Il fantastico monologo di Paola Cortellesi sulla famiglia dell’amore – Mi chiamo Anna e credo nella famiglia, la famiglia dell’amore…

 

Paola Cortellesi

 

.

seguiteci sulla pagina Facebook Curiosity 

.

.

Il fantastico monologo di Paola Cortellesi sulla famiglia dell’amore – Mi chiamo Anna e credo nella famiglia, la famiglia dell’amore…

“Mi chiamo Anna e credo nella famiglia”. Sono appena apparsa nella pancia di mia mamma e sono piccola piccola. I miei genitori hanno 19 anni e si amano di una passione infinita infatti tra di loro sento arrivare parole di incoraggiamento….La prima volta che ci siamo visti è stato durate l’ecografia, loro mi guardavano e io guardavano loro. Mia madre era bellissima e mi ha detto: “Ciao Amore”. Io non conosco ancora il significato delle parole…ma sto imparando alcune frasi….ho sentito mia nonna: “siete degli incoscienti,ci potevate pensare prima”. Ho sentito anche mio papà: “sono troppo giovane e non ce la faccio” E poi mia mamma: “ma io ti amo”. 

Mi chiamo Anna e credo nella famiglia. Sono alta un metro perché sono ancora piccola ma ho due occhi azzurri e tutti mi dicono che sono bellissima.
Mamma invece ha gli occhi neri ma è bellissima anche lei. Io e mamma  abitiamo da sole in un casa piccola ma con una terrazza piccola grande dove vediamo il parco…. certe volte stiamo zitte e sentiamo gli uccellini cantare sugli alberi e stiamo benissimo. Ho tre giocattoli preferiti: un orsetto che se gli pigi la pancia emette peti strazianti, una signorina bionda di plastica…..e un tamburo di latta che io e mamma prendiamo a bastonate e ridiamo ridiamo finché non dormiamo sul lettone.
Io e mamma siamo felici. A scuola mi prendono in giro perché dicono che non ho un papà…ma non mi serve un papà se ho una mamma che mi vuole così bene. 

Mi chiamo Anna e credo nella famiglia. Faccio la terza elementare, ho una bicicletta rossa che però posso usare solo nel cortile, e sono fortissima a campana e un genio a un due tre stella. L’unico gioco in cui stento è nascondino….perché i maschi barano perché sono dei puzzoni. Sono un po’ agitata perché mamma la vedo meno. Esce con uno…sembrano fidanzati…Lui si chiama Massimo….con me è molto gentile ma non mi fa tanto piacere quando rimane a dormire con noi. Prima passavo tutto il mio tempo con mamma e adesso lei vuole stare con lui. L’altro giorno Massimo mi ha accompagnato a scuola e la bidella mi ha chiesto: “Eh chi è questo bel signore? E’ il tuo papà?”. No è solo Massimo, un amico di mamma. Non mi piace che venga a scuola e poi mamma non è più completamente mia . Massimo è simpatico ma con me non c’entra niente. Una volta ho fatto una marachella a scuola…ho messo dei sassi nel cesso delle femmine. Hanno subito chiamato mia madre ma lei era al lavoro…..è arrivato Massimo…mi ha dato un bacino….mi ha fatto una carezza. Si è chiuso nella stanza della direttrice e difendeva me. Mi ha fatto un’altra carezza e mi ha detto: “Andiamo a casa”. 

Mi chiamo Anna e credo nella famiglia. Io, mamma e Massimo, balliamo cantiamo e cuciniamo insieme. Massimo mi aiuta anche a fare i compiti. Io quest’anno ho gli esami di terza media e mi fa un po’ paura anche se la paura più grande è un’altra…Mamma da qualche settimana ha cominciato a stare poco e bene. Ha smesso di lavorare e sta poco bene. Prende quelle medicine che le fanno cadere i capelli. Questa notte ho sognato che ballavamo tutti e tre insieme…in equilibrio su una corda sospesa tra due grattacieli. Alla fine mi sono svegliata e quando mi sono voltata mamma non c’era più. Sono rimasta da sola con Massimo. Da sola con Massimo. Mi dicono che Massimo era solo il compagno di mia madre ma non mio padre……mi dicono che un padre vero in realtà io ce l’ho….mi dicono che devo andare a vivere con lui. Mi dicono che lui vuole conoscermi e continuare la sua vita con me. Questo signore…me lo hanno fatto conoscere e quando ha pronunciato il mio nome…..io non ho riconosciuto la sua voce: “Anna io sono Claudio tuo padre”.

