21 gennaio – Giornata degli abbracci, fanno bene a mente e corpo, una difesa da stress, infarto e infezioni

 

Giornata degli abbracci

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21 gennaio – Giornata degli abbracci, fanno bene a mente e corpo, una difesa da stress, infarto e infezioni.

“L’abbraccio è il linguaggio più alto dell’anima e del corpo.”
[Jacques de Bourbon]

Gli abbracci sono un toccasana per la salute: rilasciano ormoni salutari come l’ossitocina, riducono i livelli di stress percepiti e misurati oggettivamente (con la riduzione del principale ormone dello stress, il cortisolo), fanno bene alla salute cardiovascolare, difendono dalle infezioni e sono in grado di sprigionare emozioni positive.

Abbracciarsi fa bene, insomma, tanto che dagli anni ’80 si festeggia in Usa la giornata nazionale degli abbracci, divenuta poi Giornata Mondiale (il 21 gennaio di ogni anno).

La giornata nasce ed è stata fissata in questo periodo che è ritenuto il più triste dell’anno perché segue le feste natalizie con il loro ‘lascito’ di nostalgia e precede un altro appuntamento per molti spinoso, San Valentino.

“Il sostegno sociale e le emozioni che siamo in grado di ricevere / trasmettere mediante un abbraccio aumentano il rilascio di ossitocina – spiega all’ANSA Francesco Bruno dell’Università Sapienza di Roma, autore insieme a Sonia Canterini di ‘La scienza degli abbracci’ (Franco Angeli) – da parte del sistema neuroendocrino”. Ciò si ripercuote positivamente sugli aspetti psicologici, emotivi e sociali della salute e del benessere. Gli abbracci, infatti – continua l’esperto – favoriscono la riduzione dei conflitti, il rafforzamento di attaccamento e legami, l’aumento della capacità di riconoscere le emozioni altrui (empatia), di fedeltà e sincerità. (ANSA).

DIECI sono i benefici che portano gli abbracci: 

1 – Gli abbracci ci fanno sentire “felici”!
Quando abbracciamo un’altra persona, i nostri corpi rilasciano ossitocina, un ormone associato con la “felicità”.

2 – Gli abbracci alleviano lo stress!
Un buon abbraccio diminuisce il nostro cortisolo o livelli “stress”.

3 – I bambini hanno bisogno di abbracci tanto quanto dell’acqua e del cibo!

4 – Gli abbracci ci rendono studenti migliori!
Gli studenti che ricevono un tocco di sostegno da un insegnante hanno il doppio delle probabilità di volontariato in classe.

5 – Gli abbracci migliorano il nostro gioco!
Più sono affettuosi i membri di una squadra l’uno con l’altro, più è probabile vincere.

6 – Un abbraccio al giorno toglie il medico di torno!
Un abbraccio stimola la ghiandola del timo, che regola la produzione di globuli bianchi, che ci tengono in buona salute e liberi da malattie.

7 – Un abbraccio ferma i virus!
Per le persone malate, ricevere un abbraccio, vuol dire rendere meno gravi i sintomi e ottenere una guarigione più velocemente.

8 – Un cuore che abbraccia è un cuore sano!
Un buon abbraccio, attenua il flusso di sangue e i livelli di cortisolo, e contribuisce a ridurre le frequenze cardiache.

9 – Una coppia che si abbraccia è una coppia felice!
Le coppie che sperimentano l’amore dei loro partner attraverso affetto fisico distribuiscono livelli superiori di ossitocina.

10 – Gli abbracci fanno sapere a qualcuno che ti interessa, senza dover dire una parola!

Oggi 25 novembre è la Giornata Mondiale contro la Violenza sulle Donne… Permettetemi di dedicare “Lo Stupro”, l’agghiacciante, forte, commovente monologo di Franca Rame a tutte quelle merde che mi fanno vergognare di essere nato uomo…!

