Marlon Brando, quell’Oscar rifiutato per protesta contro lo sterminio degli Indiani d’America

 

Indiani d'America

 

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Marlon Brando, quell’Oscar rifiutato per protesta contro lo sterminio degli Indiani d’America

Brando, quell’Oscar rifiutato contro lo sterminio degli Indiani d’America

Era il marzo del 1973. L’attore non ritirò mai l’Oscar per Il Padrino . Al suo posto mandò una giovane Apache, Sacheen Littlefeather. E scrisse una lettera che è ancora un atto d’accusa contro il potere.

Los Angeles, California. Era la notte del 5 marzo del 1973. Due gli ospiti d’onore che aspettano gli Oscar per farne incetta: Bob Fosse con Cabaret e Francis Ford Coppola con Il Padrino, una ventina di nomination in due. Fanno fuori tutte le portate principali, fra cui quelle di miglior attore e di miglior attrice. Le statuette vanno a Marlon Brando e Liza Minnelli. Ma Brando che è al secondo Oscar, dopo Fronte del Porto, boicotta lo show.

Liv Ullman e Roger Moore, che presentavano la serata, lo chiamano sul palco. Al posto dell’attore si presenta una ragazza. E’ Sacheen Littlefeather, vestita da vera Apache, che spiega con fermezza le obiezioni dell’attore contro l’immagine che la tv e il cinema hanno dato degli Indiani d’America nel corso degli anni. Fischi, urla.

Sacheen però non molla. Dice: “Sono una Apache e sono la presidente del National Native American Affirmative Image Committee (comitato degli affari degli Indiani d’America). Stasera rappresento Brando e mi ha detto di dirvi, in un discorso molto lungo che non posso condividere con voi attualmente, per motivi di tempo, ma che sarò lieta di condividere con la stampa più tardi, che non può accettare questo generoso premio a causa del trattamento oggi riservato agli indiani d’America nell’industria del cinema”.

Quella lettera era  e rimane un atto d’accusa pesantissimo nei confronti del governo a Stelle e Strisce. Ed è a tutt’oggi un gesto di ribellione valido in tutti i casi in cui il potere schiaccia le minoranze. Brando scriveva: “Per duecento anni abbiamo detto agli Indiani, che si battevano per la loro terra, le loro famiglie e il loro diritto di essere liberi: ‘deponete le armi, amici, e vivremo insieme’; quando loro hanno deposto le armi, li abbiamo uccisi. Abbiamo mentito, li abbiamo privati delle loro terre. Li abbiamo costretti a firmare accordi fraudolenti, che abbiamo chiamato ‘trattati’, e che non abbiamo mai mantenuto. Li abbiamo trasformati in mendicanti in un continente che ha dato loro la vita (…). Quando i bambini indiani guardano la televisione, e guardano i film, e quando vedono la loro razza raffigurata come è nei film, le loro menti si feriscono in modi che non possiamo immaginare”.
Marlon Brando concluse quella lettera potente con una frase che dovrebbe essere mandata a memoria ovunque i diritti vengano schiacciati, ovunque la vita venga trattata come un imprevisto, ovunque l’umanità sia presa a calci dal potere: “Se non siamo l’angelo custode di nostro fratello, almeno lasciateci non essere il suo carnefice.”
Nel 1979 in Pocahontas, una canzone a sostegno degli indiani d’America, contenuta nell’album Rust Never Sleeps, il musicista canadese Neil Young omaggiò il gesto di Brando. La canzone recita più o meno così:  “Vorrei essere un cacciatore. Darei mille pelli per passare una notte con Pocahontas. E scoprire e come si sentì al mattino nelle verdi pianure. Nella terra natia che non abbiamo mai visto. E forse Marlon Brando
sarà li accanto al fuoco. Ci siederemo e parleremo di Hollywood. Marlon Brando, Pocahontas e io…”
Lasciateci non essere i carnefici delle nostre sorelle, dei nostri fratelli. Da qualche parte Pocahontas, ieri come oggi, sta sorridendo sotto il poster di The Godfather. 

 

tratto da: http://www.globalist.it/cinema/articolo/2018/03/27/brando-quell-oscar-rifiutato-contro-lo-sterminio-degli-indiani-d-america-2021682.html

Paperman – Godetevi questo breve cartone di Walt Disney vincitore dell’Oscar come miglior cortometraggio d’animazione nel 2012 …E diteci se non è un vero piccolo capolavoro. STUPENDO…!

 

Paperman

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Paperman – Godetevi questo breve cartone di Walt Disney vincitore dell’Oscar come miglior cortometraggio d’animazione nel 2012 …E diteci se non è un vero piccolo capolavoro. STUPENDO…!

Paperman è un cortometraggio animato statunitense del 2012 diretto da John Kahrs e prodotto dai Walt Disney Animation Studios.

È stato proiettato per la prima volta in abbinamento al film d’animazione Ralph Spaccatutto.

Ha vinto l’Oscar al miglior cortometraggio d’animazione all’85ª edizione dei Premi Oscar.

Il cortometraggio ambientato a Manhattan negli anni 40 inizia ad una fermata del treno con protagonisti un ragazzo, George, ed una ragazza, Meg. Al primo sfugge di mano un foglio che viene portato dal vento addosso alla ragazza che lascia, involontariamente, il segno del rossetto su di esso.

Mentre il ragazzo è distratto dalla bellezza della sconosciuta e dal segno sul suo foglio, arriva il treno che lo separa da Meg. Poco dopo, arrivato al lavoro, nota dalla sua finestra la ragazza che è in un ufficio nel palazzo di fronte e prova ad attirare la sua attenzione formando con pratiche lavorative degli aeroplanini di carta. Il suo tentativo non va a buon fine e, una volta finiti i fogli, prova a lanciare come ultima speranza quello macchiato di rossetto dal loro primo incontro, ma gli cade di mano per una folata di vento. Anche in questo caso George non viene notato da Meg, lo stesso non si può dire del suo superiore che lo riprende per il comportamento tenuto.

La ragazza esce dall’ufficio per tornare a casa e il giovane innamorato si precipita fuori per cercare di raggiungerla, ma la perde di vista; intanto nel tragitto verso casa tutti i suoi aeroplanini si sono raccolti in un vicolo e, con l’arrivo dell’ultimo lanciato per disperazione, i fogli prendono vita. George viene ricoperto di carta e costretto a prendere un treno; Meg a sua volta riconosce il foglio con il suo rossetto e lo segue su un diverso treno, i due si ricongiungono ad una fermata e, durante i titoli finali, vengono mostrati a chiacchierare seduti in un ristorante.