.
.
seguiteci sulla pagina Facebook Curiosity
.
.
18 febbraio – Buon compleanno Faber. Un ricordo con alcuni dei suoi pensieri e alcune delle sue più belle canzoni…
Buon compleanno Fabrizio. Lo ricordiamo con qualche esempio della sua poesia… Qui potete leggere una breve biografia: Fabrizio De André: la vita e la carriera di uno dei più grandi cantautori di tutti i tempi….
Tutto Fabrizio De André in 11 pensieri…
- Questo nostro mondo è diviso in vincitori e vinti, dove i primi sono tre e i secondi tre miliardi. Come si può essere ottimisti?
- Passerà anche questa stazione senza far male, passerà questa pioggia sottile come passa il dolore.
- Libertà l’ho vista dormire nei campi coltivati, a cielo e denaro, a cielo ed amore, protetta da un filo spinato.
- L’inferno esiste solo per chi ne ha paura.
- Benedetto Croce diceva che fino all’età dei diciotto anni tutti scrivono poesie. Dai diciotto anni in poi rimangono a scriverle due categorie di persone: i poeti e i cretini. E quindi io precauzionalmente preferirei considerarmi un cantautore.
- Se i cosiddetti “migliori” di noi avessero il coraggio di sottovalutarsi almeno un po’ vivremmo in un mondo infinitamente migliore.
- Durante il rapimento mi aiutò la fede negli uomini, proprio dove latitava la fede in Dio. Ho sempre detto che Dio è un’invenzione dell’uomo, qualcosa di utilitaristico, una toppa sulla nostra fragilità… Ma, tuttavia, col sequestro qualcosa si è smosso. Non che abbia cambiato idea ma è certo che bestemmiare oggi come minimo mi imbarazza.
- Quello che io penso sia utile è di avere il governo il più vicino possibile a me e lo stato, se proprio non se ne può fare a meno, il più lontano possibile dai coglioni.
- E per tutti il dolore degli altri è dolore a metà.
- La vita in Sardegna è forse la migliore che un uomo possa augurarsi: ventiquattro mila chilometri di foreste, di campagne, di coste immerse in un mare miracoloso dovrebbero coincidere con quello che io consiglierei al buon Dio di regalarci come Paradiso.
- Ho sempre avuto due chiodi fissi: l’ansia di giustizia e la convinzione presuntuosa di poter cambiare il mondo. Oggi quest’ultima è caduta.
Tutto De André in 4 canzoni:
Il pescatore
E aveva un solco lungo il viso
Come una specie di sorriso
Due occhi grandi da bambino
Due occhi enormi di paura
Eran gli specchi di un’avventura
Ho poco tempo e troppa fame”
E chiese al vecchio “dammi il vino
Ho sete e sono un assassino”
Non si guardò neppure intorno
Ma versò il vino e spezzò il pane
Per chi diceva “ho sete, ho fame”
Poi via di nouvo verso il vento
Davanti agli occhi ancora il sole
Dietro alle spalle un pescatore
E la memoria è già dolore
È già il rimpianto d’un aprile
Giocato all’ombra di un cortile
Vennero in sella con le armi
Chiesero al vecchio se lì vicino
Fosse passato un assassino
S’era assopito il pescatore
E aveva un solco lungo il viso
Come una specie di sorriso
E aveva un solco lungo il viso
Come una specie di sorriso
Volta la carta
Volta la carta si vede il villano
Il villano che zappa la terra
Volta la carta viene la guerra
Per la guerra non c’è più soldati
A piedi scalzi son tutti scappati
Carabiniere l’ha innamorata, volta la carta e lui non c’è più
Carabiniere l’ha innamorata, volta la carta e lui non c’è più
Ruba ciliege e piume d’uccello
Tira sassate non ha dolori
Volta la carta c’è il fante di cuori
Volta la carta il gallo ti sveglia
Ha una collana di ossi di pesca, la gira tre volte intorno alle dita
Ha una collana di ossi di pesca, la conta tre volte in mezzo alle dita, ehi
Gli inzucchera il naso di torta di mele
Volta la carta c’è un pilota biondo
Cappello di volpe sorriso da atleta
Ragazzo straniero ha un disco d’orchestra, che gira veloce che parla d’amore
Ragazzo straniero ha un disco d’orchestra, che gira che gira che parla d’amore, ehi
Tra i bar del porto e le sue meraviglie
Madamadorè sa puzza di gatto
Volta la carta e paga il riscatto
Paga il riscatto con le borse degli occhi
Piene di foto di sogni interrotti
Angiolina ritaglia giornali, si veste da sposa, canta vittoria
Chiama i ricordi col loro nome, volta la carta e finisce in gloria
Chiama i ricordi col loro nome, volta la carta e finisce in gloria, ehi
La città vecchia
ha già troppi impegni per scaldar la gente
d’altri paraggi
della donnaccia
quel che ancor non sai tu lo imparerai
solo qui fra le mie braccia
presto affinerà le capacità con l’esperienza
dove sono andati i tempi d’una volta, per Giunone
quando ci voleva per fare il mestiere
anche un po’ di vocazione?
gonfi di vino
quattro pensionati mezzo avvelenati
al tavolino
li troverai là col tempo che fa
estate inverno
a stratracannare a strameledir
le donne il tempo ed il governo
dentro a un bicchiere
per dimenticare d’esser stati presi
per il sedere
ci sarà allegria anche in agonia
col vino forte
porteran sul viso l’ombra di un sorriso
fra le braccia della morte
in quel portone
forse quella che sola ti può dare
una lezione
quella che di giorno chiami con disprezzo
pubblica moglie
quella che di notte stabilisce il prezzo
alle tue voglie
più d’una notte
ti alzerai disfatto rimandando tutto
al ventisette
quando incasserai delapiderai
mezza pensione
diecimila lire per sentirti dire
“micio bello e bamboccione”
dei vecchi moli
in quell’aria spessa carica di sale
gonfia di odori
lì ci troverai i ladri gli assassini
e il tipo strano
quello che ha venduto per tremila lire
sua madre a un nano
da buon borghese
li condannerai a cinquemila anni
più le spese
ma se capirai se li cercherai
fino in fondo
se non sono gigli son pur sempre figli
vittime di questo mondo
Geordie
Vidi una donna pianger d’amore
Piangeva per il suo Geordie
È un privilegio raro
Rubò sei cervi nel parco del Re
Vendendoli per denaro
Sellatele il suo pony
Cavalcherà fino a Londra stasera
Ad implorare per Geordie
Un frutto o un fiore raro
Rubò sei cervi nel parco del Re
Vendendoli per denaro
Non ha vent’anni ancora
Cadrà l’inverno anche sopra il suo viso
Potrete impiccarlo allora
Geordie potran salvare
Anche se piangeranno con te
La legge non può cambiare
È un privilegio raro
Rubò sei cervi nel parco del Re
Vendendoli per denaro