Una casa per tutti: costruire con il bambù

 

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Una casa per tutti: costruire con il bambù

Nel mondo mancano alloggi a prezzi accessibili. Il problema è così grande che in tutto il mondo servirebbero 3.000 miliardi di dollari. Solo nel 2015 sono stati spesi tra i 300 e i 500 miliardi di dollari.

Poiché l’edilizia popolare beneficia sia di sovvenzioni che di garanzie statali, i suoi risultati finanziari hanno attirato gli investimenti privati.

I programmi di edilizia popolare in Brasile offrono un’idea dell’entità della domanda su scala globale. Dal 2010 al 2014 il Brasile ha costruito 2 milioni di case popolari ad un costo medio di 15.000 euro l’uno, a fronte di un’iniezione di liquidità da parte dello Stato per 30 miliardi di euro.

Tuttavia, la domanda in Brasile è di 5,6 milioni di unità abitative, e così anche con questo sforzo straordinario, oltre il 60% delle famiglie bisognose è ancora lasciato senza casa.

Ciò crea molto spazio per iniziative private che integrano l’azione del governo. Il Sudafrica, alla fine dell’Apartheid nel 1994, aveva l’obiettivo dichiarato di costruire un milione di case in più, soddisfacendo oggi solo il 14% di quelle esigenze abitative.

L’investimento nell’edilizia popolare è l’unico settore edilizio caratterizzato da una crescita a livello mondiale e da un interessante ritorno sugli investimenti.

Ma c’è un problema?

Mentre nel settore immobiliare tradizionale c’è un guadagno che va dal 25% al 35% di utile sul capitale investito, i programmi di edilizia residenziale sostenuti dallo Stato, in generale, offrono solo il 10% di ritorno. Tuttavia, sono investimenti a basso rischio e che attraggono chi è in cerca di rendimenti stabili e sicuri.

Ecco cosa si può fare.

Architetti e urbanisti hanno speso molto tempo e impegno nella progettazione di case a prezzi accessibili, concentrandosi principalmente sulla riduzione dei costi, in particolare eliminando la manodopera attraverso sistemi di costruzione prefabbricati. Le case popolari in Brasile costano ancora 15.000 euro per unità, mentre in India l’investimento di capitale in una casa può arrivare fino a 4.500 euro. Ovviamente non sono prezzi alti e, inoltre, si offrono case migliori delle baraccopoli, ma non consentono di avere case soddisfacenti.

Uno dei problemi principali è che l’edilizia popolare consuma enormi quantità di cemento e calcestruzzo e questo crea importanti emissioni di gas a effetto serra.

Da qui l’innovazione.

Simon Velez, architetto colombiano, e Marcelo Villegas, ingegnere di spicco, hanno beneficiato entrambi del grande lavoro pionieristico di Oscar Hidalgo, il maestro dell’architettura del bambù. Si resero conto che quando gli spagnoli colonizzarono gli altopiani andini della Colombia e dell’Ecuador, non incontrarono foreste pluviali, ma piuttosto scoprirono massicce foreste di bambù dominate dalla Guadua angustifolia, un’erba gigante che poteva produrre per settant’anni fino a sessanta pali da 25 metri all’anno.

Il bambù è un ottimo materiale da costruzione, e come testimonianza si trovano ancora centinaia di case coloniali di più di 200 anni. In Cina ce ne sono molte e quelle più antiche si dice abbiano 3.000 anni. Così Simon e Marcelo studiarono cosa si poteva fare per poter costruire case per tutti senza generare rifiuti e gas serra.

Simon capì che il bambù ha bisogno di essere protetto dal sole e dalla pioggia, mentre Marcelo progettò un’ingegnosa tecnica di giunzione.

Quando Klaus Steffens, dell’Università di Brema, ha eseguito le stesse prove, è rimasto così impressionato che si è impegnato a ottenere una licenza edilizia per questo materiale da costruzione naturale e per questa innovativa tecnica costruttiva. Il bambù non è solo un acciaio vegetale, ma è anche bello e, inoltre, contribuisce al problema dell’anidride carbonica.

Simon ha rapidamente convertito il successo dei suoi progetti in programmi di edilizia popolare in risposta al terremoto che ha colpito la regione Eje Cafetero, donando i disegni al governo locale per l’uso open source.

Sessantacinque pali di bambù bastano esattamente per costruire una casa di 65 metri quadrati a due piani con un grande balcone. Questo edificio costa meno di 15.000 dollari, e mentre la maggior parte della popolazione considera il bambù un simbolo di povertà, questa casa con un balcone (simbolo della classe media superiore) ha trasformato la costruzione in una casa molto desiderata. A dieci anni di distanza da questi edifici pionieristici sparsi in tutta l’America Latina, gli alloggi in bambù si sono affermati come una delle più promettenti innovazioni nella progettazione di edifici a emissioni zero sia per i ricchi che per i poveri.