E’ un bell’uomo. Ha i miei stessi occhi, la mia bocca e anche il mio sorriso. Gli somiglio tanto ma lui non assomiglia alla mia anima, alla mia vita non somiglia a me. Mi dicono che posso scegliere con chi stare….mi dicono che dipende da me. Quando sono arrivato a casa, Massimo stava preparando da mangiare come sempre…l’ho abbracciato stretto stretto: ” Ti serve una mano papà?”

Mi chiamo Anna e credo nella famiglia, la famiglia dell’amore. 

“La mia famiglia” – Il grandioso monologo di Paola Cortellesi sulle condizioni delle donne e dei giovani di oggi – Un vero cazzotto nello stomaco…

Paola Cortellesi

.

seguiteci sulla pagina Facebook Curiosity 

.

.

 

“La mia famiglia” – Il grandioso monologo di Paola Cortellesi sulle condizioni delle donne e dei giovani di oggi – Un vero cazzotto nello stomaco…

 

La mia famiglia

La mia famiglia siamo uno, mi chiamo Colacci Luciana, sto per venire al mondo, e non vedo l’ora, perché nella pancia si sta veramente strettissimi. Mamma nonostante sia incinta di nove mesi, lavora a servizio da una signora, papà lavora per un traslochi, si chiama Mario e si lamenta sempre che non c’ha una lira dice sempre: se andassi a rubare, sì che sarei ricco! La differenza tra mamma e papà è che mamma lavora e si sta zitta, e papà invece lavora e si lamenta. Appena nascerò però m’ha promesso che mi fasci adentro la bandiara della Lazio, sai che risate!

La mia famiglia siamo cinque, io sto alle elementari e i miei hanno fatto altri due figli a raffica dopo di me, alla seconda femminuccia mio padre ha rosicato, e s’è calmato soltanto quando è arrivato il maschietto, papà ci tiene al cognome, e nel nostro paese lo puoi mantenere solo se sei maschio. A casa c’è tanto rumore, la televisione, il traffico della tangenziale, i mie fratelli che stanno sempre a piangere, papà che russa. Io vorrei un po’ di silenzio, secondo me quando si fa troppo rumore le persone non riescono apensare e, così, ci si confone.

La mia famiglia siamo trenta, con i miei compagni di classe stiamo sempre insieme per strada, noi ragazze sognamo l’amore romantico sotto la luna piena, i ragazzi invece disegnano enormi peni, come si dice? Enormi peni, sul muro, di tutte le forme, certe volte pure con le variazioni sofisticate, io veramente non la capisco st’ossessione che c’hanno i maschi. L’anno prossimo vorrei tanto fare la scuola alberghiera, però non ce l’ho vicino casa, dietro casa c’è ragioneria, allora mio padre mi ha detto che devo fare ragioneria così vado a scuola a piedi e risparmiamo 36.000 lire al mese della tessera dell’autobus.

La mia famiglia siamo quattro, mi sono presa il diploma e ho cominciato a lavorare, prima a nero, e poi sono entrata nel delirio di sti contratti a termine e ho cominciato a capire come funzionano le cose, e ho capito che io un posto fisso non lo avrei avuto mai, vivo ancora a casa con i miei, ma a venticinque anni mi sento stanca come se ne avessi cinquanta, però sto lì e sto zitta. Quando è morto mio padre non è che c’aveva la pensione o l’assicurazione perché lavorava a nero come tutti quelli del quartiere nostro, c’ha lasciato quattro soldi e una 127 verde che quando arrivavo sotto casa tutti quanti strillavano : “Eccola là è arrivata Luciana col testaverde! Mia madre c’ha settantanni e sta ancora a sevizio, che ora la chiamano collaboratrice domestica, ma per tutti rimane sempre una sguattera. E, siccome che nella vita uno parla sempre del lavoro che fa, gli avvocati parlano dei processi, i medici delle malattie, mia madre parla solo di stracci e di sapone, forse è per questo che sono venuta su una ragazzetta pulita!

