Il grano dono degli dei

 

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Il grano dono degli dei

Sacralità e poesia del pane

LIUCCIO GIUSEPPINOI Viaggi del Poeta

Il pane è da sempre re dell’alimentazione. Nei secoli è stato la benedizione delle case, simbolo di ricchezza e di abbondanza. La mancanza, sinonimo di privazione, stenti, miseria, E, forse per questo, la mitologia antica è popolata di dee e dei protettori dei campi e dei frumenti, i cui raccolti abbondanti assicuravano pane e sopravvivenza. Ritualità che si è, poi, trasferita nella liturgia cristiana, ricca, a sua volta, di madonne e santi a protezione di campagne. Quelli della mia generazione hanno fatto in tempo a vivere le atmosfere del forno a legna e la poesia del pane fatto in casa, come del successivo passaggio alla fase paraindustriale dei forni, diciamo così, pubblici. La panificazione in famiglia era una festa di mamme e nonne, dee sorridenti e prosperose, allo spolvero della farina, all’impasto a forza di muscoli robusti nella madia, che si gonfiava a crescita miracolosa di pasta, che, lacerata a pugni abbondanti, assumeva a colpi decisi di maestria di massaie, la forma di “panelle” e “panielli”, abilmente segnati, questi ultimi, per ricavarne, a prima croccante cottura, “vescuotti” biscotti da sgranocchiare e/o da conservare in cesti diligentemente coperti da bianchissime tovaglie, “mesali” di lino e generalmente appesi alle travate per la ventilazione. Come le “panelle”, d’altronde. E che spettacolo l’infornatura rapida a scivolo di pala nel forno incandescente di brace aromatizzata da fascine di collina e di montagna! Che ebbrezza spiare quelle forme che crescevano a sorriso rosato di pasta a cottura uniforme! Che aroma a pungere narici e solleticare desideri di deschi appetitosi quel pane fragrante e fumante appena sfornato ad esposizione di “tompagno” (si chiamava e si chiama ancora così quel quadrato di tavola approntato a momentaneo deposito delle forme appena cotte)! Memorie di altre stagioni!

Oggi il pane fatto in casa è una rarissima civetteria di donne e di famiglie che, periodicamente, riscoprono vecchie abitudini. Oggi ci sono panifici e panetterie e forni. E tutti i paesi, o quasi, ne dispongono di almeno uno. Ma per fortuna resistono ancora quelli a legna con la panificazione all’antica. Ed è frequente trovarli nel mio Cilento. Quando, camminando per strade, slarghi e vicoli, ti inonda una zaffata fragrante che ti punge le narici e solletica l’appetito, è la spia che il forno è quello giusto, soprattutto se dai comignoli dei tetti rossi, (che poesia i comignoli e gli embrici rossi che squillano al fioco sole dell’autunno/ inverno e mettono allegria !) fuoriesce ondeggiante a gomitoli la nuvola biancastra con il carico di aroma di erica e ginepro di montagna. Puoi, anzi devi, fermarti. Hai trovato il tuo “pane quotidiano”

