mi arrabbierò!
Igor: A.B. qualcosa…
Frederich: “A.B. qualcosa”? “A.B.” chi?
Igor: A.B… Norme.
Frederick: “A.B. Norme”?
Igor: Sono quasi sicuro che era quello il nome.
Frederick: Vorresti dire che io ho messo un cervello “abnorme”… in un energumeno lungo due metri e venti… e largo come un armadio a due ante?! [comincia ad urlare] Canaglia! [inizia a strangolarlo come precedentemente aveva fatto il mostro con lui] È questo che vorresti dirmi?!

Il video

In lingua originale:

Una storia triste: mi sono fatto ibernare nel ’94 e mi sono risvegliato oggi…!

 

storia triste

 

 

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Una storia triste: mi sono fatto ibernare nel ’94 e mi sono risvegliato oggi…!

Ciclicamente vivo periodi di introspezione conditi da sprazzi di scarsa tolleranza nei confornti del prossimo. Giorni in cui mi sveglio e mi sento un alieno. Ecco la mia triste storia:

Corre l’anno 1994. Berlusconi, con Fini e Bossi, vince le elezioni ed io non posso accettarlo. Mi chiedo come sia possibile che la gente abbia cacciato a calci in culo dall’Italia uno come Craxi, perché rubava, ed accetti senza problemi il suo vassallo Silvio. Mi chiedo come sia possibile che in una nazione intelligente come la nostra, che per anni si è fatta guerra per unirsi sotto un’unica bandiera, possa vincere un partito secessionista come quello di Bossi. Mi chiedo come sia possibile che in una nazione che decenni prima aveva appeso a testa in giù un fascita come Mussolini dare di nuovo il proprio voto a gente dello stesso partito. Follia! Che problema ha la gente?

Internet è agli albori e Google ancora non esiste. La maggior parte delle persone non ha ancora un telefonino da mettere in tasca. La vecchia politica è oramai andata, i grandi eroi come Falcone e Borsellino sono passati a miglior vita. Si prospettano anni bui e per questo motivo contatto un mio amico negli Stati Uniti che anni prima mi aveva parlato di una tecnica criogenica messa a punto da alcune aziende americane:

– Ehi, ciao! Hai letto? Qui in Italia ce la passiamo un po’ male
– Yes cavolo, my friend, non vi invidio!
– Senti, ti ricordi di quando mi hai parlato di quelle società in cui è possibile farsi congelare in attesa che si trovi una cura alla propria malattia?
– Sure! È nella mia city! Ma why me lo chiedi?
– Perché non c’è cura alla mia orticaria, ai bruciori di stomaco e al giramento di palle che mi provoca il vivere in questa nazione! A condividere la stessa aria con questo popolo demente. Voglio ricorrere al trattamento criogenico e farmi risvegliare quando Berlusconi, Bossi e Fini non saranno più al potere!
– Cavolo, è una scelta drastica, ne sei sure?
– Cazzo, si! Mettimi in contatto con loro immediatamente!

Segue un lungo scambio di lettere tra me e l’azienda, spiego le mie forti motivazioni e loro accettano.
Passa ancora qualche mese, sento il suono del campanello di casa, apro e mi ritrovo davanti questi scienziati americani che mi avvertono di salutare i miei cari, di raccogliere solo il necessario e di seguirli al loro laboratorio.
Il cuore mi batte forte, finalmente il mio sogno si avvera!
Li seguo, entro in macchina, mi bendano come nei film. Segue un lungo viaggio, parlano tra di loro, non capisco un cazzo! Dannata inutile ora di inglese a scuola, dopo 10 anni so solo intrattenere conversazioni il cui soggetto sia la penna sul tavolo!
Il viaggio dura un bel po’’. Si fermano, mi fanno scendere, mi tengono per le braccia. Una strada sterrata seguita da scalini e poi in ascensore. Arriviamo al piano, mi tolgono la benda. Cazzo che luce! Non ci vedo più. Si avvicina a me un dottore, mi visita e da l’ok. Mi mostrano una specie di contentiore con tanti tubi intorno, mi dicono di spogliarmi e di stendermi all’interno. Lo faccio.
Passano alcuni minuti, arriva un nuovo scienziato che sa parlare italiano:

