E se gli psichiatri prescrivessero gite nei boschi anziché antidepressivi?

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E se gli psichiatri prescrivessero gite nei boschi anziché antidepressivi?

 

Gli “Shinrin-yoku” (letteralmente “bagni nella foresta”) sono una pratica comune in Giappone e consistono in brevi visite nei boschi che permettono di respirare sostanze volatili capaci di migliorare l’intera funzione immunitaria. Una camminata o escursione in una foresta corrisponde ad una pratica naturale di aromaterapia. Evidenze scientifiche hanno dimostrato come questa possa ridurre in maniera significativa ansia, depressione e rabbia.
Grazie alla presenza di fragranze e profumi, in particolare modo quelli emanati dalle conifere (fitoncidi), comunemente noti come “oli essenziali legnosi”, il rischio di problemi psicosociali legati allo stress risulta essere inferiore negli individui che compiono regolarmente tali immersioni nei boschi come parte integrante del loro stile di vita. (1, 2)
Le resine prodotte dalle piante nelle foreste sono principalmente composte da terpeni, molecole lipidiche che ricoprono un ruolo chiave nei rimedi erboristici tradizionali (oltre che ad una varietà di scopi, da aromi per la cucina a profumi di detergenti).
La natura ci offre un’incredibile varietà di terpeni di immensa importanza per tutti noi. Sono infatti più di 10.000 i terpeni individuati fino ad ora, diversi tra loro in struttura, aroma e funzione.
Alcuni esempi sono l’umulone, costituente del luppolo, responsabile del sapore amarognolo della birra; il mentolo, parte integrante di molti dentifrici; la citronella comunemente usata in detersivi liquidi; il geraniolo, presente negli spray anti-zanzare e la lavanda, per tisane serali…
Alcuni terpeni dimostrano proprietà anti-depressive e calmanti, con effetti ansiolitici.
Chiaramente, ad esclusione di specifiche allergie, questi terpeni sono sostanze ampiamente sicure e vengono perciò utilizzate in un’ampia gamma di attività umane. Ciò nonostante, le potenzialità dei terpeni non vengono ancora prese con la giusta considerazione dalla maggior parte di psichiatri e psicologi. (3)
Queste sostanze mostrano inoltre una grande biodisponibilità. Questo significa che gli effetti positivi dei terpeni possono essere riscontrati anche a concentrazioni impercettibili nel siero, e che possono quindi essere assorbiti facilmente tanto attraverso la respirazione quando l’ingestione e l’assorbimento cutaneo. (4, 5)
Quail terpeni possono funzionare come antidepressivi e ansiolitici?
Numerosi studi comportamentali in seguito alla somministrazione di olii citrici su roditori sono stati effettuati. I risultati di tali test hanno dimostrato come il limonene riduca significativamente i livelli di ansia e stress sociale. (6;7)
È stato infatti dimostrato come questa molecola veicoli le sue proprietà antidepressive attivando i recettori 5-HT 1A che portano ad un successivo rilascio di serotonina (un neurotrasmettitore capace di regolare l’umore) nella corteccia prefrontale; questa è la parte del cervello associata a funzioni quali l’espressione personale, le interazioni sociali ed i processi decisionali.
In aggiunta, il limonene aumenta anche i livelli di dopamina (un altro neurotrasmettitore in grado di portare sensazioni di appagamento) nell’ippocampo; la parte del cervello responsabile dell’apprendimento e della memoria. (8; 9)
Questi effetti sono stati confermati da uno studio clinico che ha visto un gruppo di pazienti depressi ospedalizzati essere sottoposti ad inalazioni di fragranze citriche presenti nell’aria, con una successiva normalizzazione della Hamilton Rating Scale of Depression, e l’interruzione con successo di farmaci antidepressivi in 9 su 12 pazienti e perfino un miglioramento globale della risposta immunitaria (Scopri come l’infiammazione contribuisce enormemente ad aumentare gli stati depressivi qui) (10)
Il linalolo è un terpene largamente noto per la sua attività ansiolitica. È un terpene psicotropo e gioca un ruolo cruciale negli effetti sedativi e calmanti veicolati da piante come la lavanda e la cannabis.
Il linalolo agisce attraverso la modulazione di GABA. Questo rende questo olio essenziale importante per il trattamento di convulsioni, stress ed ansia. (GABA è infatti il principale neurotrasmettitore inibitore e viene attivato da ansiolitici e anticolvulsivi).
L’olio di lavanda può anche essere di aiuto per controllare comportamenti ossessivi legati a stati di dipendenze (ad esempio shopping o alimentazione compulsiva o assunzione di droghe).
Uno studio clinico con pazienti obesi sottoposti a bypass gastrico ha riscontrato una riduzione del bisogno di assunzione di morfina nei pazienti sottoposti a somministrazioni di olio essenziale di lavanda. Riduzione non registrata nel gruppo di controllo a cui tale olio non era stato somministrato. (12)
Il fitolo, presente nella maggior parte delle piante verdi, aumenta GABA, bloccando uno degli enzimi che lo decompone.
Questo potrebbe essere il meccanismo che giace dietro gli effetti rilassanti della Cannabis Sativa e della Lactuca Sativa (lattuga).
Effetti dei “bagni nelle foreste” sullo stress ormonale
I livelli di adrenalina e noradrenalina liberi presenti nelle urine, forniscono una misura affidabile della concentrazione presente nel sistema sanguigno di questi ormoni. Bassi livelli di stress vengono generalmente associati con una diminuzione della concentrazione di attività adrenosimpatica.
Similmente, i soggetti sottoposti a “bagni nelle foreste” in studi clinici giapponesi hanno riportato una diminuzione significativa delle concentrazioni di adrenalina e noradrenalina nelle urine; un evento registrato tanto per soggetti di sesso maschile quanto di sesso femminile. (1)