Ma c’è qualcosa di più.

Simon e Marcelo non si sono mai preoccupati di brevettare nessuna delle loro invenzioni, ma hanno condiviso liberamente le loro intuizioni, trascorrendo molto tempo con i lavoratori che spesso non sanno leggere o scrivere, per trasferire le loro intuizioni sulle tecniche su come costruire. Migliaia di edifici sono emersi in tutto il mondo utilizzando questa tecnica open source, riassunte nel libro “Crescere la propria casa”.

Oggi oltre un miliardo di persone vivono in case di bambù, sono nati posti di lavoro, si è risparmiato CO2, ma pochi si rendono conto che le foreste di bambù temperano l’effetto isola di calore, con fino a dieci gradi in meno.

Abbiamo di fronte un programma di edilizia popolare che fornisce acqua potabile supplementare e abbassa la temperatura della Terra. Mettiamolo in atto.

fonte: http://www.beppegrillo.it/una-casa-per-tutti-costruire-con-il-bambu/

Utilissimo – La classifica di quanto ci costano gli elettrodomestici – quanto e come si può risparmiare

 

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Utilissimo – La classifica di quanto ci costano gli elettrodomestici – quanto e come si può risparmiare

 

La classifica di quanto consumano i nostri elettrodomestici non è semplice da stilare perché il consumo dipende da molti fattori, prima di tutto dalla classe energetica dell’apparecchio e dalle modalità e dal tempo di utilizzo dello stesso.

Ecco una tabella orientativa che elenca, dal più energivoro al meno costoso sulla bolletta, i principali elettrodomestici che abbiamo in casa.

Apparecchio Ore di utilizzo h/anno Potenza W Consumo kWh/anno Costo €/anno
Boiler elettrico 1600 1200 1565 510
Condizionatore Fabbisogno freddo: 1300 kWh COP: 3 425 78
Frigo-congelatore 8760 Classe A 305 56
Forno a microonde 160 (mezz’ora al giorno) 1500 240 44
Lavatrice 260 cicli/anno (5 kg di biancheria di cotone a 60°) Classe A 240 44
Forno elettrico 100 2000 210 40
Lavastoviglie 220 cicli/anno (12 coperti) Classe A 220 40
Aspirapolvere 104 1800 185 35
Televisore 1.280 (4 ore al giorno) 150 190 35
Ferro da stiro 160 (mezz’ora al giorno) 1000 160 30
Illuminazione 4800 soggiorno, 3800 cucina, 1900 camere e bagno luorescente: 12 150 30
Phon 80 (un quarto d’ora al giorno) 1800 140 25
Computer 640 (2 ore al giorno) 150 95 15
Lettore DVD 140 150 20 4

Risparmia con l’aspirapolvere
Al momento dell’acquisto, controlla i consumi di elettricità e la potenza aspirante dell’aspirapolvere. Un buon aspirapolvere non è quello più potente. Attenzione a non confondere la potenza del motore, espressa in watt, che indica solo i consumi energetici dell’apparecchio con la reale capacità di aspirazione, che si misura invece in watt aria. Per assicurare buone prestazioni, dovrebbe essere compresa tra i 250 e i 400 watt (valori IMQ), con la possibilità di regolarla in base al tipo di superficie da trattare.
Aspirapolveri con motori potenti sono più che altro potenti consumatori di energia, non aspirano meglio degli altri, e per piccole dimensioni domestiche sono superflui.
Risparmia con la lavastoviglie
Evita l’asciugatura con aria calda: basta aprire lo sportello alla fine del lavaggio quando le stoviglie sono ancora calde per asciugarle; si risparmia anche il 40-45% di elettricità per ogni lavaggio.
Per lavare a mano i piatti di una cena di 10 persone occorrono circa 100 litri d’acqua, mentre ne servono solo 15 con una lavastoviglie di ultima generazione.Fai a meno della lavastoviglie se in famiglia siete in due o tre persone e non cucinate spesso.
Attivando la lavastoviglie solo a pieno carico si può risparmiare il 25% del consumo annuale.
In caso di acquisto, preferisci una lavastoviglie di classe A+ o superiore, della capienza adatta alle esigenze della tua famiglia (in genere 12 coperti), e chiedi sia al venditore sia all’installatore di poterla collegare direttamente alla tubatura dell’acqua calda.
Risparmia con la lavatrice
La lavatrice è uno degli elettrodomestici che mettono di più alla frusta la nostra bolletta elettrica.
Fai funzionare la lavatrice di notte, sempre che non disturbi il sonno: con la tariffa bioraria, consente di risparmiare e di alleggerire il già alto carico elettrico diurno.
Utilizza la lavatrice sempre a carico quasi pieno, scegli accuratamente il giusto programma di lavaggio (attenzione: il programma di mezzo lavaggio non dimezza i consumi, li riduce solo del 20%), preferisci le basse temperature e dosa con attenzione il detersivo in base alla durezza dell’acqua. Un ciclo a 90° fa consumare il doppio di uno a 40°. In caso di sostituzione, acquista una lavatrice ad elevata efficienza (A++).
Preferisci i modelli che offrono la possibilità di essere collegati direttamente all’acqua calda: si arriva così a spendere per ogni lavaggio circa un terzo di quel che ci costa riscaldare l’acqua con una resistenza elettrica. Costo indicativo: da 500 a 600 euro per una lavatrice con doppio attacco; da 130 euro per il dispositivo da applicare a posteriori.