– Buongiorno Signor Christian
– Buongiorno
– Le diamo il benvenuto presso il nostro laboratorio. non si deve preoccupare, la criogenia è oramai una pratica sicura al 100%. La addormenteremo e il computer la risveglierà non appena ci sarà una cura per la sua orticaria e per il suo giramento di palle cronico. La sveglieremo come da sua richiesta presumibilmente quando Berlusconi and friends non saranno più al potere.
– Che dire? Grazie! Grazie per questa fantastica opportunità, grazie per avermi salvato la vita!

Il sarcofago si chiude, arriva il freddo, tanto freddo, la luce si spegne. Chiudo gli occhi. Che cazzo di freddo!

zzzzzzz…
zzzzzz…….
zz….
Tlin…tlin…beep…beep…beeeeeep!

Che cos’è questo rumore? Riapro gli occhi. Qualcosa secondo me non ha fuznionato. Il sarcofago si riapre, passati gli effetti della luce accecante riesco ad intravedere delle figure. La vista mi ritorna, “Cazzo, sono tutti più vecchi!”:

– Bentornato Sig. Christian e benvenuto nel 2018! Sono passati 24 anni!
– …eh? Ma cosa dice? Saranno passati si e no 10 minuti!
– Per Lei forse si, ma si fidi, sono trascorsi 24 anni!

Non ci credo, ma poi mi portano un giornale, è esattamente il 26 settembre del 2018, Grande Giove!

– Sig. Christian abbiamo una buona notizia! Berlusconi, Fini e Bossi non sono più al potere!
– Oddiooooooooooo, allora sono in paradiso!!!

Tutto il team ride.

Mi riaccompagnano a casa, i miei sono invecchiati, mio padre mi viene incontro e mi abbraccia.
Passati i convenevoli inizia a spiegarmi di come si sia evoluto il mondo:

– Internet è il luogo in cui è racchiusa tutta la conoscenza umana e tu puoi accedervi grazie allo Smartphone!
– Porca troia che bello!
– Si ma per la maggior parte del tempo lo userai con i giochini
– Ah…
– Hanno inventato dei luoghi in cui puoi dar sfogo a la tua rabbia, a tutte le tue frustrazioni e alle tue insicurezze. Si chiamano Social Network.
– Per la puttana miseria! Finalmente un mondo migliore!
– Per niente! È peggio di prima, prima se eri scemo te lo tenevi per te, adesso ne fai sfoggio senza vergogna
– Ma che cazzo dici?
– Si! È così, mi spiace! Oggi la gente crede di sapere tutto ma non sa un cazzo e se glielo fai notare ti offende
– Oddio…
– La TV tradizionale è quasi morta…
– …finalmente una buona notizia…
– Ma c’è gente che si arricchisce con inutili filmini amatoriali su Youtube
– Cazzo! Be’ almeno gli scienziati mi hanno detto che Berlusconi, Fini e Bossi non ci sono più…
– …nsomma…
– In che senso “insomma”?
– Ricordi Beppe Grillo?
– Chi, il comico?
– Si, ha creato un partito politico fatto da gente che non capisce un cazzo di politica e fa politica. Ha creato un partito di gente che non capisce un cazzo di medicina e parla di medicina…
– Ma papà, cosa stai dicendo? Mi stai facendo venire i brividi!
– I “presidenti del consiglio”…
– …guarda che secondo la Costituzione in Italia c’è un solo presidente del coniglio…
– …adesso ne abbiamo 2 in pratica…
– …ho paura, dimmi chi sono!
– Luigi Di Maio del partito di Beppe Grillo, prima di diventare un politico vendeva hot dog alle partite di calcio. Una garanzia per questo paese. L’altro è Salvini della Lega…
– …della Lega Nord?
– No, della Lega, ha cambiato nome così da prendere voti in tutta Italia. Infatti lo hanno votato pure al Sud. L’Italia ha molti più problemi di prima
– Papà mi stai mentendo, sto leggendo i giornali su internet e vedo che non esiste più la Mafia, almeno questa è una conquista!
– Non è che non esiste più, semplicemente non ne parlano più! Salvini e il suo partito danno, per ogni cosa, la colpa agli immigrati e ai rifugiati…
– …del resto il nero sta bene su tutto no?
– Fai lo spiritoso tu, ma puntano il dito verso chi è diverso solo per non parlare più di disoccupazione, corruzione, delle mafie. Hai fatto una scelta sbagliata, ti sei fatto congelare per metterti alle spalle anni che ti sembravano bui per ritorvare al tuo risveglio anni ancora più cupi. Oggi è uno schifo. Ti ricordi dell’Africa, della gente in fila per farsi vaccinare? Qui in Italia li consideriamo arretrati ma poi abbiamo il problema opposto, da qualche anno infatti ci sono i NOVAX, gente che si batte per non far vaccinare i propri figli. Ti rendi conto?
– Papà mi presti 3.000 Euro?
– Cazzo ci devi fare?

