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Buon compleanno Faber – il 18 febbraio del 1940 nasceva Fabrizio De André. Lo ricordiamo con alcuni dei suoi pensieri più belli
Sono passati più di vent’anni dalla scomparsa di Fabrizio De André, morto l’11 gennaio 1999, un notevole lasso di tempo che, invece di offuscare il valore culturale e popolare del suo lavoro, rende ancora più doloroso il distacco dal cantautore genovese, specie se paragonato al desolante panorama odierno della musica italiana di largo consumo.
De André si serviva della musica per raccontare l’uomo, la sua vita, le sue fragilità. Ha saputo portare al centro dell’attenzione chi da sempre era considerato e collocato ai margini della società: emarginati, ribelli e prostitute.
Non si può prescindere dalla forza dei suoi testi e dalla curiosità che trasmetteva, in modo silenzioso, portando l’ascoltatore, quasi senza accorgersene, a leggere L’antologia di Spoon River, i Vangeli Apocrifi o ad ascoltare Georges Brassens, Leonard Cohen e Bob Dylan.
Il cantautore genovese, inoltre, ha avuto il merito di aver liberato il dialetto dalle pastoie delle vecchie ballate popolari, traghettandolo nella musica moderna e assegnandogli una centralità che non aveva mai avuto prima di lui.
La poetica di De André
Bocca di rosa, una delle sue canzone più famose, è un po’ l’emblema della sua poetica. De André, nelle sue canzoni, parte sempre da un episodio di vita per raccontare “le umane cose” ed il loro evolversi secondo schemi prestabiliti e sempre uguali.
A meno di un atto di coraggio che implica il voler essere sé stessi, liberi da qualsiasi etichettatura sociale. Un atto che, spesso, si paga caro.
L’uomo-vittima di De André combatte sempre quello che non conosce, perché gli ricorda la parte più oscura di sé. L’uomo-eroe è quello che sceglie di scegliere. Ovviamente, la strada più difficile.
Vogliamo ricordare, in occasione dei 20 anni dalla sua morte, il grande cantautore genovese attraverso le frasi, gli aforismi e le citazioni più belle tratte dalle sue canzoni.
Le citazioni più belle
“Ama e ridi se amor risponde/piangi forte se non ti sente/Dai diamanti non nasce niente/ dal letame nascono i fiori” (Via del campo)
“Per chi viaggia in direzione ostinata e contraria/ col suo marchio speciale di speciale disperazione” (Smisurata preghiera)
“Poi, d’improvviso, mi sciolse le mani e le mie braccia divennero ali/quando mi chiese: “Conosci l’estate?”/ io, per un giorno, per un momento/corsi a vedere il colore del vento” (Il sogno di Maria)
“Ci hanno insegnato la meraviglia verso la gente che ruba il pane/ora sappiamo che è un delitto il non rubare quando si ha fame” (Nella mia ora di libertà)
“C’è chi aspetta la pioggia/ per non piangere da solo” (Il bombarolo)
“E l’amore ha l’amore come solo argomento/ e il tumulto del cielo ha sbagliato momento” (Dolcenera)
“Non si risenta la gente per bene/ se non mi adatto a portar le catene” (Il fannullone)
“Ma che la baciai, per Dio, sì lo ricordo/e il mio cuore le restò sulle labbra” (Canzone di un malato di cuore)
“Passerà anche questa stazione senza far male/passerà questa pioggia sottile come passa il dolore” (Hotel Supramonte)
“Si sa che la gente dà buoni consigli/ se non può più dare cattivo esempio” (Bocca di rosa)
“Coltiviamo per tutti un rancore che ha l’odore del sangue rappreso/ciò che allora chiamammo dolore è soltanto un discorso sospeso” (Ballata degli impiccati)
“E se tu tornerai t’amerò come sempre ti amai/ come un bel sogno inutile che si scorda al mattino” (Per i tuoi larghi occhi)
“Quei giorni perduti a rincorrere il vento/a chiederci un bacio e volerne altri cento” (Amore che vieni, amore che vai)
“Primavera non bussa, lei entra sicura/come il fumo lei penetra in ogni fessura/ ha le labbra di carne, i capelli di grano/ che paura, che voglia che ti prenda per mano/Che paura, che voglia che porti lontano” (Un chimico)
“E ora sorridimi perché presto la notte finirà/ con le sue stelle arrugginite, in fondo al mare” (Verdi pascoli)
“All’ombra dell’ultimo sole s’era assopito un pescatore/e aveva un solco lungo il viso/come una specie di sorriso” (Il pescatore)
“Passano gli anni, i mesi,e se li conti anche i minuti/è triste trovarsi adulti senza essere cresciuti” (Un giudice)
“E come tutte le più belle cose/ vivesti solo un giorno come le rose” (La canzone di Marinella)
“Pensavo: è bello che dove finiscono le mie dita/debba in qualche modo incominciare una chitarra” (Amico fragile)
“Dormi sepolto in un campo di grano/ non è la rosa non è il tulipano/ che ti fan veglia dall’ombra dei fossi/ ma sono mille papaveri rossi” (La guerra di Piero)
“O resterai più semplicemente dove un attimo vale un altro/ senza chiederti come mai/ continuerai a farti scegliere o finalmente sceglierai” (Verranno a chiederti del nostro amore)
“Dove fiorisce il rosmarino c’è una fontana scura/ dove cammina il mio destino c’è un filo di paura” (Canto del servo pastore)
Pensare
“Gli uomini si dividono in due categorie: quelli che pensano e quelli che lasciano che siano gli altri a pensare”.