Il richiamo al “Padre Nostro”, la preghiera che si recita sempre in forma corale e solenne durante la messa ci riporta alla sacralità del pane. E, d’altra parte, quelli della mia generazione hanno esperienze e ricordi nitidi di ritualità di grande fascino che si praticavano e si praticano ancora durante la Settimana Santa nei paesi del Cilento Ne ho scritto altre volte, ma lo faccio accora, convinto come sono della validità didattica e della tecnica di comunicazione del vecchio adagio “repetita iuvant”. E così mi rifaccio ancora ai ricordi di dolce malinconia che sanno di poesia dell’infanzia lontana: … dall’oscurità di vecchie casse o dalla penombra di cantine sotterranee emerge il miracolo del grano pallido sbocciato e cresciuto per incanto nei reticoli di stoppa inumidita e riempie di vita tenera piatti di ruvida creta e con la civetteria di grappoli screziati di violacciocche adora il “Sepolcro” di Cristo ed esalta il Sacramento dell’Eucarestia. Quel pane che, nel miracolo della transustanziazione, si fa corpo e quel vino, che pulsa sangue nelle vene del “Redentore”, riaccendono nostalgie per le tovaglie di candido lino e cesti stracolmi di pane croccante sul lungo tavolo al centro della chiesa madre. E il sacerdote in camice bianco e stola violacea rinnova il mistero del “Giovedì Santo”. E ancora una volta la mediterraneità trionfa nel fasto dei suoi alimenti. Che bontà quel pane bianco. “il pane benedetto”, al quale nella nostra ingenuità infantile attribuivamo efficacia miracolistica, sbocconcellandolo con grande avidità. E, così, le campagne biondeggiano dell’oro del frumento e s’ingravidano degli umori e dei profumi dei vigneti. E libri di scuola e reperti dei musei rovesciano nell’immaginario collettivo scene di conviti e quadri di vita agreste e dei e ninfe popolano templi e campagne, fiumi e boschi. E Demetra e Cibele, Hera ed Iside, Bacco e Pan, Priapo e Sileno occhieggiano dal pantheon del passato; e cristianesimo e paganesimo, fede e superstizione, storia e mito si mescolano e si fondono nel superiore concetto della cultura.” Ed il grano assunse valore e simbolo beneaugurante di fecondità in tutti i continenti. In India, dopo la prima notte di matrimonio la madre dello sposo si avvicina alla sposa e le pone sul capo una misura di grano e subito dopo lo sposo le si avvicina prende qualche pugno di frumento e lo spande intorno a sé. Stessa tradizione o quasi nell’area Mediterranea, come in Sardegna, ove i genitori della sposa, prima di recarsi in chiesa benedicono la figlia con chicchi di frumento. Stesso valore simbolico ha l’usanza molto diffusa nel Cilento e non solo, dove gli sposi all’uscita della chiesa sono assaliti da una festosa mitragliata di chicchi di grano e di riso, ed anche confetti con l’allusione maliziosa al dolce dell’atto d’amore finalizzato alla procreazione. E, naturalmente, grano e pane sono stati fonte di ispirazione dei poeti di tutti i tempi e di tutte le letterature, a cominciare da quella classica latina e greca, Omero in primis, (straordinarie le scene dell’agricoltura dipinte sullo scudo di Achille), ma anche quelle cantate da Sofocle in “Edipo a Colono”, e ancora quelle descritte da Esiodo nelle “Opere e i giorni”. E che dire di Virgilio che dedica un intero poemetto alla prima forma di pane nel “Moretum” e di Catone nel suo trattato sull’agricoltura e della poesia immaginifica ricca di metafore coinvolgenti delle Metamorfosi di Ovidio. Nella letteratura italiana, poi, il tema è ampiamente presente. Mi vengono in mente alcuni versi dell’Alcione di d’Annunzio come alcune scene dell’assalto ai forni di Manzoni. Per non parlare della poesia e narrativa del secondo novecento che conobbe le battaglie sociali contro i latifondi cantate e narrate da Rocco Scotellaro, Ignazio Silone, Giuseppe Jovine ecc. ecc. Analoghi esempi troveremmo nella pittura, nella musica e nella cinematografia. Ma penso anche all’archeologia, soprattutto per noi che abbiamo campi di ricerca ricchi di sorprese come Poseidonia/Paestum e Velia, i cui territori hanno conosciuto anche l’epopea contadina dell’“assalto ai latifondi” narrate in belle pagine di letteratura contemporanea. Ecco un tema da teatralizzare, che mi permetto di suggerire sommessamente alle scuole del territorio, Vallo, Paestum ed Agropoli innanzitutto. Dispongono di docenti ed alunni motivati. Troverebbero comprensione ed apertura mentale, credo, nel giovane Direttore del Museo Archeologico di Paestum, Gabriel Zuchtriegel e, mi auguro fortemente, anche nel Presidente del Parco e in alcuni sindaci ed assessori lungimiranti. Il primo ha già sperimentato positivamente la teatralizzazione di testi di Alfonso Gatto, Ungaretti e miei nell’area Archeologica con la professoressa Carmen Lucia ed i suoi bravi alunni. Gli altri, a cominciare dalla Maria Rosaria Trama, apprezzata docente di Lettere del Liceo Parmenide di Vallo, hanno promesso pubblicamente impegno e fondi per la cultura. Nel Cilento, poi, si moltiplicano le “feste del pane”, che acquistano, purtroppo, sempre più connotazioni di “sagre” chiassose e non di eventi culturali. E se fossero preceduti da un serio convegno sul pane nel mito, nelle religioni e nella letteratura, come suggerii, inascoltato, alcuni anni fa ai miei conterranei? E se mettessimo in piedi una mostra con testimonianze della semina, della mietitura, della trebbiatura e della panificazione e rispettivi attrezzi di lavoro? Faremmo opera di cultura e di recupero della tradizione a proiezione di futuro. Io tornerò sul tema convegno e mostra: lo sento come un dovere per la mia terra e come testimonianza d’amore, qualunque ne sia l’esito.

