La grande, grande, grande lezione di Chitetsu Watanabe, l’uomo più vecchio del mondo: “Mantenete sempre il sorriso”

 

 

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La grande, grande, grande lezione di Chitetsu Watanabe, l’uomo più vecchio del mondo: “Mantenete sempre il sorriso”

Il segreto di una lunga vita è “non arrabbiarsi e mantenere sempre il sorriso sul volto”, parola di Chitetsu Watanabe, l’uomo più vecchio del mondo che con i suoi 112 anni di età è entrato nel Guinness World Records. Nato a Niigata il 5 marzo del 1907, Chitetsu Watanabe infatti può contare sulla veneranda età di 112 anni e si appresta a festeggiare il suo 113esimo compleanno.

Per vivere a lungo bisogna arrabbiarsi il meno possibile e soprattutto mantenere sempre il sorriso  sulle labbra, parola di Chitetsu Watanabe, l’uomo più vecchio del mondo che con i suoi 112 anni di età è entrato nel Guinness World Records.

L’anziano giapponese è stato di recente ufficialmente inserito nel libro dei record con una cerimonia ufficiale durante la quale ha ricevuto l’attestato di uomo vivente più anziano attualmente sulla terra.

Un traguardo raggiunto dopo il decesso del precedente detentore del titolo, Masazo Nonaka, un altro giapponese morto il mese scorso a 112 anni e 266 giorni.

Nato a Niigata, nel nord-ovest del Giappone, il 5 marzo del 1907 Chitetsu Watanabe infatti può contare sulla veneranda età di 112 anni e dunque per lui quello del record rappresenta un regalo anticipato per il suo 113esimo compleanno che arriverà il  mese prossimo.

Di professione contadino, Watanabe da tempo è in pensione e attualmente vive in una casa di riposo nella sua città natale dove è avvenuta la cerimonia di consegna della certificazione del Guinness.

Padre di cinque figli, per decenni ha lavorato in una piantagione di canna da zucchero prima di andare in pensione e continuare a coltivare frutta e verdura nella fattoria di famiglia fino a 105 anni. Proprio i dolci sembrano essere la sua passione visto che, come lui stesso ha ammesso, ancora oggi si concede ogni tanto un budino al caramello, anche perché è tra i pochi dolci che non hanno bisogno di essere masticati visto che ormai non ha più denti

“Non l’ho mai visto alzare la voce o arrabbiarsi. Fin quando ha vissuto in famiglia si pendeva anche cura di nipoti e pronipoti e ha sempre contribuito a mantenere il sorriso e l’armonia tra i suoi parenti” ha raccontato una nuora”. Watanabe al momento è ancora lontano dal record mondiale per la longevità maschile, appannaggio di un altro giapponese, Jiroemon Kimura, morto nel 2013 poco dopo il suo 116esimo compleanno. Inarrivabile almeno per il momento l’attuale decano dell’umanità, Kane Tanaka, pensionata giapponese che ha celebrato il suo 117esimo compleanno il mese scorso.

fonte: https://www.fanpage.it/esteri/la-lezione-di-chitetsu-watanabe-luomo-piu-vecchio-del-mondo-mantenete-sempre-il-sorriso/
https://www.fanpage.it/

Le notizie che i Tg dimenticano di dare – La Nostra fantastica Nazionale di Basket composta da ragazzi con sindrome di Down è Campione del Mondo!

 

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Le notizie che i Tg dimenticano di dare – La Nostra fantastica Nazionale di Basket composta da ragazzi con sindrome di Down è Campione del Mondo!

La Nazionale Italiana Atleti di pallacanestro con sindrome di Down è campione mondiale per la seconda volta consecutiva dopo il titolo iridato conquistato nella scorsa edizione a Madeira.

Gli Azzurri hanno battuto in finale i padroni di casa del Portogallo con il punteggio di 36-22, bissando la vittoria del girone iniziale (40-4).

