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E se gli psichiatri prescrivessero gite nei boschi anziché antidepressivi?
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La proposta di legge, che si ispira a quanto già realizzato in Umbria, prevede l’erogazione di prestazioni veterinarie gratuite, compresa la sterilizzazione di cani e gatti, per soggetti in svantaggio economico, per i disabili e per le persone sole con più di 65 anni di età. Secondo i firmatari così si unisce due soggetti con carenze affettive: “Sarebbero meno soli cani e persone”
Veterinario gratis per chi fa un gesto d’amore per gli animali abbandonati adottando un cane o un gatto da gattili e canili nonostante sia in una situazione di svantaggio economico. È quanto prevede una nuova proposta di legge appena presentata al consiglio regionale della Toscana dal gruppo di Fratelli d’Italia e cheha come obiettivo “l’erogazione di prestazioni veterinarie gratuite, compresa la sterilizzazione di cani e gatti, per soggetti in svantaggio economico, per i disabili e per le persone sole con più di 65 anni di età”. Si tratta di una legge “di buon senso e non di bandiera, porta a una riduzione dei costi e unisce due soggetti con carenze affettive: sarebbero meno soli cani e persone” ha spiegato al quotidiano La Nazione il primo firmatario, il capogruppo regionale FdI Paolo Marcheschi
Il progetto di legge, per stessa ammissione dei firmatari, si ispira a quanto già realizzato nella vicina Umbria dove dal dicembre scorso una proposta analoga presentata non a caso dai consiglieri regionali locali dello stesso partito è diventata legge. “L’Umbria però ha fatto una scelta diversa, l’ha inserito nel bilancio nell’ultima seduta 2018. In Toscana invece l’iter è più lungo perché la nostra è una vera e propria legge” ha spiegato Marcheschi, sottolineando: “In Toscana abbiamo inserito un articolo in più rispetto all’Umbria. Vogliamo disincentivare anche gli abbandoni. C’è anche un sostegno psicologico per le persone che devono mantenere il cane in casa, oltre a un’assistenza per quei cani difficili”. Inoltre, secondo i firmatari, la proposta vedrebbe una riduzione sensibile dei costi per i canili perché “prevede di rimborsare anche l’utilizzo di microchip”. “Ogni giorno, nei 69 canili toscani, si spendono 5 euro per il mantenimento di un cane e quindi si arriva a spendere circa 6 milioni di euro annui”
Tratto da: https://www.fanpage.it/spese-veterinarie-gratuite-per-chi-adotta-cani-e-gatti-la-proposta-di-legge-in-toscana/
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Sdraiarsi sulla sabbia del mare d’inverno, aprire le mani al sole e lasciare evaporare l’identità (Fabrizio Caramagna)
Il mare d’inverno può essere considerato una vera e propria medicina naturale. Se è vero, che è la meta più ambita per le vacanze estive, non bisogna sottovalutare il fascino e le suggestioni che riesce a regalarci durante i mesi più freddi.
Il lungomare solitario, qualche barca rimasta nel litorale, i gabbiani in cerca di cibo e quel magnifico silenzio che ci mette a contatto con la natura. Andare al mare d’inverno non è triste, è magico.
L’atmosfera deserta, con le attività commerciali chiuse, ci riportano agli albori, alla distesa blu sconfinata in cui si vede l’orizzonte e lo si può osservare senza essere disturbati dal suono dei clacson o dal chiacchiericcio della gente.
Ma andare al mare d’inverno porta anche tantissimi benefici alla salute, vediamo quali.
Grazie allo iodio e alla salsedine, il mare migliora la respirazione grazie a una sorta di aerosol naturale che contiene sali come cloruro di sodio e di magnesio, calcio, potassio, bromo e silicio e l’acqua di mare. Fate un bel po’ di respiri sul litorale per sentirvi subito meglio!
