Amarcord – 17 giugno 1970, 49 anni fa, la mitica semifinale Italia-Germania 4-3. Da allora all’ingresso dello stadio Azteca di Città del Messico è apposta la targa “El partido del siglo”

Italia-Germania

 

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Amarcord – 17 giugno 1970, 49 anni fa, la mitica semifinale Italia-Germania 4-3. Da allora all’ingresso dello stadio Azteca di Città del Messico è apposta la targa “El partido del siglo”

Italia-Germania 4-3: una brutta partita che fece la storia

Perfino chi non era ancora nato la porta nel cuore, sente un po’ di esserci stato. Perché Italia-Germania 4-3, semifinale del Mondiale 1970, è stata epica. In barba al gioco non strepitoso e agli errori. Ma grazie a un carattere che ci piacerebbe avere in tutti i momenti difficili

La partita fra azzurri e tedeschi occidentali è leggenda per il modo in cui i fatti si susseguono e per una serie di coincidenze che forse non sono tali, ma che in ogni caso arricchiscono una trama già ricca e complessa. Del resto, se ancor oggi all’interno dello stadio Azteca di Città del Messico una targa commemora “Italia y Alemania” come “el partido del siglo” (la partita del secolo), un motivo pure ci sarà.

È il 17 giugno di 45 anni fa, ci sono oltre 102mila spettatori sugli spalti, mentre altre centinaia di milioni di abitanti del pianeta sono collegati in Mondovisione. In palio c’è un posto in finale, dove il Brasile (che nel frattempo ha sconfitto per 3-1 l’Uruguay nell’altro confronto di semifinale) attende di sapere contro chi dovrà scendere in campo per giocarsi la Coppa Rimet domenica 21 giugno 1970. Sono le 16, ore locali, di un mercoledì in apparenza come altri. Il caldo – riportano le cronache – è piuttosto torrido, ma pochi sembrano farci caso. In Italia è tarda sera, nessuno capace di intendere e di volere vuole perdersi lo spettacolo.

Il gol di Boninsegna dopo otto minuti incanala l’incontro nella direzione che l’Italia preferisce: far fare gioco agli avversari e ripartire in contropiede. Ma, siamo due minuti oltre il 90°, All’ultimo assalto tedesco, la difesa italiana dà segni di cedimento ma in effetti manca pochissimo. Dal limite sinistro dell’area azzurra Grabowski lascia partire un cross al centro. Si avventa sul pallone il difensore Schnellinger, uno che avrà segnato tre volte in vita sua. La difesa azzurra lo lascia inspiegabilmente libero. Colpo quasi in spaccata e al 92’ e 30’’ la Germania pareggia.

E qui finisce la storia ed inizia la leggenda.

Muller porta in vantaggio i tedeschi.

Burgnich, che ancora oggi non sa cosa rispondere a chi gli chiede cosa facesse nell’area di rigore tedesca, pareggia al 98′.

Sinistro di Riva, al 104′: 3-2 sembra fatta. Sembra…

Sembra perché Rivera è troppo elegante per vestire la tuta di operaio: causa il 3-3 al 110′ “scansandosi” su un colpo di testa di Seeler.

Si farà perdonare trenta secondi dopo, calciando il pallone del 4-3 nell’immediato capovolgimento di fronte.

Ricorda Gianni Brera:

«I tedeschi sono battuti. Beckenbauer con braccio al collo fa tenerezza ai sentimenti. Ben sette gol sono stati segnati. Tre soli su azione degna di questo nome: Schnellinger, Riva, Rivera. Tutti gli altri, rimediati. Due autogol italiani (pensa te!). Un autogol tedesco (Burgnich). Una saetta di Bonimba ispirata da un rimpallo fortunato […]
Come dico, la gente si è tanto commossa e divertita. Noi abbiamo rischiato l’infarto, non per scherzo, non per posa. Il calcio giocato è stato quasi tutto confuso e scadente, se dobbiamo giudicarlo sotto l’aspetto tecnico-tattico. Sotto l’aspetto agonistico, quindi anche sentimentale, una vera squisitezza, tanto è vero che i messicani non la finiscono di laudare (in quanto di calcio poco ne san masticare, pori nan).
I tedeschi meritano l’onore delle armi. Hanno sbagliato meno di noi ma il loro prolungato errore tattico è stato fondamentale. Noi ne abbiamo commesse più di Ravetta, famoso scavezzacollo lombardo. Ci è andata bene. Siamo stati anche bravi a tentare sempre, dopo il grazioso regalo fatto a Burgnich (2-2). L’idea di impiegare i dioscuri Mazzola e Rivera è stata un po’ meno allegra che nell’amichevole con il Messico. Effettivamente Rivera va tolto dalla difesa. Io non ce l’ho affatto con il biondo e gentile Rivera, maledetti: io non posso vedere il calcio a rovescio: sono pagato per fare questo mestiere. Vi siete accorti o no del disastro che Rivera ha propiziato nel secondo tempo?»

Così scriveva Gianni Brera all’indomani della mitica semifinale (QUI l’articolo completo)

Per la cronaca, l’Italia perse la finale col Brasile per 1 a 4. Ma il primo tempo terminò 1-1 e le squadre si equivalsero… Il Brasile avava avuto un giorno di riposo in più e l’Italia una semifinale massacrante… Col senno di poi, se Schnellinger non avesse pareggiato a tempo ormai scaduto, ci saremmo persi la “partita del secolo”, ma forse avremmo avuto una finale diversa…

By Eles

Amarcord – 17 giugno 1970, 49 anni fa, la mitica semifinale Italia-Germania 4-3. Da allora all’ingresso dello stadio Azteca di Città del Messico è apposta la targa “El partido del siglo”ultima modifica: 2019-06-16T10:40:30+02:00da eles-1966
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