Davide Paulis, Antonello Spiga, Emanuele Venuti, Alessandro Ciceri, Andrea Rebichini, Alessandro Greco, sono loro i nostri campioni che, dopo il titolo iridato conquistato nella scorsa edizione a Madeira, fanno il bis grazie alla loro tenacia, l’impegno e il sacrificio. La gioia di giocare, ma anche tutta la voglia di vincere grazie anche al sostegno degli allenatori Giuliano Bufacchi e Mauro Dessì.

Sul podio finale, dietro l’Italia dell’oro, il Portogallo con l’argento e la Turchia con il bronzo.

Ricordiamo che nella prima partita del torneo, la Nazionale Italiana aveva battuto la Turchia per 26-11 con 16 punti realizzati dall’atleta (neo campione d’Italia) dell’Atletico Aipd Oristano, Davide Paulis. E da lì, gli azzurri non si sono più fermati, strappando la vittoria ai portoghesi.

E’ questo lo sport che ci piace, quello inclusivo e che dimostra che tanti limiti possono essere superati con la forza di volontà, il duro allenamento e la voglia di farcela. I sogni nel cassetto dei nostri azzurri si stanno realizzando uno dopo l’altro e l’Italia non può non essere orgogliosa di chi crede nello sport e porta in alto la bandiera tricolore.

“Complimenti alla nazionale italiana di basket composta da ragazzi con sindrome di Down. Un Dream Team che si è laureato per la seconda volta campione del mondo! Bravissimi. Applausi a scena aperta”, scrive su Twitter, il presidente del Cip, Comitato Italiano Paralimpico, Luca Pancalli.

La notizia corsa in rete grazie alla Fisdir, Federazione italiana sport paralimpici degli intellettivo relazionali, ha fatto il giro del web e per i nostri campioni sono arrivati i complimenti da tutto il mondo. Tra i post, anche quello del presidente della Camera, Roberto Fico.

“La Nazionale italiana di basket con sindrome di Down si conferma campione del mondo. Orgoglioso dei nostri ragazzi che sono un superbo esempio di talento e passione”.

Il circo che ha stupito il mondo con gli ologrammi al posto degli animali

 

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Il circo che ha stupito il mondo con gli ologrammi al posto degli animali

Domatori di leoni, cerchi infuocati, acrobati. Il Circo Roncalli ha tutto ciò a cui la tradizione circense ci ha abituati. Meno gli animali. Quelli veri, perlomeno. Dal 2018 il circo fondato nel 1976 da Bernhard Paul e André Heller ha scelto di sostituire tigri, elefanti e cavalli con ologrammi.

Ologrammi al posto degli animali in carne e ossa: è questa l’idea portata avanti dal Circus Roncalli, La compagnia circense ha deciso di bandire l’impiego dei cavalli negli spettacoli, dopo aver eliminato le esibizioni di animali selvatici già negli anni ’90. Per non rinunciare del tutto agli animali, ma boicottando ogni forma di sfruttamento, lo spettacolo viene fatto con un sofisticato sistema di ologrammi.

Pesci, cavalli, elefanti sono proiezioni luminose elaborate dai computer e animate da appositi speciali proiettori al laser.

Grazie a undici proiettori collocati intorno alla pista, gli animali prendo vita e si esibiscono in evoluzioni straordinarie quanto realistiche insieme ad acrobati e giocolieri. In questo modo la direzione del Roncalli ha preso una posizione netta circa l’utilizzo degli animali all’interno dei numeri circensi, da tempo messa in discussione per gli aspetti etici legati al loro sfruttamento.