Concludo, intanto, con uno dei miei tanti testi sul tema che si prestano alla teatralizzazione.

LO PPANEFacia lo ppane ogni settimana/mamma pe lo tenè ra frisco a frisco./Lo furno era inta la cucina:/paria n’altare mbacci no cantone:/E me mannava addò zia Magarita/pe ghì a mprestà, com’era l’uso tanno,/lo lovato stipato inta lo ffrisco./Ammassava inta la matra la farina/chera ianca re grano carusedda/e chera gialla re lo granorinio./Com’era bella mamma, uocchi re sole,/nu macaturo ncapo e mantusino/nettito come neve re iennaro!/M’arricordo lo furno c’avvampava/co frascedde re fringi e de mortedde/re scantamani ca scuppettianno/spanniano l’addore pe la casa./Ricordo lo munnolo, lo vuccolo/pe spiane lo ppane ca cucia:/panelle, li panielli e li vescuotti/ca rusecava co cerasa e pruma,/presseca,pera cosce, uva e fico./E che sapore ca tenia lo vicci/mbuttunato co vruoccoli re rapa/scoppettiati co no filo r’uoglio./Che festa era la pizza re peddecchie/re pemmarore co caso grattato!/Io ne mangiava fedde belle grosse/e me untava musso, facci e mano./E mamma me uardava e se priava./Io me sentia patrone re lo munno/si me stringia e me vasava nfronte!!!”

fonte: http://www.unicosettimanale.it/rubriche/14998/il-grano-dono-degli-dei

Quando il Giorno Incontra La Notte – Un fantastico corto della Pixar.

 

Quando il Giorno Incontra La Notte

 

 

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Quando il Giorno Incontra La Notte – Un fantastico corto della Pixar.

 

Quando il giorno incontra la notte (Day & Night) è un cortometraggio animato statunitense del 2010 in CGI, diretto da Teddy Newton.

Prodotto dagli Pixar Animation Studios in co-produzione con Walt Disney Pictures. Quando il giorno incontra la notte, a differenza dei precedenti cortometraggi Pixar, unisce elementi disegni a mano con animazione al computer. Il designer Don Shank ha affermato che è «diverso da tutto ciò che Pixar ha prodotto fino ad ora».

Il cortometraggio, allegato al film Pixar Toy Story 3 – La grande fuga, è stato il primo prodotto Pixar ad essere stato concepito con il 3D nativo, invece che applicato in post-produzione.

Trama:

Giorno e Notte sono due personalità diametralmente opposte, non si fidano una dell’altra, ma sono allo stesso tempo complementari. Come due buchi della serratura, attraverso i loro corpi è possibile osservare lo svolgersi della vita, nei due momenti della giornata che i protagonisti rappresentano: Giorno mostra una ragazza in bikini che sta prendendo il sole, mentre Notte, nello stesso luogo, ha solo un lupo che ulula alla luna; la Las Vegas Strip con Giorno è un insieme di palazzi ed edifici privi di attrattiva, mentre con Notte la città si illumina di mille luci e fuochi d’artificio esplodono in cielo. Un prato pieno di insetti ronzanti diventa, di notte, una distesa di lucciole; una piscina all’aperto, di giorno, pullula di vita e di notte, al contrario, viene chiusa. Iniziando a scoprire i loro aspetti positivi e le differenze, Giorno e Notte fanno amicizia, litigano e ballano al ritmo della musica di Las Vegas finché Giorno non capita su una stazione radio, in cui viene trasmesso un messaggio di Wayne Walter Dyer, che invita gli ascoltatori a essere interessati alle cose diverse da loro e a quelle che non conoscono, perché sono proprio le cose misteriose a essere quelle più interessanti.