La mia famiglia siamo due, mi hanno fatto un contratto a termine in un’azienda, ogni sei mesi me lo rinnovano, oramai è un bel po’ che lavoro, ho conosciuto Stefano, ci siamo innamorati, ci siamo pure sposati, lui fa il muratore, mi rispetta e ci vogliamo proprio bene, viviamo in un monolocale in affitto fuori Roma a Guidonia, a 350 euro al mese, che poi è la metà di quello che guadagno. Le vacanze le facciamo a fine settembre perché costa di meno, l’altranno in calabria nella pensione ci stavamo solo noi due e una vecchia su una sedia a rotelle trascinata da una moldava scoglionata, pure il cinema all’aperto aveva chiuso. Quando non pioveva andavamo al mare alla spiaggia libera, un giorno siamo andati persiono a visitare Potenza, gli unici turisti nella storia di quella città! La gente ci guardava strano, dicevano: boh gli si sarà fermata la macchina proprio qua. E invece dei monumenti ci indicavano direttamente i meccanici, però io e Stefano ci ridevamo sopra, capito, stavamo noi due e stavamo bene. Settimana dopo tornavamo al lavoro, guardavamo le foto con gli amci, raccontavamo la vacanza, a noi ci stava bene pure così, perché un lavoro ce l’avevamo ancora, ripetitivo faticoso, mal retribuito, però almeno ci faceva sopravvivere, era una vita di merda sia ben chiaro, però era quello che ci era capitato, e a noi ci stava bene pure così.

La mia famiglia siamo due e mezzo, un bel giorno ho compiuto trentatrè anni e mi sono detta: ma mica devo morire sulla croce come Cristo, io ho ancora tutta la vita davanti, in azienda mi hanno pure promesso che se lavoro tanto, non baccaglio sullo stipendio da fame, non pretendo i buoni pasto e mi fermo quel paio d’ore in più al giorno senza che mi paghino lo straordinario, dice che sicuramente mi rinnovano il contratto e pare che l’anno dopo mi assumano in pianta stabile. E io faccio tutto, faccio tutto, faccio tutto mi sacrifico, mi spacco la schiena per settecento euro al mese, e in più sorrido sempre che manco mi era stato rischiesto, però faccio un errore solo, uno solo, in un momento di grande gioia e di allegria, decido di mettere al mondo una creatura, con Stefano c’avevamo tanta voglia, e invece di riceve una pacca sulla spalla, mi vengono a dire che non mi rinnovano il contratto, che l’azienda deve risparmiare, che mi ringrazia per il lavoro svolto ma non hanno più bisogno di me, e me lo dicono che sto al settimo mese di gravidanza, con mio marito che sta a lavorare in Germania, e mia madre che non gliela fa più manco a tenersi dritta con la schiena. E che dite? Ma come vado avanti io secondo voi? Che faccio mi vendo la 127?

La mia famiglia siamo tre milioni settecento cinquantasettemila, io faccio parte di quel 12% del paese che sta sotto la soglia di povertà, io non chiedo niente di speciale, io voglio solo essere ascoltata, io rivoglio la vita mia, rivoglio lo stipendio basso mio, voglio essere premiata perché metto al mondo una creatura. Una donna se rimane incinta e non ha il contratto protetto rimane sull’astrico, io non lo voglio il macchinone, i capelli me li tingo da sola, ma ridatemi lo stipendio mio! Io non sono pazza, io sono soltanto stanca!
Il piccolo mario è nato, pesava nemmanco due kili, però non ha versato nemmeno una lacrima, ci ha guardato dritto negli occhi, sembrava un piccolo guerriero silenzioso. Nostro signore ha detto che gli ultimi saranno i primi, non ha detto di preciso quando.

La mia famiglia siamo tre.

QUI il video: