Tutti pazzi per la Facelia, pianta “salva-api”

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Tutti pazzi per la Facelia, pianta “salva-api”

Nel Vicentino è esplosa la “facelia mania”. Ovvero l’interesse per il fiore “salva-api”, con una spettacolare infiorescenza violacea, che funziona anche come concime naturale una volta sfiorito.

Nella foto: Una distesa viola, l’effetto creato dalla coltivazione di facelia, la pianta nota anche come “salva api”.

Il Comune di Arcugnano si è fatto promotore da qualche mese, in collaborazione con Coldiretti e Sis, Società Italiana Sementi con sede a San Lazzaro di Savena, alle porte di Bologna, di divulgare la coltivazione della facelia. E la risposta del territorio è andata oltre le attese. Ad Arcugnano sono arrivate chiamate da tutta la Provincia, da Breganze a Sossano, da Trissino a Zovencedo, e i 200 chili di sementi a disposizione ai magazzini comunali di Torri per circa 20 ettari di terreno, forniti gratuitamente dalla Sis, sono praticamente già assegnati o prenotati.

«Si tratta per lo più di coltivatori diretti o apicoltori – spiega l’assessore all’ambiente Gino Bedin – un’azienda importante di Arcugnano ha già fissato sementi per 10-12 ettari, altre invece hanno prenotato per 5/6 ettari complessivi. E poi ci sono tante microrealtà che hanno chiesto sementi per 500 o 1000 metri quadrati di terreno. Abbiamo anche avviato una collaborazione con Zovecendo, per una superficie di 2000/3000 metri quadrati, in cui gli apicoltori hanno compreso il valore agronomico oltre che ambientale dell’operazione facelia e quindi sono già venuti a prendersi le sementi». «Ma ci hanno chiamato anche tanti privati – continua l’amministratore – persone che hanno chiesto di poterla coltivare nell’orto o nell’aiuola davanti casa. In questi giorni una piccola realtà di Altavilla, 500 metri di orto con 4 arnie di api, ha chiesto le sementi per procedere alla coltivazione. Saranno almeno una trentina i contatti che abbiamo avuto. I semi sono a disposizione gratuitamente, ma qualcuno era disposto pure a pagare per avere la facelia».

Un fiore che al di là dell’aspetto estetico, sicuramente di grande impatto, rappresenta una sorta di concimazione naturale del terreno, perché una volta sfiorita lo arricchisce di materia organica naturalmente, senza contare che è una sorta di salvezza per le api e la produzione di miele di qualità, perché se seminata a giugno, fiorisce a luglio e agosto, periodo in cui le api vanno in difficoltà per la mancanza di fioriture.

«Stiamo praticamente già raccogliendo adesioni per un eventuale progetto il prossimo anno – aggiunge l’assessore Bedin – speriamo che la Sis appoggi nuovamente l’iniziativa. Si potrebbe anche pensare ad un progetto di consegna a domicilio delle sementi. L’idea ci era piaciuta subito, ma non era così scontato far passare il messaggio ai coltivatori, perché far crescere la facelia non porta reddito e quindi come secondo raccolto si potrebbe pensare ad altro, come la soia. Invece l’interesse è stato notevole, dai coltivatori diretti in primis e poi dagli hobbisti e apicoltori in particolare. Siamo decisamente soddisfatti dell’inaspettato successo dell’operazione, che speriamo di poter ripetere anche il prossimo anno, in modo da poter dare risposta alle tante richieste e continuare ad abbellire il territorio di Arcugnano».

Fonte: http://www.ilgiornaledivicenza.it/territori/vicenza/arcugnano/tutti-pazzi-per-la-pianta-salva-api-1.5812292

Tumori: una penna li diagnosticherà in 10 secondi

Tumori

 

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Tumori: una penna li diagnosticherà in 10 secondi

Diagnosticare un tumore in un attimo e così arrivare alla sua rapida asportazione. Non si ferma la ricerca per debellare uno dei mali che causa più decessi in tutto il mondo, il cancro, e che ha, nella maggioranza dei casi, un iter di diagnosi e di cure lunghi oltre ogni tempo.