Virtù ed errore
“C’è poco merito nella virtù e ben poca colpa nell’errore. Anche perché non sono ancora riuscito a capire bene, malgrado i miei cinquantotto anni, cosa esattamente sia la virtù e cosa esattamente sia l’errore, perché basta spostarci di latitudine e vediamo come i valori diventano disvalori e viceversa. Non parliamo poi dello spostarci nel tempo: c’erano morali, nel Medioevo, nel Rinascimento, che oggi non sono più assolutamente riconosciute”.
Giovani
“Non è che i giovani d’oggi non abbiano valori; hanno sicuramente dei valori che noi non siamo ancora riusciti a capir bene, perché siamo troppo affezionati ai nostri”.
Gesù
“Fra la rivoluzione di Gesù e quella di certi casinisti nostrani c’è una bella differenza: lui combatteva per una realtà integrale piena di perdono, altri combattevano e combattono per imporre il loro potere”.
Preghiera
“Quando non hai nessuna possibilità di decidere del tuo destino, ti metti nelle mani di qualcuno che, in quel momento, speri che esista. E così ti arrendi alla tentazione della preghiera: non una preghiera tua, che forse non ne sei capace, ma una di quelle che ti hanno insegnato da bambino e che, magari, ti ricordi ancora a memoria”.
Cantautori
“Certe volte mi chiedo se noi che cantiamo insieme al pubblico non siamo rimasti per caso un “club” di signorine romantiche che giocano a “palla a mano” fra le mura di un giardino di melograni mentre fuori la gente si sbrana”.
Elemosina
“Trovo estremamente più dignitoso chiedere l’elemosina che fare le scarpe al proprio collega in ufficio”.
Solitudine
“La solitudine non consiste nello stare soli, ma piuttosto nel non sapersi tenere compagnia. Chi non sa tenersi compagnia difficilmente la sa tenere ad altri. Ecco perché si può essere soli in mezzo a mille persone, ecco anche perché ci si può trovare in compagnia di se stessi ed essere felici (per esempio ascoltando il silenzio, stretto parente della solitudine)”.
Consensi elettorali
“Agli estorsori di consensi convengono i disagi sociali degli uomini: gli uomini disagiati, senza lavoro, senza soldi, sono facilmente orientabili, sono facilissime fonti di consensi (anche elettorali)”.
Italia
“L’Italia appartiene a cento uomini, siamo sicuri che questi cento uomini appartengano all’Italia?”.
Marinaio
“Il cuore del marinaio è sempre all’asciutto, a scaldarsi intorno al fuoco. Il marinaio non ama il mare: ci lavora e lo teme. Sogna di avere sempre la terra sotto i piedi, ricorda gli aromi, i volti e i sapori di casa”.
Rapimento
“Durante il rapimento mi aiutò la fede negli uomini, proprio dove latitava la fede in Dio. Ho sempre detto che Dio è un’invenzione dell’uomo, qualcosa di utilitaristico, una toppa sulla nostra fragilità… Ma, tuttavia, col sequestro qualcosa si è smosso. Non che abbia cambiato idea ma è certo che bestemmiare oggi come minimo mi imbarazza”.
Genova
“Genova è anche gli amici che da lontano ti vedono crescere e invecchiare, per esempio i pescatori, che hanno la faccia solcata da rughe che sembrano sorrisi e, qualsiasi cosa tu gli confidi, l’hanno già saputa dal mare”.
Utopia
“Io penso che un uomo senza utopia, senza sogno, senza ideali, vale a dire senza passioni e senza slanci sarebbe un mostruoso animale fatto semplicemente di istinto e di raziocinio, una specie di cinghiale laureato in matematica pura”.
