Ciao “fratello” razzista. Vuoi sapere perché i migranti non vogliono essere riportati in Libia? …La lettera shock dell’attivista Nawal Soufi che, razzista o no, dovresti leggere, imparare a memoria e diffondere…

 

razzista

 

.

.

seguiteci sulla pagina Facebook Curiosity 

.

.

 

Ciao “fratello” razzista. Vuoi sapere perché i migranti non vogliono essere riportati in Libia? …La lettera shock dell’attivista Nawal Soufi che, razzista o no, dovresti leggere, imparare a memoria e diffondere…

Ciao “fratello” razzista
Vuoi sapere perche’ i migranti non vogliono essere riportati in Libia?
Ok
Ti rispondero’ con delle domande
Ti e’ mai capitato di violentare tua madre perche’ qualcuno ha il fucile puntato contro di te e contro di lei? 
Ti e’ mai capitato di violentare tua sorella e di vedere nascere tuo figlio dalla pancia di tua sorella?
Sai quanti figli di scafisti abbiamo in Europa?
Cioe’ sai quante donne hanno partorito al loro arrivo dei bambini non voluti?
Sai cosa significa mangiare un pezzo di pane in 24 ore e vedere un pezzo di formaggino come fosse oro?
Ti e’ mai capitato di fare i tuoi bisogni dentro un secchio e davanti agli occhi di centinaia di persone?
Ti e’ mai capitato di avere le mestruazioni e non poterti lavare per settimane o mesi?
Ti e’ mai capitato di essere messo all’asta e venduto come uno schiavo nel 2019?
Ti e’ mai capitato di nutrire tuo figlio con the zuccherato e spacciarlo per latte?
Ti e’ mai capitato di essere picchiato a sangue perche’ chiedi l’intervento di un medico?
Ti e’ mai capitato d’essere fucilato per colpa di uno sguardo di troppo?
Ti e’ mai capitato di svegliarti con le urine versate in faccia?
Ti e’ capitato che qualcuno ti aprisse il corpo con un coltello e mettesse subito dopo del sale per sentire maggiormente le tue urla?
Per tutti questi motivi…caro razzista…ti posso classificare tra i criminali che hanno accettato un secondo Holocausto
-Nawal Soufi-


Questa la lettera shock ai razzisti che sta girando in rete
Nawal Soufi è una giovane donna siciliana, nata in Marocco e venuta in Italia quando aveva solo un mese. Ha salvato decine di migliaia di persone dalla morte per annegamento. Il suo nome in arabo significa “dono”…

Una donna, giovane, piccola e minuta è riuscita a fare questo da sola

“Non ho nulla di nuovo da insegnare al mondo. La verità e la non-violenza sono antiche come le montagne” – 71 anni fa l’assassinio di Mahatma Gandhi, l’uomo che cambiò il mondo…

Gandhi

 

 

.

seguiteci sulla pagina Facebook Curiosity 

.

.

“Non ho nulla di nuovo da insegnare al mondo. La verità e la non-violenza sono antiche come le montagne” – 71 anni fa l’assassinio di Mahatma Gandhi, l’uomo che cambiò il mondo…

Esattamente 71 anni fa, il 30 gennaio 1948, a New Delhi veniva assassinato il leader politico e spirituale padre dell’indipendenza dell’India, il Mahatma Gandhi. La sua vita dedicata all’insegnamento della non-violenzafu stroncata dal piombo del fanatismo religioso per mano dell’estremista Hindu Nathuram Godse.

Il Mahatma si trovava nella capitale per uno dei tanti sit-in di protesta pacifica contro la recente separazione dell’India dal Pakistan musulmano. Fu in quel frangente che fu raggiunto da 5 proiettili esplosi da distanza ravvicinata morendo pochi minuti dopo. Erano le 17,46 del 30 gennaio 1948 quando fu ufficialmente divulgata la notizia della morte del Mahatma.