Un team di scienziati e ingegneri dell’Università di Austin, nel Texas, hanno ora messo a punto un potente strumento in grado di identificare rapidamente e accuratamente i tessuti cancerosi durante un intervento chirurgico, fornendo risultati in circa 10 secondi, più di 150 volte più veloci della tecnologia esistente.

Si tratta della penna MasSpec, uno strumento palmare innovativo che fornisce ai chirurghi informazioni diagnostiche precise su quali tessuti asportare e quali conservare, aiutando a migliorare il trattamento e ridurre le probabilità di recidiva del cancro.

La nostra tecnologia potrebbe migliorare notevolmente le probabilità che i chirurghi veramente eliminino fino all’ultima traccia del cancro durante l’intervento chirurgico”, spiega Livia Schiavinato Eberlin, assistente di chimica presso l’Università di Austin che ha coordinato il progetto.

Come spiega la ricerca pubblicata su Science Translational Medicine, la rivista dell’Associazione americana per l’avanzamento della scienza, la “penna” ha una punta stampata in 3D e di un materiale biocompatibile. La punta consente di estrarre le molecole da controllare dal tessuto con poche gocce d’acqua e le trasferisce allo spettrometro di massa, che calcola la massa delle molecole presenti nel campione. Dopo una manciata di secondi circa compare il risultato. In alcuni casi il dispositivo è in grado anche di riconoscere il sottotipo del tumore.

Su 253 pazienti affetti da tumore, la penna MasSpec ha impiegato circa 10 secondi per dare una diagnosi ed è stato più preciso al 96%.

guarda QUI il video

Ogni volta che possiamo offrire al paziente una chirurgia più precisa, una chirurgia più veloce o una chirurgia più sicura, non desideriamo altro che farlo”, spiega James Suliburk, responsabile della chirurgia endocrina presso il Baylor College of Medicine e collaboratore del progetto. “Questa tecnologia fa tutte e tre le cose e ci permette di essere molto più precisi su quali tessuti rimuovere e quali lasciare”.

Anche se la massimizzazione della rimozione del cancro è fondamentale per migliorare la sopravvivenza del paziente, la rimozione di un numero troppo elevato di tessuti sani può anche avere profonde conseguenze negative per i pazienti, si pensi a coloro affetti da cancro al seno o con cancro alla tiroide, con possibili danni ai nervi o ai muscoli. Questa “penna” riesce ad essere 150 volte più veloce rispetto alle attuali tecnologie nell’identificare i tumori e riesce a farlo anche senza provocare danni ai tessuti sani.

È per questo che, ottenuto il brevetto, i ricercatori sperano in una sua rapida applicazione.

fonte: https://www.greenme.it/vivere/salute-e-benessere/24981-penna-tumori

Melograno: veleno per i tumori !!

 

Melograno

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Melograno: veleno per i tumori !!

 

Il succo di melograno, potente arma contro la diffusione del cancro

Alcuni componenti del succo di melagrana riescono a inibire il movimento delle cellule tumorali. Lo studio
Un aiuto alla lotta contro il cancro pare arrivare dal succo della melagrana, il frutto del melograno.
In particolare, gli scienziati dell’Università della California, hanno scoperto che i componenti del succo possono essere un efficace preventivo. In più, questi componeneti, riescono a indebolire l’attrazione delle cellule tumorali a un segnale chimico che favorisce la diffusione delle metastasi del cancro alla prostata fino all’osso. Questa scoperta si pone in quella branca di ricerca atta a prevenire le metastasi del cancro, ma non solo, come vedremo.