Adesso è il 28 settembre 2018, sono volato in Svizzera. Grazie ad Internet ho scoperto che esistono cliniche specializzate nell’eutanasia. Dentro è appena entrato il paziente numero 18, tra un poco tocca a me.

Addio.

 

fonte: http://www.conlecorna.it/una-storia-triste-mi-sono-fatto-ibernare-nel-94-e-mi-sono-risvegliato-oggi/

Un cult: la sveglia di Fantozzi ed il tram a volo – Una delle scene più divertenti della storia del cinema italiano…

 

Fantozzi

 

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Un cult: la sveglia di Fantozzi ed il tram a volo – Una delle scene più divertenti della storia del cinema italiano…

Voce narrante – Per arrivare a timbrare il cartellino d’entrata alle 8 e 30 precise, Fantozzi, sedici anni fa, cominciò col mettere la sveglia alle 6 e un quarto: oggi, a forza di esperimenti e perfezionamenti continui, è arrivato a metterla alle 7:51… vale a dire al limite delle possibilità umane! Tutto è calcolato sul filo dei secondi: cinque secondi per riprendere conoscenza, quattro secondi per superare il quotidiano impatto con la vista della moglie, più sei per chiedersi – come sempre senza risposta – cosa mai lo spinse un giorno a sposare quella specie di curioso animale domestico. Tre secondi per bere il maledetto caffè della signora Pina – tremila gradi Fahrenheit! –, dagli otto ai dieci secondi per stemperare la lingua rovente sotto il rubinetto […], due secondi e mezzo per il bacino a sua figlia Mariangela, caffellatte con pettinata incorporata, spazzolata dentifricio mentolato su sapore caffè, provocante funzioni fisiologiche che può così espletare nel tempo di valore europeo di sei secondi netti. Ha ancora un patrimonio di tre minuti per vestirsi e correre alla fermata del suo autobus che passa alle 8:01. Tutto questo naturalmente salvo tragici imprevisti…

…E l’imprevisto c’è. La rottura della stringa. Dopo un rapido cambio la decisione:

Fantozzi – Allora prenderò l’autobus al volo!

Pina – No Ugo l’autobus al volo no!

Mariangela – No Papà!

Fantozzi – Si saltando dal terrazzino guadagnerò almeno 2 minuti!

Pina – No Ugo non l’hai mai fatto, non hai il fisico adatto! (Pina)

Fantozzi – Non l’ho mai fatto, ma l’ho sempre sognato!