 

Una bella storia – Monica Bergantin, sconfigge il tumore e si licenzia dalla fabbrica: “Ora lavoro in ospedale, era il mio sogno”

 

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Una bella storia – Monica Bergantin, sconfigge il tumore e si licenzia dalla fabbrica: “Ora lavoro in ospedale, era il mio sogno”

Padova, batte il tumore e si licenzia dalla fabbrica: «Ora lavoro in ospedale, era il mio sogno»

La veneziana Monica Bergantin, 49 anni: «Volevo seguire le mie ambizioni. È come se il cancro mi avesse spinto a migliorarmi»

PADOVA La prima domanda non cambia mai: «Perché proprio a me?». Le ragioni di un tumore, che entra a gamba tesa nella quotidianità di una persona, non trovano risposta nelle menti normalmente occupate nei piccoli o grandi affanni della vita. Chiunque è impreparato a rispondere a una domanda come questa: «Perché a me?». Quando Monica Bergantin scopre a 35 anni di avere un tumore al seno, anche lei perde la testa dietro a questo rompicapo. «È un pensiero che sta lì a tormentarti giorno e notte – spiega – poi, improvvisamente, scopri che è una trappola, è una domanda che non ha risposta, e allora io ho iniziato a reagire, la mia vita doveva cambiare, ma non potevo aspettare di guarire, dovevo iniziare subito, io non ero il cancro, io sono sempre stata Monica».

Da operaia a tecnico dei servizi sociali

Come un’amazzone questa coraggiosa donna che oggi ha 49 anni e che vive a Cavarzere, ha ripreso in mano la sua vita, e ne ha fatto la sua rivoluzione. E volendo rovesciare quella domanda, si potrebbe quasi affermare che Monica è guarita perché doveva ancora fare delle cose, quelle più importanti, quelle che le riempiono il cuore e l’hanno fatta diventare una donna nuova. Monica era operaia in una ditta di vestiti e dopo l’esito dei primi accertamenti sul suo tumore al seno, dopo aver superato lo smarrimento e la paura iniziale, ha deciso che quella vita di prima non le bastava più, che c’era ben altro a pulsarle dentro. «Avevo lasciato andare le mie ambizioni, e me le sono riprese», dice, per cui ha studiato e ha preso il diploma di tecnico dei servizi sociali seguendo la scuola serale. I libri da una parte, la flebo della chemio dall’altra e la mamma che la interrogava per farla arrivare preparata. Forte come una tigre Monica ha preso la Maturità, ma ha dovuto affrontare una nuova prova: un altro carcinoma, questa volta alla Tiroide. La diagnosi rapida e l’intervento risolutore le hanno permesso di non abbattersi e continuare. Il percorso della sua nuova vita l’ha portata a lavorare al reparto di Rianimazione dell’ospedale dell’Immacolata Concezione di Piove di Sacco. Dal tumore al seno è guarita, la tiroide è ok, ma deve stare sotto controllo. «È come se il cancro mi avesse spinto a migliorarmi, non potevo dargliela vinta, non sarei stata io, ho sentito dentro una forza che mai avrei pensato di avere, ora lavoro a tempo pieno, sono a contatto ogni giorno con il dolore e la malattia, la disabilità, ma cerco di portare speranza con il mio esempio – racconta – ho il rimpianto di non aver figli ma ho Nero e Camilla, i miei due cani, che adoro, ho sei splendidi nipotini e sono loro le mie medicine – continua – ho imparato che le cure, le medicine salvano, ma anche l’amore salva. Ho imparato che i giorni che abbiamo davanti non sono infiniti, per cui bisogna aggiungere tanta vita in ogni giorno che viviamo». «Sono ammaliato di fronte a tanta straordinaria caparbietà – dice il direttore dell’Ulss 6 euganea Domenico Scibetta – Monica ha tirato fuori gli artigli e si è salvata, ora il suo coraggio e quella bellezza li trasferisce ogni giorno in ospedale, dove si trasforma in una infusione di vita».

tratto da:

 https://corrieredelveneto.corriere.it/padova/cronaca/19_ottobre_29/padova-batte-tumore-si-licenzia-fabbrica-ora-lavoro-ospedale-era-mio-sogno-fa8d9914-fa20-11e9-b1d3-8ef4db66594d.shtml?fbclid=IwAR1pgV2EL8ql3YhIvtmDS6nel6XFcvofvJtN7eT8zpvml42uyo06zEZk18E

Quale paese ha conquistato le tavole di tutto il mondo? Lo straordinario primato Italiano

 

 

