Totò, il maggiore tedesco e la carta bianca… Che dite, lo vogliamo dedicare questo video alla Germania, alla Merkel ed all’Unione Europea?

 

Totò

 

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Totò, il maggiore tedesco e la carta bianca… Che dite, lo vogliamo dedicare questo video alla Germania, alla Merkel ed all’Unione Europea?

Nel film, “I due colonnelli”(1963), Totò si esprime a livelli sublimi, ed interpreta il ruolo di un colonnello dell’esercito italiano in lotta con il pari grado dell’esercito inglese. Ma siamo in prossimità dell’8 settembre del 1943, data dell’armistizio, e in una memorabile scena entrata nella storia del cinema, Totò respinge con un mix di divertimento-commozione ed eroismo italiano, l’ordine tedesco di radere al suolo un paesino sul fronte greco-albanese.

La celeberrima scena del “badate colonnello, io ho carta bianca” a cui Totò ribatte “…e ci si pulisca il culo” è entrata nell’ immaginario popolare. Uno straordinario Totò,per un film di grana grossa, ma che diverte facendo riflettere, ed analizzando in maniera storicamente precisa, un pezzo di storia patria.

Guardo gli asini che volano nel ciel – Il ballo di Stanlio e Ollio sul motivo cantato dal mitico Alberto Sordi: 2 minuti che vi faranno tornare bambini e vi doneranno buon umore per tutta la giornata…!

 

Stanlio e Ollio

 

 

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Guardo gli asini che volano nel ciel – Il ballo di Stanlio e Ollio sul motivo cantato dal mitico Alberto Sordi: 2 minuti che vi faranno tornare bambini e vi doneranno buon umore per tutta la giornata…!

Guardo gli asini
che volano nel ciel
ma le papere sulle nuvole
si divertono
a fare i cigni nel ruscel
bianco come inchiostro
vanno i treni
sopra il mare tutto blu
e le gondole bianche
sbocciano nel crepuscolo
sulle canne dei bambu’
Du du du du du
Queste strane cose
vedo ed altro ancor
quando ticchete ticche
ticchete ticche
ticchete sento che e’
guarito il cuor
dall’estasi d’amor

 

 

STANLIO e OLLIO
Stan Laurel, 1890-1965, attore comico inglese e
Oliver Hardy, 1892-1957, attore comico inglese
Guardo gli asini che volano nel ciel
dal film I diavoli volanti, 1939
La canzone è tratta dalla versione doppiata in italiano del film I diavoli volanti,1939 (‘colorizzato’ nel 1991 e nel 2012).
Il motivo Guardo gli asini che volano riprende la melodia composta da Gino Filippini per la canzone del 1942 intitolata A zonzo (con testo originale di Riccardo Morbelli), uno dei primi successi di Ernesto Bonino.
Il nuovo testo è cantato da Alberto Sordi con parole probabilmente scritte dallo stesso attore che al tempo era doppiatore di Ollio.
Nel film in inglese la canzone originale, cantata da Oliver Hardy (Ollio) in persona, era Shine On, Harvest Moon (popolare brano del 1908 della coppia Nora Bayes e Jack Norworth).
Grazie anche a questo intermezzo musicale, accompagnato dai balli di Stanlio e Ollio, il film divenne uno dei più famosi del duo comico.
Impareggiabili.
E si torna bambini…

Un fantastico, esilarante, geniale Gigi Proietti in Nun me rompe er ca’…

 

Gigi Proietti

 

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Un fantastico, esilarante, geniale Gigi Proietti in Nun me rompe er ca’…

