Contro il proliferare di farine super-raffinate e di dubbia provenienza, ecco i mini – mulini domestici, per avere un prodotto fresco e sicuro.

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Contro il proliferare di farine super-raffinate e di dubbia provenienza, ecco i mini – mulini domestici, per avere un prodotto fresco e sicuro.

Piccoli mulini da casa per avere farina fresca e doc. Perché la nostra civiltà ha impoverito la ricchezza nutritiva dei cereali.

Piccoli, utili e veloci. Sono i macchinari casalinghi, da acquistare anche online, che permettono di raffinare in proprio i cereali migliori. Per mantenere intatta la loro ricchezza nutritiva

Ritorno al passato, agli antichi mulini a pietra? Tutt’altro, semmai un ritorno al futuro. Perché la nostra civiltà nell’arco dell’ultimo secolo ha impoverito la ricchezza nutritiva dei cereali. Purtroppo nei mulini moderni si è sempre più diffuso il metodo della raffinazione per mezzo dei rulli d’acciaio ad alta velocità, che rende la farina ricca di calorie ma povera di sostanze bionutritive benefiche: proprio quelle più necessarie per la salute secondo i risultati delle più recenti ricerche scientifiche. Chi segue un’alimentazione naturale conosce il valore biologico dei cereali integrali, con tutte le vitamine, i minerali, le fibre e i preziosi acidi grassi essenziali contenuti nel germe. Infatti oggi più che mai le farine macinate negli antichi mulini a pietra (ancora magnificamente funzionanti nelle migliori aziende agricole tradizionali) sono molto ricercate per la loro qualità superiore. Ecco perché, su esempio di altri Paesi mitteleuropei dove macinarsi la propria farina in casa è un’esigenza molto sentita, si sta diffondendo anche in Italia l’utilizzo dei piccoli mulini domestici.

Funzionamento e costi

Come funzionano i mulini casalinghi? Proprio come gli antichi mulini a pietra. E sono facili da usare: da una parte si immettono i chicchi di cereale, e dall’altra parte in pochi minuti esce la quantità di farina utile alle necessità del momento; con la garanzia della massima genuinità e con il vantaggio di avere sempre a disposizione il prodotto fresco, perché bisogna tener conto anche del fatto che le farine, una volta macinate, perdono in fretta le loro preziose sostanze vitali, percorrendo le molteplici tappe della catena alimentare. Quanto costano i piccoli mulini domestici? Non tanto, e naturalmente dipende dalle esigenze: diciamo che partendo da 250 euro si trova un buon mulino elettrico in grado di macinare 1 chilo di farina in circa 5 minuti, con un consumo energetico del tutto trascurabile.

Sul Web troverete un’ampia gamma di mulini casalinghi.

Datevi da fare ed cominciate la Vostra avventura con il vostro mulino personale.

 

tratto da: http://lospillo.info/piccoli-mulini-casa-farina-fresca-doc-perche-la-nostra-civilta-impoverito-la-ricchezza-nutritiva-dei-cereali/

 

Orzo e avena: i cereali magici che spazzano via il colesterolo

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Orzo e avena: i cereali magici che spazzano via il colesterolo

Prima o poi tutti devono farci i conti.

C’è chi prende farmaci, ma la ricetta ideale per risolvere questo problema è mangiare i cibi che diminuiscono il colesterolo ed evitare quelli che lo aumentano.

In altri articoli abbiamo riportato i consigli di autorevoli siti come quello della Fondazione Veronesi, che raccomanda assumere più fibre, mangiare legumi almeno 2 volte a settimana, 2 porzioni di frutta al giorno e 2 o 3 di verdura.

E poi ci sono alimenti specifici dal potente effetto anticolesterolo come, ad esempio, spinaci, salmone fresco, noci, aglio e avocado. Ma non solo.

Di recente è stato rivalutato il ruolo di cereali come orzo e avena nelle diete per abbassare il colesterolo. Le sostanze benefiche contenute in questi 2 cibi sono i beta glucani, fibre solubili che, aiutano, e lo ha riconosciuto anche l’EFSA, a ridurre il colesterolo cattivo, purché se ne consumino almeno 3 grammi al giorno.

Orzo e avena, 2 cibi che diminuiscono il colesterolo

3 grammi di beta glucani, osserva la nutrizionista Carla Favaro sul Corriere della Sera, si trovano, per esempio, in una porzione di 85 grammi di orzo o di fiocchi d’avena:

“Stando a uno studio pubblicato sul Journal of Food and Nutrition Research , 3 grammi di beta glucani sono, ad esempio, quelli contenuti, in media, in circa 85 grammi di fiocchi d’avena o di orzo perlato. Secondo una meta analisi dell’ American Journal of Clinical Nutrition , in cui sono stati analizzati 28 studi che prevedevano il confronto fra diete con almeno 3 grammi quotidiani di beta glucani e diete povere di beta glucani, i ricercatori hanno osservato che le prime comportavano una riduzione media del colesterolo LDL («cattivo») di 9.6 mg/dL (corrispondenti a circa il 7%), con un effetto maggiore nelle persone con livelli di colesterolo più elevato e nei diabetici. «I beta glucani, grazie alla loro viscosità, riducono l’assorbimento del colesterolo nell’intestino e non è escluso agiscano anche in altri modi» commenta Domenico Sommariva, vicepresidente della Sezione lombarda della Società italiana studio dell’arteriosclerosi”.