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Quale paese ha conquistato le tavole di tutto il mondo? Lo straordinario primato Italiano

“Il destino degli stati dipende da come si nutrono”, ha scritto Jean Anthelme Brillat-Savarin, un gastronomo francese del diciottesimo secolo. Oggi il prestigio di un paese dipende anche da quanto nutre il resto del mondo. Ne è una dimostrazione l’ascesa della cosiddetta diplomazia culinaria. Nel 2012 il dipartimento di stato di Washington ha messo in piedi una “formazione di cuochi” destinata a promuovere la cucina statunitense all’estero. Il governo tailandese manda i suoi chef in giro per il mondo a promuovere tagliolini e curry massaman attraverso il suo programma Global Thai. La Corea del Sud persegue la sua “diplomazia del kimchi”.

Ma qual è la cucina nazionale in cima alla catena alimentare globale? Un recente articolo di Joel Waldfogel dell’Università del Minnesota fornisce una risposta. Usando i ristoranti recensiti da TripAdvisor e i dati sulle vendite diffusi da Euromonitor, un’azienda di ricerche di mercato, Waldfogel ha valutato il “commercio” mondiale delle cucine di 52 paesi. Se il commercio tradizionale è misurato in base al valore di beni e servizi esportati, le stime dello studioso sullo scambio culinario si basano sul valore del cibo servito nei ristoranti. Per ogni paese il consumo di una cucina straniera è trattato come un “import”, mentre il consumo all’estero della propria cucina nazionale è trattato come un “export”. Il saldo determina quali sono i paesi che hanno la maggiore influenza sui palati del mondo.

I risultati non fanno la felicità del presidente statunitense, estimatore di McDonald’s e propagandista dei dazi doganali. Gli Stati Uniti sono infatti il più grande importatore netto di cucina al mondo, dato che spendono in piatti stranieri 55 miliardi di dollari in più rispetto alla popolarità all’estero dei piatti statunitensi (e se si escludono i fast food, la differenza sale a 134 miliardi). La Cina arriva dopo, con un deficit culinario di 52 miliardi di dollari; il Brasile e il Regno Unito hanno rispettivamente saldi negativi per circa 34 miliardi e 30 miliardi. L’Italia, invece, si posiziona come il più grande esportatore mondiale di beni commestibili. L’appetito del mondo per la pasta e la pizza, oltre al relativo disinteresse degli italiani verso le altre cucine, danno al paese un surplus a tavola di 168 miliardi. Anche il Giappone, la Turchia e il Messico vantano avanzi consistenti.

Waldfogel non tiene conto di ibridi culinari come il cronut – un incrocio tra un cornetto e una ciambella – o il Tex-Mex. Né considera più di tanto l’autenticità dei piatti: pochi napoletani considererebbero la Domino’s Pizza un vero piatto di casa. Eppure, alcune cucine esercitano chiaramente un fascino maggiore di altre in tutto il mondo. I buongustai che deridono gli involtini primavera a San Francisco o i cheeseburger a Chongqing dovrebbero ringraziare la globalizzazione. Una politica di dazi culinari potrebbe rendere la ristorazione davvero noiosa.

 

 

 

Le belle notizie che piace darvi: Pamplona, corrida finale, stavolta vince il toro! Brutta lezione al grande(?) matador Rafaelillo.

 

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Le belle notizie che piace darvi: Pamplona, corrida finale, stavolta vince il toro! Brutta lezione al grande(?) matador Rafaelillo.

Non capita spesso ma capita. Durante la corrida organizzata per la festa di San Firminoun toro ha avuto la meglio incornando il suo avversario umano.

A Pamplona, l’ultimo giorno della nota Festa di San Firmino, il divertimento si è fermato nel momento in cui il torero Rafael Rubio è stato incornato dal toro che stava “sfidando” riportando ferite molto gravi. L’uomo è stato immediatamente trasportato in ospedale e operato, le sue condizioni restano molto serie ma non è in pericolo di vita.