Il resto è tutto da vedere…

Un Cult – Mariangela Melato e Giancarlo Giannini in “Travolti da un insolito destino nell’azzurro mare d’agosto”

 

cult

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Un Cult – Mariangela Melato e Giancarlo Giannini in “Travolti da un insolito destino nell’azzurro mare d’agosto”

Travolti da un insolito destino nell’azzurro mare d’agosto con Mariangela Melato e Giancarlo Giannini, regia di Lina Wermuller fu un vero cult degli anni ’70.

Tra le parti più indimenticabili del film sono gli insulti di Gennarino nei confronti di Raffaella, ingiurie in cui si ritrova tutta l’amarezza e la rabbia della classe operaia nei confronti della “razza padrona”. Fra i due, Gennarino è forse il personaggio più complesso: rappresenta il proletariato sfruttato del sud che si ribella all’oppressione del capitalismo industriale del nord. Ma Gennarino non riesce veramente, come molti suoi contemporanei, a stare al passo coi tempi. Non comprende che la rivoluzione operaia dovrebbe andare di pari passo con altre rivoluzioni, una fra tutte quella femminista, e quindi da una parte riscatta la sua classe oppressa ma dall’altra continua a molestare e tormentare Raffaella non solo in quanto rappresentante del capitalismo industriale, ma anche in quanto donna.

Secondo la filosofia pratica di Gennarino, le donne servono solo per lavare le mutande degli uomini. Quindi se da una parte ridiamo, nostro malgrado, quando Gennarino impartisce la sua punizione fatta di calci e schiaffi a Raffaella mentre declama il catalogo delle colpe della sua classe per l’aumento della carne, del parmigiano, della benzina, per gli ospedali che non funzionano, per l’evasione fiscale, dall’altra non possiamo non sentire un profondo disagio quando lo stesso Gennarino schiavizza Raffaella facendole lavare la sua biancheria, facendosi servire, schiaffeggiandola e violentandola. Gennarino non capisce che il sessismo è una forma di oppressione equiparabile allo sfruttamento del proletariato.

Raffaella, d’altra parte, è politicamente conservatrice e razzista, anticlericale ma anche sessualmente emancipata. La sua trasformazione e sottomissione sull’isola, per quanto difficili da comprendere, rappresentano una liberazione dalle convenzioni della sua vita precedente. Forse solo una volta arrivata su un’isola deserta Raffaella si rende conto di quanto sia stata infelice per tutta la sua vita precedente. La teme ma, una volta tornata, non può non riaccostarvisi.

Il film offre uno spaccato di vita impossibile, il ritorno a una condizione primitiva che la regista ha definito ritorno alla natura, ai ruoli tradizionali di uomo e donna. A quarantacinque anni di distanza i due naufraghi fanno ancora discutere: Gennarino a causa del suo atteggiamento violento e sessista e Raffaella per i suoi modi razzisti. Ma, a pensarci bene, non sono poi così anacronistici. Basta dare uno sguardo alle prime pagine per trovare tanti personaggi fin troppo simili a Raffaella e Gennarino anche nel nostro secolo.

Ricordava la mitica Mariangela Melato “per due mesi Lina (Wermuller) ci obbligava, me e Giancarlo, a pestarci a sangue, come ricorderà chi ha visto il film. E non erano botte tanto finte, da cinema, ma erano sberle, calci, spintoni, slogature vere, si era in pieno realismo e ci sono rimaste le ammaccature e i lividi anche tornati a Roma». Nel film la Melato è una ricca signora snob alla milanese e Giannini il proletario al suo servizio: naufraghi, sarà un redde rationem sociale senza esclusione di colpi.

 

 

 

Un Cult – L’indimenticabile Carosello di Cimabue.

 

Cimabue

 

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Un Cult – L’indimenticabile Carosello di Cimabue.