Successivi studi di follow-up sono stati condotti nel 2008 con l’obiettivo di verificare se tali ridotti livelli di stress fossero esclusivamente legati al maggior tempo libero dal lavoro a disposizione dei soggetti o meno. Questa volta è stato richiesto ai soggetti di passeggiare non in un bosco ma in una normale città, in totale assenza di foreste o parchi.
La visita turistica alle città non ha registrato alcun effetto sui livelli di stress ormonale, suggerendo come sia proprio la presenza di un ambiente naturale l’elemento chiave per ottenere risultati positivi sullo stress ormonale, come evidenziato nella figura seguente.
Inoltre, bassi livelli di adrenalina in circolazione nel corpo sono stati associati ad un aumento diretto dei linfociti NK, cellule del sistema immunitario di grande importanza per la loro attività anti-tumorale come spiegheremo nel prossimo articolo su terpeni che aiutano la prevenzione dei cancri. (13, 14)
Come abbiamo spiegato in questo video, un altro elemento indicativo di stati depressivi è il livello di cortisolopresente nel sangue. È stato dimostrato come i “bagni nelle foreste” da una parte riducano i livelli di cortisolo salivari e dall’altra stabilizzino l’attività nervosa automatica. (15, 16)
Quanto spesso si dovrebbero compiere queste escursioni nei boschi?
Nei soggetti partecipanti allo studio, la maggior attività immunologica e la contemporanea minor risposta allo stress è perdurata per più di 30 giorni dopo la gita nei boschi, suggerendo come un “bagno nella foresta” al mese possa essere una raccomandazione ideale per un programma di prevenzione di stress e depressione.
Gli oli essenziali possono essere inalati o massaggiati sul corpo di una persona affetta da stress acuto o insonniae gli effetti sono genericamente quasi immediati, rendendo questo metodo, possibilmente in congiunzione con altri cambiamenti nello stile di vita (se sei interessato in nutraceutici ideali per il controllo della depressione puoi approfondire l’argomento qui), un ottimo trattamento iniziale per tali patologie completamente privo di effetti collaterali, al contrario di quanto avviene con la maggior parte degli interventi farmacologici (SSRI, MAOs, e benzodiazepine).
Referenze:
1) Qing Li. (2010). Effect of forest bathing trips on human immune function. Environ Health Prev Med . 15 (1), 9-17.
2) Morita, E Fukuda, S Nagano, J Hamajima, N Yamamoto, H Iwai, Y, et al.. (2007). Psychological effects of forest environments on healthy adults: Shinrin-yoku (forest-air bathing, walking) as a possible method for stress reduction. Public Health. 121 (1), 152-9.
3) Simonsen, J L (1947) The Terpenes. Volume I (2nd edition), Cambridge University Press, 230-249
4)Falk-Filipsson A, Lof A, Hagberg M, Hjelm EW, Wang Z (1993). d-limonene exposure to humans by inhalation: uptake, distribution, elimination, and effects on the pulmonary function. J Toxicol Environ Health 38: 77–88.
5) Jäger W, Buchbauer G, Jirovetz L, Fritzer M (1992). Percutaneous absorption of lavender oil from a massage oil. J Soc Cosmet Chem 43 (Jan/Feb): 49–54.
6) Carvalho-Freitas MI, Costa M (2002). Anxiolytic and sedative effects of extracts and essential oil from Citrus aurantium L. Biol Pharm Bull 25: 1629–1633.
7)Pultrini Ade M, Galindo LA, Costa M (2006). Effects of the essential oil from Citrus aurantium L. in experimental anxiety models in mice. Life Sci 78: 1720–1725.
8) Komiya M, Takeuchi T, Harada E (2006). Lemon oil vapor causes an anti-stress effect via modulating the 5-HT and DA activities in mice. Behav Brain Res 172: 240–249.
9) Yang Y, Raine A (November 2009). “Prefrontal structural and functional brain imaging findings in antisocial, violent, and psychopathic individuals: a meta-analysis”. Psychiatry Research 174 (2): 81–8.
10) Komori T, Fujiwara R, Tanida M, Nomura J, Yokoyama MM (1995). Effects of citrus fragrance on immune function and depressive states. Neuroimmunomodulation 2: 174–180.
11) Noma Y, Asakawa Y (2010). Biotransformation of monoterpenoids by microorganisms, insects, and mammals. In: Baser KHC, Buchbauer G (eds). Handbook of Essential Oils: Science, Technology, and Applications. CRC Press: Boca Raton, FL, pp. 585–736
12) Russo EB (2001). Handbook of Psychotropic Herbs: A Scientific Analysis of Herbal Remedies for Psychiatric Conditions. Haworth Press: Binghamton, NY.
13) Li Q, Morimoto K, Kobayashi M, Inagaki H, Katsumata M, Hirata Y, et al. (2008) Visiting a forest, but not a city, increases human natural killer activity and expression of anti-cancer proteins. Int J Immunopathol Pharmacol. 21:117-28
14) Li Q, Morimoto K, Kobayashi M, Inagaki H, Katsumata M, Hirata Y, et al. (2008) A forest bathing trip increases human natural killer activity and expression of anti-cancer proteins in female subjects. J Biol Regul Homeost Agents. 22:45-55
15) Park BJ, Tsunetsugu Y, Kasetani T, Hirano H, Kagawa T, Sato M, et al. (2007) Physiological effects of Shinrin-yoku (taking in the atmosphere of the forest)- using salivary cortisol and cerebral activity as indicators. J Physiol Anthropol. 2007;26:123-8
16) Tsunetsugu Y, Park BJ, Ishii H, Hirano H, Kagaw T, Miyazaki Y. (2007) Physiological effects of Shinrin-yoku (taking in the atmosphere of the forest) in an old-growth broadleaf forest in Yamagata Prefecture, Japan. J Physiol Anthrpol. 26:135-42
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I capolavori che si stanno sciogliendo. La mostra beffarda di un geniale artista Austriaco che dovrebbe farci riflettere… E vediamo se così lo capiamo…!