A fine articolo il video, ma prima il Testo…

Testo di Nun me rompe er ca – Gigi Proietti di Gigi Proietti

Verso le due,
le due meno venti di notte,
molto tardi…
due meno un quarto,
fra le due meno un quarto
e le due meno venti,
alle due meno diciotto
uno si preparava e…
tutto vestito di nero,
imitando i grandi cantanti
delle cave esistenzialiste…
scarpe nere, pedalini neri,
pantaloni neri, maglione nero,
mutande nere… tutto nero!
Diceva… il nero,
colore della gioia, della felicità…
sigaretta… l’occhio di bue…
che noi chiamavamo
occhio de bove…
sguardo piacionico…
piacionico sarebbe…
acchiappesco!…
… come a dire…
“poi te sdrumo!”…
facilmente intuibile…
… e partiva…
nun me romp’er ca’
nun me romp’er ca’
nun me romp’er ca’
nun me romp’er ca’
nun me romp’er ca’
nun me romp’er ca’
nun me romp’er ca’
nun me romp’er ca’
nun me romp’er ca’
nun me romp’er ca’
nun me romp’er ca’
nun me romp’er ca’
nun me romp’er ca’
nun me romp’er ca’
nun me romp’er ca’
nun me romp’er ca’
tu m’a rott’er ca’
tu m’a rott’er ca’
tu m’a rott’er ca’
tu m’a rott’er ca’
tu m’a rott’er ca’
tu m’a rott’er ca’
tu m’a rott’er ca’
tu m’a rott’er ca’
perscio’!
si me romp’er ca’
si me romp’er ca’
si me rooooomp’er ca’
E per un po’ non cantava,
ma parlava
esprimendo lo stesso concetto
espresso poco prima cantando,
triste, malinconico, definitivo,
esistenziale… amaro!
non, non, mais non,
non, cherie, non, non,
mais non, non,
non, non, non,
nun me romp’er ca’, non,
nun me romp’
er ca’, non,
non, non, non, non,
toi…
a moi…
nun m’a da romp’er ca’
non, non, non, non,
nun me romp’er ca’
nun me romp’er ca’
nun me romp’er ca’
nun me roooomp’er caaaa’
E finiva sempre così
tu m’a rott’er ca’!!!

 

Come sarà il mondo quando non ci saremo più? L’affascinante teoria di un Nativo Americano

Nativo Americano

 

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Come sarà il mondo quando non ci saremo più? L’affascinante teoria di un Nativo Americano

 

Vi siete mai chiesti come sarà il mondo quando ce ne andremo via?
È interessante conoscere il racconto di un Nativo Americano al riguardo.

Potremmo iniziare questo articolo con la frase ” Allacciate le cinture di sicurezza”, per l’argomento che tratta e per come lo tratta, quello cioè del mondo dopo la morte.

C’è chi penserà siano tutte sciocchezze chi, invece, potrà rimanere affascinato.

Una precisazione doverosa: è tratto dalle pubblicazioni di Maurice Barbanell.

Chi era costui – direte voi.

Barbanell era un giornalista e scrittore ma, soprattutto, un grande medium, una persona cioè in grado di parlare con gli Spiriti.

Di padre ateo, mamma ebrea religiosa, Barbanell visse a lungo in una sorta di limbo per quello che riguarda l’aspetto religioso, prima dell’incontro con Silver Birch, Betulla d’argento lo Spirito Guida di un Nativo americano.

“Dovevo venire con l’aspetto di un umile indiano per guadagnare il vostro amore e devozione, non grazie all’uso di alcun nome altisonante, e per mostrare le mie capacità attraverso la verità di quello che ho insegnato. Questa è la Legge.”

Così parte l’introduzione che Barbanell ha dedicato agli incontri con lo Spirito Guida, nel suo famoso testo “Gli insegnamenti di Silver Birch”.

Di cosa ci parla Silver Birch?
Di tutto, della vita, del senso della vita, della morte e di quello che accade al momento del trapasso.

Silver Birch rivela, come anche altri prima di lui, una conoscenza vera di Dio che non ha bisogno di intermediari come le chiese e la teologia.

Dopo la morte – dice lo Spirito Guida – saremo quasi uguali al giorno prima, con un piccolo particolare. Avremo gettato il corpo fisico, e ci potremo esprimere, e vivere, attraverso il corpo eterico, quello che compone l’energia e l’essenza di ciò che siamo stati anche qui, sulla terra.

Aspetto importante:
avremo finalmente lasciato imperfezioni, malattie, e quindi i sordi sentiranno e coloro che avevano problemi alla vista vedranno senza problemi.

Quello che appare affascinante è che quello che si è soliti pensare, come ambiente dopo la vita, sia una sorta di qualcosa di vago e non simile al mondo fisico conosciuto.

Niente di più sbagliato, occorre cancellare l’idea che dopo la morte vi sia una sorta di ” sonno perenne”, e che l’immagine che serbiamo della persona trapassata sia quella che l’accompagnerà per l’eternità.

Addirittura chi ha gustato prelibatezze e assaggiato buoni vini potrà ancora soddisfare questo desiderio, seppur in altra forma rispetto a quando si era in questa vita.

Non esistono differenze linguistiche, perchè ogni individuo comunica con il proprio pensiero, telepaticamente.

Interessante quello che lo Spirito Guida afferma sulle affinità e sul ricongiungimento tra persone care.

Si basano su quella che viene chiamata ” Legge Eterna di Attrazione”, ed è qualcosa che ognuno porta con sè.

Non parliamo del taglio dei capelli, quanto del sentimento espresso e ricambiato.