Dom Bairo è uno storico amaro italiano a base di vino aromatizzato alle erbe molto apprezzato negli anni ’70 e ormai fuori produzione da tempo. L’amaro fu pubblicizzato, dal 1972 al 1976, da una nota serie di caroselli, Le avventure di Cimabue, realizzati gracamente da Paolo Piarerioper la Gamma Film.

Il protagonista delle animazioni era uno sfortunato fraticello di nome appunto Cimabue che veniva costantemente canzonato dai suoi confratelli ogni volta (sempre praticamente) commetteva qualche sciocchezza.

Le avventure di Cimabue” il titolo delle pubblicità dell’amaro  Dom Bairo.

“Oggi fu giorno di letizia per lo convento e per li frati tutti” così iniziavano gli spot con Cimabue che volonterosamente si prestava a fare ogni cosa non combinandone mai una giusta, tanto che i frati gli intonavano in coro: “Cimabue, Cimabue, fai una cosa, ne sbagli due”.

Lui non ci sta e reagisce: “Ma che cagnara, sbagliando si impara!”

Finchè il Frate Priore che è un intenditore tirò fuori un liquore al mondo raro. Anno di grazie 1452, nacque così Dom Bairo, l’uvamaro. Amaro di uva, bontà e benessere di preziose uve silvane ed erbe salutari…

Un Cult: Frankenstein Junior – La mitica cena e la frase motivatrice di Igor…

 

Frankenstein Junior

 

 

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Un Cult: Frankenstein Junior – La mitica cena e la frase motivatrice di Igor…

Una delle scene più divertenti… A cena dopo l’esperimento fallito:

Inga: Oh, dottore, lei non deve torturarsi in questo modo, deve cercare di evitare di pensarci. Guardi lì, non ha nemmeno toccato suo cibo!

Frederick: … ecco! [sbatte le mani sul suo piatto] ora lo ho toccato, contenta?!

Igor: E già… [Con tono pacato e confidenziale] Eh già, non dimenticherò mai il mio povero babbo. Quando questo capitava a lui, be’, sa che cosa soleva dirmi?

Frederick: …Cosa diceva?

Igor: …”Quando la sorte ti è contraria e mancato ti è il successo, smetti di far castelli in aria e va a piangere sul…!”

 

Mostro: Mmm!

Igor: Questo cos’è?

Dr. Frankenstein: Torta di mele della nonna.

Mostro: Mmm!

Dr. Frankenstein: Ti piace eh? Io non vado matto per i dolci, sai, però ti capisco.

Igor: Ma a chi sta parlando?

Dr. Frankenstein: A te. Hai fatto un verso da ghiottone, quindi ti piace il dolce.

Igor: Io non ho fatto nessun verso, ho solo chiesto che cos’era.

Dr. Frankenstein: Ma sì, ti ho sentito.

Igor: Non ero io.

Inga: Io nemmeno.

Dr. Frankenstein: Ah scusate ma, se non eri tu e neppure…

Mostro: Mmm! Mmm! 

Un Cult: Il mitico balletto di Stanlio e Ollio sulle note di At the Ball, That’s All!

 

 

Stanlio e Ollio

 

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Un Cult: Il mitico balletto di Stanlio e Ollio sulle note di At the Ball, That’s All!

I Fanciulli del West nella prima versione italiana e Allegri Vagabondi nella successiva ridoppiata degli anni ’80 è un film straordinario del duo più amato al mondo che si segnala per trovate comiche godibilissime ancorché improbabili, come il pollice accendino di Stanlio che sfregandolo con le altre dita si accende gettando il compare nel più incredulo sconcerto possibile e per le bellissime esibizioni canore dei due.

Ma la scena cult del film è il mitico balletto sulle note di At the Ball, That’s All!

Questo balletto è un vero e proprio inno alla gioia, che riempie il cuore ogni volta che lo si vede…

Il fantastico monologo di Luciana Littizzetto contro la violenza sulle donne – vediamo se arriva il messaggio: quando una donna dice NO è NO!