Rafaelillo, questo il diminutivo del noto torero, in seguito al combattimento con l’animale ha riportato la rottura dell’emitorace sinistro e fratture multiple alle costole. L’intervento tempestivo dei soccorsi ha impedito al toro inferocito di infliggergli ulteriori colpi.

Di seguito il video di quanto accaduto (evitate di guardarlo se siete particolarmente sensibili o se non state dalla parte del toro).

Sempre a Pamplona, pochi giorni fa, durate la nota corsa dei tori, sono state incornate e calpestate molte persone, alcune delle quali hanno riportato gravi ferite. E’ incredibile come la cultura spagnola permetta ancora squallidi spettacoli e manifestazioni come queste.

Non ci piace vedere uomini massacrati dai tori così come non è affatto giusto che un animale sia umiliato ed ucciso per puro “divertimento” durante uno spettacolo come la corrida o sia costretto ad inseguire uomini in una corsa considerata “tradizionale”.

Nonostante tanti paesi e città della Spagna, negli scorsi anni, abbiano fatto concreti passi avanti per vietare tali barbarie, purtroppo, è sotto gli occhi di tutti, che questi spettacoli in realtà non si stanno affatto fermando.

Quanti toreri dovranno ancora essere incornati prima di capire che è il caso di dire stop a corride e spettacoli similari? E quante povere bestie dovranno ancora essere ammazzate in modo barbaro per consentire a quattro coglioni di godersi il loro schifoso spettacolo?

Le belle notizie che ci piace darvi – Il più grande mercato della carne di cane in Corea del Sud (2 milioni di animali ammazzati ogni anno!) chiude: diventerà un parco pubblico…!

 

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Le belle notizie che ci piace darvi – Il più grande mercato della carne di cane in Corea del Sud (2 milioni di animali ammazzati ogni anno!) chiude: diventerà un parco pubblico…!

Ve ne avevamo già parlato:

Le belle notizie che ci piace darvi: Chiude il macello di carne di cane più grande del mondo – Ogni anno vi venivano ammazzati 2 milioni di animali!

Era il mercato di carne più importante della Corea del Sud dove i cani venivano allevati in condizioni precarie e poi uccisi e destinati a diventare cibo, ma finalmente il mese prossimo questo allevamento dell’orrore chiuderà e diventerà un parco pubblico.

Buone notizie dalla Corea del Sud i venditori del Gupo Livestock Market di Busan hanno finalmente trovato un accordo con le autorità locali per la chiusura del mercato e chiesto alle associazioni animaliste di portare in salvo i cani, che sarebbero diventati carne da macello su ordinazione.

Il mercato come dicevamo è famoso perché ospita 19 venditori che allevano cani destinati a diventare carne in tavola. Dopo anni di battaglie, finalmente la Humane Society International (HSI) festeggia, soprattutto perché il mercato diventerà un parco pubblico.

La chiusura fa parte di un ambizioso progetto di riqualificazione urbana ed è solo l’ultimo dei campanelli d’allarmi su un mercato, quello del commercio di carne di cane, in declino. D’altronde il Festival di Yulin viene ormai condannato in tutto il mondo e anche il consumo di carne è nettamente diminuito, basti pensare che lo scorso anno a Seongnam è stato chiuso il più grande macello di cani del paese.

L’opinione pubblica non sopporta più che oltre 10mila tra cani e gatti, molti dei quali catturati per strada o rapiti dalle loro case, dopo giorni trascorsi ammassati uno sull’altro in gabbie piccolissime con i musi spesso legati con la corda per evitarne lamenti o che si azzannino tra loro,vengono bolliti vivi, picchiati a morte o ancora scuoiati vivi.

“Il piano di chiusura è il risultato di mesi di duro lavoro tra le autorità locali e i venditori del mercato, ed entrambe le parti devono essere lodate per aver raggiunto l’obiettivo che non solo porterà la fine del macello di Gupo, ma vedrà anche l’area rigenerata con nuovi servizi e attività commerciali a beneficio dell’economia locale moderna”, dice Nara Kim, un attivista per la carne di cane per HSI.