I poteri di un bacio sulla salute: aiuta contro la depressione, immunizza e… fa dimagrire

 

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I poteri di un bacio sulla salute: aiuta contro la depressione, immunizza e… fa dimagrire

 

Ci sono tanti baci quante sono le persone da baciare. C’è quello sulle labbra che si scambiano due innamorati, quello sulla guancia che si dà a un amico, quello sul naso dato per far sorridere il proprio bambino, quello sul collo con cui si comunica desiderio e tanti altri ancora.

I BACI FANNO BENE AL CUORE, LETTERALMENTE

L’adrenalina che si sprigiona con un bacio fa pompare più sangue al cuore, diminuendo la pressione sanguigna e il colesterolo LDL, tutti nemici del cuore. Numerosi studi hanno poi dimostrato che baciare aumenta il battito cardiaco migliorando la circolazione sanguigna.

BACIARE RIDUCE IL DOLORE E FUNZIONA DA ANTIDEPRESSIVO

Diverse ricerche hanno dimostrato che quando si bacia la soglia che attiva i recettori del dolore si alza e questo ci farebbe sentire meno dolore fisico. Secondo i ricercatori, il grande potere antidolorifico del bacio sarebbe dovuto al rilascio delle endorfine, sostanze prodotte dall‘ipofisi situata nel lobo anteriore del cervello. Si tratta di neurotrasmettitori che hanno caratteristiche antidolorifiche e fisiologiche molto simili a quelle dell’oppio e della morfina.

Durante il bacio, queste sostanze vengono prodotte e hanno l’effetto di abbassare la sensibilità al dolore. Baciarsi, quindi, potrebbe ad esempio alleviare una dolorosa emicrania o il mal di schiena. Allo stesso tempo baciare libera ossitocina, il famoso ormone del buon umore, che contribuisce a ridurre la depressione.

I baci, inoltre, aiutano a combattere momenti di stress, tristezza, angoscia, ansia. E in generale rendono le coppie più longeve e le famiglie più felici.

I BACI RINGIOVANISCONO LA PELLE E FANNO DIMAGRIRE

Si stima che quando baciamo alleniamo fino a 30 muscoli facciali e attiviamo l’irrorazione sanguigna. Questo significa che la pelle del nostro viso si mantiene morbida, resistente e giovane. In pratica, ha lo stesso effetto dei famosi auto-massaggi facciali, che hanno proprietà antirughe. Ma l’atto di baciare consente anche di bruciare calorie. Non solo per il movimento che si fa, ma anche per le emozioni che suscita. I baci, infatti, possono accelerare il battito cardiaco fino a 140 pulsazioni al minuto, contro le 70 normali. In questo modo si accelera il metabolismo e si bruciano più calorie.

BACIARSI RINFORZA IL SISTEMA IMMUNITARIO E PREVIENE LE CARIE

In soli dieci secondi di bacio si scambiano ben 80 milioni di batteri. Alcuni sono nocivi, come lo streptococco o il virus Epstein-Barr. Ma la maggior parte sono «buoni». Secondo gli esperti, infatti, stimolano il sistema immunologico facendo aumentare gli anticorpi. Secondo l’Academy of General Dentistry, un’organizzazione americana no profit, invece, il bacio fa aumentare la produzione di saliva, favorendo la rimozione dei residui di cibi e dei batteri responsabili della carie.

 

Un Cult – Alberto Sordi in Finché c’è guerra c’è speranza – La fantastica scena del resoconto con la famiglia – un calcio nelle palle all’ipocrisia italiana. Tutti dovremmo vedere questa scena almeno una volta ogni 15 giorni!!