E bisogna stare attenti a non eccedere la dose raccomandata in quanto “superandola non si ottengono ulteriori benefici, come se l’organismo reagisse alla riduzione dell’assorbimento di colesterolo aumentandone la produzione”.

tratto da: http://fortesano.it/2016/09/12/cibi-che-diminuiscono-il-colesterolo/

Ecco la rete dei custodi di cereali antichi: il Salento resiste alle multinazionali del grano

 

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Ecco la rete dei custodi di cereali antichi: il Salento resiste alle multinazionali del grano

CASTIGLIONE D’OTRANTO (Lecce) – Non seminano più solo per se stessi, ma sono diventati i custodi dei cereali antichi nel Salento, la risposta del territorio al dominio assoluto delle multinazionali del grano. Baluardo di biodiversità, sono undici le realtà leccesi che hanno fatto del ritorno alla cerealicoltura autoctona la propria bandiera: non è questione di produzione e vendita spicciola, ma di impegno comune nel recupero della biodiversità locale, nello studio di nuove strade sostenibili e nella chiusura del ciclo produttivo dei cereali. Sono legate tra loro nella Rete di Salentokm0, collaborando nella promozione comune delle coltivazioni e nella distribuzione dei prodotti. Punto di riferimento per tutti resta l’esperienza di “Simenza, cumpagnìa siciliana di sementi contadini”, associazione culturale che raggruppa 120 aziende che custodiscono le varietà di grani locali, la cui produzione bio è estesa su 1.500 ettari. Sarà proprio questa realtà tra le protagoniste della terza e ultima giornata di Preludi alla Notte Verde, precedendo il grande evento conclusivo del 31 agosto interamente dedicato alle tematiche della terra e dell’ambiente. Il focus sui grani antichi e sulle reti sociali virtuose, come anche quella dei custodi salentini, è in calendario per mercoledì 30 agosto, a Castiglione d’Otranto. Si parte alle h 19, presso la ex scuola elementare, con i laboratori a tema: quello di panificazione con pasta madre per i bambini, a cura di Il Tempo di Momo, e “C’era una volta la pizza: laboratorio e viaggio nel sistema dell’agro-business”, a cura di Officine Cittadine. In piazza della Libertà, alle 21, si presenta “Terre Frumentarie, l’esperienza di Simenza cumpagnia siciliana simenze contadine”, con Giuseppe Li Rosi, contadino rivoluzionario, presidente dell’associazione Simenza. Alle 21.30, dialogo su “Esperienze virtuose di reti solidali e costruzioni di comunità nel Sud Italia e nel Mediterraneo”, con Giuseppe Li Rosi, Dario Monte (Monte Frumentario, filiera agricola costruita dalla Cooperativa Terra di Resilienza del Cilento per un’economia locale solidale), Tiziana Pedone (rete Coltivatori di cambiamento coordinata da Salento Km0), Giorgio Menchini (Presidente Cospe, progetto Lungo la costa adriatica. Conversione ecologica e interculturalità), Mauro Lazzari (Ass. Lua-Parco dei Paduli / Metamor, progettista del Mulino di Comunità di Castiglione). Modera Virginia Meo. In chiusura, dj Campesinos.

Speculazioni sui prezzi e importazioni selvagge: come si sta organizzando il Salento