Risparmia con il frigorifero

Il termostato va regolato a seconda della temperatura ambiente, sia nella stagione invernale che in quella estiva, seguendo anche le eventuali indicazioni del costruttore. Evitiamo le posizioni eccessivamente fredde: sono inutili per la conservazione dei cibi e fanno aumentare i consumi energetici del 10-15%. Si consiglia una temperatura di +5°C nel frigorifero e di -18°C per il congelatore. Posiziona il frigorifero nel punto più fresco della cucina, lontano dal forno o dal piano cottura, facendo attenzione a lasciare uno spazio di almeno 10 centimetri sul retro per favorire il ricambio d’aria lungo la serpentina posteriore.
Se il tuo frigo ha più di dieci anni, sostituiscilo con uno nuovo, più efficiente. Un apparecchio di classe A++ fa risparmiare 40 euro l’anno di elettricità rispetto ad una classe B e 70 euro rispetto ad una D di pari categoria. In cinque anni, puoi risparmiare tra i 200 e i 300 euro.
Risparmia con la tv
I nuovi televisori hanno schermi sempre più grandi, fanno a gara a chi è più sottile e promettono di portarci il cinema dentro casa.
Il consumo energetico di un apparecchio video dipende infatti molto anche dalle dimensioni dello schermo: tendenzialmente, uno schermo di dimensioni doppie consuma il quadruplo.
Ecco perché, soprattutto se ci si spinge verso l’acquisto di un modello di grandi dimensioni, è fondamentale stare attenti a ogni “+” stampato a fianco alla lettera A. Un 46 pollici in classe A consuma fino a 103 kWh all’anno, in A+ fino a 83, ma solo 63 kWh in classe A++ (fonte: Agenzia svizzera degli apparecchi elettrici).
Non dimentichiamo che anche la tecnologia influisce sull’efficienza energetica di un TV. La retroilluminazione a Led applicata sui nuovi schermi riduce il consumo di energia del 25% rispetto ai tradizionali Lcd a lampade fluorescenti e fino al 40% rispetto a una ormai obsoleta televisione al plasma. E gli Oled promettono risparmi ancora più interessanti.
Il consumo annuo espresso in kWh che leggiamo sull’etichetta energetica è calcolato sulla base di un utilizzo medio giornaliero di 4 ore per 365 giorni all’anno. Ovviamente il consumo effettivo di energia dipenderà dall’utilizzo dell’apparecchio soprattutto se sono collegati anche altri dispositivi come lettore dvd, console dei giochi, impianto hi-fi, i consumi per quattro ore di utilizzo giornaliere possono tranquillamente battere quelli di un frigorifero che resta acceso 24 ore al giorno.
Per tagliare sprechi inutili, evitiamo di lasciare la tv in modalità stand by. Il modo più pratico è quello di collegarlo a una multipresa con interruttore e ricordarsi poi di spegnerla.
Risparmia con il forno
Si tenga in considerazione che un’ora di forno costa tipicamente da 20 a 30 centesimi d’energia. Utilizzando un forno elettrico da incasso di tipo ventilato si può risparmiare fino a 1/3 del consumo di energia elettrica rispetto al consumo di un forno elettrico non ventilato. Poi. il risparmio ottenibile dipende da quante volte si adopera il forno
Il forno elettrico consuma 180 kwh all’anno, quello a microonde la metà.
Risparmia con il condizionatore
La bolletta dell’elettricità pesa solo un terzo di quella del riscaldamento, ma appena si passa al condizionatore rischia di salire.
Evita che il condizionatore sia colpito direttamente dai raggi del sole e installalo lontano da fonti di calore. Puoi ridurre i consumi anche del 5%.
Utilizza il condizionatore solo quando è necessario, cioè nelle ore più calde della giornata, con finestre ben chiuse e schermate, e imposta una temperatura tra 25° e 27°. La differenza tra interno ed esterno non deve superare i 7 gradi, per evitare sbalzi termici poco salutari.
Valuta accuratamente la disposizione delle unità interne nei vari locali e assicurati che l’impianto sia correttamente dimensionato rispetto alle tue esigenze: affidati ad un tecnico specializzato. Costo indicativo per un sopralluogo: 50 euro, spesso scalati dall’acquisto del climatizzatore.
Risparmia con l’impianto di riscaldamento
L’impianto di riscaldamento è un po’ come l’automobile, per consumare poco e inquinare meno occorre un’accurata manutenzione.
Fai controllare la caldaia da un tecnico autorizzato alla scadenza prevista e conserva copia del rapporto di controllo. Chiedi consiglio in merito alla convenienza di interventi sulla caldaia e sull’impianto di riscaldamento. Costo indicativo: 80-90 euro solo pulizia; 120 euro pulizia con analisi dei fumi.
Per gli impianti fino a 35 kW il controllo deve essere biennale nel caso di impianti a metano (a meno di diversa prescrizione scritta sul libretto di impianto), o avvenire ogni quattro anni nel caso di impianti che non superino gli otto anni di età, a camera stagna o installati all’aperto. Alcune Regioni hanno però introdotto normative sui controlli più restrittive: ad esempio, in Lombardia, la manutenzione deve essere effettuata almeno una volta ogni due anni.
Regola attentamente la valvola termostatica (obbligatoria sul nuovo e sul ristrutturato) in funzione delle necessità: puoi risparmiare circa il 10% delle spese di riscaldamento.