 

“Non ho nulla di nuovo da insegnare al mondo. La verità e la non-violenza sono antiche come le montagne”
È una delle espressioni più conosciute di Mohandas Karamchand Gandhi, scomparso esattamente 70 anni fa, assassinato da un fanatico dell’induismo radicale.
Il Mahatma nacque a Portbandar, in India, nel 1869. Erano gli anni della colonizzazione britannica, iniziata pochi anni prima grazie ad una penetrazione commerciale operata dalla Compagnia delle Indie che, in poco tempo, profuse la sua influenza anche nelle vicende politiche, tanto da assumere l’amministrazione governativa del paese, a spese dei diversi sovrani che controllavano le diverse regioni del paese. Sovrani, che, spesso, erano in conflitto tra di loro.
Gandhi, fin da giovane, sentiva l’occupazione opprimente, vedendo le umiliazioni e il trattamento da inferiori che veniva riservato alla sua gente, da parte degli inglesi.
Ottenne il permesso dai genitori di studiare all’estero e andò in Inghilterra per laurearsi in legge.
In pochi anni ottenne la laurea e divenne un avvocato.
Conclusi gli studi, tornò in patria per poi migrare in Sudafrica, in cerca di occupazione.
Anche il Sudafrica, in quegli anni viveva la condizione di stato coloniale e, anche la popolazione sudafricana, era vessata e discriminata dai bianchi.
Ben presto, oltre a lavorare, Gandhi iniziò a studiare e a mettere a punto la sua “Teoria e pratica del metodo della non-violenza” .
Nella sua elaborazione, utilizzava quelli che lui definiva “esperimenti con la verità”: la sua vita era piena di questi esperimenti.
Uno dei suoi principali propositi era quello di trasformare la politica in etica politica, anche se non si può affermare che Gandhi sia stato un vero e proprio uomo politico. Nel suo agire Gandhi si avvaleva di “imperativi” etici per delineare il suo ruolo e la sua figura in Sudafrica – prima – e in India – poi.
Il 29 gennaio del 1948, un giorno prima che venisse ucciso, Gandhi, in un momento di preghiera, disse alla folla:  «Se muoio d’una malattia lunga, se muoio per qualche cosa come un foruncolo o una pustoletta, sarà vostro dovere proclamare al mondo, anche a rischio che la gente si adiri con voi, che non ero l’uomo di Dio che pretendevo di essere. Se lo farete darete pace al mio spirito. Prendete nota anche di questo: se qualcuno dovesse porre fine alla mia vita trapassandomi con una pallottola ed io la ricevessi senza un gemito ed esalassi l’ultimo respiro invocando il nome di Dio, allora soltanto giustificherete la mia pretesa»
In particolare negli ultimi anni della sua vita e, successivamente, dopo la sua uccisione, Gandhi fu considerato un “santo” che aveva dedicato la sua vita nobilitando e difendendo i valori umani, adoperandosi per questo anche in politica.
In Europa si diffuse la fama, per alcuni era considerato un “eccentrico” per il suo stile di vita, ma, in realtà, i giudizi convergono in un giudizio che sintetizza due caratteristiche molto diverse: quelle di uomo unico, carico di bontà e di grandezza nella sua semplicità, a tratti disarmante.
Gandhi intraprese diverse lotte nel corso della sua vita applicando la sua dottrina della “lotta non violenta”, o meglio, del “satyagraha” .
Gandhi era anche un grande uomo di preghiera, e questo aiuta molto a comprendere la sua grande opera. Lui era molto legato alla pratica della preghiera perché “la preghiera mi ha salvato la vita. Senza di essa, sarei pazzo da molto tempo. Ho avuto la mia porzione delle più amare esperienze pubbliche e private, che mi gettarono in una temporanea disperazione. Se riuscii a liberarmi da questa disperazione, fu grazie alla preghiera”.
Gandhi aveva una concezione di Dio diversa da quella dei cristiani. La sua egli era un indù, nato e cresciuto in un mondo culturale asiatico, anche se ha compiuto gli studi anche in Europa.
Per lui Dio è verità, amore, etica, morale, coraggio, mentre per i cristiani, Dio è “Via, verità, vita e la via è seguire Gesù, uniformarsi a lui”.
Gandhi era un uomo che ha vissuto nella storia del suo tempo, è stato un “cercatore”, ma non solo per sé stesso, viveva dell’amore per gli uomini.
Non tutti sanno che Gandhi in una occasione venne a Roma, infatti, di ritorno da Londra, dopo aver partecipato ad una Tavola Rotonda sul futuro dell’India – con esiti fallimentari, per gli interessi indiani – attraversò l’Italia, e fece tappa a Roma per due giorni .
Era il 1931, Mussolini aveva già preso il potere. Si incontrarono informalmente per un colloquio di circa venti minuti, evitando di trattare argomenti “caldi”.
tratto da: http://www.notizieitalianews.com/2018/01/non-ho-nulla-di-nuovo-da-insegnare-al.html

…E il popolo di Castelnuovo accoglie nelle sue case i migranti cacciati da Salvini…!