 

Alberto Sordi

 

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Un Cult – Alberto Sordi in Finché c’è guerra c’è speranza – La fantastica scena del resoconto con la famiglia – un calcio nelle palle all’ipocrisia italiana. Tutti dovremmo vedere questa scena almeno una volta ogni 15 giorni!!

 

La trama del film

Pietro Chiocca, commerciante milanese di pompe idrauliche, riconvertitosi ad un più lucroso commercio internazionale di armi, gira per i paesi del Terzo Mondo, dilaniati dalle guerre civili. Per mezzo di alcune astuzie, riesce a vincere un suo rivale diventando dipendente di un’industria più importante ed assai più redditizia.

La sua famiglia, già benestante e residente nel centro di Milano, può finalmente trasferirsi in una lussuosa villa nel verde, esaudendo così il desiderio di una viziatissima moglie.

Tutto pare andare a gonfie vele, finché un giornalista del Corriere della Sera, che gli aveva procurato il contatto per la vendita di armi ad un movimento di liberazione nazionale nello stato africano della Guinea-Bissau, denuncia all’opinione pubblica l’operato di Chiocca con un articolo dal titolo «Ho incontrato un mercante di morte».

Davanti allo sdegno e al disprezzo dei propri familiari, Chiocca si offre di tornare al suo vecchio e onesto lavoro, ma costoro, posti di fronte all’alternativa di una rinuncia all’altissimo tenore di vita, preferiscono ignorare l’origine dei guadagni del loro capofamiglia.

Un vero e proprio calcio nelle palle all’ipocrisia italiana.

Tutti dovremmo vedere questa scena almeno una volta ogni 15 giorni!!

 

 

La sfida al razzismo di Fiorella Mannoia: a Taormina concerto per i rifugiati

 

Mannoia

 

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La sfida al razzismo di Fiorella Mannoia: a Taormina concerto per i rifugiati

 

Fiorella Mannoia sfida i razzisti: a Taormina un concerto per i rifugiati

L’artista il prossimo 22 luglio al Teatro Antico nell’evento organizzato per raccogliere fondi da destinare al programma Guardiamo Oltre le Frontiere

Brava. Bravissima come artista. Ma altrettanto brava e coraggiosa per il suo impegno civile e per non essersi mai tirata indietro nelle battaglie civili.

Fiorella Mannoia è più di una cantante: è un’artista che spende la sua visibilità per rafforzare democrazia e diritti.
Ora un’altra scelta: la musica che promuove i valori della solidarietà, dell’accoglienza e della convivenza pacifica per dare sostegno e protezione ai rifugiati che si trovano in Libia, anche nei Centri di detenzione: con questo spirito il Cir – Consiglio Italiano per i Rifugiati ha scelto Fiorella Mannoia come protagonista del grande concerto in programma a Taormina il prossimo 22 luglio, organizzato per raccogliere fondi da destinare al programma Guardiamo Oltre le Frontiere (2018-2020).

Sarà un appuntamento speciale e di grande spessore umanitario che si svolgerà sullo splendido palcoscenico del Teatro Antico, una bellissima ”terrazza” proiettata sul quel Mar Mediterraneo nel quale tante persone in fuga hanno perso la vita cercando migliori condizioni di vita. Il concerto vuole infatti accendere i riflettori su uno dei temi più attuali e tragici degli ultimi tempi.

Guardiamo Oltre le Frontiere è un progetto che il Cir ha pensato proprio per raccogliere fondi necessari ad assistere e sottrarre alla violenza i soggetti più svantaggiati (bambini, donne e vittime di tortura) in Libia. Il Cir, come ha dichiarato il suo presidente Roberto Zaccaria, ”vuole fornire con questo programma non solo assistenza alle persone più deboli che vivono in Libia, ma soprattutto protezione ai rifugiati che si trovano nel paese, anche all’interno dei centri di detenzione, affinché sia garantita la tutela dei diritti umani ed affinché i soggetti più vulnerabili siano identificati, portati all’esterno ed avviati ai corridoi umanitari verso l’Europa”.