Quindi chi è stato unito da un vincolo giuridico o da un legame, anche di parentela casuale, non potrà essere affine a coloro che hanno sentito qualcosa di grande, che hanno amato.

Che hanno tenuto dentro di sè un sentimento nobile e puro, anche se hanno abitato case diverse, quelle che ritroveremo nell’altra dimensione e che vengono definite ” dimore”.

Ogni persona perfezionerà se stessa, anche sotto l’aspetto che possiamo definire lavoro.

Non un qualcosa di ripetitivo da fare per guadagnarsi il pane quotidiano, ma la ricerca e lo sforzo per riuscire a creare qualcosa che rimanga per sempre.

Tutto sarà rapportato al livello di conoscenza e di familiarità che si è avuto in vita con il mondo della conoscenza spirituale.

Questa non si impara leggendo un libro o andando a ripetizione, che sia la Messa o qualche altra funzione religiosa, ma seguendo e ascoltando la propria coscienza.

È per questo che il passaggio non è uguale per tutti, o non avviene nello stesso modo per chiunque.

Silver Birch ci parla di una sorta di acclimatamento, di adattamento alla nuova condizione. Non c’è una ” porta del Paradiso ” o zone di fuoco e zolfo per designare l’inferno.

Ognuno graviterà, per un certo periodo, nella sfera spirituale a cui è adatto, secondo quanto vissuto sulla terra.

Non ci saranno finzioni o sotterfugi, ognuno ricoprirà lo spazio che ha saputo e voluto ritagliarsi con le proprie azioni ed il proprio stile di vita.

Chi potrà risiedere in una sfera superiore potrà visitare le sfere inferiori, cosa che non sarà concessa a chi è destinato alle zone più basse.

Esiste il concetto di ” redenzione”, diverso da quello che spesso ci viene insegnato.

È qualcosa di paragonabile al ritorno più che al ” pentimento” inteso come percezione di come si sia vissuta la propria vita.

Esiste infatti, secondo molte culture e tradizioni, la via della reincarnazione o della possibilità di compiere il proprio compito per una seconda o terza volta.

Di questo Silver Birch non fa menzione, almeno per il momento!

 

tratto da: https://www.giornodopogiorno.org/2018/11/14/come-sara-il-mondo-quando-non-ci-saremo-piu-laffascinante-teoria-di-un-nativo-americano/

Un cult: il mitico “vaffanzum” di Amici Miei.

 

Amici Miei

 

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Un cult: il mitico “vaffanzum” di Amici Miei.

Il coro dichiara subito le proprie intenzioni, cantando insieme e con potenza:

Ma va! Ma vaffanzum. Zum.

inizia con il celebre accompagnamento:

pom, pom, pom, pom, pom pom, pom ma vaffanzum

che gli accompagnatori (4 di cui uno farà anche il controcanto) ripeteranno continuamente fino alla fine del brano.

Dopo la seconda ripetizione, il solista attacca:

Oh bucaiola, tu mi tradisci, tu dici “Vengo!” e invece tu pisci!

Al “tu pisci” seguirà, se si sono rispettati i tempi, un “ma vaffanzum” di sottofondo.

Chi chiava tromba (si, si tromba!)

Chi tromba chiava (si, si chiava!)

E chi s’incula si smerda la fava!

A questo punto, cessa l’accompagnamento e, i Cinque Madrigalisti esploderanno in un apocalittico:

Ma va! Ma vaffanzum

 

LEGENDA:
Coro
Accompagnamento
Solista
Controcanto

Un cult: Frankenstein Junior – Quale gobba?

 

Frankenstein Junior

 

 

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Un cult: Frankenstein Junior – Quale gobba?

Uno dei dialoghi più esilaranti del capolavoro di Mel Brooks…

Igor: Doctor Frankenstein?
Frederick: Frankenstin…
Igor: Vuol prendermi in giro?
Frederick: No, si pronuncia Frankenstin…
Igor: Allora dice anche Frederaick.
Frederick: No, Frederick…
Igor: Be’, perché non è Frederaick Frankestin?
Frederick: Non lo è… È Frederick Frankestin…
Igor: Capisco.

Frederick: Tu devi essere Igor.
Igor: No, si pronuncia Aigor.
Frederick: Ma mi hanno detto che era Igor!
Igor: Be’, avevano torto, non le pare?

Frederick: Non voglio metterti in imbarazzo, ma sono un chirurgo di una certa bravura, potrei forse aiutarti per quella gobba.
Igor: Quale gobba?