I risultati di questo studio sono stati presentati dalla dottoressa Manuela Martins-Green al 50th meeting annuale della American Society for Cell Biology, in corso a Philadelphia dall’11 al 15 dicembre 2010.
La ricercatrice ha applicato, in laboratorio, del succo di melagrana alle cellule del cancro alla prostata che erano risultate resistenti al testosterone.
Dalle analisi poi condotte, Martins-Green e colleghi hanno scoperto che le cellule tumorali trattate con il succo di melagrana, e che non erano morte con il trattamento, mostravano una maggiore adesione cellulare e una diminuzione della migrazione.

Alcuni dei componenti responsabili di questi effetti, identificati dai ricercatori, sarebbero i fenilpropanoidi, gli acidi idrobenzoici, i flavoni e gli acidi grassi coniugati.
«Avendoli identificati, ora possiamo modificare i componenti inibenti il cancro nel succo di melagrana per migliorare le loro funzioni e renderli più efficaci nel prevenire le metastasi del cancro alla prostata, portando a terapie farmacologiche più efficaci», hanno spiegato i ricercatori.

Oltre a ciò, ha ricordato Martins-Green, è possibile studiare terapie efficaci contro altri tipi di cancro e non solo per quella alla prostata. Questo sarebbe possibile poiché «i geni e le proteine coinvolte nel movimento delle cellule del cancro alla prostata sono essenzialmente gli stessi di quelli coinvolti nel movimento di altri tipi di cellule tumorali».

Buone speranze, e tutte naturali, quindi quelle che arrivano da Philadelphia. Ora non resta che attendere gli ulteriori studi che possano, nel caso, aprire la strada sulla sperimentazione in ambito umano.

fonte: http://www.lastampa.it/2010/12/14/scienza/benessere/medicina/il-succo-di-melograno-potente-arma-contro-la-diffusione-del-cancro-tgZIbqwCnZxVWjZPwzgssO/pagina.html

Ogni due minuti un bambino muore di malaria! Per debellarla basterebbe rinunciare a due giorni di spese militari. Ma per “loro” la “nostra sicurezza” è troppo importante per metterla in pericolo per qualche moccioso che crepa! (sostituisci “nostra sicurezza” con “business” e capirai meglio).

 

malaria

 

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Ogni due minuti un bambino muore di malaria! Per debellarla basterebbe rinunciare a due giorni di spese militari. Ma per “loro” la “nostra sicurezza” è troppo importante per metterla in pericolo per qualche moccioso che crepa! (sostituisci “nostra sicurezza” con “business” e capirai meglio).

 

Sradicare la malaria? Basta rinunciare a tre ore all’anno di spese militari

Nel mondo ogni due minuti un bambino muore per la malaria. Ma per rendere accessibili i farmaci a tutte le persone colpite e fare interventi strutturali che cancellino la malaria dal mondo basterebbero tra gli 8,5 e i 11,2 miliardi di euro. «Equivale a due giorni, al massimo due e mezzo di spese militari», denuncia Francesco Vignarca, portavoce di Rete Disarmo

Saw Zar Li è uno degli «eroi anti-malaria» del Mekong. Come lui, sono 20mila gli operatori che girano i villaggi della Cambogia, del Laos, del Myanmar, della Thailandia e del Vietnam, in prima linea per distribuire zanzariere, test rapidi per la diagnosi della malaria, medicinali e buoni consigli. La malaria, che il drammatico caso della piccola Sofia ha riportato alla nostra attenzione, non è una malattia incurabile né inguaribile. Abbiamo tutte le conoscenze per abbatterla e sradicarla e invece continua a uccidere, per quanto solitamente lo faccia lontano da noi.

Ogni anno – ha ricordato Mondo e Missione ieri – vi sono ancora 212 milioni di casi registrati e 429 mila morti di malaria: il 70% delle vittime sono bambini sotto i cinque anni, significa un bambino ogni due minuti. Un dato che leggiamo e scorre via, come se la malaria fosse una compagnia inevitabile per chi vive in un Paese tropicale. Invece le cose non stanno così: la storia di tanti Paesi (compresa l’Italia) dimostra che la malaria si può combattere e debellare.