Il blu è il colore del relax per eccellenza, non a caso viene consigliato per ambienti come la camera da letto e le camerette dei bambini. Secondo la cromoterapia, il blu rappresenta la calma, ha un effetto rilassante, che induce alla riflessione e all’armonia. E dove osservarlo se non nel mare sconfinato?
Il ritmo delle onde può essere associato alla percezione delle emozioni. Il mare aumenta il nostro stato di calma e di benessere e il perché ha una spiegazione scientifica: le onde del mare generano ioni negativi che producono alterazioni molecolari nel nostro corpo e provocano sensazioni di pace e equilibrio.
L’acqua ci riporta al nostro stato naturale per cui stimola il nostro cervello. Se ci fate caso, sono tantissimi che vanno in spiaggia proprio quando devono sviluppare un nuovo progetto o prendere una decisione importante. Provateci!
Il mare rafforza le difese dell’organismo e il sistema immunitario perché grazie all’assorbimento degli oligoelimenti presenti nell’acqua che dei sali marini, si ripristina l’equilibrio del corpo. Chiaramente in inverno non dovrete farvi un bagno nell’acqua gelida, basta bagnarsi leggermente le mani o per i più impavidi i piedi.
Sabbia e mare sono ottimi strumenti per staccare la spina dalla quotidianità e diminuire così i livelli di stress che ogni giorno accumuliamo. Sarebbe bene a questo scopo evitare di portare in spiaggia, o quanto meno di stare costantemente incollati, a smartphone e tablet per godere al meglio dei benefici dell’ambiente sul sistema nervoso. Ottimo anche passeggiare, nei nostri piedi tra l’altro vi sono migliaia di terminazioni nervose e camminare sulla sabbia è un sistema per stimolarle compiendo un vero e proprio massaggio.
Il rumore del mare è molto benefico per il nostro sistema nervoso. Ascoltare le onde che si infrangono sulla riva può effettivamente calmare l’ansia e cullarci in uno stato rilassato che permette il rilascio di dopamina e serotonina.
fonte: https://www.greenme.it/vivere/salute-e-benessere/30016-mare-d-inverno
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È ufficiale: il miele è più efficace degli antibiotici per il trattamento della tosse, lo affermano gli scienziati.
Il miele è stato usato per secoli per trattare i sintomi del raffreddore e della tosse. Oltre ad essere delizioso, il miele non è altro che un tesoro liquido in termini di benefici per la salute. Antiossidante, antimicotico e antibatterico, è uno dei migliori antidoti naturalicontro molte malattie. Infatti, secondo il quotidiano Indipendent, gli esperti di salute hanno rivelato che il miele è più efficace degli antibiotici per curare la tosse.
Gli esperti di salute hanno detto che per curare la tosse, il miele in combinazione con farmaci da banco è migliore degli antibiotici. Molte persone optano per la prescrizione degli antibiotici al primo sintomo di tosse e contrariamente a quello che pensano, questo automatismo non è assolutamente efficace.
Le nuove linee guida dell’Istituto nazionale di salute e cura (NICE) e della sanità pubblica inglese (PHE), hanno dimostrato che il miele può essere particolarmente efficace nel ridurre i sintomi di tosse acuta causata da infezioni del tratto respiratorio più alto. La tua tosse può quindi essere trattata in breve tempo senza l’uso di antibiotici.
La Dr. Tessa Lewis, presidente del NICE Antimicrobial Prescribing Guideline Group, ha dichiarato: “Se qualcuno ha il naso che cola, mal di gola e tosse, i sintomi possono andare via in due o tre settimane senza l’assunzione di antibiotici. Le persone possono controllare i loro sintomi chiedendo consiglio al loro farmacista”.
Tuttavia, il dott. Lewiss afferma che, dopo questo periodo, se i sintomi della tosse persistono o peggiorano e a ciò si aggiunge respiro corto o estremamente debole, è consigliabile consultare un medico. Inoltre, se una persona sviluppa una condizione preesistente come una malattia polmonare o fibrosi cistica, sarebbe meglio consultare un medico il prima possibile.