 

Franca Rame

 

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Oggi 25 novembre è la Giornata Mondiale contro la Violenza sulle Donne… Permettetemi di dedicare “Lo Stupro”, l’agghiacciante, forte, commovente monologo di Franca Rame a tutte quelle merde che mi fanno vergognare di essere nato uomo…!

Permettetemi di dedicare questo monologo di Franca Rame a tutte quelle merde che mi fanno vergognare di essere nato uomo… (by Eles)

(dopo il testo, che va assolutamente letto, trovate il video)

LO STUPRO

Il brano che ora reciterò è stato ricavato da una testimonianza apparsa sul “Quotidiano Donna”, testimonianza che vi riporto testualmente.

C’è una radio che suona… ma solo dopo un po’ la sento. Solo dopo un po’ mi rendo conto che c’è qualcuno che canta. Sì, è una radio. Musica leggera: cielo stelle cuore amore… amore…

Ho un ginocchio, uno solo, piantato nella schiena… come se chi mi sta dietro tenesse l’altro appoggiato per terra… con le mani tiene le mie, forte, girandomele all’incontrario. La sinistra in particolare.

Non so perché, mi ritrovo a pensare che forse è mancino. Non sto capendo niente di quello che mi sta capitando.

Ho lo sgomento addosso di chi sta per perdere il cervello, la voce… la parola. Prendo coscienza delle cose, con incredibile lentezza… Dio che confusione! Come sono salita su questo camioncino? Ho alzato le gambe io, una dopo l’altra dietro la loro spinta o mi hanno caricata loro, sollevandomi di peso?

Non lo so.

È il cuore, che mi sbatte così forte contro le costole, ad impedirmi di ragionare… è il male alla mano sinistra, che sta diventando davvero insopportabile. Perché me la storcono tanto? Io non tento nessun movimento. Sono come congelata.

Ora, quello che mi sta dietro non tiene più il suo ginocchio contro la mia schiena… s’è seduto comodo… e mi tiene tra le sue gambe… fortemente… dal di dietro… come si faceva anni fa, quando si toglievano le tonsille ai bambini.

L’immagine che mi viene in mente è quella. Perché mi stringono tanto? Io non mi muovo, non urlo, sono senza voce. Non capisco cosa mi stia capitando. La radio canta, neanche tanto forte. Perché la musica? Perché l’abbassano? Forse è perché non grido.

Oltre a quello che mi tiene, ce ne sono altri tre. Li guardo: non c’è molta luce… né gran spazio… forse è per questo che mi tengono semidistesa. Li sento calmi. Sicurissimi. Che fanno? Si stanno accendendo una sigaretta.

Fumano? Adesso? Perché mi tengono così e fumano?

Sta per succedere qualche cosa, lo sento… Respiro a fondo… due, tre volte. Non, non mi snebbio… Ho solo paura…

Ora uno mi si avvicina, un altro si accuccia alla mia destra, l’altro a sinistra. Vedo il rosso delle sigarette. Stanno aspirando profondamente.

Sono vicinissimi.

Sì, sta per succedere qualche cosa… lo sento.

Quello che mi tiene da dietro, tende tutti i muscoli… li sento intorno al mio corpo. Non ha aumentato la stretta, ha solo teso i muscoli, come ad essere pronto a tenermi più ferma. Il primo che si era mosso, mi si mette tra le gambe… in ginocchio… divaricandomele. È un movimento preciso, che pare concordato con quello che mi tiene da dietro, perché subito i suoi piedi si mettono sopra ai miei a bloccarmi.

Io ho su i pantaloni. Perché mi aprono le gambe con su i pantaloni? Mi sento peggio che se fossi nuda!

Da questa sensazione mi distrae un qualche cosa che subito non individuo… un calore, prima tenue e poi più forte, fino a diventare insopportabile, sul seno sinistro.

Una punta di bruciore. Le sigarette… sopra al golf fino ad arrivare alla pelle.

Mi scopro a pensare cosa dovrebbe fare una persona in queste condizioni. Io non riesco a fare niente, né a parlare né a piangere… Mi sento come proiettata fuori, affacciata a una finestra, costretta a guardare qualche cosa di orribile.