 

 

Un ricordo di Romano Bertola morto il 6 novembre di due anni fa. A lui dobbiamo tanti favolosi caroselli, dal Merendero (Miguel son mi) a Maria Rosa (Brava brava Maria Rosa) al gigante buono della nutella (E che, ci ho scritto Jo Condor?)…

 

Romano Bertola

 

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Un ricordo di Romano Bertola morto il 6 novembre di due anni fa. A lui dobbiamo tanti favolosi caroselli, dal Merendero (Miguel son mi) a Maria Rosa (Brava brava Maria Rosa) al gigante buono della nutella (E che, ci ho scritto Jo Condor?)…

 

A volte, portando a Lourdes un film muto, si mette a parlare.

I cigni mettono continuamente la testa sott’acqua per l’ossessione di avere le scarpe slacciate.

Un cane guardando un albero di Natale acceso: “finalmente hanno messo la luce in bagno”.

Romano Bertola

Inizia la carriera come scrittore nel 1958 con il romanzo “La stanza delle mimose”, che vince il premio Pavese.

Entra quindi nel mondo della pubblicità, scrivendo molti jingle e canzoncine per Carosello che riscuotono un successo straordinario, diventando in breve tempo un patrimonio della memoria collettiva: ricordiamo ad esempio Merenderos per la Talmone, cantata dal gruppo dei Los Gildos e con lo stesso Bertola che recita i versi Miguel son mi e Miguel son sempre mi.

Si dedica anche alla composizione di canzoni, riscuotendo un certo successo con Un diadema di ciliegie, presentata dai Ricchi e Poveri al Festival di Sanremo 1972, e con Torna a casa mamma, incisa da Memo Remigi con il figlio Stefano.

Ma il suo forte resta la pubblicità. Più recenti sono le canzoni per la merendina Fiesta (Fiesta ti tenta tre volte tanto, cantata dai Ricchi e Poveri), per i cioccolatini Pocket Coffee (Un pieno d’espresso, un pieno di sprint, Pocket Coffee), per il lievito Bertolini (Brava brava maria Rosa, ogni cosa sai far tu), per i biscotti della Maggiora (No no no, cara Baffina, questo non succede alle otto di mattina…), per le arance Birichin (Ma che paese straordinario, è il paese dell’incontrario…) e molte altre.

Collabora con Toni Pagot per la realizzazione del cartone animato Jo Condor per il famoso Carosello della Ferrero, dando la voce al condor protagonista della pubblicità (E che, ci ho scritto Jo Condor?).

Con la fine di Carosello riduce la sua attività in campo pubblicitario, pur scrivendo saltuariamente altre canzoni come, ad esempio, quella dell’Olandesina per i prodotti Mira Lanza (Mira mira l’Olandesina) e per alcuni spot radiofonici, come quello per i mobilifici Aiazzone e Granato.

Nel 1980 ottiene un altro grande successo come autore con La puntura, incisa da Pippo Franco; due anni dopo è la volta di Carletto incisa da Corrado (autore del testo) con Simone, figlio di Stefano Jurgens.

Negli ultimi anni si è dedicato a tempo pieno all’attività di scrittore, e nel 2012 ha pubblicato Caro Carosello, in cui ha raccontato i suoi ricordi legati all’attività di pubblicitario per la trasmissione.

Romano è morto il 6 novembre 2017 nella sua casa di Torino, all’età di 81 anni.

Stamattina alle 7 un vertiginoso silenzio mi ha svegliato. Mi sono girato verso mia moglie. Non c’era. Non era neppure in cucina né in nessuna altra stanza. Anche Camillo non c’era. Sono uscito sul balcone: strada deserta. Solo un giornale spinto dal vento. Con l’auto ho attraversato la città. Vie e piazze spopolate. I tram fermi o vuoti. In ufficio nessuno. Anche da Maniglia e da mio cognato Augusto non c’è nessuno. Gli appartamenti abbandonati. Ho puntato verso l’aeroporto. Un jet sulla pista. Fortuna di avere il brevetto di pilota. Mi sono levato in volo. Parigi. Atene. New York. Non un’anima. Vuoto. Deserto. Sul banco di un bar di Adelaide trovo una fotografia. Ci sono tutti. Cinque miliardi di persone che mi fanno ciao con la mano… Sotto, una scritta: “Addio, testa di cazzo!”. D’accordo, d’accordo…Però andarsene così…Senza dire niente… Che figli di puttana.

Mamma, lo sai chi c’è,
è arrivato il Merendero,
è arrivato col sombrero,
è arrivato, eccolo qua.
El Merendero!
L’è li, l’è là,
l’è là che l’aspettava,
l’è li, l’è là,l’è là che l’aspettava,
l’è li, l’è là,l’è là che l’aspettava,
l’è là che aspettava Miguel:
(Miguel son mi!)”