 

migranti

 

.

.

seguiteci sulla pagina Facebook Curiosity 

.

.

 

…E il popolo di Castelnuovo accoglie nelle sue case i migranti cacciati da Salvini…!

Il sindaco del borgo in provincia di Roma dopo l’incontro in prefettura: “E’ la prima volta che accade in Italia, sono molto contento”

Una vittoria della civiltà contro la cattiveria. Degli italiani che credono nei valori della Costituzione rispetto alla marina nera piena di odio e rancore con la quale qualcuno vorrebbe governare l’Italia.
“Si è appena concluso un tavolo con la prefettura in cui abbiamo raggiunto un accordo per cui le famiglie con bimbi che erano al Cara rimarranno nella zona di Castelnuovo di Porto, attraverso ‘l’accoglienza diffusa’ per consentire ai bambini di continuare a frequentare la scuola. E’ la prima volta che succede in Italia. Siamo molto soddisfatti”.
Ad annunciarlo il sindaco di Castelnuovo di Porto, Riccardo Travaglini.
A quanto riferito si tratta di 4 famiglie a cui si aggiungono 4 o 5 richiedenti asilo.
“Andiamo avanti anche con le protezioni umanitare” aggiunge il sindaco di Castelnuovo, “Si tratta di 16 persone, per i quali si sta concludendo lo screening della task force e, attraverso la collaborazioni di sindaci di città da cui sono arrivate offerte di ospitalità, verranno accolti anche in altre Regioni” conclude il sindaco Travaglini.

fonte: https://www.globalist.it/news/2019/01/26/il-popolo-di-castelnuovo-accoglie-nelle-sue-case-i-migranti-cacciati-da-salvini-2036573.html

Migranti – La stupenda canzone scritta da Francesco Guccini e cantata da Enzo Iacchetti, chissà perchè esclusa dal Festival di Sanremo

 

Migranti

 

.

.

seguiteci sulla pagina Facebook Curiosity 

.

.

 

Migranti – La stupenda canzone scritta da Francesco Guccini e cantata da Enzo Iacchetti, chissà perchè esclusa dal Festival di Sanremo

Francesco Guccini che da tempo non si esibiva più dal vivo o scriveva canzoni, scrisse questo brano colpito dal dramma dell’emigrazione e dalle polemiche che il dramma suscitava. Fantastica è anche l’interpretazione di Enzo Iacchetti. Doveva essere tra le canzoni del Festival di Sanremo 2018, ma fu scartata all’ultimo momento… Chissà perché…

Migranti

“Andavamo che non era ancor giorno La bocca piena di sogni e dolore Lasciavamo in un niente di ore lì attorno una casa di gente e di amore e una terra da infami, di sassi e di rabbia La miseria attaccata alla pelle come una scabbia Ma nei petti gonfiava un respiro che volava in giro come una danza E andavamo nel mondo America, Europa! Dovunque ci fosse uno spazio Comunque sapendo di andare a soffrire per vivere e ricostruire Mescolando al sangue la storia per creare una nuova e vitale memoria In un turbinio di speranza di vita futura lavoro di gioia per noi a decine a migliaia per noi così in tanti.. per noi niente nessuno, per noi emigranti E partiamo per caso, per sorte su quei gusci di noce affollati di scafisti violenti di umanità nuda donne, vecchi, bambini e di morte un confuso partire ignoto l’arrivo Non più l’ora od il giorno ma si arrivi e da vivo Ma nei cuori si allarga un respiro che ci spinge ad andare, ad osare sul mare Tra paure e gli stenti di quel mare mai visto Ma stringendo un sogno fra i denti: che qualcuno lontano ci accolga, ci tenda una mano a noi supplicanti, a noi meno di niente, nessuno.. noi diversi di pelle e cultura Noi che siamo anche forse il futuro a noi immigranti E veniamo da un mondo di guerra e di fame dovunque E cerchiamo una patria comunque per tornare a sperare, per vivere ancora E veniamo da un mondo di guerra e di fame dovunque E cerchiamo una patria comunque per tornare a sperare, per vivere ancora e ricominciare…”

Francesco Guccini

 

Francesco Guccini – Auschwitz, la struggente “Canzone del bambino nel vento”

 

Guccini

 

.