 

 

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I capolavori che si stanno sciogliendo. La mostra beffarda di un geniale artista Austriaco che dovrebbe farci riflettere… E vediamo se così lo capiamo…!

Immaginate di essere in un museo troppo caldo e di vedere i quadri che piano piano si sciolgono, uno dopo l’altro. Alper Dostal, artista austriaco, usa questa metafora artistica per porre l’accento su quello che sta succedendo al nostro Pianeta per colpa del surriscaldamento globale e dei cambiamenti climatici.

Si definisce un’artista multidisciplinare e nel suo progetto d’arte digitale Hot Art Exhibition mette in scena una triste realtà: i capolavori di Picasso, Van Gogh, Mondrian, Dalì e tanti altri escono dalle cornici e si sciolgono. L’idea è quella di rappresentare gli effetti del cambiamento climatico e spingere a riflettere su un problema diventato ormai globale.

Il progetto che potrebbe sembrare ironico, in realtà racchiude tutte le preoccupazioni di Alper Dostal. Con il surriscaldamento è in pericolo anche tutto il patrimonio artistico: le opere diventano irriconoscibili, così come i luoghi che eravamo abituati a pensare in un altro modo.

Così la Notte stellata di Van Gogh potrebbe rappresentare l’Artico con i suoi ghiacci sciolti, Guernica di Picasso, fiumi e laghi prosciugati dalla siccità.

“Le mie opere sono spesso influenzate dalla vita di ogni giorno, dal surrealismo, dal disegno industriale e dall’astrattismo. Il mio lavoro è un po’ bizzarro, umoristico e con un goccio di sarcasmo, ma dietro tutto ciò è nascosta la realtà”.

I capolavori che “si sciolgono”
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Guardate cosa succede alle installazioni:

 

 

Felix Finkbeiner, il ragazzo che pianta alberi per salvare il pianeta – E guardate che c’è poco da sorridere: ad oggi, a soli 21 anni, mentre voi fate gli ecologisti col culo ben saldo sul divano, di alberi ne ha già piantati 15 miliardi…!

 

 

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Felix Finkbeiner, il ragazzo che pianta alberi per salvare il pianeta – E guardate che c’è poco da sorridere: ad oggi, a soli 21 anni, mentre voi fate gli ecologisti col culo ben saldo sul divano, di alberi ne ha già piantati 15 miliardi…!