44 anni fa, il 2 novembre 1975 uccisero Pier Paolo Pasolini – Lo vogliamo ricordare con una sua profezia – La sua fantastica, inebriate, tragica poesia: “Alì dagli occhi azzurri”

 

Pasolini

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44 anni fa, il 2 novembre 1975 uccisero Pier Paolo Pasolini – Lo vogliamo ricordare con una sua profezia – La sua fantastica, inebriate, tragica poesia: “Alì dagli occhi azzurri”

“Profezia” conosciuta come “Alì dagli occhi azzurri” è una poesia di Pier Paolo Pasolini considerata una dei componimenti poetici e profetici tra i più importanti del nostro tempo.

Scritta, probabilmente, nel 1962 e pubblicata nel volume “Poesia in forma di rosa” l’opera è stata, per stessa ammissione del poeta, il frutto di una conversazione tra Pasolini e il suo amico Sartre. Testimonianza ne è la dedica che ne fa da introduzione: “A Jean Paul Sartre, che mi ha raccontato la storia di Alì dagli Occhi Azzurri”. Pasolini si trova a Parigi per far vedere il Vangelo, resta fortemente deluso, per non dire offeso, dalla reazione degli intellettuali francesi marxisti. Sartre lo consola e Pasolini dice: “Ho dedicato a lei, Sartre, una poesia, Alì dagli Occhi Azzurri, sulla base di un racconto che lei mi fece a Roma…”. E Sartre gli risponde: “Sono del suo avviso che l’atteggiamento (della sinistra) francese di fronte al Vangelo… è un atteggiamento ambiguo. Essa non ha integrato Cristo culturale. La sinistra lo ha messo da parte. Né si sa che fare dei fatti che concernono la cristologia. Hanno paura che il martirio del sottoproletariato possa essere interpretato in un modo o nell’altro nel martirio di Cristo”.

Poesia in forma di rosa esce nel 1964, ma nello stesso anno Pasolini pubblica ancora una seconda versione della Profezia e la mette nella importante raccolta di racconti, sceneggiature e progetti di film che va dal 1950 al 1965.

Al volume, pubblicato nel 1965, l’autore addirittura conferirà il titolo di Alì dagli occhi azzurri. Il titolo viene spiegato alla fine in una “Avvertenza” che descrive l’incontro con Ninetto in un cinema romano. Ninetto è un “messaggero” e parla dei Persiani.

“I Persiani – dice – si ammassano alle frontiere. / Ma milioni e milioni di essi sono già pacificamente immigrati, / sono qui, al capolinea del 12, del 13, del 409 … Il loro capo si chiama: / Alì dagli Occhi Azzurri”.

Alì dagli Occhi Azzurri

uno dei tanti figli di figli,

scenderà da Algeri, su navi

a vela e a remi.Saranno

con lui migliaia di uomini

coi corpicini e gli occhi

di poveri cani dei padri

sulle barche varate nei Regni della Fame. Porteranno con sè i bambini,

e il pane e il formaggio, nelle carte gialle del Lunedì di Pasqua.

Porteranno le nonne e gli asini, sulle triremi rubate ai porti coloniali.

Sbarcheranno a Crotone o a Palmi,

a milioni, vestiti di stracci

asiatici,e di camicie americane.

Subito i Calabresi diranno,

come da malandrini a malandrini:

” Ecco i vecchi fratelli,

coi figli e il pane e formaggio!”

Da Crotone o Palmi saliranno

a Napoli, e da lì a Barcellona,

a Salonicco e a Marsiglia,

nelle Città della Malavita.

Anime e angeli, topi e pidocchi,

col germe della Storia Antica

voleranno davanti alle willaye.

Essi sempre umili

essi sempre deboli

essi sempre timidi

essi sempre infimi

essi sempre colpevoli

essi sempre sudditi

essi sempre piccoli,

essi che non vollero mai sapere, essi che ebbero occhi solo per implorare,

essi che vissero come assassini sotto terra, essi che vissero come banditi

in fondo al mare, essi che vissero come pazzi in mezzo al cielo,

essi che si costruirono

leggi fuori dalla legge,

essi che si adattarono

a un mondo sotto il mondo

essi che credettero

in un Dio servo di Dio,

essi che cantavano

ai massacri dei re,

essi che ballavano

alle guerre borghesi,

essi che pregavano

alle lotte operaie…

Pier Paolo Pasolini