I numeri del massacro

Ogni anno circa 2 milioni di cani vengono allevati in tutta la Corea del Sud in gabbie minuscole, dove vivono per tutta la vita sviluppando comportamenti da automi.

Secondo HSI, la morte per elettrocuzione è il metodo più comune, ma si esegue anche l’impiccagione. Ma questo è uno dei tanti passi per dire addio definitivamente a questa pratica crudele.

 

 

tratto da: https://www.greenme.it/abitare/cani-gatti-e-co/mercato-carne-cane-chiude/

Angelo e Valerio, i contadini che stanno creando un mercato di semi antichi per combattere Ogm e Multinazionali

 

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Angelo e Valerio, i contadini che stanno creando un mercato di semi antichi per combattere Ogm e Multinazionali

Pomodori neri, 30 varietà di patate e non solo. Questa è la storia di Angelo e Valerio che in Puglia, stanno creando un mercato di semi antichi per combattere ogm e multinazionali.

Angelo Giordano è un agronomo mentre Valerio Tanzarella è un avvocato, che ha lavorato per anni a Rai Cinema nell’ufficio legale. Sono entrambi di Ceglie Messapica e cinque anni e mezzo fa hanno creato Ex Terra, una società Srl che però è anche una SB, una società benefit.

“Oltre a essere una società con profitto, come tutte le altre, la nostra persegue anche fini etici. Insieme abbiamo un azienda che si occupa di semi di varietà dimenticate, rare e preziose, antiche e particolari, di coltivarle, di studiarle e di diffonderle”, dicono.

Un percorso che va controcorrente nell’epoca di Monsanto-Bayer e Syngenta, i colossi che producono pesticidi e glifosato. Angelo e Valerio puntano, invece, alla valorizzazione e alla tutela dell’agro- biodiversità locale.

“La scelta di puntare sulla biodiversità ha diverse ragioni, in primis etiche e culturali. Ogni territorio ha la sua vocazione, è impensabile continuare a coltivare ortaggi ibridi che sono il risultato di ricerche fatte in laboratori che nulla hanno a che fare con la zona nella quale verranno poi coltivati i medesimi ibridi. La pretesa di imporre colture valide in tutto il globo, a qualsiasi latitudine, ci sta di fatto impoverendo massacrando il lavoro fatto da Madre natura e dall’uomo nel corso di millenni”, dicono.

Pomodori, patate e non solo

Dal 2012, i due, hanno oltre 7mila varietà diverse, tra cui 1200 tipologie di pomodori.

“Abbiamo in saccoccia 20 varietà di melanzane, 200 di peperoncini e peperoni, 30 di patate, 15 di piselli, 15 di taccole, 30 di fave, 10 di ceci, 100 di meloni e poi zucche, un vitigno composto da quasi 20 varietà di uva diverse”.

Tutti frutti di una natura straordinaria che non ha bisogno di fertilizzanti e pesticidi.

“Il contadino è invitato a usare queste sementi delle multinazionali, perché garantiscono resa e anche finanziamenti europei, a scapito della qualità” racconta Valerio.

“Un contadino non si mette in proprio perché è schiavo di una filiera dalla quale non riesce a svincolarsi: se io produco tanti pomodori, l’azienda trasformatrice ha un macchinario formattato solo per alcune misure precise di 5 varietà di pomodori (le stesse sementi delle multinazionali). I concimi e le vaschette, le macchine per incapsulare il seme sono da sempre settati per quelle poche fortunate varietà d’elite in mano a Monsanto e Syngenta. Tutto il mondo agricolo è costruito su quelle poche specie in mano alle multinazionali”, dice Angelo.