I grandi gruppi industriali lavorano ai fianchi dei piccoli contadini, continuando ad acquistare terre soprattutto in Puglia e Sicilia e tenendo basso il prezzo dei cereali pagato agli agricoltori, specie nel Mezzogiorno. Un quintale di grano duro non vale più di due pizze: la Borsa del grano di Foggia, quest’estate, lo ha fissato a 23,75 euro a quintale, molto meno che a Bologna, mercato di riferimento per il centro Italia (24,25 euro/q), e di Milano, che per il nord lo fissa a 24,5 euro/q. Nel 2016 andò anche peggio: Foggia lo fissò in 19 euro. Le conseguenze sono importanti: abbandono delle coltivazioni, corrispondente aumento delle importazioni, speculazioni sui prezzi. Il gioco è semplice: il grano si può stoccare anche per tre anni, immettendolo sui mercati a seconda delle quotazioni. È quello che si ritiene che facciano le «5 sorelle» dei cereali (Adm, colosso a stelle e strisce; Cargill di Minneapolis; i franco-statunitensi della Louis Dreyfus; gli argentini della Bunge Y Borne e gli svizzeri della Glencore), mettendo in ginocchio i piccoli, gli agricoltori reali. L’arrivo di immense navi cariche di grano proveniente da Ucraina, Sud America e Australia nei porti di Taranto e Bari è la fotografia più immediata di questa premessa. Non è un caso che lo scorso anno la forbice tra prezzo del grano e della pasta sia stata del 400 per cento e tra grano e pane del 1.450 per cento. E si parla quasi sempre di grano creso, cultivar di frumento duro irradiato, prodotto in laboratorio negli anni ’70 e – oggi sa – responsabile di molte intolleranze alimentari. Il Salento, però, non sta a guardare. E per questo sta organizzando la rete che, da un lato, serve a reintrodurre cereali autoctoni e dall’altro tenta di strappare fette di mercato locale alle multinazionali, vendendo la propria farina, facendo nascere appositi gruppi di acquisto e chiudendo la filiera attraverso la creazione di forni sociali e mulini di comunità, come quello che sta per sorgere a Castiglione d’Otranto.

Chi sono i custodi dei cereali antichi nel Salento?

I custodi sono undici realtà sparse in tutti gli angoli del Salento: Casa delle Agriculture Tullia e Gino (Castiglione d’Otranto); Karadrà (Aradeo); Az. Agricola Merico (Miggiano); Mulino Maggio (Poggiardo); azienda agricola Melusina (San Donaci); Casina dei Mori (Nardò); PresentèFuturo (Spongano); Ass.Marina Serra (Tricase); agriturismo Piccapane (Cutrofiano); agriturismo Fontanelle (Otranto); agriturismo Salos (Otranto). A censirle è la Rete Salentokm0. «Tra le varietà recuperate – spiega la coordinatrice Francesca Casaluci, che è anche presidente onoraria della Notte Verde 2017 – quella più apprezzata resta il grano duro Senatore Cappelli, che molte famiglie, piccoli agricoltori e aziende che vogliono diversificare la produzione sono tornare a coltivare. Ci sono, però, molte altre varietà dimenticate interessanti, reintrodotte nel Salento in maniera più puntiforme: Russarda, San Pasquale, Marzuolo, Maiorca, Saragolla, Gentil Rosso, Carosella, farro, orzo. Passo avanti fondamentale è stata la sperimentazione del “miscuglio di semi”, sulla scorta dell’insegnamento del genetista Salvatore Ceccarelli, che proprio grazie alla Notte Verde la Puglia ha potuto conoscere. In ogni caso, recuperare antiche varietà serve a poco se la produzione non è sostenibile, abbandonando l’uso della chimica».

 

fonte: http://www.corrieresalentino.it/2017/08/ecco-la-rete-dei-custodi-di-cereali-antichi-il-salento-resiste-alle-multinazionali-del-grano/

 

Grani antichi: fonte di benessere e salvaguardia della biodiversità

 

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Grani antichi: fonte di benessere e salvaguardia della biodiversità

Grani antichi e grano comune sono cereali completamente diversi, vediamo perché.

Nell’articolo Cereali e glutine: nuove intolleranze e sensibilità del nostro corpo, abbiamo già approfondito il tema del grano utilizzato per la preparazione di moltissimi alimenti e delle sue modifiche genetiche, che molti esperti ritengono essere la causa di disturbi e problemi in molte persone.

Perché tornare ai grani antichi ?

Il grano comune è stato geneticamente modificato, ovvero trattato in mondo che si mantenesse ad una determinata altezza affinché le spighe non si pieghino e spezzino. Tutto questo per poter rispondere alle esigenze di maggior produzione e business del mercato. Questo insieme all’utilizzo intensivo di pesticidi ha reso molti terreni sterili, il grano nel tempo ha perso molte proprietà nutrizionali, è aumentata la quantità di glutine e con essa le intolleranze alimentari.

I grani antichi: un tesoro da conservare

Fortunatamente in Italia vi sono delle regioni che possiedono ancore dei terreni fertili in grado di produrre dei grani genuini e ricchi di tutte le loro benefiche proprietà: sono quelli oggi definiti “grani antichi”.

I loro fusti, mantenuti naturali ovvero non modificati, sono alti con grandi spighe i cui semi contengono poco glutine, la parte proteica del frumento che oggi sta causando intolleranze, scarsa digeribilità e disturbi intestinali.

I terreni italiani coltivati con grani antichi si trovano principalmente in Sicilia e in Sardegna e forniscono un apporto nutrizionale di alta qualità, proprio perché naturali. Siamo grati agli agricoltori che si stanno dedicando al recupero di questi grani antichi e sono felice di contribuire a diffonderne la conoscenza.