.

seguiteci sulla pagina Facebook Curiosity 

.

.

Francesco Guccini – Auschwitz, la struggente “Canzone del bambino nel vento”

Canzone del bambino nel vento – Uno struggente capolavoro di Francesco Guccini… Non c’è bisogno di alcun commento… Si può solo leggerne il testo e ascoltare… In silenzio…

Canzone del bambino nel vento

Son morto con altri cento,
son morto chr ero bambino,
passato per il camino
e adesso sono nel vento
e adesso sono nel vento

Ad Auschwitz c’era la neve,
il fumo saliva lento
nel freddo giorno d’inverno
e adesso sono nel vento,
e adesso sono nel vento

Ad Auschwitz tante persone,
ma un solo grande silenzio:
è strano non riesco ancora a sorridere qui nel vento,
a sorridere qui nel vento…

Io chiedo come può l’uomo
uccidere un suo fratello
eppure siamo a milioni
in polvere qui nel vento,
in polvere qui nel vento

Ancora tuona il cannone
ancora non è contenta
di sangue la bestia umana
e ancora ci porta il vento
e ancora ci porta il vento

Io chiedo quando sarà
che l’uomo potrà imparare
a vivere senza ammazzare
e il vento si poserà
e il vento si poserà

Io chiedo quando sarà
che l’uomo potrà imparare
a vivere senza ammazzare
e il vento si poserà
e il vento si poserà
e il vento si poserà…

Francesco Guccini

 

“Qui, in pochi, nuotammo alle vostre spiagge. Ma che razza di uomini è questa?” – La fotografia della crudeltà della nostra civiltà odierna immortalata 2000 anni fa nei versi di Virgilio…

 

Virgilio

 

.

.

seguiteci sulla pagina Facebook Curiosity 

.

.

 

“Qui, in pochi, nuotammo alle vostre spiagge. Ma che razza di uomini è questa?” – La fotografia della crudeltà della nostra civiltà odierna immortalata 2000 anni fa nei versi di Virgilio…

Da Fanpage:

“Ma che razza di uomini è questa?”: quei versi pro-migranti nell’Eneide di Virgilio

“Qui, in pochi, nuotammo alle vostre spiagge. Che razza di uomini è questa? O quale patria così barbara permette simile usanza? Ci negano il rifugio della sabbia; dichiarano guerra e ci vietano di fermarci sulla terra più vicina. Se disprezzate il genere umano e le armi degli uomini, temete almeno gli Dei”. Sono i versi dell’Eneide di Virgilio, che dopo duemila anni ci raccontano la tragedia del nostro Mediterraneo oggi.

Nel primo Libro dell’Eneide di Virgilio, mentre Enea e i suoi stanno per raggiungere le coste della Sicilia, dopo sette anni di navigazione, arriva la tempesta. La dea Giunone, da sempre ostile ai troiani, briga con Eolo, re dei venti, a scatenare una tempesta senza precedenti. Ma anche Enea ha i suoi santi in Paradiso e così, sostenuto da Nettuno, dio delle acque, si salva e con sette delle sue venti navi approda nelle coste della Libia. Qui dovrà convincere Didone, la regina di Cartagine, con una famosa orazione, per chiederle ospitalità:

Huc pauci vestris adnavimus oris. Quod genus hoc hominum? quaeve hunc tam barbara morem permittit patria? hospitio prohibemur harenae; bella cient primaque vetant consistere terra. Si genus humanum et mortalia temnitis arma, at sperate deos memores fandi atque nefandi.

Qui, in pochi, nuotammo alle vostre spiagge. Che razza di uomini è questa? O quale patria così barbara permette simile usanza? Ci negano il rifugio della sabbia; dichiarano guerra e ci vietano di fermarci sulla terra più vicina. Se disprezzate il genere umano e le armi degli uomini, temete almeno gli Dei, memori del bene e del male.

Sono i versi da 538 a 543 dell’Eneide di Publio Marone Virgilio, poema composto probabilmente tra il 29 a.C. e il 19 a.C., opera epica alla base della nostra cultura non solo perché narra la nascita di Roma, ma perché da oltre duemila anni racconta la “lotta per la vita” di un uomo e dei suoi compagni, narrando la leggendaria storia di un gruppo di profughi che, sfuggendo dalla guerra, viaggiarono tra tempeste, morti e naufragi per il Mediterraneo fino ad approdare nel Lazio, diventando il progenitore del popolo romano, i fondatori dell’Italia. Quella stessa Italia che oggi nega ad altri disperati l’approdo e, dunque, la salvezza. Che Nettuno sia con loro.