fonte: https://energy.lifegate.it/blog-gas-e-luce/classifica-elettrodomestici/

Dieci consigli per risparmiare tanto, ma proprio tanto sul riscaldamento

 

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Dieci consigli per risparmiare tanto, ma proprio tanto sul riscaldamento

10 modi per riscaldare casa senza spendere troppo

Non serve pagare salate bollette per riscaldare casa durante l’inverno, basta seguire alcuni facili accorgimenti che vi permetteranno di mantenere l’ambiente caldo anche quando fuori si gela.

Fa freddo e con le temperature che si abbassano inevitabilmente aumenta l’uso di termosifoni e sistemi di riscaldamento che comportano bollette più salate durante il periodo invernale. Riscaldare casa ogni anno non costa poco infatti alle tasche di una famiglia. Ogni inverno gli italiani vedono aumentare, e non di poco, la propria bolletta a causa dei dispendiosi sistemi di riscaldamento. E nonostante sul mercato ormai vengano presentate spesso diverse alternative economiche ed originali ai riscaldamenti tradizionali, a partire dall’uso del legno o dei pellet, il dispendio di energia per il riscaldamento riguarda circa il 70% del consumo energetico totale in casa. Esistono però vari modi per mantenere gli ambienti caldi e risparmiare in bolletta. Forse non tutti sanno che più di un terzo del calore prodotto dai normali sistemi di riscaldamento viene disperso attraverso il pavimento, le pareti, le finestre, i balconi e le porte di casa. Sono vari gli accorgimenti che si possono adottare in casa per tenerla calda ed evitare bollette salate:

1. Valvole termostatiche
Assicuratevi di installare sui radiatori di casa, per chi ha impianti di riscaldamento condominiali, una valvola termostatica. Questa valvola aiuta la regolazione automatica della temperatura in una stanza. Si indica infatti la temperatura che si desidera sulla testa della valvola; quando c’è del calore in eccesso, la valvola limita l’impianto di riscaldamento in modo da farlo funzionare solo quando serve: così si risparmia sui costi in bolletta. Tra l’altro, da giugno 2017, in base alla norma nazionale sulla contabilizzazione individuale del calore e la termoregolazione (d.lgs. 102/2014 e correttivo 141/2016) le valvole termostatiche saranno obbligatorie per tutti i radiatori degli impianti di riscaldamento condominiali.

2. Carta stagnola
Un modo economico per evitare la dispersione di calore in un ambiente, specialmente dove ci sono i termosifoni attaccati alle pareti esterne, è quello di utilizzare un foglio di alluminio riflettente dietro il radiatore. Bisogna posizionare il foglio tra la parete ed il termosifone o fissarlo sulla parte alta dell’elemento in modo da riflettere il calore. Questo impedisce al calore di disperdersi attraverso la parete che assorbe e convoglia le onde verso l’interno della stanza. Esistono anche specifici fogli di alluminio isolanti proprio per radiatori che amplificano l’azione del termosifone con una spesa davvero minima.