Quello accucciato alla mia destra accende le sigarette, fa due tiri e poi le passa a quello che mi sta tra le gambe. Si consumano presto.

Il puzzo della lana bruciata deve disturbare i quattro: con una lametta mi tagliano il golf, davanti, per il lungo… mi tagliano anche il reggiseno… mi tagliano anche la pelle in superficie. Nella perizia medica misureranno ventun centimetri. Quello che mi sta tra le gambe, in ginocchio, mi prende i seni a piene mani, le sento gelide sopra le bruciature…

Ora… mi aprono la cerniera dei pantaloni e tutti si dànno da fare per spogliarmi: una scarpa sola, una gamba sola.

Quello che mi tiene da dietro si sta eccitando, sento che si struscia contro la mia schiena.

Ora quello che mi sta tra le gambe mi entra dentro. Mi viene da vomitare.

Devo stare calma, calma.

“Muoviti, puttana. Fammi godere”. Io mi concentro sulle parole delle canzoni; il cuore mi si sta spaccando, non voglio uscire dalla confusione che ho. Non voglio capire. Non capisco nessuna parola… non conosco nessuna lingua. Altra sigaretta.

“Muoviti puttana fammi godere”.

Sono di pietra.

Ora è il turno del secondo… i suoi colpi sono ancora più decisi. Sento un gran male.

“Muoviti puttana fammi godere”.

La lametta che è servita per tagliarmi il golf mi passa più volte sulla faccia. Non sento se mi taglia o no.

“Muoviti, puttana. Fammi godere”.

Il sangue mi cola dalle guance alle orecchie.

È il turno del terzo. È orribile sentirti godere dentro, delle bestie schifose.

“Sto morendo, – riesco a dire, – sono ammalata di cuore”.

Ci credono, non ci credono, si litigano.

“Facciamola scendere. No… sì…” Vola un ceffone tra di loro. Mi schiacciano una sigaretta sul collo, qui, tanto da spegnerla. Ecco, lì, credo di essere finalmente svenuta.

Poi sento che mi muovono. Quello che mi teneva da dietro mi riveste con movimenti precisi. Mi riveste lui, io servo a poco. Si lamenta come un bambino perché è l’unico che non abbia fatto l’amore… pardon… l’unico, che non si sia aperto i pantaloni, ma sento la sua fretta, la sua paura. Non sa come metterla col golf tagliato, mi infila i due lembi nei pantaloni. Il camioncino si ferma per il tempo di farmi scendere… e se ne va.

Tengo con la mano destra la giacca chiusa sui seni scoperti. È quasi scuro. Dove sono? Al parco. Mi sento male… nel senso che mi sento svenire… non solo per il dolore fisico in tutto il corpo, ma per lo schifo… per l’umiliazione… per le mille sputate che ho ricevuto nel cervello… per lo sperma che mi sento uscire. Appoggio la testa a un albero… mi fanno male anche i capelli… me li tiravano per tenermi ferma la testa. Mi passo la mano sulla faccia… è sporca di sangue. Alzo il collo della giacca.

Cammino… cammino non so per quanto tempo. Senza accorgermi, mi trovo davanti alla Questura.

Appoggiata al muro del palazzo di fronte, la sto a guardare per un bel pezzo. Penso a quello che dovrei affrontare se entrassi ora… Sento le loro domande. Vedo le loro facce… i loro mezzi sorrisi… Penso e ci ripenso… Poi mi decido…

Torno a casa… torno a casa… Li denuncerò domani.

(continua dopo il video)

Era il 9 marzo 1973 quando Franca Rame fu stuprata. La fecero salire a forza su un camioncino cinque esponenti dell’estrema destra, pedine di un gioco malato architettato da alcuni ufficiali dei Carabinieri per punire “la compagna di Dario Fo”, attrice teatrale, drammaturga, politica, attivista. Una donna scomoda, che parlava quando doveva stare zitta, che non sapeva tacere su quello che non andava e non funzionava. Che aveva prestato la sua voce prima all’Organizzazione Soccorso Militare e poi, negli anni Settanta, al movimento femminista. Una donna che doveva imparare a stare al suo posto.