Secondo la bozza delle linee guida NICE, il miele, in combinazione con farmaci per la tosse, è una vera forza della natura e facilita la scomparsa dei sintomi della tosse.
Gli antibiotici possono essere efficaci nel trattamento delle infezioni causate da batteri. Tuttavia, la maggior parte delle tosse acuta è causata dai virus e non risponde agli antibiotici.
Gli antibiotici, oltre agli effetti collaterali, quando vengono utilizzati contro la tosse, non fanno alcuna differenza per quanto riguarda la gravità dei sintomi o la loro durata. Dovrebbero quindi essere usati solo quando l’infezione è batterica e non scompare da sola. Pertanto, gli antibiotici dovrebbero essere utilizzati solo quando assolutamente necessario in quanto i batteri sviluppano resistenza a questi farmaci, il che significa che più se ne prendono, più sono pericolosi per la salute.
La Dott.ssa Susan Hopkins, Assistant Director del Programma PHE per le infezioni associate all’assistenza sanitaria e la resistenza antimicrobica, ha dichiarato: “L’assunzione di antibiotici quando non ne hai bisogno mette a rischio te e la tua famiglia di contrarre un’infezione difficile da trattare”.
Invita inoltre i medici ad astenersi dal prescrivere antibiotici quando potrebbero non essere necessari.
Anche se le sue proprietà antibatteriche e antiossidanti sono molto efficaci, in realtà è la natura appiccicosa del miele che fa la differenza. La sua viscosità lo rende un formidabile rimedio. È un lenitivo e un antimicrobico noto per alleviare le mucose irritate ed eliminare il sintomo della tosse.
Inoltre, secondo un altro studio sviluppato dal Dipartimento di Pediatria dell’Università della Pennsylvania, il miele allevia i sintomi della tosse dei bambini, che si verificano di notte e allo stesso tempo curare i disturbi del sonno associato a un’infezione delle vie respiratorie nei bambini.
Come usare il miele per curare la tosse?
Ingredienti
· ½ limone, biologico
· 1 o 2 cucchiaini di miele puro, biologico
· Una tazza di acqua minerale
Preparazione
Bollire un pò d’acqua, riempire una tazza e spremere il succo di mezzo limone. Aggiungi uno o due cucchiaini di miele. Bevi il composto mentre è ancora caldo.
Puoi consumare questa bevanda la sera prima di andare a dormire.
tratto da: https://www.chedonna.it/2018/12/29/ecco-perche-il-miele-e-piu-efficace-degli-antibiotici-per-curare-la-tosse/
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La conferma arriva da uno studio pubblicato sulla rivista PLoS One
Maggiore è la frequenza di contatto da piccoli con animali domestici, ad esempio cani e gatti, minore è il rischio di sviluppare allergie per i bambini, o eczema e asma.
La conferma arriva da uno studio pubblicato sulla rivista PLoS One e reso noto dal magazine britannico New Scientist.
Lo studio è stato condotto da Bill Hesselmar dell’Università svedese di Göteborg rianalizzando i dati di due ricerche. La prima ha coinvolto 1029 bambini di 8-9 anni ed è emerso che se l’incidenza di allergie è del 49% tra i piccoli che nel primo anno di vita non hanno avuto contatti con animali domestici, il tasso scende al 43% tra i bimbi che da piccoli hanno vissuto con un animale in casa, al 24% per i bambini che hanno vissuto con tre animali. Due dei bambini hanno vissuto con 5 animali i primi 12 mesi di vita e nessuno dei due ha sviluppato allergie.
Nell’altro studio sono stati monitorati dalla nascita 249 bambini. Dopo 8-9 anni il tasso di allergie era del 48% per bambini non esposti a presenza di animali domestici il primo anno di vita, del 35% per i bimbi che hanno vissuto con un animale, del 21% tra i bimbi che hanno vissuto con due o più animali.