Il mondo si è assunto questo impegno la creazione del Fondo Globale per la lotta all’Aids, alla tubercolosi e alla malaria, nel 2002 (la storia di Saw Zar è raccontata proprio sul sito The Global Fund). L’Onu negli Obiettivi per lo sviluppo sostenibile ha porto come meta l’abbattimento del 90% dei casi di malaria entro il 2030.

Uno studio pubblicato su PloSOne il 31 dicembre 2014 affermava che sradicare la malaria in quindici anni (fra il 2015 e il 2030) costa circa 1,84 dollari all’anno per ogni persona che vive nei 34 Paesi a rischio, complessivamente 8,5 miliardi di dollari. Altri studi arrivano a stimare un costo massimo di 11,2 miliardi. Sradicare la malaria significa rendere accessibili i farmaci per tutte le persone che ne sono colpite ma anche fare interventi strutturali, ad esempio sull’accesso all’acqua, la bonifica di aree stagnanti, la prevenzione. Tutte conoscenze che abbiamo. E i soldi? «Abbiamo anche quelli», afferma Francesco Vignarca, portavoce di Rete Disarmo: «il costo stimato per sradicare la malaria sta fra gli 8,5 e gli 11,2 miliardi di dollari da qui al 2030, equivale a due giorni, al massimo due giorni e mezzo di spese militari nel mondo. Se volessimo invece suddividere la cifra per anno, significa che se ogni anno da qui al 2030 rinunciassimo a tre ore di spese militari, tre ore all’anno complessivamente nel mondo, lo ripeto, avremmo i 600 milioni annui necessari per sradicare la malaria».

fonte: http://www.vita.it/it/article/2017/09/08/sradicare-la-malaria-basta-rinunciare-a-tre-ore-allanno-di-spese-milit/144422/?utm_content=buffer1dcb8&utm_medium=social&utm_source=twitter.com&utm_campaign=buffer

 

Il Codice Etico dei Nativi Americani

Nativi Americani

 

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Il Codice Etico dei Nativi Americani

La rivista Inter-Tribal Times che tratta di notizie e storie delle popolazioni native di tutto il mondo, in special modo quelle nord-americane ha pubblicato più di 10 anni fa quello che viene considerato il codice etico dei nativi americani. E’ bellissimo e ci fa capire quanto sia facile vivere in gioia e armonia se solo volessimo.

1. Alzati con il sole per meditare. Medita da solo. Meditate spesso.
Il Grande Spirito ascolterà, se si prega da soli.

2. Sii tollerante con quelli che si sono persi nel loro percorso.
L’ignoranza, la presunzione, la rabbia, la gelosia e l’avidità germogliano
da un’anima perduta. Prega affinché trovino una guida.

3. Cerca per testesso, da solo. Non permettere ad altri
di fare il tuo percorso per te. E’ la tua strada, e
solo tua. Altri possono camminare con te,
ma nessuno può camminare per te.

4. Tratta gli ospiti nella tua casa con molta considerazione.
Servigli il cibo migliore, dagli il letto migliore
e trattali con rispetto e onore.

5. Non prendere ciò che non è tuo anche se è di
una persona, di una comunità, della natura o di una
cultura. Non è guadagnato né dato. E non è tuo.

6. Rispettare tutte le cose che risiedono su
questa terra – che si tratti di persone, animali o vegetali.

7. Onora gli altrui pensieri, desideri e parole.
Non interrompere mai un altro e non deriderlo né imitalo.
Consenti ad ogni persona il diritto della propria espressione personale.

8. Mai parlare di altri in brutto modo. L’energia
negativa che si mette fuori nell’universo
si moltiplicherà quando ritorna a te.