E attraverso il linguaggio universale della musica e la popolarità di una delle artiste più amate in Italia, l’obiettivo della serata sarà dunque provare a risvegliare e sensibilizzare di fronte a una questione di civiltà che ci riguarda tutti, sfruttando le potenzialità di un programma che, dal 2018 al 2020, si propone di rispondere concretamente e con tempestività ai bisogni primari di persone in grave emergenza. Obiettivo del programma è garantire assistenza umanitaria, legale, sanitaria e la ricerca di soluzioni durature per l’inserimento sociale in loco o nei paesi di origine. Con questo concerto e la raccolta di donatori, Cir infatti aspira ad assistere ben 500 rifugiati.

Da sempre sensibile alle cause umanitarie e impegnata a combattere le ingiustizie, testimonial e madrina di tante campagne e iniziative di beneficenza, Fiorella Mannoia sarà dunque la protagonista di una serata imperdibile che farà della solidarietà la propria bandiera. Sospesa tra cielo e mare, nella bellezza senza tempo del Teatro Antico, la cantante interpreterà alcuni dei suoi brani più celebri, da Che sia benedetta a Quello che le donne non dicono, da Combattente a Sally, da Come si cambia a Il cielo d’Irlanda.

Attualmente in Libia si valuta che ci siano oltre 500 mila persone bisognose di assistenza umanitaria e protezione, non solo migranti e rifugiati, che vivono in condizioni di estrema marginalità sociale, senza accesso a cure e servizi essenziali, quali medicine, cibo, acqua potabile e alloggi dignitosi. I rifugiati registrati dall’Alto Commissariato dell’Onu in Libia sono oltre 50.000: persone provenienti da paesi in guerra o caratterizzati da una sistematica violazione dei diritti umani quali Siria, Iraq, Palestina, Eritrea, Etiopia, Somalia e Sudan. La condizione all’interno dei centri di detenzione per migranti è particolarmente drammatica e suscita sempre maggiori preoccupazioni da parte di osservatori internazionali ed enti di tutela.

tratto da: https://www.globalist.it/musica/2018/07/13/fiorella-mannoia-sfida-i-razzisti-a-taormina-un-concerto-per-i-rifugiati-2027840.html

Robot da cucina contro le bugie – breve video che ve la farà fare sotto dalle risare!

 

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Robot da cucina contro le bugie – breve video che ve la farà fare sotto dalle risare!

Un breve video firmato CYGB veramente geniale…

Guardate e ridete…

Maya, un miracolo per la bimba siriana che aveva due lattine per protesi

 

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Maya, un miracolo per la bimba siriana che aveva due lattine per protesi

La vicenda della piccola nata con due moncherini nel campo profughi di Idlib ha commosso il mondo. Grazie a una colletta è stata operata in Turchia. Fra tre mesi potrà camminare

Avevano commosso il mondo le immagini della piccola siriana che camminava con l’aiuto di due lattine nel campo profughi di Idlib. Adesso la piccola Maya Merhi sta imparando a usare delle protesi in un centro specializzato di Istanbul e nel giro di tre mesi riuscirà a camminare da sola.

La bimba al posto delle gambe aveva due moncherini, a causa di una malattia congenita. Il padre per aiutarla a muoversi, le aveva impiantato all’altezza delle ginocchia due scatole di tonno. Quando la storia della bimba, grazie a una foto, è diventata virale la famiglia ha ricevuto i soldi necessari per portarla in Turchia e farla operare.

Ogni tanto capita anche  un miracolo.

 

fonte: https://www.globalist.it/world/2018/07/09/maya-un-miracolo-per-la-bimba-siriana-che-aveva-due-lattine-per-protesi-2027599.html

Caro Salvini, avevi ragione

 

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Caro Salvini, avevi ragione

In un sabato qualunque qualcuno di noi muore. E quando a farlo sono bambini non si può vedere.