3. Tende spesse
Per proteggere la casa dalla perdita di calore attraverso le finestre è consigliabile utilizzare d’inverno delle tende piuttosto doppie che impediscano appunto il passaggio del calore verso l’esterno.Se non potete affrontare la spesa di mettere o cambiare le tende di casa buone, sappiate che le tende con una fodera termica sono un’opzione relativamente a buon mercato per ottenere un risultato soddisfacente. Se poi si vuole spendere ancora di meno si possono creare delle tende fai da te con il pile o con un altro materiale caldo. È anche possibile utilizzare le tende da doccia in PVC. Qualsiasi sarà la vostra scelta noterete subito un risparmio sulla bolletta perché sarà più facile riscaldare casa con le tende chiuse di sera.

4. Luce solare
Mentre quando viene il buio è consigliabile chiudersi bene dentro e accostare le tende davanti alle finestre o ai balconi, di giorno, quando c’è una bella giornata di sole, ricordatevi di aprire le tende e far entrare la luce che riscalderà qualsiasi ambiente naturalmente.

5. Termosifoni liberi
Cercate di evitare di mettere qualsiasi elemento di ostacolo per il calore sul termosifone. Bandite dunque le mensole di legno o marmo sul radiatore perché bloccano il calore; non usate mobili che racchiudono o nascondono il radiatore; togliete eventuali copri-termosifoni di stoffa; non posizionate mobili di grandi dimensioni, come i divani, davanti ai radiatori, almeno in inverno, perché assorbono calore.

6. Paraspifferi
Se ci sono infissi o porte non totalmente ermetici, che lasciano passare un po’ di aria esterna, munitevi di paraspifferi, anche fatti a mano se sapete come si realizzano, in modo da sigillare quello che sono i punti più deboli di una casa, le apertire verso l’esterno.

7. Porte e persiane chiuse
Finestre e balconi sono i punti più delicati di un’abitazione perché è in corrispondenza di questi elementi che sono collocate le aperture verso l’esterno. Conviene dunque, quando inizia a calare il buio o quando fuori è cattivo tempo, chiudere bene persiane e tapparelle in modo da evitare che il calore interno possa essere disperso all’esterno attraverso i serramenti. Inoltre se avete stanze inutilizzate converrebbe mantenere le porte ben chiuse in modo da impedire che l’aria fredda circoli nel resto della casa e contenere il calore generato dal sistema di riscaldamento nell’area della cosa dove si trascorre più tempo.

8. Pavimento coperto
Ben il 10% della dispersione di calore avviene tramite il pavimento, soprattutto se non sono ben isolati. Mettere per terra tappeti e coperte può limitare questo inconveniente e ha il vantaggio di mantenere i piedi più caldi. Se poi ci sono crepe o lacune nel pavimento è opportuno cercare di chiuderle semmai con l’uso di un po’ di stucco e posizionare sopra un bel tappeto che non solo è di arredo ma aiuta anche ad evitare le dispersioni dal pavimento.

9. Timer
Chi ha un riscaldamento autonomo o semiautonomo è importante che inserisca il timer. Tenere il riscaldamento acceso tutto il giorno comporta un consumo di energia notevole e una bolletta davvero alta. Conviene impostare il timer affinché metta in azione il sistema di riscaldamento prima di svegliarsi e di rientrare a casa da lavoro in modo da trovare la casa già un po’ più calda ed evitare di accendere al massimo il termostato fino a riscaldare la casa rapidamente.

10. Infissi ermetici
Se abitate in appartamenti più vecchi o avete notate che i vostri infissi o porte hanno degli spifferi, andrebbero sostituiti. Usare degli infissi a doppi vetri, ad esempio, fa risparmiare il 20-25% sulle spese di riscaldamento. Sicuramente cambiare porte ed infissi esterni ha un costo che si vorrebbe cercare di evitare il più possibile ma tenete presente che si può beneficiare di agevolazioni fiscali e sgravi  (attualmente del 55%) previsti dallo Stato per chi decidere di intervenire. Inoltre bisogna tenere presente anche che il costo di nuovi infissi più funzionali verrà totalmente ammortizzato dalle bollette successive al cambio effettuato.

tratto da: https://design.fanpage.it/come-riscaldare-casa-e-risparmiare-10-modi-per-stare-caldi-senza-spendere-troppo/

 

La casa che si riscalda da sola – Ecco l’edificio che non ha praticamente bisogno di un sistema di riscaldamento. Comodo e soprattutto economico!

 

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La casa che si riscalda da sola – Ecco l’edificio che non ha praticamente bisogno di un sistema di riscaldamento. Comodo e soprattutto economico!