9. Tutte le persone commettono errori.
E tutti gli errori possono essere perdonati.

10. I cattivi pensieri causano malattie nella mente,
nel corpo e nello spirito. Pratica l’ottimismo.

11. La natura non è per noi, è una parte di noi.
Fanno parte della nostra famiglia terrena.

12. I bambini sono i semi del nostro futuro. Pianta
amore nei loro cuori e annafiali con
la saggezza e le lezioni della vita. Quando essi
sono cresciuti, dagli spazio per crescere.

13. Evita di danneggiare il cuore degli altri.

14. Il veleno del nostro dolore tornerà a noi.

15. Siisincero in ogni momento. L’onestà è la
prova della propria volontà all’interno di questo universo.

16. Tenetevi equilibrati. Il tuo corpo mentale, spirituale
emotivo e fisico – tutti hanno bisogno
di essere forti, puri e sani. Allena
il corpo per rafforzare la mente. Cresci
abbondantemente nello spirito per curare i disturbi emotivi.

17. Prendi decisioni consapevoli su chi
vuoi essere e come vuoi reagire. Sii
responsabile delle tue azioni.

18. Rispetta la privacy e lo spazio personale degli
altri. Non toccare la proprietà personale
degli altri – specialmente gli oggetti sacri
e religiosi. Questi sono vietati.

19. Sii fedele a te stesso prima. Non puoi
nutrire e aiutare gli altri se non è possibile
nutrire e aiutare te stesso prima.

20. Rispetta le altre credenze religiose.
Non forzare la tua fede agli altri.

21. Condividi la tua fortuna con gli altri.
Partecipa nella carità.

Combattere il tumore con un virus? La ricerca è a buon punto. Forse presto avremo una cura più efficace della chemioterapia e senza effetti collaterali.

 

tumore

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Combattere il tumore con un virus? La ricerca è a buon punto. Forse presto avremo una cura più efficace della chemioterapia e senza effetti collaterali.

Salute. Virus contro i tumori, a buon punto la ricerca

Cellule killer contro il cancro I virus sono considerati fonti di malattie. Vediamo come un laboratorio bio-tech invece li utilizza nel trattamento di malattie mortali come il cancro, cambiando il loro DNA.

Biotech: innovazione e finanziamenti europei. La biotecnologia e le ricerche scientifichevengono sono spesso utilizzate in vari settori: sanità, industria farmaceutica, cura degli animali, industria tessile, prodotti chimici o materie plastiche. Nel settore sanitario e farmaceutico, la biotecnologia ha portato alla scoperta e allo sviluppo di farmaci, terapie, diagnostica e vaccini innovativi. Le innovazioni biotecnologiche hanno creato nuovi farmaci per pazienti affetti da malattie metabolichesclerosi multiplaartrite reumatoidecancro o Alzheimer.

Per finanziare la ricerca, le imprese più innovative possono ottenere il sostegno dell’Unione europea nell’ambito dell’iniziativa InnovFin, sostenuta da Horizon 2020, il programma europeo per la ricerca e l’innovazione. InnovFin è un progetto di sostegno, con strumenti finanziari e servizi di consulenza, lanciati dalla Commissione Europea e dal Gruppo BEI, composto dalla Banca Europea per gli Investimenti (BEI) e dal Fondo europeo per gli investimenti, FEI, per aiutare le imprese ad accedere più facilmente ai finanziamenti. Infectious Diseases Finance Facility fornisce prodotti finanziari a imprese e società attive nello sviluppo di vaccini innovativi, farmaci, dispositivi medici e diagnostici o nuove infrastrutture di ricerca per combattere le malattie infettive. Maggiori info Biotecnologia e ricerca EU InnovFin InnovFin Infectious Diseases Facility Ricerca e innovazione sanitaria europea Ultime news su InnovFin Biotech: tra innovazione e finanziamenti Il nostro inviato Faruk Can è stato a Parigi e Strasburgo per incontrare ricercatori ed esperti.

Qual è la differenza tra i trattamenti convenzionali e questa nuova tecnica?