In un sabato qualunque mentre noi ci svegliamo, svegliamo i nostri bambini, lì prendiamo tra le braccia, gli prospettiamo la giornata insieme, gli sussurriamo parole come sabbia, mare, sole, ti proteggerò; qualche altro bambino non ha più un nome. E nessuno, probabilmente, potrà piangerlo. Non ci sarà una madre sulla sua tomba. E nemmeno una tomba.

In un sabato qualunque mentre noi sappiamo che c’è un presente e pure un futuro per i nostri figli, qualche altro bambino non ha più né uno né l’altro.

Sarà solo un corpo appoggiato al suolo, forse un numero. E ci dimenticheremo di lui.
Come non ci fosse mai stato.

Ci dimenticheremo di averlo visto abbandonato tra le braccia di un uomo che l’ha sottratto al mare troppo tardi.

Ci dimenticheremo che aveva una madre e un padre e forse dei fratelli. Che non eravamo noi.

Ci dimenticheremo che non era solo, che altri con lui hanno intrapreso il viaggio e non hanno trovato una terra.

Ci dimenticheremo che aveva già mosso i suoi primi passi sotto lo sguardo attento di sua madre e che lei era felice. Che prima di morire lo ha stretto a sé, come farebbe ognuno di noi, e forse gli ha sussurrato una storia con un lieto fine.

E quel finale che di lieto non ha niente, nemmeno per un bambino, ci vede protagonisti purtroppo.

Ci dimenticheremo che la sua vita, dal mare in poi, non sarebbe stata come quella dei nostri figli. Che per lui avere un luogo in cui esistere e crescere sarebbe stata una scommessa.

Bene, caro Salvini, abbiamo chiuso i porti e ci siamo tolti il problema. Il nostro confine è salvo. La nostra terra pure. L’anima però, quella, l’abbiamo persa. Per sempre. È rimasta incagliata in mezzo al mare insieme all’anima di quel bambino e a tutti quelli che sono morti insieme a lui. Questa sarà la nostra punizione. Non avere più un’anima con cui fare i conti.

Sarà, soprattutto, la tua e di tutti quelli che la pensano come te.

La mia, e di quelli come me, invece, è di stare a guardare. Di non fermarvi. Di non urlare a gran voce che per me quel bambino conta. Che è un po’ figlio mio. Che ogni bambino conta, e pure ogni uomo conta.

E se l’umanità, come sostieni tu, ha pesi differenti. Conterebbero questi uomini con i loro bambini. Molto più di te.

di Cinzia Pennati*

* Insegnante, scrittrice e madre di due ragazze adolescenti. Sul sul suo blog sosdonne.com – dove questo articolo è apparso – dice di scrivere “per necessità” e che la sua ragazza quindicenne fa i disegni (davvero belli, come quello di questo articolo). Il suo primo romanzo si intitola Il matrimonio di mia sorella. Ha autorizzato con piacere Comune a pubblicare i suoi articoli e ha aderito alla campagna Un mondo nuovo comincia da qui

tratto da: https://comune-info.net/2018/06/caro-salvini-avevi-ragione/

Cellulite, bicarbonato e limone fanno (quasi) miracoli

 

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Cellulite, bicarbonato e limone fanno (quasi) miracoli

Bicarbonato e limone, due ingredienti che tutti abbiamo in casa ed efficaci per combattere la cellulite. Ecco tutto quello che devi sapere

L’estate è intorno a noi, e con lei la bella stagione e la voglia di andare al mare o in piscina. Ma come combattere quel fastidioso inestetismo che è la cellulite? Dimentica creme e rimedi che si trovano in commercio e convertiti a un metodo più naturale, ed economico, per combattere la buccia d’arancia.

Con due ingredienti che tutti abbiamo in casa è possibile preparare moltissime semplici ricette per combattere la cellulite in modo naturale. Infatti il bicarbonato ha proprietà esfolianti e tonificanti e stimola la pelle rendendola più ricettiva levigando le irregolarità, mentre il limone ha un effetto disintossicante e purificante che lo rendono il perfetto alleato contro la cellulite.