Le spaccarono gli occhiali, le tagliarono viso e corpo con una lametta, – una maschera di sangue -, le bruciarono la pelle con le sigarette e la violentarono a turno. Per quello stupro non c’è mai stata nessuna condanna, ma solo la prescrizione, a 25 anni dal fatto, nonostante nel 1987 due fascisti, Angelo Izzo e Biagio Pitaresi, rivelarono al giudice Salvini che a compiere lo stupro fu una squadraccia neofascista e soprattutto che l’ordine di “punire” Franca Rame con lo stupro venne dall’Arma dei Carabinieri. Nonostante la testimonianza di Nicolò Bozzo, che sarebbe diventato stretto collaboratore di Carlo Alberto Dalla Chiesa e che al tempo dei fatti era in servizio presso la divisione Pastrengo.

 

by Eles

 

Attenzione – Violenza sulle donne, anche colpevolizzare continuamente le vittime È VIOLENZA SULLE DONNE…!

 

violenza sulle donne

 

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Attenzione – Violenza sulle donne, anche colpevolizzare continuamente le vittime È VIOLENZA SULLE DONNE…!

 

Il prete Bolognese don Lorenzo Guidotti alla ragazza vittima di stupro: “è il MINIMO che potesse accaderti. Ma dovrei provare pietà? No! Quella la tengo per chi è veramente Vittima di una città amministrata di…, non per chi vive da barbara con i barbari e poi si lamenta perché scopre di non essere oggetto di modi civili. Chi sceglie la cultura dello sballo lasci che si ‘divertano’ anche gli altri…?”.

Così quella pvera ragazza è stata stuprata per la secondavolta…

(continua dopo il video che Vi cnsigliamo di vedere)

Da Fanpage.it:

Anche colpevolizzare continuamente le vittime è violenza sulle donne

Che cos’è la violenza sulle donne? Un pugno? Uno schiaffo? Un omicidio? No, non solo. Anche irridere le vittime di molestie e abusi sessuali che dopo anni riescono a trovare il coraggio di denunciare e provano ad abbattere un sistema fondato sull’abuso di potere e sulla prevaricazione è violenza sulle donne, forse anche peggiore, sicuramente la più subdola.

Che cos’è la violenza sulle donne? La domanda può risultare banale, ma la risposta in realtà non lo è affatto. La violenza sulle donne non è solo lo stupro, non è solo lo schiaffo, non è solo il pugno e non è solo il femminicidio. Migliaia sono le sfaccettature e le sfumature, migliaia sono i comportamenti misogini messi in atto tutti i giorni contro le donne. La violenza contro le donne è anche e soprattutto una questione di mentalità, una mentalità trasversale che porta le persone a pensare che certi comportamenti e certe prevaricazioni siano tutto sommato giustificate e giustificabili. Sebbene in caso di stupro spesso, ma non sempre, la condanna sia pressoché unanime, accade invece molto frequentemente che in caso di molestie e abusi sessuali questa condanna sociale non sia poi così corale, ma anzi la vittima di solito viene vivisezionata e analizzata, nonché infine scambiata per carnefice. Si è visto molto bene negli ultimi mesi, complice il caso Weinstein.

Grazie a un’inchiesta del New Yorker, un bel giorno Hollywood si è risvegliata scoprendo il “segreto di Pulcinella”: l’allora terzo produttore più importante del sistema cinematografico statunitense per anni ha abusato di giovani attrici alle prime armi sfruttando il suo potere. Tutti sapevano, si è scoperto, ma nessuno aveva mai voluto parlarne apertamente perché l’uomo era troppo potente per essere combattuto, sia dai media che, soprattutto, dalle attrici novizie. Violenza e abuso sessuale reiterato si intrecciavano in quell’inchiesta che ha avuto il merito di scoperchiare il cosiddetto “vaso di Pandora”. Da lì in poi, in tutto il mondo tantissime ragazze hanno trovato il coraggio, supportandosi l’una con l’altra, di denunciare le violenze, gli abusi e le molestie subite. Tante, in molti Paesi, hanno trovato ad accogliere quelle denunce una trasversale solidarietà. In Italia, complice il caso Weinstein denunciato da Asia Argento, e un’approfondita inchiesta condotta da Dino Giarrusso delle Iene, allo stesso modo anche in Italia si è cominciato a parlare molto delle molestie sessuali che da tempo regnano incontrastate in casa nostra, nel Belpaese.