Secondo un esperto di biotecnologia Jean-Jacques Le Fur la differenza principale è che l’immuno-oncologia, agisce sul sistema immunitario per debellare le cellule tumorali. Quindi è più efficace e ha meno effetti collaterali; utilizziamo lo stesso farmaco per trattare diversi tipi di cancro. Il caso “Transgene Transgene è una società francese, con sede a Strasburgo. Progetta e sviluppa vaccini terapeutici, utilizzando i virus, per curare tumori e malattie infettive. Si modifica il DNA dei virus specifici in modo che possano scovare le cellule tumorali.

Questi virus distruggono la struttura delle cellule replicandosi o distruggendo le cellule cancerose segnandole e attivando il sistema immunitario. Inoltre non hanno effetti collaterali come la chemioterapia e la radioterapia. “Usiamo i virus ricostruiti per curare il cancro o le malattie infettive. Ad esempio, nel campo dell’oncologia stiamo studiando come aiutare il sistema immunitario a combattere e uccidere cellule anomali, proprio come quelle tumorali”, Phillipe Archinard, AD di Transgene. Una ricerca non facile, e soprattutto molto costosa. Ecco perché il progetto di Transgene è stato supportato dai suoi azionisti, con il sostegno speciale del governo francese e di un prestito del programma InnovFin della Banca europea per gli investimenti. Ora che la cura sta per essere ultimata, l’Amministratore Delegato si dice ottimista: “Stiamo completando un programma di sviluppo clinico molto ambizioso. L’obiettivo è quello di ottenere importanti risultati clinici e quello che vogliamo fare nei prossimi 12 mesi è riuscire a stringere partnership con grandi aziende farmaceutiche o biotecnologiche per condividere i nostri prodotti.”

Qual è il futuro di questo nuovo approccio?

Secondo l’AD di Trasngene è una vera rivoluzione nel trattamento del cancro. L’efficacia è chiaramente superiore alla chemioterapia e in alcuni casi c‘è una remissione completa. Questi sviluppi innovativi possono davvero rivoluzionare l’industria farmaceutica, ma non è sempre facile per le piccole imprese fare ricerche e effettuare costose prove cliniche. Ecco perché richiedono sostegni più specifici. Secondo punto: Come fanno queste società a finanziare i loro progetti di ricerca? In una prima fase, le imprese sono generalmente finanziate da iniziative private o da fondi per l’innovazione. In una fase più avanzata possono guardare al mercato e firmare accordi con i laboratori farmaceutici.

 

fonte: http://www.ilquaderno.it/salute-virus-contro-tumori-buon-punto-ricerca-122633.html

COLDIRETTI: IL SUCCO DI MELOGRANO È UN VACCINO NATURALE CONTRO L’INFLUENZA.

MELOGRANO

 

 

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COLDIRETTI: IL SUCCO DI MELOGRANO È UN VACCINO NATURALE CONTRO L’INFLUENZA.
Il succo di melograno rafforza il sistema immunitario,grazie ai suoi principi attivi pieni di vitamina c,che svolgono un’azione simile a quella di un vaccino.

Il succo di melograno è il vaccino naturale perfetto contro l’influenza: a dichiararlo sono stati gli esperti Coldiretti, che hanno individuato proprio in questo frutto il rimedio perfetto che la Natura mette a disposizione degli esseri umani per prevenire l’insorgere dell’influenza.

Infatti come citato sul sito della Coldiretti Puglia:

<<E’ il succo di melagrano il miglior vaccino contro influenza e raffreddore perché possiede il 40% del nostro bisogno giornaliero di vitamina C. Il frutto del melograno può essere impiegato non solo in campo alimentare ma anche in quello farmaceutico.>>

Stando ai dati presentati dai ricercatori infatti, un bicchiere di succo di melograno contiene circa il 40% del fabbisogno giornaliero consigliato di vitamina C, essenziale per riuscire a combattere fastidiose malattie stagionali come l’influenza ed il raffreddore.