 Dieta disintossicante al limone

Se desideri purificare il tuo organismo da tossine, spesso conseguenza di una cattiva alimentazione, il limone è un ottimo ingrediente da incorporare nella tua dieta. Puoi avvalerti della regola generale di “un limone al giorno” per vedere fin da subito dei risultati: appena svegliata, la mattina, a stomaco vuoto bevi un bicchiere di acqua e limone e per il resto della giornata, usa il limone come condimento. Incorporare il limone nella tua dieta risveglierà il metabolismo e ti sentirai fin da subito più sgonfia e leggera.

Scrub rassodante al limone

Per preparare lo scrub rassodante al limone mescola un bicchiere di sale grosso, il succo di un limone, mezzo bicchiere di olio d’oliva, un cucchiaio di miele e 8 gocce di olio essenziale di limone.

Il sale grosso ha proprietà drenanti e rivitalizzanti, il limone, oltre alla proprietà citate prima, agisce sulla pelle rendendola luminosa, schiarendo le macchie e stimola la produzione di collagene, l’olio d’oliva ha proprietà nutrienti e elasticizzanti, mentre il miele rende la pelle liscia e levigata. Massaggia energeticamente il composto sotto la doccia sulla pelle bagnata con movimenti circolari dal basso verso l’alto per qualche minuto. Risciacqua e ripeti questo scrub almeno una volta della settimana per ottenere una pelle più tonica, liscia e levigata.

Bicarbonato e miele: l’accoppiata vincente

Secondo l’esperta in problemi di pelle Nataliya Robinson questi due ingredienti sono la chiave per combattere la cellulite. La ricetta magica? Ti basterà mischiare in una ciotola un cucchiaino di miele e uno di bicarbonato di sodio, diluiti con un po’ d’acqua, e massaggiare intensamente il composto su gambe, cosce, pancia e braccia per 2-3 minuti.

Attraverso questo massaggio migliorerai la circolazione del sangue e il flusso linfatico. Il bicarbonato infatti va ad esfoliare la pelle mentre il miele la idrata e va a ridurre la comparsa di cellulite senza sovraccaricare il corpo con le tossine e le sostanze chimiche che si trovano nei tradizionali prodotti in commercio.

fonte: QUI

 

La vendetta: banda di bracconieri a caccia di animali protetti, sbranata da branco di leoni in una riserva del Sudafrica. Com’è che non mi dispiace affatto?

 

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La vendetta: banda di bracconieri a caccia di animali protetti, sbranata da branco di leoni in una riserva del Sudafrica. Com’è che non mi dispiace affatto?

Banda di bracconieri sbranata da branco di leoni in Sudafrica

In Sudafrica un gruppo di leoni ha sbranato una banda di bracconieri composta almeno da due persone, che si trovavano in una riserva probabilmente per cacciare rinoceronti. La vicenda, che fa da contraltare a quella del rinoceronte ucciso per un centimetro di corno pochi giorni fa, è riportata dal sito locale Sowetan Live.

L’attacco è avvenuto nella Sibuya Game Reserve, nella parte orientale del paese. Vicino ai resti delle persone sbranate sono stati trovati un fucile da caccia con il silenziatore, un’ascia e delle pinze taglia-fili, tutti ‘attrezzi’ usati di solito dai bracconieri. L’arma è ora sotto analisi da parte della polizia, che sta verificando se è già stata usata in crimini simili in precedenza. “A giudicare dalle scarpe e dagli oggetti trovati erano due, forse tre persone – afferma Nick Fox, il gestore del parco che ha già avuto incursioni in precedenza. I resti erano sparsi su un’area molto ampia, ma è certo che fossero bracconieri. L’ascia trovata è del tipo usato per staccare il corno dopo aver ucciso l’animale”.

Il branco che ha assalito gli uomini è di sei leoni, che ora sono tenuti ‘sotto osservazione’. I commenti alla notizia su Facebook sono tutti ‘dalla parte’ degli animali, nota Fox, con molti che inneggiano al ‘karma’ proprio in riferimento alla vicenda del rinoceronte ucciso qualche giorno fa, avvenuto in un’altra riserva.

tratto da:

https://www.facebook.com/rhinofoundation/posts/1863483003673188