 

Luciana Littizzetto

 

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Il fantastico monologo di Luciana Littizzetto contro la violenza sulle donne – vediamo se arriva il messaggio: quando una donna dice NO è NO!

Io sono contenta di essere una donna. Solo ogni tanto vorrei essere un uomo per dirmi “Ciao bella figa”.

Poi mi piacerebbe essere un uomo per fare la pipì in piedi e magari scrivere nella neve “Saluti da Bardonecchia”, oppure “La panettiera di via Cosmo usa solo lievito madre”. Anche a letto se fossi un uomo avrei meno preoccupazioni. Intanto penserei che clitoride è un filosofo greco e poi crederei a lei quando mi dice che le dimensioni non contano, l’importante è come lo usi. Senza capire che le donne si riferiscono al cervello ovviamente. Poi mi piacerebbe essere un uomo perché potrei mangiare un Calippo come mi pare senza sentirmi osservata da tutti, e perché parcheggerei meglio di come parcheggio e soprattutto potrei incazzarmi con mia moglie perché non trovo il borsone del calcetto mentre lei prepara l’arrosto, consola un’amica, allatta il figlio, compila il 740 e intanto cerca di capire quando è libero l’amante. Vorrei essere un uomo quando devo andare al bagno dell’autogrill… Guadagnerei mesi di vita! Ma soprattutto vorrei essere un uomo per comprarmi interi pacchi di calze e mutande, tre paia a un euro… e sentirmi lo stesso felice. Però sono contenta di essere una donna, anche se non mi vanno giù un sacco di cose.

Per esempio non mi va giù che il mio stipendio debba essere più basso di quello di un uomo del 45%… che se un maschio italiano più o meno ogni mese guadagna 1000 €, una donna ne guadagna più o meno 550. Perché? Perché io che sono una donna devo guadagnare di meno? I conti li faccio meno bene? Gli affettati li taglio meno bene di un uomo?
E poi ti dicono “Eh… ma va così”. Allora se va così io riduco tutto del 45%. Se faccio la casalinga il bagno lo pulisco solo a metà, se faccio la barista ogni tre clienti uno lo salto… e la sera a letto invece di fare 9 settimane e mezzo ne faccio 5 scarse e poi basta.

Sono contenta di essere una donna, ma non mi va giù che le donne che hanno avuto finalmente il coraggio di denunciare il loro compagno violento, poi non sono state protette. Non ce l’hanno fatta. Nonostante avessero già tante volte denunciato il proprio aggressore. Perché?

Perché bisogna sempre aspettare una pugnalata perché quelle merde vengano sbattuti in galera. Le donne ferite devono sentirsi protette e sicure da subito. Se loro fanno il primo passo, il secondo passo dobbiamo farlo noi. Io sono contenta di essere una donna, ma non ce la faccio a pensare che devo firmare una lettera di dimissioni in bianco se resto in cinta… e mi fa rabbia pensare che quando io vado in maternità, poi non sono più sicura di ritrovare la mia scrivania al ritorno.

Non mi va giù pensare quanto sia difficile, difficile… trovare un posto per mio figlio in un asilo nido. E non sopporto l’idea che se il mio capo allunga le mani io debba tacere per non perdere il posto. E faccio anche fatica a pensare che quando io donna dico no, il mio no debba essere diverso da quello di un uomo. Perché se una donna dice no ad un uomo che la molesta, c’è sempre, sempre la convinzione che se la sia cercata. Che in fondo sia stata colpa sua. Perché quando il dito indica il maiale c’è sempre qualcuno che indica la donna e le da della zoccola. Perché magari era vestita provocante, perché era sola in giro alle tre di notte, perché… se ti fai tre mojito poi non puoi pretendere.