Fonte: https://www.fanpage.it/ma-che-razza-di-uomini-e-questa-quei-versi-pro-migranti-nelleneide-di-virgilio/

 

Giorno della memoria – Per non dimenticare – Liliana Segre e Auschwitz: “Mio padre si scusò per avermi messa al mondo”

 

Giorno della memoria

 

.

.

seguiteci sulla pagina Facebook Curiosity 

.

.

 

Giorno della memoria – Per non dimenticare – Liliana Segre e Auschwitz: “Mio padre si scusò per avermi messa al mondo”

La senatrice a vita: “Il sapore della libertà è quello di un’albicocca secca, lanciata dagli americani”

Mio padre mi disse “Ti chiedo scusa di averti messa al mondo”. Ma io ho avuto la fortuna, nella disgrazia, di vivere questa tragedia da figlia”. Lo ha detto la senatrice Liliana Segre, stasera ospite a Che tempo che fa da Fabio Fazio. “Io rispondevo ‘sono contenta di essere qui con te”.

Segre ricorda il viaggio verso Auschwitz. “Il viaggio durava una settimana con altri disgraziati. Ricordo che il treno arrivato ad Auschwitz prima si fermò: noi vedemmo un orologio grande che era sulla facciata della stazione ferroviaria vera. Poi il treno proseguì, la prima era una stazione artificiale, preparata per i treni che arrivano da tutta l’Europa occupata dai nazisti. Era un enorme spiazzo pieno di neve con i binari morti e dei treni in cui nessun ferroviere si è chiesto come mai arrivassero pieni e tornassero vuoti. Lì venivamo sbattuti con una violenza inaudita giù dai vagoni. Avevano deportato dalla casa di riposo di Venezia tutti gli ospiti, tra cui una signora di 98 anni. La deportazione dei vecchi, con le sue limitazioni, le ho capite solo ora: trovarsi 8 giorni dentro quel vagoni, era difficile, era faticosa anche la discesa e venivano buttati giù dalla carrozza bestiame per poi essere uccisi. C’era una grandissima confusione, era uno di quei momenti in cui esci da te stesso e dici: ‘ma sono proprio io che sono qui?’ Un incubo: invece era tutto vero”.

Liliana Segre ha raccontato in un altro passaggio che allora aveva 13 anni, “ero abbastanza consapevole di quel che accadeva, ma ero molto semplice, avevo vissuto” il tentativo di espatrio “quasi come un’avventura, ma già quella sera eravamo nella camera di sicurezza per la colpa di essere nato”.

Ed ancora: “Avevo lottato per resistere e non cadere, a 13 anni avevo provato a farcela ma il ritorno fu una delusione terribile. Tornata a Milano ho trovato parenti, buone persone che mi volevano bene ma c’era un mondo così diverso da quello che avevo sognato, non avevo più la mia casa, nè tanti visi intorno a me, nè papà, nè i nonni. Mi sentivo vecchia pur avendo solo 16 anni, ero molto più vecchia allora di quanto non mi senta ora, che ho trovato l’amore e sono diventata nonna”. Per Liliana Segre, il sapore della libertà “è quello di una albicocca secca: sono stata testimone della storia che cambiava: l’ultimo giorno della mia prigionia, il 1 maggio 1945, avevamo visto gli ufficiali tedeschi mettersi in borghese, fuggivano, c’era un cambio di ruolo. Improvvisamente arrivò la prima camionetta americana, non sapevamo chi fossero questi fantastici soldati. Buttavano dai camion cioccolata, sigarette e ricordo una albicocca secca. Allora pesavo 32 chili: con fatica la raccolsi, era fantastica, era il sapore della libertà”.

Il monito di Padre Zanotelli: “Sui migranti saremo giudicati come i nazisti”

 

Padre Zanotelli

 

.

seguiteci sulla pagina Facebook Curiosity 

.

.