Hesselmar ritiene che gli animali domestici siano portatori di microbi che stimolano il sistema immunitario in modo tale che i bambini non divengano allergici. Trascorrere tempo con altri bambini e all’aperto potrebbe avere a sua volta un effetto protettivo, conclude.
(ANSA)
Fonte: http://www.ansa.it/canale_saluteebenessere/notizie/salute_bambini/medicina/2018/12/27/gli-animali-domestici-in-casa-difendono-i-bambini-dalle-allergie_673c5096-9d1e-483a-b399-e6a5d1f9c7aa.html
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I mandarini sono dei veri e propri scrigni del tesoro che nascondono un elisir di salute: ecco quanti e come mangiarli per prevenire malattie e malanni di stagione
Gli agrumi sono estremamente ricchi di antiossidanti che prevengono le infezioni e rafforzano il sistema immunitario. Tra questi il mandarino, nella famiglia delle Rutacee, è sicuramente quello che registra una maggiore concentrazione di flavonoidi, tra i quali spicca la nobiletina, sostanza che aiuta ad abbassare i livelli di glucosio e colesterolo nel sangue, e a prevenire l’aterosclerosi, patologia che anticipa malattie cardiocircolatorie come ictus e infarto. Consumare tutti i giorni questi agrumi avrebbe un’azione benefica sul controllo del diabete (in particolare quello di tipo 2) e dell’obesità. Tra le vitamine del mandarino quella più presente è la vitamina C, che si concentra nella buccia e soprattutto nell’“albedo” ovvero la pellicina che in genere togliamo sbucciando il frutto. La vitamina C ha molteplici virtù terapeutiche: favorisce la sintesi del collagene, una proteina che protegge la pelle, i tendini e le gengive; è indispensabile nella prevenzione delle infezioni e accelera i tempi di cicatrizzazione delle ferite.
Chi fuma dovrebbe assumere quotidianamente vitamina C perché la nicotina azzera le scorte di questa vitamina nell’organismo. È inoltre utile per chi è convalescente ed ha assunto antibiotici o antipiretici e per chi fa uso di cortisonici o contraccettivi orali. Le persone soggette a frequenti infezioni, raffreddori, afte, gengiviti o epistassi (emorragie di sangue dal naso), dovrebbero integrare giornalmente la loro dieta con dosi di vitamina C estratta dai frutti, come gli agrumi. Il consumo giornaliero di alimenti contenenti dosi massicce di vitamina C dimezza il rischio di tumori a bocca, laringe e stomaco e riduce del 20% quello di ictus. La vitamina C, infine, è indispensabile in inverno per evitare febbri e influenze: sono sufficienti un paio di mandarini al giorno per vaccinarsi contro i malanni del grande freddo. Nei mandarini non mancano le vitamine del gruppo B (niacina, tiamina, vitamina B6) e i sali minerali (ferro, rame, calcio, manganese e soprattutto potassio, reidratante e stimolante della diuresi), acido folico (previene l’osteoporosi) e fibra, che ha l’effetto di un lassativo naturale.
fonte: http://www.meteoweb.eu/2018/12/mandarini-colesterolo-diabete-ictus-infarto/1197938/
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Decifrando le informazioni genetiche contenute nel miele, ricercatori hanno individuato tracce degli organismi che abitano il territorio in cui viene creato
Dentro un cucchiaino di miele si nasconde un mondo intero. Lo ha dimostrato un gruppo di ricerca dell’Università di Bologna che, grazie ad un innovativo metodo di analisi del DNA, è riuscito ad isolare tracce non solo di piante e di api, ma anche di altri insetti, di diverse tipologie di funghi, e persino di virus e batteri. Una fotografia ampia e precisa della storia di quel miele, dal fiore fino all’alveare, e del vasto ambiente in cui è nato.
Il lavoro dei ricercatori – presentato in un articolo sulla rivista PLOS ONE – mostra come, utilizzando una metodologia bioinformatica costruita ad hoc, sia possibile estrarre dal DNA del miele importanti informazioni che permettono, ad esempio, di valutare lo stato di salute delle colonie di api, o anche di monitorare la presenza dei microrganismi responsabili di molte malattie delle piante.