Anarchia
“Se posso permettermi il lusso del termine, da un punto di vista ideologico sono sicuramente anarchico. Sono uno che pensa di essere abbastanza civile da riuscire a governarsi per conto proprio”.
Libertà e anarchia
“Aspetterò domani, dopodomani e magari cent’anni ancora finché la signora Libertà e la signorina Anarchia verranno considerate dalla maggioranza dei miei simili come la migliore forma possibile di convivenza civile, non dimenticando che in Europa, ancora verso la metà del Settecento, le istituzioni repubblicane erano considerate utopie”.
Governo
“Quello che io penso sia utile è di avere il governo il più vicino possibile a me e lo stato, se proprio non se ne può fare a meno, il più lontano possibile dai coglioni”
Sanremo
“Se si trattasse ancora di una gara di ugole, si trattasse cioè di un fatto di corde vocali, la si potrebbe ancora considerare una competizione quasi sportiva, perché le corde vocali sono pure sempre dei muscoli. Nel caso mio, dovrei andare ad esprimere i miei sentimenti, o la tecnica attraverso i quali io riesco ad esprimerli, e credo che questo non possa essere argomento di competizione”
Uomo e artista
“Io ho tentato in tutti i modi di poter essere un uomo. Avrei potuto esprimermi per esempio attraverso la coltivazione dei fiori se fossi vissuto ad Albenga, oppure attraverso l’allevamento delle vacche se non mi avessero venduto di soppiatto una fattoria che avevano i miei nel ’54. Mi è accaduto di fare il cantautore. Il fatto di diventare un artista, in qualche maniera, ti impedisce di diventare uomo in maniera normale. Quindi credo che ad un certo punto della tua vita tu devi recuperare il tempo che hai perduto per fare l’artista per cercare di diventare un uomo”.
Canzone
“La canzone è una vecchia fidanzata con cui passerei ancora molto volentieri buona parte della mia vita, sempre e soltanto nel caso di essere ben accetto”.
Donare
“I potenti rammentino che la felicità non nasce dalla ricchezza né dal potere, ma dal piacere di donare”.
Solitudine
“Io sono uno che sceglie la solitudine. E che come artista si fa carico di interpretare il disagio rendendolo qualcosa di utile e di bello. È il mio mestiere”.
Sardegna
“La vita in Sardegna è forse la migliore che un uomo possa augurarsi: ventiquattro mila chilometri di foreste, di campagne, di coste immerse in un mare miracoloso dovrebbero coincidere con quello che io consiglierei al buon Dio di regalarci come Paradiso”.
Genoa
“Non posso scrivere del Genoa perché sono troppo coinvolto. L’inno non lo faccio perché non amo le marce e perché niente può superare i cori della Gradinata Nord. Semmai al Genoa avrei scritto una canzone d’amore, ma non lo faccio perché per fare canzoni bisogna conservare un certo distacco verso quello che scrivi, invece il Genoa mi coinvolge troppo”.
Realtà e finzione
“Tutte le sere quando finisco un concerto desidererei rivolgermi alla gente e dire loro: “tutto quello che avete ascoltato fino adesso è assolutamente falso, così come sono assolutamente veri gli ideali e i sentimenti che mi hanno portato a scrivere queste cose e a cantarle”. Ma con gli ideali e con i sentimenti si costruiscono delle realtà sognate. La realtà, quella vera, è quella che ci aspetta fuori dalle porte del teatro. E per modificarla, se vogliamo modificarla, c’è bisogno di gesti concreti, reali”.
Doppio binario
“Ebbi ben presto abbastanza chiaro che il mio lavoro doveva camminare su due binari: l’ansia per una giustizia sociale che ancora non esiste, e l’illusione di poter partecipare in qualche modo a un cambiamento del mondo. La seconda si è sbriciolata ben presto, la prima rimane”.
Poesie
“Benedetto Croce diceva che fino all’età dei diciotto anni tutti scrivono poesie e che, da quest’età in poi, ci sono solo due categorie di persone che continuano a scrivere: i poeti e i cretini. E quindi io, precauzionalmente, preferisco definirmi un cantautore”.
Morte
“Sicuramente ho paura della morte. Non tanto la mia che in ogni caso, quando arriverà, se mi darà il tempo di accorgermene, mi farà provare la mia buona dose di paura, quanto la morte che ci sta intorno, lo scarso attaccamento alla vita che noto in molti nostri simili che si ammazzano per dei motivi sicuramente molto più futili di quanto non sia il valore della vita. Io ho paura di quello che non capisco, e questo proprio non mi riesce di capirlo”.
Scrittura
“Perché scrivo? Per paura che si perda il ricordo della vita delle persone di cui scrivo. Per paura che si perda il ricordo di me”