Allora… vediamo se arriva il messaggio! Quando una donna dice no è no! Può aver detto si a 99 uomini e voi siete il centesimo, è no lo stesso! A qualunque età, in qualunque luogo e con qualunque tasso etilico. Anzi, se lei è ubriaca e tu la molesti sei ancora più stronzo. Nessuno ti dà il diritto di toccarla, di abusarla e di violentarla. Solo perché sei più grosso, più forte o hai più potere. Quando una donna dice no è no, esattamente come quando lo dice un uomo. E poi senti cosa ti dico… non sta scritto da nessuna parte che una donna per non subire violenze, debba essere un modello di virtù, purezza e buon senso.

Mettiamo che io voglia essere puttana. Ok? Devo decidere io con chi e non sei tu che mi costringi.

 

8 Marzo – Un fantastico monologo di Luciana Littizzetto: “Cari uomini vi scrivo”…

Luciana Littizzetto

 

 

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8 Marzo – Un fantastico monologo di Luciana Littizzetto:  “Cari uomini vi scrivo”…

Amici. Amici del sesso avverso. Allegri compari di Sherwood. Cara altra metà della mela, quella dove c’è il vermino. Cari amici nati da un unico ceppo, ma differenti da noi per un’unica cippa.  Noi vi amiamo tanto anche in molti momenti della nostra vita che mai avremmo pensato. Vi amiamo quando adoperate l’asciugamano per la faccia per parti meno nobili e più vaste, vi amiamo anche quando, uscendo dalla doccia per divertirvi, vi pinzate il walter sotto le gambe e ci fate vedere come sareste se foste femmine… Ma abbiamo delle richieste da farvi. Cari e mansueti gorilla.

A noi donne più che la mimosa secca che ci regalate l’otto marzo dopo che è stata tutto il giorno sul cruscotto, ci serve che impariate tutti i giorni piccole e grandi cose.

Ci sarebbe già di conforto che non vi faceste lo shampoo con il balsamo, per dire. E capiste che tanto non fa schiuma anche se nell’insaponarvi ci mettete l’energia che ci vuole per stancare un vitello prima della marchiatura.

Avremmo desiderio che i calzini, così come sono nati, continuino a vivere appaiati anche quando saranno distanti dai vostri piedi. Ci piacerebbe che capiste, almeno una volta ogni quinquennio, cosa vi vogliamo dire a volte col nostro silenzio. Se ci vedete tacite e silenziose, provate a girarvi. Se per terra dietro di voi vedete venti merde a forma di piede, forse ci sarebbe piaciuto che vi levaste le scarpe dopo essere passati avanti e indietro nella fanga.

Vorremmo inoltre che oltre a sapere a memoria il numero di piede di Marchisio vi ricordaste anche i giorni di ricevimento dei professori dei figli. Adoreremmo che poteste comprendere, tra le varie e tante possibilità che vi si affacciano alla mente, che un bicchiere nel lavandino non deve per forza rimanere lì, ma è possibile lavarlo con due soli colpi di spugnetta… E che le pentole antiaderenti non sono fatte per disegnarci sopra dei geroglifici con la punta del coltello. Vorremmo che non consideraste come dogma assoluto che l’arrosto della mamma è più buono di quello che facciamo noi.

Il creatore non ha detto: “E la suocera fece l’arrosto, fatelo sempre così in memoria di me”.

E saremmo felici, se poteste non rimirare le tette delle altre come se fossero un’opera d’arte, e le nostre come due vecchie cugine.
Ci piacerebbe che prendeste il raffreddore per quello che è, e cioè un insieme di starnuti che dura quattro giorni, e non come una malattia invalidante senza speranza… E saremmo liete se almeno una volta nella vostra vita provaste ad appendere i pantaloni sull’attaccapanni in modo logico, pensandoci un attimo.

Il gancio ad esempio, va appeso e non infilato dentro l’orlo.

E infine vorremmo tranquillizzarvi cari homi sapiens sapiens. State sereni e non temete. Dire una volta tanto “ti amo” non crea né impotenza né assuefazione.