API E DNA
Per creare il miele, le api compiono un metodico e capillare lavoro di esplorazione del territorio lungo un raggio che, partendo dall’alveare, può estendersi fino a dieci chilometri. E nel corso dei loro innumerevoli viaggi, raccogliendo nettare o melata dai fiori e dalle piante, finiscono per catturare anche tracce di molti altri organismi che abitano quel territorio. Per questo, il DNA contenuto nel miele è considerato un “DNA ambientale”, che contiene cioè al suo interno le impronte dei tanti protagonisti che in un modo o nell’altro vengono toccati dall’opera delle api.
Questo patrimonio di informazioni è però estremamente ricco e complesso. E ricostruirlo, isolando le singole tracce presenti e individuando gli organismi a cui si riferiscono non è affatto semplice. Per riuscirci è necessario mettere in campo tecnologie avanzate di analisi genetica, adattandole ad un contesto così particolare come quello del miele.
MIELE E BIOINFORMATICA
Per riuscire a decifrare il complesso patrimonio genetico contenuto nel miele, i ricercatori hanno utilizzato un metodo innovativo, basato su tecnologie di next generation sequencing che permettono di sequenziare in parallelo milioni di frammenti di DNA. L’obiettivo era arrivare ad identificare tracce appartenenti ad organismi di tutti i regni biologici che direttamente o indirettamente fanno parte del processo che porta alla produzione del miele, dal nettare dei fiori fino alla maturazione nei favi.
“Per il nostro studio – spiega il ricercatore dell’Università di Bologna Samuele Bovo, tra gli autori dello studio – abbiamo messo a punto un sistema di analisi che comprende una metodologia bioinformatica costruita ad hoc per attribuire ai rispettivi organismi le centinaia di migliaia di sequenze ottenute dall’analisi. In questo modo siamo stati in grado di tradurre le informazioni presenti nelle sequenze di DNA attribuendole di volta in volta alle singole specie di appartenenza”.
MONITORAGGIO E CONTROLLO
Ma quali tracce hanno trovato i ricercatori nel corso della loro analisi? Tante, ovviamente, sono quelle che derivano dal polline dei fiori e quelle lasciate dalle api che hanno raccolto il nettare. E molte appartengono anche agli insetti produttori di melata, altro ingrediente fondamentale per la nascita del miele.
Più difficili da immaginare sono invece le tracce della varroa – il principale parassita che attacca le api, capace di vivere dentro le colonie, muovendosi tra i favi – così come quelle di diversi altri invertebrati che possono creare problemi alle colture agrarie. I ricercatori, inoltre, hanno individuato anche segni di funghi e batteri spesso presenti attorno o all’interno dell’alveare, e anche di funghi, batteri e virus che possono causare malattie delle piante o delle api.
Tutte informazioni, queste, che possono rivelarsi molto utili su più fronti. “Le tante tracce di DNA che abbiamo trovato possono essere lette e analizzate per scopi diversi”, spiega Luca Fontanesi, docente dell’Università di Bologna che ha coordinato lo studio. “Quelle delle piante, ad esempio, ci permettono di definire l’origine botanica del miele e quindi anche la sua origine geografica: un modo per certificarne la provenienza ed evitare possibili frodi”.
Ma i dati raccolti sono utili anche per controllare lo stato di salute di chi il miele lo produce: le api. “Le tracce di DNA appartenenti a parassiti e patogeni delle api – continua il professor Fontanesi – sono molto importanti per valutare lo stato sanitario degli apiari. Una notevole percentuale delle sequenze che abbiamo individuato, ad esempio, sono state inaspettatamente assegnate ad un virus, non ancora ben studiato, che colpisce le api”. E c’è anche il tema dei microrganismi potenzialmente dannosi per le piante “L’analisi del DNA ambientale ci permette di monitorare la loro presenza e diffusione – conferma Fontanesi – con risvolti importanti per i sistemi di sorveglianza fitosanitaria e di valutazione epidemiologica delle malattie delle piante”.