 

La Casa Passiva: ambiente e convenienza
Intervista a Wolfgang Feist, uno degli “inventori” del modello di edificio che non ha praticamente bisogno di riscaldamento.

La casa passiva è un edificio che non ha praticamente bisogno di un sistema di riscaldamento. In quanto tale, è probabilmente una delle migliori invenzioni degli ultimi decenni. Basti pensare che, secondo l’Ispra, l’inquinamento atmosferico nelle principali città italiane è causato soprattutto dal riscaldamento domestico. Ma anche al bilancio di una famiglia media, su cui la bolletta del gas grava in maniera importante.

Le Passivhaus sono diffuse soprattutto in Germania, Austria, Olanda e nei Paesi scandinavi, è molto diffusa negli Stati Uniti e il suo mercato ora si sta espandendo anche in Cina. Da qualche anno, però, se ne vedono anche in Italia, dove il trend sembra in costante crescita. L’Ente certificatore a cui più si deve la diffusione di questo tipo di edifici è sicuramente il Passive House Institute di Darmstadt, in Germania. Questo centro di ricerca, il più importante a livello mondiale nel suo genere, è stato fondato dal Prof. Dr. Wolfgang Feist, che tuttora lo dirige.

Siamo andati in Germania, e lì abbiamo potuto fare qualche domanda a questo precursore delle case del futuro. Sì, perché in Paesi come l’Austria, dal 2015, la casa passiva sarà lo standard prescritto per tutti gli edifici. In tutti gli altri, invece, a imporre norme energetiche più efficienti ci penseranno i costi e il buonsenso. E che sia questa la via per sbloccare il moribondo settore edilizio?

Dottor Feist, vuole presentarci brevemente il suo istituto?  

Il Passive House Institute è un centro di ricerca indipendente, specializzato in edifici dall’alta efficienza energetica. Dalla sua fondazione, nel 1996, ha lavorato allo sviluppo di concetti di progettazione e al miglioramento delle componenti edilizie. Per facilitare il processo di pianificazione ad architetti e designer l’Istituto fornisce il PHPP (Passive House Planning Package) e lo strumento 3-D designPH. La ricerca si concentra anche sul’’applicazione dello Standard Passive House a tipi di edifici diversi e a varie zone climatiche, e al monitoraggio dei progetti realizzati.

Come funziona una Passivhaus? Quali sono le sue principali caratteristiche?  

Lo Standard Passive House è un concetto di design sostenibile, caratterizzato da efficienza energetica e convenienza, così come da condizioni di vita confortevoli e salutari. L’edificio è progettato in modo da ottenere una qualità dell’aria interna ottimale e il comfort termico, mentre il fabbisogno energetico rimane trascurabile. Questo risultato è ottenuto soprattutto attraverso cinque principi fondamentali: un livello di isolamento termico dell’’involucro particolarmente buono, infissi migliorati a livello termico con vetri appropriati (per i climi freddi i tripli vetri), la costruzione senza ponti termici, una buona tenuta dell’aria e, infine, una ventilazione confortevole con recupero del calore nei climi freddi e controllo dell’umidità in quelli umidi. La conseguente domanda di picco per il riscaldamento non deve superare i 10 watt per metro quadrato, e un requisito analogo vale per il raffreddamento sensibile. Poiché il fabbisogno energetico durante l’anno si riduce fino al 90 percento, gli investimenti si ripagano con i risparmi sui costi operativi.

Quanti edifici ha già certificato il Vostro Istituto? E dove, in particolare?

Il numero di unità abitative certificate dal Passive House Institute è di circa diecimila. La maggior parte di esse è stata costruita nell’Europa centrale – e di questo non c’è da stupirsi, dal momento che è dove ne è iniziato lo sviluppo, oltre 20 anni fa. Ma la distribuzione geografica sta cambiando. La ricerca ha dimostrato che il concetto di casa passiva funziona in tutte le zone climatiche. E non solo in teoria: oggi ci sono edifici Passive House dalla Cina al Messico e dalla Nuova Zelanda al Canada. Il numero totale di case passive nel mondo può solo essere stimato, ma è senza dubbio molte volte quello degli edifici certificati.

E in Italia? 

Ci sono già molti edifici Passive House anche in Italia, non solo case unifamiliari, ma anche edifici per uffici e scuole. La maggior parte di essi è situata per ora nella parte settentrionale del Paese. Ma ci sono molti esempi di edifici certificati Passive House anche in Sicilia, per esempio.

La gente pensa spesso che una casa passiva è troppo costosa da costruire, che è “roba da ricchi”. È vero?  

No, è un’idea assolutamente sbagliata. La convenienza è fra i principali vantaggi dello standard. In molte città in Germania, Austria e altre nazioni, società di alloggi municipali hanno scelto la Casa Passiva per i loro programmi di edilizia sociale. Ci sono costi aggiuntivi da anticipare, naturalmente: per i prodotti efficienti energeticamente come le finestre o i sistemi di ventilazione, così come per la manodopera qualificata in cantiere. Rispetto a una casa normale i costi potrebbero essere del sei o sette percento superiori. Anche questo sta cambiando, perché più sono i prodotti sul mercato e più sono i costruttori e i designer con esperienza in questo campo, minore è l’investimento in più che si deve affrontare. Nel corso del tempo in cui si utilizza l’edificio si risparmia parecchio, anche con gli attuali prezzi dell’energia. Se questi ultimi dovessero salire, e secondo la maggior parte delle previsioni sarà così, il risparmio sarebbe ancora più alto.

Quali sono i risparmi nel riscaldamento e la riduzione di gas a effetto serra in un edificio come quelli che certificate?  

Dipende sempre dal punto di partenza, naturalmente. Rispetto al patrimonio edilizio esistente nell’Europa occidentale, il risparmio energetico secondo lo standard della Casa Passiva va dall’80 al 90 percento. La domanda rimanente è così piccola che può essere facilmente coperta con le energie rinnovabili. In questo caso le emissioni di gas serra sono sostanzialmente ridotte a zero.

Si può anche ristrutturare un edificio in modo da renderlo passivo, o è solo possibile costruirne di nuovi?  

È del tutto possibile anche ristrutturare un edifico secondo lo Standard Passive House. Nella maggior parte dei casi però non sarebbe la scelta più efficace e non la consigliamo. A seconda del tipo di costruzione, dell’orientamento, della progettazione e di un paio di altri aspetti, consigliamo di sviluppare un piano di ristrutturazione completo, utilizzando misure più idonee – che saranno i componenti della casa passiva nella maggior parte dei casi. L’obiettivo dovrebbe essere quello di raggiungere l’EnerPHit Standard per retrofit (con il retrofit si aggiungono nuove tecnologie o funzionalità ad un sistema vecchio, ndr), che il Passive House Institute ha sviluppato per aiutare gli ingegneri in questo processo. E in molti casi ha davvero senso realizzare i miglioramenti con un approccio step-by-step. In questo modo, l’efficienza energetica può essere notevolmente migliorata in un modo molto conveniente, utilizzando componenti di una casa passiva in ogni passaggio.

Pensa che potremo vedere nei prossimi anni una larga diffusione di questo tipo di edifici, oppure le persone non sono ancora pronte culturalmente a un tale cambiamento (soprattutto nell’Europa meridionale)?  

Il numero di edifici Passive House e retrofit EnerPHit è in costante aumento, soprattutto in Italia, che vede sicuramente uno sviluppo crescente. E sono abbastanza sicuro che questo aumento continuerà. La lotta al cambiamento climatico e la riduzione del consumo di energia stanno diventando sempre più importanti. E la casa passiva è una soluzione, che oltre tutto è economicamente attraente, e che fornisce un clima interno eccezionalmente buono.

 

 fonte: http://www.lastampa.it/2014/10/02/scienza/ambiente/inchiesta/la-casa-passiva-quando-ledilizia-concilia-ambiente-e-convenienza-zCb8C4lH6ZY819sx5EOpgM/pagina.html

Con tetti verdi e giardini pensili la casa è più vivibile e risparmi il 30%

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Con tetti verdi e giardini pensili la casa è più vivibile e risparmi il 30%

Raggiungendo un terrazzo, per un aperitivo o una riunione di lavoro. Salendo e scendendo le scale di un palazzo. Calpestando il tetto di un edificio ipogeo. La percezione del fenomeno non è ancora a fuoco, ma il verde pensile sta crescendo nelle “fessure” delle nostre città. E sta recuperando piccole o medie superfici, sparse fra la trama del costruito. Con effetti importanti. Innanzitutto sull’ambiente: la riduzione di emissioni di anidride carbonica, il filtraggio delle polveri nell’aria, il miglioramento del microclima, la prevenzione di allagamenti per piogge improvvise. In secondo luogo, su chi vive gli immobili: meno inquinati, più isolati a livello termico e acustico. Non ultimo, sul portafoglio, perché l’inserimento di un tetto verde aumenta (secondo le stime delle aziende di settore) anche del 15% il valore iniziale dell’immobile; permette di tagliare le spese di riscaldamento e raffreddamento, con un risparmio che incide fino al 30% in bolletta; aumenta la durata della struttura, visto che gli strati impermeabili sono protetti dall’escursione termica, dal gelo, dai raggi UV e da danneggiamenti meccanici.

Le possibilità di applicazione non mancano e sono spinte anche dagli incentivi fiscali: la detrazione del 65% per chi fa interventi di risparmio energetico e anche (novità del 2018) il nuovo bonus proposto nella prossima Finanziaria che copre il 36% delle spese fino a 5mila euro per chi ripristina aree verdi private. Per ciò che riguarda “la forma”, oggi si va ben oltre il classico giardino inserito su un terrazzo. La tecnologia ha fatto passi da gigante e le piante ricoprono i tetti (piani o spioventi), si arrampicano sulle pareti, entrano nei salotti. Fino a mele, pere, pomodori e zucchine che si coltivano in cucina o nell’orto di condominio, sopra la copertura piana di un palazzo, che per l’occasione diventa anche uno spazio di condivisione.

Due le macro tipologie di coperture proposte: quelle intensive, con spessore di terreno oltre il metro, in cui si possono piantare anche alberi da frutta. O quelle estensive, ricoperte da pochi centimetri di terriccio (o da materiali che ne fanno le veci) e adatte a essere installate anche su pareti e spioventi. In genere, piantumate con sedum, un insieme di varie specie di piante grasse, molto resistenti, sono dotate di fitte reti di radici ottime per trattenere il terreno e richiedono poca manutenzione La prima verifica da fare per intervenire sul costruito è quella (essenziale) sulla portata di una copertura o di un terrazzo. Il costo cambia in funzione dei casi: si va 70 euro a metro quadrato per fare solo prato verde, tra 100 e 120 euro a metro quadrato per prato verde e piccole piante, circa 200 euro a metro quadrato per prato verde e arbusti. La spesa media per un condominio si aggira intorno ai 30 mila euro, ma al lordo delle detrazioni fiscali e dei risparmi ottenibili.

Gli esempli di casi concreti (e misurati anche nei risultati a distanza di anni) non mancano. Fra le prime a crederci, alcune aziende come la triestina Harpo, che dalla Provincia di Bari a Benevento fino a Collegno, in provincia di Torino, ha installato verde sulle coperture di garage o sui tetti di palazzi anche di più piani. Di recente, ha preso parte al progetto Habitami, promosso da Legambiente e dal Comune di Milano per la rigenerazione energetica dei condomini. Così anche la Daku Italia o l’altoatesina Climagrün che da anni promuove quelli che chiama “edifici vivi” e ha lavorato – fra gli altri progetti – per la copertura di una parte degli insediamenti del quartiere residenziale pubblico Casanova di Bolzano o per insediamenti produttivi come la nuova sede Salewa. Attivi anche i progettisti. Stefano Boeri (il famoso architetto del Bosco Verticale) nella propria visione di Milano, città leader della Forestazione urbana nel 2030, guarda al verde pensile come una risorsa da affiancare alla riconversione di veri parchi e quartieri. Piuarch ha lanciato (oltre a proposte internazionali) la suggestione di un belvedere verde sul tetto di Porta Nuova a Milano: lo studio, insieme al paesaggista Corneliu Gavrila, ha trasformato già dal 2015 i 300 metri quadrati del tetto di un palazzo a Brera in un Orto fra i cortili, dove crescono verdure e piante officinali. A Torino, l’associazione OrtiAlti, fondata da due architetti (Elena Carmagnani ed Emanuela Saporito), è partita dal tetto della Fonderia Ozanam (oggi edificio comunale, dato in gestione a una cooperativa e ad alcune associazioni che lavorano nel sociale) per lanciare una rete di orti di comunità. Fra le installazioni, davanti al piazzale di Eataly a Lingotto di Torino, è stato proposto un orto (installato da Harpo) che segue le stagioni e, con l’arrivo dell’autunno, si è trasformato in Vigne-TO, il primo vigneto urbano del Quartiere Nizza Millefonti.

Le verdure, infine, si coltivano anche in casa. Fra i più recenti sistemi per la coltivazione indoor, è prossimo al debutto quello lanciato da Living Farming Tree. Sviluppato dalla startup italiana Hexagro Urban Farming, consente la crescita di piante in serra con la coltivazione aeroponica, senza l’utilizzo di terra o qualsiasi aggregato di sostegno.La prima installazione, adottata dal gruppo Accor Hotels, sarà presentata il 14 dicembre al Novotel Milano Ca’ Granda.

fonte: http://mobile.ilsole24ore.com/solemobile/main/art/casa/2017-12-07/con-tetti-verdi-e-giardini-pensili-casa-piu-vivibile-e-risparmi-30percento-152954.shtml?uuid=AEKSp9KD