Felix Finkbeiner aveva 9 anni quando decise che avrebbe realizzato il suo sogno: piantare un milione di alberi in ogni paese del mondo per cercare di salvare il pianeta. Oggi Felix ha 21 anni e di alberi ne ha piantati 15 miliardi, grazie al suo movimentoPlant-for-the-Planet, il cui motto “stop talking start planting”, la dice lunga sulla determinazione di un ragazzo che già da bambino comprese le problematiche inerenti al clima e decise di farsi portavoce di un nuovo modo di pensare e di guardare al mondo. Oggi la sua vocazione green non si è spenta, ma si è consolidata tanto da porsi un obiettivo veramente improbo: piantare 1000 miliardi di alberi in modo tale da assorbire un quarto della CO2 prodotta dall’uomo.
Sul pianeta, al momento, ci sono circa 3000 miliardi di alberi, ma questo numero è in forte calo, a causa della deforestazione mondiale. Deforestazione e cambiamenti climatici sono strettamente legati alla povertà sociale, a problemi economici e migratori; ma anche politiche economiche sbagliate sono responsabili della crisi climatica.

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La povertà rende vulnerabili anche ai cambiamenti climatici, e viceversa. Infatti i paesi poveri dipendono ancora dalla pioggia per l’irrigazione e di conseguenza per il loro sostentamento. La frequenza e l’intensità crescente degli shock climatici incide sulla loro capacità di vendere un surplus agricolo, il che significa minor capacità di reinvestire gli utili nelle attività di sussistenza e minore possibilità di rispettare una dieta nutriente. Il timore è che 100 milioni di persone possano essere spinte nel baratro della povertà estrema dal riscaldamento globale.

I cambiamenti climatici hanno un impatto negativo non solo sulla salute e sulla sicurezza ambientale, ma anche sulla società: la scarsità delle risorse è spesso fonte di conflitto fra le diverse comunità e di migrazione esterna ed interna. L’innalzamento del livello degli oceani è destinato a provocare enormi migrazioni dalle regioni di bassa quota, come il Bangladesh, o dalle aree molto esposte agli uragani, come il sud degli Stai Uniti. Tali spostamenti sono però resi difficili da una moltitudine di confini e sono destinati a provocare gravissimi tumulti politici e sociali. Nessuno vorrebbe lasciare le proprie case e famiglie e per questo devono aumentare progetti ed investimenti per lo sviluppo all’interno dei paesi in sofferenza, mentre a livello internazionale, si devono ridurre le emissioni.

Ma non serve andare troppo lontano per vedere con i propri occhi le conseguenze dei cambiamenti climatici. Dal Veneto alla Siciliasono tanti i comuni italiani colpiti da frane, esondazioni, trombe d’aria. Nonostante il cambiamento climatico sia un dato di fatto, l’Italia continua ad essere impreparata. Il rischio idrogeologico è evidente sul nostro territorio, ma si continua a costruire in aree soggette a vincoli idrogeologici, sismici e paesaggistici. La cementificazione eccessiva e il condono non fanno bene all’Italia che, ogni anno, è provata e prostrata da calamità di una frequenza e violenza inaudita. E questo senza tener conto dei costi della ricostruzione che invece sarebbero ridotti se si investisse maggiormente sulla prevenzione, su progetti di adattamento ai cambiamenti climatici, sulla manutenzione e riqualificazione del rischio, a partire dagli spazi pubblici e di allerta dei cittadini.

Si può mettere un freno alla crisi climatica?

Considerato che il clima sta cambiando sopratutto a causa dell’ingerenza dell’uomo, sì qualcosa si può fare per riequilibrare il pianeta. Innanzitutto far comprendere ai governi e ai potenti che salvare il pianeta significa anche salvare noi stessi da un’estinzione che a dirla tutta ci saremmo meritata già decenni, se non centinaia di anni fa. Il secondo passo è educare: educare al rispetto della Natura, alla bellezza, agli essere viventi. Infine, come ci ha insegnato Felix, piantare alberi, dovunque, ogni anno, così da ridare ossigeno a un malato che sta collassando non per cause naturali, ma esterne.

E se non dovesse essere chiaro….le cause esterne siamo noi.

Rosa Araneo per MIfacciodiCultura

tratto da: http://www.artspecialday.com/9art/2018/11/30/felix-finkbeiner-ragazzo-pianta-alberi-salvare-pianeta/?fbclid=IwAR3sXjoHDhYAvWHIRQ98mB9H6Zxz1PNm9sirB7k47ortWYj3ZOMlWlzhIsY

A partire dalla Cina, è boom del traffico di pelle di elefante – La carogna umana è riuscita a trovare il modo più rapido per far estinguere questa stupenda specie…!

 

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A partire dalla Cina, è boom del traffico di pelle di elefante – La carogna umana è riuscita a trovare il modo più rapido per far estinguere questa stupenda specie…!

Gli esemplari vengono uccisi soprattutto in Birmania, ma anche in Laos, Tailandia e Malesia. I bracconieri uccidono i pachidermi con arco e freccia intrise di pesticidi, provocando la morte dell’animale in tempi rapidi ma tra atroci sofferenze. E il commercio avviene anche online, senza nessun controllo

Il commercio illegale di pelle di elefante sta aumentando. Vertiginosamente. Nel rapporto Skinned: The growing appetite for Asian Elephants, frutto di anni di ricerche sul campo e contatti diretti con i trafficanti, l’ong inglese Elephant Family ha acceso i riflettori sul fenomeno, in costante crescita a partire dal 2010. E lo ha fatto alla vigilia della conferenza sui traffici illeciti di specie animali protette che si terrà a Londra la prima settimana di ottobre.

Teatro di questo traffico è soprattutto la giungla birmana, ma casi simili sono stati riportati anche in Laos, Tailandia e Malesia. La Birmania vanta la seconda più numerosa comunità di pachidermi asiatici dopo quella tailandese. Solo nell’ultimo anno nel triangolo d’oro, la zona di confine tra Laos e Tailandia, sono state ritrovate 59 carcasse di elefante, un numero che mette a rischio estinzione i circa 2000 esemplari rimasti in cattività in Birmania. Da lì i carichi entrano in Cina transitando per Mong La, piccola cittadina e ormai avamposto cinese in Birmania ed epicentro di attività illegali sulla via per Kunming.

Il traffico pelle di elefante è molto più insidioso di quello di avorio, questione a cui la Cina, dopo essere finita nell’occhio del ciclone, ha di recente cercato di porre rimedio. Solo gli esemplari maschi dell’elefante asiatico sono dotati di zanne quindi, benché grave, il danno è limitato e non ha conseguenze significative sulle comunità di elefanti che sono poligame. Il traffico di pelle invece non discrimina per sesso od età, mettendo egualmente in pericolo maschi, femmine e giovani esemplari e rappresentando “il modo più efficace per portare una specie all’estinzione nel più rapido tempo possibile”, come ha affermato il biologo dello Smithsonian Institute Peter Leimgruber. In più, causa delle severe leggi birmane sul possesso di armi da fuoco, i bracconieri uccidono i pachidermi con arco e freccia intrise di pesticidi, provocando la morte dell’animale in tempi rapidi ma tra atroci sofferenze.

Da sempre utilizzata nelle zone tribali del Sud est asiatico come unguento per curare l’eczema, la destinazione del traffico di pelle di elefante oggi è però un mercato ben più vasto e complesso, quello cinese. Nella medicina tradizionale la pelle di elefante è essiccata e ridotta in polvere come ingrediente per preparati contro i problemi di stomaco e della pelle. Ma viene anche impiegata nella fabbricazione di gioielli e oggettistica in generale: monili, suppellettili fino alla scoperta di gioielli fatti di perline di pelle di elefante dal caratteristico e ricercato colore rosso sangueper via dei vasi sanguigni presenti nello strato più superficiale dell’epidermide degli animali.

Un fenomeno quello del commercio di parti animali che si inscrive nella logica del wenwan, letteralmente “giocattoli di cultura”. Si tratta di un hobby con le caratteristiche ormai della sottoculturain Cina. Il possesso di oggetti rari, esotici, vietati e quindi costosi e di difficile reperibilità rimanda a un ideale di sofisticatezza e unicità nel gusto che molti nuovi ricchi perseguono. In questa logica, il prestigio dell’oggetto e la sua desiderabilità vanno di pari passo con le difficoltà nel procacciarselo. Il cultore del wenwan si riferisce alla triade “nero, rosso, bianco” per indicare: il ricercatissimo corno di rinoceronte, il becco rosso del bucero dall’elmo e il bianco dell’avorio degli elefanti come aspirazione massima.

Il commercio di pelle di elefante si nutre di sistemi di collusione interni al territorio birmanotrafficanti e guide conniventi e trova nelle piattaforme di e-commerce come Baidu  ma anche Amazon le vetrine ideali, senza l’ombra di un controllo.

Nel frattempo il WWF ha creato una squadra di ranger in grado di bloccare i bracconieri e il governo di Yangon, da anni sotto i riflettori internazionali per la questione della minoranza musulmana dei Rohingya e di recente per l’arresto dei giornalisti della Reuters, è stato ben contento di dare il proprio appoggio alla campagna, progettando un piano di intervento per la conservazione delle specie animali in pericolo da implementare quanto prima.

Di ChinaFiles per ilfattoquotidiano.it

 

tratto da: https://www.ilfattoquotidiano.it/2018/10/09/cina-traffico-di-pelle-di-elefante-e-boom-il-modo-piu-rapido-per-estinguere-la-specie/4641584/

Le fantastiche proprietà del limone fermentato e la semplicissima ricetta per farlo in casa…

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Le fantastiche proprietà del limone fermentato e la semplicissima ricetta per farlo in casa…

Il limone è un alimento comune che tutti conosciamo ed utilizziamo in cucina. E’ spesso adoperato per condire insalate, per insaporire ed aromatizzare primi piatti, secondi ma anche i dolci. Spesso si usa il succo ma anche la buccia.

Possiamo berlo sotto forma di spremuta oppure assaporare il suo gusto acido e deciso semplicemente morsicandolo… In realtà è un frutto dalle mille proprietà benefiche che trova la sua utilità ed i suoi impieghi già nella tradizione popolare indiana là dove il limone è usato ottimizzando al meglio le sue caratteristiche e i suoi principi.

È risaputo che i limoni hanno tante proprietà preziose, in quanto ricchi di antiossidanti, enzimi utili all’organismo e vitamine. I loro benefici possono però essere aumentati ulteriormente, facendoli fermentare con il sale. Ecco come!

Prendete 4-6 limoni, ed eliminatene i piccioli qualora fossero ancora presenti. Poi, fateci sopra un taglio a croce, e versatevi dentro mezzo cucchiaino di sale grosso, premendo per farlo penetrare al meglio. Va bene il sale comune, ma è più indicato quello integrale.

Dopo prendete un contenitore e ricopritene il fondo con il sale. Man mano che i vostri limoni fermentati saranno “farciti”, disponeteli gli uni vicino agli altri.

Prima di preparare un altro strato di limoni, coprite quello che avete appena fatto con dell’altro sale. Una volta terminato, lasciate fermentare il tutto per tre giorni. Per merito della fermentazione, le proprietà benefiche dei limoni saranno amplificate.

A procedimento ultimato potrete usare le loro parti, dopo averle ripulite dal sale, ed il succo, per insaporire carne e pesce, oppure per arricchire succhi di frutta e di verdura. Questi limoni possono essere conservati in frigo per sei mesi.

La ricetta dei limoni fermentati deriva dalle tradizioni culinarie dell’India e del Nord-Africa, paesi in cui sono ben noti i suoi vantaggi.

Non solo, infatti assumendo i limoni fermentati quotidianamente il sistema digerente migliorerà le sue funzioni, la pelle diventerà molto più bella e il metabolismo più veloce.

In questo modo, poco per volta vi prenderete cura del vostro intestino e del vostro stomaco. Allontanerete i problemi di digestione e quei bruciori di stomaco che possono rovinarvi le intere giornate. Inoltre, grazie alla presenza di antiossidanti ed all’effetto amplificatore del sale, potrete assicurarvi una pelle radiosa, liscia e vellutata. Libera da sebo ed elastica da apparire più giovani e rilassati.

Ma non è finita qui: ne viene apprezzata la caratteristica di essere un antiemorragico e disinfettante, inoltre è un naturale ipoglicemizzante in quanto tende a far diminuire il glucosio nel sangue.

Ovviamente è un efficace battericido, antisettico, valido per abbassare la pressione arteriosa, utile per eliminare verruche, calli, gengive infiammate, per curare artrite e reumatismi, vene varicose, raffreddore ed influenza.

Infatti nei periodo estivi è opportuno utilizzare questi limone facendo delle tisane calde le quali vi aiuteranno a decongestionare le vie respiratorie. Vi basterà estrarre il limone dal vaso, lavarlo dal sale in eccesso e utilizzarlo tagliuzzandolo in piccole fettine.

Orso seduto tra i rifiuti che cerca cibo: la foto simbolo della natura che grida aiuto!

 

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Orso seduto tra i rifiuti che cerca cibo: la foto simbolo della natura che grida aiuto!

Seduto tra i rifiuti in fiamme di una discarica a cielo aperto. E’ un’immagine desolante quella di un orso fotografato in Canada da Troy Moth, che lascia l’amaro in bocca e mostra ancora una volta, il grido d’aiuto della natura distrutta dalla mano dell’uomo.

Una foto che ha fatto il giro del mondo, che fa tenerezza da un lato, rabbia dall’altro. Un orso con aria confusa e spaesata è seduto sopra un letto di immondizia. Una scena quasi surreale, dove bottiglie di plastica, sacchetti e rifiuti di ogni sorta lo circondano.

Alle spalle il bosco che brucia, lui rassegnato rovista in cerca di cibo. La scena è stata immortalata in una discarica a cielo aperto dal fotografo canadese, che si trovava in una comunità dell’Ontario, in Canada, per girare un documentario.

Troy Moth non si aspettava di trovarsi di fronte a una situazione del genere, infatti non è riuscito a scattare subito la sua foto.

“Una volta arrivato in quel luogo incredibile non sono riuscito a scattare. Il giorno dopo son tornato indietro, ero più preparato ad affrontare quella situazione”, scrive su Instagram.

Il fotografo canadese era, come dicevamo, in una comunità dell’Ontario per girare un documentario, ma ciò che l’ha colpito di più è stata un’intera vallata invasa dai rifiuti. Laddove doveva esserci una natura selvaggia c’era la distruzione più totale.

“Ho pianto quando ho scattato la foto, ho pianto quando ci ho lavorato. E di nuovo ho pianto tante volte quando ho ripensato a quel momento. E’ sicuramente la fotografia più straziante che io abbia mai scattato”, continua Moth.

Lo scatto è stato chiamato ‘Invisible Horseman – 2017’, ovvero il cavaliere invisibile, con un chiaro riferimento ai cavalieri dell’apocalisse., il perché lo spiega sempre in un post di Instagram.

“Il tema dell’apocalisse è molto evidente in questa fotografia. L’ho percepito quando ho preso la macchinetta e ho scattato la foto. Mi trovavo in un luogo isolato, non c’era nulla per miglia e miglia, solo rifiuti e natura. In quel momento ho realizzato come tutto quello fosse distante da noi, come tutto quello fosse in realtà invisibile agli occhi umani”.

E questa immagine tristemente ce ne ricorda altre, come quella degli scenari inquietanti del fotografo Nick Pumphrey che durante un viaggio a Nusa Lembongan, al largo della costa di Bali, ha visto da vicino il problema inquinamento da plastica o ancora quello di Justin Hoffman, tra i finalisti del prestigioso concorso Wildlife Photographer of the Year 2017: un cavalluccio marino intento a trascinare un cotton fioc rosa.

Scatti simbolo di un Pianeta che non ce la fa più.

Dominella Trunfio

Foto

Fonte: www.greenme.it

Piantiamo alberi per far rinascere la vita

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Piantiamo alberi per far rinascere la vita

Domenica 19 novembre (e quella successiva in caso di maltempo) verranno messi a dimora decine di migliaia di alberi. Ad oggi una cinquantina di gruppi, di altrettante città, stanno organizzandosi per questa iniziativa. Un progetto di partecipazione ambientale aperto a tutti, che è nato due anni fa e che si allarga sempre di più. Un progetto che è sempre stato nel cuore di Gianroberto.

Il 19 novembre, in una sola giornata, migliaia di cittadini di Roma, Milano,Torino, Reggio Emilia, Brescia, Carrara, Fabriano, Carbonia, Pomezia (Roma), Sedriano (Mi), Rubiera (Re), Dorgali (Nu), Lacchiarella (Mi), Melzo (Mi), Rocca Imperiale (Cs), solo per citare alcuni Comuni, si ‘armeranno’ pacificamente di zappe, badili e palette per fare un altro piccolo passo verso un Mondo migliore e più pulito.

Tra le adesioni anche quella molto significativa di Assisi, la città di San Francesco. Ma tante altre se ne stanno aggiungendo ora dopo ora.

Tutti insieme, da cittadini, inizieremo a creare nuovi boschi urbani, fasce boscate o implementeremo parchi già esistenti. Una azione fondamentale per contrastare l’inquinamento. Se ci sono criminali che bruciano decine di migliaia di alberi, c’è chi risponde loro mettendone a dimora sempre di più.
Se ci sono politici (spesso collusi con mafie e corrotti) che hanno cementificato e devastato i nostri territori, c’è chi lo rende più verde creando nuovi boschi urbani e parchi.

Se c’è chi inquina, c’è chi mitiga gli effetti dell’inquinamento creando nuove fasce boscate vicino a strade, autostrade, tangenziali.

PER ADERIRE: Le Amministrazioni ed i gruppi Comunali (del MoVimento 5 Stelle e di tutti i colori politici) che vogliono mettere a dimora alberi per garantire un futuro ai cittadini, possono inviare una mail a questo indirizzo: alberiperlavita@gmail.com

“Una persona può credere alle parole ma crederà sempre agli esempi” (Gianroberto Casaleggio)

Da beppegrillo.it

Le foreste ci difendono, salviamole – L’importanza e la bellezza delle foreste.

 

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Le foreste ci difendono, salviamole – L’importanza e la bellezza delle foreste.

Le foreste sono il polmone della terra, sono loro che hanno trasformato il nostro pianeta in un’oasi verde adatta alla vita. Se continuiamo a perdere foreste come stiamo facendo oggi e a consumare il pianeta la nostra stessa sopravvivenza è in pericolo.

Le foreste hanno un ruolo insostituibile a livello biologico ed economico

Le foreste sono la casa della biodiversità, è qui che si concentra la varietà della vita, l’80% della biodiversità terrestre si concentra proprio all’interno di questo meraviglioso habitat.

Le foreste costituiscono il bioma più diffuso della Terra, estendendosi su 3,9 miliardi di ettari (pari a circa il 30% della superficie territoriale globale) ed hanno un ruolo fondamentale per l’umanità, fornendo una larga e inestimabile varietà di servizi:

  • forniscono legna da opera e combustibile, fibre, alimenti, sostanze medicinali;
  • costituiscono un immenso e incommensurabile ricettacolo di diversità biologica, ospitano la maggior parte delle specie viventi animali e vegetali;
  • sono il luogo in cui vivono migliaia di piante superiori, le quali generano strutture fisiche e creano nicchie ecologiche per altre piante e per gli animali;
  • consentono di rimettere in ciclo i nutrienti minerali;
  • forniscono acqua, ossigeno e quanto serve agli altri organismi viventi;
  • scambiano e accumulano grandi masse di carbonio, contribuendo a mitigare i cambiamenti climatici;
  • controllano l’erosione del suolo e la regimazione delle acque;
  • intervengono nella genesi stessa del suolo, nel ciclo dei nutrienti, nel trattamento dei rifiuti;
  • esercitano un controllo biologico sullo sviluppo di parassiti e patogeni;
  • rappresentano il luogo per la ricreazione, il tempo libero e per la spiritualità (come ad esempio la città-laboratorio nascosta tra le foreste indiane di Auroville), nonchè una risorsa basilare per le popolazioni indigene, custodi di culture rare e preziose.

Deforestazione nel mondo

Dall’inizio dell’Olocene, circa 10.000 anni fa, l’80% delle foreste che coprivano il pianeta è stato distrutto e quel che rimane risulta, a diversi gradi, frammentato e degradato. Solo il 7% della superficie mondiale è occupata da foreste primarie intatte.

Attualmente, infatti, gran parte delle foreste primarie residue è concentrata in alcune regioni, segnatamente in Amazzonia, Canada, Sud-est asiatico, Africa centrale, Federazione russa.

Nell’ultimo decennio, come si ricava da un recente rapporto della FAO sullo stato delle foreste mondiali, la deforestazione ha assunto un ritmo sconcertante e senza precedenti:

  • 161 milioni di ettari di foreste naturali e semi-naturali sono state erose al patrimonio mondiale, il che equivale alla distruzione annuale di un’area forestale pari a circa la metà della superficie territoriale italiana. Gran parte di questa deforestazione (94,1%) avviene nelle aree tropicali (in particolare in Brasile, Congo, Indonesia);
  • 7 milioni di ettari di foresta persi ogni anno nel periodo 2000-2010;
  • il 40% dovuto alla conversione in campi coltivatati;
  • le percentuali più alte di deforestazione le troviamo nei paesi poveri;
  • casi studio hanno evidenziato che il benessere dei popoli serve a contrastare la deforestazione.

L’immenso patrimonio forestale italiano

Negli ultimi 20 anni, il patrimonio forestale italiano è aumentato di 1,7 milioni di ettari, per un totale di 12 miliardi di alberi e 10 milioni e 400 mila ettari di superficie boscosa. Le foreste italiane sono luoghi di grande valore naturalistico e paesaggistico, luoghi speciali da visitare. Per avere un idea guarda le 5 foreste italiane più belle.

guarda il video QUI

L’Italia è un campione di biodiversità. La sua fauna conta oltre 58.000 specie con numerose varietà “Made in Italy” (o meglio, endemiche, cioè, esclusive del nostro paese, dal camoscio appenninico alla salamandrina dagli occhiali o l’abete dei Nebrodi).

Una diversità enorme anche per la vegetazione, con 8.100 specie di piante autoctone di cui 1460 endemiche, un valore che fa dell’Italia il paese col più alto numero di specie vegetali d’Europa.

Questo immenso patrimonio è però costantemente a rischio: l’Italia è infatti ancora trappola per 8 milioni di uccelli migratori, circa 30 aree sono ancora terreno pericoloso a causa del bracconaggio che miete vittime illustri, dai rapaci ai grandi simboli come lupo, orso, aquile.

Da una parte proteggiamo, dall’altra partecipiamo alla distruzione.

Conclusioni

La deforestazione è senza dubbio il grande male della società moderna, il primo problema che l’umanità deve assolutamente risolvere il prima possibile. Senza foreste non c’è vita sulla terra.

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fonte: http://www.mondoallarovescia.com/importanza-bellezza-foreste/