Non è da dimenticare, infine, che il miele è anche un alimento con molte proprietà benefiche: nel suo DNA ci sono tracce anche di questo. “Alcuni microrganismi che lasciano tracce nel miele contribuiscono alla formazione delle sue caratteristiche organolettiche e alle proprietà curative che vengono attribuite a questo alimento”, conclude Luca Fontanesi. “Alcuni lieviti di cui abbiamo trovato traccia nel miele analizzato, ad esempio, sono considerati produttori naturali di sostanze ad effetto antibiotico”.
I PROTAGONISTI DELLO STUDIO
La ricerca è stata pubblicata sulla rivista PLOS ONE con il titolo “Shotgun metagenomics of honey DNA: Evaluation of a methodological approach to describe a multi-kingdom honey bee derived environmental DNA signature”.
Lo studio è realizzato dal gruppo di ricerca del Dipartimento di Scienze e Tecnologie Agro-Alimentari dell’Università di Bologna, coordinato dal professor Luca Fontanesi, attivo nel settore della genomica applicata all’apicoltura e alle specie di interesse zootecnico. Gli autori sono Samuele Bovo, Anisa Ribani, Valerio Joe Utzeri, Giuseppina Schiavo e Luca Fontanesi del Dipartimento di Scienze e Tecnologie Agro-alimentari dell’Università di Bologna, in collaborazione con Francesca Bertolini della Technical University of Denmark.
Fonte: http://www.meteoweb.eu/2018/12/miele-dna-ambientale/1192515/
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«Immunoterapia sconfiggerà i tumori entro il 2050». L’annuncio dei Nobel della Medicina
È nata soltanto 20 anni fa, ma la nuova arma contro i tumori, quella che scatena contro di essi il sistema immunitario, potrebbe riuscire a sconfiggerli entro i prossimi 30 anni. Ne sono convinti i pionieri che hanno aperto questa nuova strada: i Nobel per la Medicina 2018 Tasuku Honjo, 76 anni, dell’Università di Tokyo, e l’americano James P. Allison, 70 anni, dell’Anderson Cancer Center.
«Sono quasi sicuro che entro il 2050 tutte le forme di tumore potranno essere sconfitte con l’immunoterapia», ha detto Honjo incontrando la stampa insieme ad Allison nell’Istituto Karoliska, alla vigilia della loro conferenza Nobel e a pochi giorni dalla cerimonia di premiazione. «Se non riusciremo a eliminare tutti i tumori, potremo comunque riuscire a bloccarli, impedendo loro di continuare a crescere», ha detto ancora Honjo. Nonostante da 20 anni lavorino nello stesso campo di frontiera, quello di oggi è stato il secondo incontro tra i due pionieri dell’immunoterapia.
Il primo è avvenuto nel 1982 in Texas, quando Honjo propose al collega di collaborare, ma senza successo. «Da allora non ci siamo più visti, ma – ha detto Honjo – nonostante questo fra noi non c’è mai stata competizione: le nostre ricerche sono andate avanti in modo complementare». Ognuno per conto suo e seguendo vie diverse, i due ricercatori hanno gettato le basi per aggredire i tumori con una nuovo arma, la quarta oggi disponibile dopo la chirurgia, la radioterapia e la chemioterapia. Senza parlarsi, ognuno dei due studiava le cellule immunitarie cercando, sulla loro superficie, le proteine utilizzate dai tumori per ingannarle e per continuare a crescere indisturbati.
All’inizio degli anni ’90 Allison ha scoperto la prima proteina bersaglio dei tumori, chiamata CTLA-4, sulla superficie delle cellule immunitarie chiamate linfociti T; nello stesso periodo e sulle stesse cellule Honjo ha scoperto la proteina PD1. Adesso sono queste le armi più promettenti contro il cancro. «È una strada che abbiamo aperto 20 anni fa e adesso un grande numero di persone in tutto il mondo lavora nel campo dell’immunoterapia», hanno detto. «È una strada molto promettente, ma ancora per un pò dovrà essere combinata con le terapie più tradizionali», hanno aggiunto, convinti però che «il sistema immunitario è la chiave della battaglia contro il cancro».
Per entrambi l’entusiasmo è lo stesso di 20 anni fa: «è tutto così interessante che non prevedo assolutamente di fermarmi», ha detto Honjo. Certamente la ricerca da sola non sarà sufficiente: per i due Nobel va aiutata con investimenti e anche l’industria farmaceutica dovrà fare la sua parte riducendo i costi dei nuovi farmaci. L’ottimismo è comunque d’obbligo, considerando i successi finora ottenuti con l’immunoterapia contro il più aggressivo tumore della pelle, il melanoma. La speranza di Allison è che fra i prossimi bersagli ci siano i tumori del cervello.
fonte: https://salute.ilgazzettino.it/Salute/notizie/cancro_ricerca_terapie_tumori_ultime_news7_dicembre_2018-4157610.html
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Borgomanero: 23 specialisti in pensione visitano poveri e immigrati nel centro Auser
Borgomanero è un tranquillo paese in provincia di Novara, a due passi dal Lago Maggiore. Oggi gode di una rinnovata fama grazie a uno degli esperimenti sociali più interessanti degli ultimi anni. Merito di una associazione di volontariato, l’Auser, che in città è presieduta da Maria Bonomi, e da un gruppo di medici, quasi tutti in pensione, che hanno deciso di mettere a disposizione la loro professionalità per una nobile causa.
Ventitré medici specialisti in pensione, quasi tutti ex-primari e alcuni con fama internazionale, hanno scelto di proseguire nell’esercizio della loro professione mettendosi totalmente a disposizione di chi è economicamente in difficoltà e non può permettersi di pagare il ticket né tantomeno una consulenza medica privata.
È la storia del poliambulatorio di Borgomanero, in provincia di Novara, dove i volontari dell’Auser hanno offerto gratuitamente i locali e un pool di medici in gamba nelle rispettive competenze, affiancati da infermieri.
Sono 23 gli specialisti volontari che lavorano nell’ambulatorio Auser: dalla chirurgia all’urologia, dalla ginecologia alla pediatria, oltre a una decina di odontoiatri. Tra loro l’ortopedico Piero Frediani, il radiologo Carmelo Cavallaro, il dermatologo Giorgio Leigheb. I pazienti visitati vanno dai 1300 ai 1500 all’anno. Oltre alle visite specialistiche vengono effettuati esami ematici di laboratorio, elettrocardiogrammi, esami Holter, ecografie ed ecodoppler, tutto in maniera assolutamente gratuita. Gli assistiti sono essenzialmente rifugiati, senzatetto, anziani e persone bisognose in senso lato. All’ambulatorio vengono indirizzati dal medico di famiglia, molti sono anziani assistiti dall’Auser. Tra i pazienti anche persone che possono pagare la visita: ricevono assistenza medica in cambio di un contributo. L’effetto è multiplo: si aiutano le persone in difficoltà, si alleggeriscono le liste d’attesa del servizio sanitario pubblico e si conferisce una funzione sociale importante ai camici bianchi in pensione.
Le specializzazioni sono 17: c’è il chirurgo e il pediatra, il dermatologo e l’ortopedico, l’odontoiatra e il ginecologo. Ultimamente persino tre avvocati, un consulente amministrativo e una psicologa. E soprattutto c’è sempre un sorriso per tutti. E grazie alle donazioni di alcuni pazienti è stato possibile acquistare anche indispensabili apparecchiature diagnostiche.