Attraverso lo scambio di semi però questa routine può essere messa in crisi, anche se il problema è la legislazione:

“Se tu hai tanti soldi iscrivi le varietà, te ne inventi una in laboratorio e la iscrivi nei registri nazionali ed europei. Questo metodo incastra però i piccoli coltivatori che non possono permettersi di spendere tanti soldi per brevettare le proprie piccole varietà e sprecare il tempo ad aspettare questo cacchio di brevetto. Per non parlare dei documenti, gli studi e le ricerche, i documenti legali da allegare per sollecitarne l’approvazione”.

tratto da: https://munchies.vice.com/it/article/59yeek/archivio-semi-antichi-puglia

Gli indigeni Waorani vincono contro i petrolieri: salvi dalle trivelle 200mila ettari di Amazzonia

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Gli indigeni Waorani vincono contro i petrolieri: salvi dalle trivelle 200mila ettari di Amazzonia

Le terre ancestrali non sono in vendita per lo sfruttamento petrolifero. Una sentenza storica riconosce agli indios Waorani i loro diritti e impedisce la trivellazione di 200mila ettari di Amazzonia.

Waorani-petrolieri, uno a zero, perché finalmente la Corte dà ragione ai popoli indigeni stabilendo che le terre ancestrali non potranno più essere sfruttate a piacimento delle multinazionali.

Con la sentenza, i Waorani acquistano il diritto ad essere interpellati ogni qualvolta qualcuno decida di varcare le loro terre ancestrali e secondo il tribunale qualsiasi lottizzazione o speculazione, da adesso in poi, deve prevedere delle consultazioni con gli indigeni.

Ma non solo. A Puyo in Ecuador, dopo anni e anni di battaglie, le terre dei circa 4800 Waorani rimangono interdette alle trivelle perché gli indigeni hanno il diritto “inalienabile, non revocabile e indivisibile” di mantenere il possesso delle loro terre ancestrali.

Da tempo i petrolieri con promesse di regali cercano di portare dalla loro parte gli indigeni con il solo fine di accedere al petrolio che giace nella foresta. Come tutti gli altri nativi, i Waorani non si sono mai arresi e non hanno mai ceduto alle lusinghe delle multinazionali, preferendo sempre le loro terre.

Guidati da Nemonte Nenquimo, l’attivista di etnia Waorani, adesso finalmente bloccano le trivelle. La sentenza tuttavia potrebbe essere ribaltata in appello. Ma gli indigeni non hanno dubbi: continueremo a lottare per le nostre terre.

 

tratto da: https://www.greenme.it/vivere/costume-e-societa/31505-indigeni-waorani-petrolio-amazzonia

Un’azienda norvegese, la Desert Control, ha inventato un sistema che trasforma il deserto in terreno fertile… E funziona!

 

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Un’azienda norvegese, la Desert Control, ha inventato un sistema che trasforma il deserto in terreno fertile… E funziona!

Un’azienda norvegese, la Desert Control, sta trasformando il deserto in terreno fertile, offrendo una possibilità a milioni di persone che stanno perdendo le loro case per via del fenomeno della desertificazione.

Desert Control usa uno speciale composto di argilla e acqua, che, spruzzato sulla sabbia, forma uno strato di circa mezzo metro, rendendo la sabbia capace di trattenere l’acqua come una spugna. In questo modo può crescere un raccolto. Questo composto è chiamato LNC, ovvero Liquid Nano Clay, che sta per Nano Argilla Liquida. Questa soluzione permette al terreno di produrre fino al 40% in più di raccolto usando il 65% in meno di acqua, garantendo ai contadini un notevole risparmio.

Normalmente sono necessari dai 7 ai 15 anni per rendere un terreno sabbioso adatto a coltivare un raccolto. Dopo aver spruzzato l’LNC si impiegano soltanto 7 ore. Nel processo non vengono usati additivi chimici e l’effetto può durare fino a 5 anni.

Secondo Desert Control l’LNC ha un impatto sia sociale che climatico, perché sta rendendo la Terra più verde e consente il sostentamento delle persone e la loro sicurezza alimentare.

 

fonte: https://www.ascoltalanotizia.it/2019/04/08/cosi-unazienda-norvegese-sta-trasformando-la-sabbia-in-una-risorsa-preziosa/?fbclid=IwAR0Msmq41G4O4kYfQ_VIOtxzgR7AJntT8UEYG_Zm1mquFM3hLwApWHsZEl8