Le reazioni, però, a differenze di quelle scaturite in Usa o nei Paesi Scandinavi, non sono state affatto le medesime: le ragazze che hanno osato denunciare le molestie e gli abusi subiti sono state sbeffeggiate, vilipese, ridicolizzate e maltrattate da media e commentatori. Le testimonianze rese da quelle ragazze sono state vivisezionate e bollate come poco credibili da moltissimi lettori e opinionisti, che hanno preso anche a insultare le vittime. Come al solito, la vittima è stata trasformata in carnefice, carnefice perché ha trovato il coraggio di parlare apertamente di quello che tutti sapevano ma di cui nessuno aveva voglia di parlare.

Le vittime sono immediatamente diventate colpevoli, senza appello. Il sacrosanto garantismo tanto sbandierato dai difensori di Fausto Brizzi – il regista accusato da 15 ragazze intervistate da Le Iene – a quelle quindici donne non è stato concesso. “Hanno denunciato troppo tardi”, dicono molti. “Colpa loro che hanno accettato di fare un provino in casa”, hanno chiosato altri. “E che sarà mai, al massimo ci avrà provato. Potevano rifiutare”, uno degli altri gettonatissimi refrain. Giusto che Brizzi sia considerato innocente fino a sentenza definitiva e abbia diritto a difendersi per via giudiziaria, cosí come prevede la nostra Costituzione, ma il problema nel caso Brizzi, stando ai commenti degli utenti, sembra invece un altro: insomma, la molestia viene addirittura difesa da molti uomini e moltissime donne, tutti concordi nel sostenere che a un abuso di potere si può sempre dire di no. Il che è verissimo, purtroppo non tutte le ragazze e le donne hanno la forza di farlo, molte di loro provano un senso di vergogna, di sporco, ci mettono anche mesi a razionalizzare ciò che è successo.

Poche e sporadiche le difese per queste ragazze, pochissimi hanno rilevato il fatto che non è la donna a dover rifiutare una molestia o un abuso di potere, ma è l’uomo che deve finalmente imparare che non tutto gli è concesso e che il volerci provare con una donna che piace non permette a chicchessia di schiaffarle la lingua in bocca a sorpresa, di palpeggiarla contro la sua volontà o di farle la mano morta. Il problema è proprio a monte, è una questione di mentalità trasversale e radicata che sarà molto difficile abbattere. Il problema delle molestie di Fausto Brizzi non è Fausto Brizzi in quanto persona accusata di, ma è una questione che attiene a una forma mentis.

In Italia l’inchiesta sulle molestie sessuali ha continuato ad alimentare il solito clima di tifo che si scatena in ogni momento e per qualsiasi argomento: il popolo si è diviso tra sostenitori di Brizzi e sostenitori delle molestie, dimenticandosi però di discutere del tema focale, del tema principale, ovvero di come abbattere quella mentalità che fa credere che una molestia non sia poi nulla di così grave e che alla fin fine, si sa, il mondo funziona così da sempre, e dunque perché cambiarlo? E invece no, la molestia non è affatto normale, non può essere considerata un nulla di che da nessun essere umano che voglia definirsi civile, ma anzi quel continuo tiro al piccione contro le vittime, sempre e costantemente colpevolizzate da quella larga fetta di opinione pubblica che vorrebbe apparire di mentalità aperta e anticonformista, è violenza contro le donne al pari di un abuso sessuale.

tratto da:https://donna.fanpage.it/anche-colpevolizzare-continuamente-le-vittime-e-violenza-sulle-donne/