«L’idea è nata otto anni fa in piena crisi economica – spiega Sergio Cavallaro, urologo e direttore sanitario dell’ambulatorio Auser – con alcuni medici in pensione abbiamo deciso di creare questo ambulatorio per sostenere le persone più indigenti, quelle che non ce la facevano a pagare il ticket, non solo quelle che avevano difficoltà economiche. Poi dato che la nostra è una zona dove ci sono molti rifugiati richiedenti asilo ho unito le cose e ci siamo dedicati a queste persone. All’inizio ho chiamato alcuni miei amici, poi altri sono venuti spontaneamente richiamati dal nostro obiettivo».
«All’inizio abbiamo dovuto faticare parecchio – racconta Cavallaro – abbiamo dovuto vincere molte resistenze da parte dei medici di famiglia, degli specialisti. Come si può immaginare non è stato facile. Però adesso siamo integrati sul territorio molto bene, collaboriamo con l’Asl e con i medici di famiglia, la cittadinanza ci sostiene. Una signora oltre a dare un contributo ci ha regalato un elettrocardiografo».
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Siete pronti ad affrontare l’inverno? In questo periodo, oltre a dover combattere contro la noia e la pigrizia causati da temperature fredde e un minor numero di ore di luce, il nostro organismo è messo a dura prova da influenza e raffreddore.
Il freddo, lo stress, un’alimentazione sregolata, una maggiore esposizione a virus e batteri possono farci ammalare.
Come affrontare tutto questo?
Attraverso una serie di abitudini e alimenti che valgono come vaccini naturali contro i malanni di stagione. Vediamo quali sono.
Alimentazione
Il cibo è il primo step utile a vaccinarsi contro i malanni invernali. Innanzitutto dobbiamo evitare tutti quegli alimenti che intaccano la funzionalità del nostro sistema immunitario, consumando invece quelli che lo supportano e potenziano. I migliori vaccini naturali sono agrumi, frutta fresca in generale, aglio e cipolla. In particolare, è bene sapere che i soggetti che assumono l’aglio con regolarità hanno minore probabilità di soffrire di raffreddori stagionali. Il merito è dell’allicina che gli fornisce effetti antibiotici, antimicrobici e antifungini.
Attività fisica
L’attività fisica è un toccasana per il nostro umore e la nostra salute. Chi pratica regolarmente sport all’aperto anche in inverno (ovviamente con le opportune precauzioni) ha meno probabilità di ammalarsi. Una corsetta o anche solo una passeggiata ripetuta con costanza possono aiutarvi a liberare la mente e il corpo dai malesseri che li colpiscono, tenendo lontani batteri e cattivi pensieri.
Corretta igiene
Al contrario di quanto si possa pensare, i detergenti antibatterici non fanno bene e soprattutto non scongiurano il rischio di infezioni. Anzi. Secondo una ricerca condotta dall’Università del Michigan, il Triclosan, comunemente presente nei detergenti antibatterici, può promuovere la colonizzazione di alcuni ceppi di stafilococco aureo. Lo Staphylococcus aureus è un agente patogeno che colonizza il naso e la gola di circa il 30% della popolazione. La presenza di questo particolare patogeno può rappresentare un fattore di rischio per diversi tipi di infezione. Sì allora all’abitudine di lavarsi le mani per evitare la diffusione di malattie, ma utilizzando il comune sapone.
Giusto riposo
Riposare poco o male determina un crollo delle difese immunitarie. Concedete al vostro corpo e alla vostra mente il numero di ore di sonno più opportuno , per evitare di perdere non solo le energie, ma anche le vostre naturali difese.
Rimedi naturali
Oltre a scegliere cibi che possono aiutarvi a rafforzare le difese immunitarie, esistono alcune bevande naturali che possono rappresentare degli ottimi vaccini naturali contro i malanni stagionali. Stiamo parlando innanzitutto del succo di melograno, ricchissimo di vitamina C e minerali essenziali per le vostre difese, e alcune tisane. Tra le migliori troviamo quella allo zenzero e a base di gramigna, tarassaco e fiori di borragine.
tratto da: https://www.ambientebio.it/rimedi-naturali/i-vaccini-naturali-per-affrontare-linverno/