 

Il monito di Padre Zanotelli: “Sui migranti saremo giudicati come i nazisti”

Parla il religioso attaccato dai leghisti: “Il Vangelo parla di perdono, di accoglienza, se siete cristiani non potete scegliere chi si regge sull’odio o sul disprezzo”. Come Salvini

“Il Vangelo parla di perdono, di accoglienza dell’altro, se siete cristiani e lo scegliete non potete scegliere Salvini. La Storia ci giudicherà come noi oggi giudichiamo i nazisti”. Padre Alex Zanotelli, missionario, critica con forza e coerenza la politica anti-immigratoria sbandierata dal vicepremier che ama indossare divise militari e la Lega ricambia attaccandolo e screditando la sua figura religiosa. Direttore per anni di “Nigrizia”, l’80enne padre Zanotelli della comunità comboniana è autore del recente pamphlet pubblicato da Chiarelettere Prima che gridino le pietre.

Padre, il leghista Alessandro Pagano si è riferito a lei dicendo che “di questi pseudo preti non abbiamo bisogno” perché, a parere dell’esponente della Lega, “il suo unico chiodo in testa è attaccare #Salvini”.

Prima di tutto non voglio attaccare nessuno, non mi interessa e men che meno mi interessa Salvini. Il problema non sono i leghisti. Ho invece sempre detto con chiarezza che ognuno deve decidersi nella vita e ho parlato ai cristiani.

Decidersi su cosa?

Se siete cristiani potete naturalmente scegliere qualunque politica, ognuno è libero, però dovete fare i calcoli con vostra coscienza. Il Vangelo parla di perdono, di accoglienza dell’altro e se lo scegliete non potete scegliere il Vangelo di Salvini che si regge sull’odio o sul disprezzo dell’altro. Mi meravigliano però tanti cristiani.

Perché?

Non c’è coerenza con quello che credono e dicono. Faccio perciò appello ai cristiani leghisti. A loro dico: provate a chiedervi che cuore avete. Un uomo se è un uomo si commuove davanti a certe realtà. Fin da tempi più antichi far fuori un bambino o trucidare qualcuno faceva scattare qualcosa nel cuore. Come è possibile che noi che ci dichiariamo umani siamo diventanti così insensibili?

Intende i migranti che affogano nel Mediterraneo e che non vediamo?

Certo: se non vediamo non sentiamo. Per questo hanno messo il cordone sanitario intorno alla Libia: se non si vedono la gente non reagisce quando, come ieri, periscono in mare 117 persone e altri 60 sono morti davanti al Marocco. Se sappiamo i dettagli, un bambino che aveva due anni, una donna affogata, allora sentiamo qualcosa. Invece è possibile diventare così bestie da non sentire? Da non avere un sentimento? Non giudico ma chiedo: siete uomini o bestie? Decidetelo. Persino la bestia è più tenera in certe situazioni. Ne sono certo: i nostri nipoti diranno di noi le stesse cose che diciamo noi dei nazisti e di Auschwitz. L’Europa dovrà rispondere davanti alla storia. Un giorno non ci sarà più la tribù bianca che governa il mondo e allora verremo portati davanti alla storia per questi che sono delitti come lo sono stati il colonialismo e il neocolonialismo. La storia ce lo rinfaccerà.

Dalla Lega lei è stato definito “globalista” e il termine vuole essere dispregiativo.

Non parlo in chiave politica. Non sono un globalista se non nel senso che siamo un unico mondo, che siamo tutti su un’unica barca e quindi o ci salviamo insieme o periremo tutti insieme: se il pianeta va incontro al disastro ecologico la pagheremo tutti, se saltiamo in aria per una bomba atomica saltiamo per aria tutti. Pertanto dobbiamo fare i conti a livello globale, non è possibile che gli otto uomini più ricchi della Terra abbiano quanto miliardi di persone e che quattro miliardi di persone vivano con due dollari al giorno. È allora globalismo pensare che tutti hanno diritto a un minimo di vita: queste sono le domande che dobbiamo porci, sono i ragionamenti che dobbiamo fare.

 

 

fonte: https://www.globalist.it/politics/2019/01/20/padre-zanotelli-accusa-ancora-sui-migranti-saremo-giudicati-come-i-nazisti-2036307.html

Un Preside Fantastico – Scrivono “il preside è gay” su muro della scuola – Lui non cancella la scritta – “Non è la falsa attribuzione di una condizione, ma il fatto che uno studente del mio liceo l’abbia pensata come un’offesa, resti lì come pietra d’inciampo per l’intelligenza umana”

 

gay

 

.

seguiteci sulla pagina Facebook Curiosity 

.

.

Un Preside Fantastico – Scrivono “il preside è gay” su muro della scuola – Lui non cancella la scritta – “Non è la falsa attribuzione di una condizione, ma il fatto che uno studente del mio liceo l’abbia pensata come un’offesa, resti lì come pietra d’inciampo per l’intelligenza umana”

Scrivono ‘il preside è gay’ ma lui non cancella la scritta: resti come pietra d’inciampo

Dipinta con una bomboletta sul muro del Liceo Scientifico Oriani di Ravenna. Il dirigente spiega: offende non la falsa attribuzione ma che qualcuno l’abbia pensata come offesa.

Una risposta da vera e propria lezione da educazione civica alla stupidita dei solidi omobobi.
“Il preside è gay”. Questa la scritta comparsa ieri su un muro esterno del Liceo Scientifico Alfredo Oriani di Ravenna. Ma quando alcuni docenti gliel’hanno fatto notare, il dirigente scolastico Gianluca Dradi ha deciso di lanciare un messaggio chiaro. “Ciò che offende – ha scritto il preside sul suo profilo Facebook – non è la falsa attribuzione di una condizione, ma il fatto che uno studente del mio liceo l’abbia pensata come un’offesa. Non la farò cancellare: resti lì come pietra d’inciampo per l’intelligenza umana. #Nonnellamiascuola”.
“In un primo momento la mia reazione è stata semplicemente un’alzata di spalle – ha quindi spiegato Dradi al Resto del Carlino – Poi però ha prevalso l’idea di cogliere l’occasione per un piccolo gesto educativo nei confronti del presunto autore. A me non importa chi sia stato. Mi piacerebbe però che fra qualche tempo l’autore, ripassando davanti a quel muro, possa ravvedersi e vergognarsi di aver pensato che quell’epiteto fosse un’offesa. Il bullismo omofobo e non solo è una vera piaga che colpisce soprattutto gli adolescenti che vivono periodi di fragilità. Già quest’anno ho avviato due procedimenti disciplinari straordinari per atti verso compagni, oltre ad adottare qualche intervento più leggero per episodi più circoscritti”.
Tra i commenti al post, che ha fatto rapidamente il giro del web, quello di Sofia Dradi: “Fiera di essere figlia di quest’uomo”. Da Gianluca Dradi “una lezione di civiltà”, commenta Gaynews.

Lettera di una mamma siriana al suo bimbo morto in mare…

 

bimbo morto in mare

 

.

seguiteci sulla pagina Facebook Curiosity 

.

.

 

 

Lettera di una mamma siriana al suo bimbo morto in mare…

“Se potessi scegliere dove farti nascere sceglierei il mare,
perché è l’acqua del grembo materno il primo contatto con il mondo.
La mia pancia ti ha protetto per nove mesi, lasciando fuori ogni male.
L’acqua del mio ventre è stata la tua morbida e avvolgente coperta,
la tua prima culla, la casa più bella dove hai vissuto.
Se potessi scegliere dove farti vivere, sceglierei una casa vicino al mare,
perché l’acqua purifica, rinnova, disseta. L’acqua è il regalo più grande.
L’acqua racconta emozioni, è natura, movimento, forza. L’acqua è vita.
Ma è nell’acqua del mare che ti ho perso, figlio mio.
Quel mare che abbiamo attraversato in cerca di una vita migliore,
quel mare oltre il quale iniziare una nuova vita,
perché i figli non possono scegliere dove nascere e a te, figlio mio, è capitato il posto peggiore.
Purtroppo siamo nati nella parte sbagliata del mondo, non è colpa di nessuno.
Perdonami se non sono riuscita a salvarti, se non sono stata forte,
se non sono riuscita a cavalcare le onde e portarti in alto, come in un gioco, come in una fiaba.
Se potessi scegliere dove farti morire ti riporterei dentro di me,
dove ti ho concepito, perché tornare nella natura dell’acqua materna,
l’unica acqua che non uccide,
significherebbe tornare indietro e farti nascere ancora, riportarti in vita”

estratto di una lettera di una mamma siriana al suo bimbo morto in mare di Paolo Vanacore

fonte: https://raiawadunia.com/lettera-di-una-mamma-siriana-al-suo-bimbo-morto-in-mare/