Grazie alla vitamina C di cui è ricco, il melograno ha delle proprietà anti influenzali molto potenti, proteggendoci contro il raffreddore. Se credevamo che l’arancia riuscisse a proteggersi dall’influenza meglio di qualsiasi altro frutto, è arrivato il momento di ricredersi.

Si tratta comunque di una conclusione che non rappresenta certo una rivelazione per gli agricoltori pugliesi, che sono da tempo consapevoli delle straordinarie proprietà benefiche del melograno.

Infatti, in virtù di ciò Coldiretti, oltre a citare gli altri innumerevoli benefici di questo frutto della salute, specifica che negli ultimi 2 anni, in Puglia, la coltivazione del melograno è cresciuta addirittura del 422%, in seguito ad una esponenziale crescita della domanda e di una esplosione della sua popolarità.

Tuttavia questa situazione ha avuto anche risvolti negativi, perché numerosi agricoltori hanno deciso di cavalcare l’onda e speculare sulle richieste dei consumatori, spacciando partite di melograno provenienti dall’estero come made in Italy.
Infatti come dichiara il Presidente di Coldiretti Puglia, Gianni Cantele:

L’aumento della domanda di melograno alimenta le importazioni di prodotto oltre che dai paesi produttori dell’Europa del Sud, Spagna, Israele e Marocco, anche da Cile e Sudafrica, come al solito spacciati per ‘made in Puglia’. Oltre al prodotto fresco, sono i semi lavoratori ad essere importati perché destinati all’industria di trasformazione e alla cosmesi”. Oggi i paesi del bacino del Mediterraneo in cui la coltivazione è più diffusa, e si ha maggiore disponibilità di melegrane da commercializzare allo stato fresco, sono Israele e Spagna, ma altri Paesipossono diventare, in futuro, temibili concorrenti.

Sono proprio le melegrane importate dalla Turchia – commenta il Direttore di Coldiretti Puglia, Angelo Corsetti – al secondo posto dei cibi più contaminati da sostanze tossiche e il melograno importato da Israele sono al 9 posto dei cibi che inquinano maggioramene l’ambiente, dato che per raggiungere le tavole dei consumatori pugliesi percorrono 2.250 km, bruciando 1,3 chili di petrolio e liberando 4,05 chili di anidride carbonica per ogni chilo di prodotto

Quindi è un bene consumare succo di melograno, ma bisogna stare molto attenti nella scelta del made in Italy: molti spacciano le importazioni estere fatto da melograni contaminati per prodotti nostrani.

fonte: http://curiosity2015.altervista.org/coldiretti-il-succo-di-melograno-e-un-vaccino-naturale-contro-linfluenza/

Curcuma e miele: lo straordinario antibiotico del tutto naturale contro freddo e mal di gola

 

Curcuma

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Curcuma e miele: lo straordinario antibiotico del tutto naturale contro freddo e mal di gola

Molti di noi conoscono alla perfezione la curcuma e le sue innumerevoli proprietà. Abbiamo visto come possa essere utilizzata per combattere i dolori e l’artrite, come sia capace di curare e prevenire il diabete. Abbiamo anche visto il Golden Milk, un’importante ricetta utile acombattere i dolori muscolari e il mal di gola, grazie all’azione antinfiammatoria della curcumina.

Pochi, però, conoscono il potere della curcuma abbinata al miele.

Il miele è da sempre considerato un antibiotico naturale. Se associato alla cannella, poi, può avere numerosi effetti benefici, utili per combattere, ad esempio: artrite, raffreddore e mal di gola.

Cosa possiamo ricavare allora, unendo il potere antibiotico del miele a quello antinfiammatorio della curcuma?

La prima cosa che possiamo dire è che questo mix genera un potente antibiotico naturale che non solo distrugge i batteri che causano le più comuni malattie, ma favorisce anche le difese naturali del nostro organismo.

A differenza dei comuni antibiotici sintetici, questa sorta di farmaco naturale non ha alcun effetto negativo sulla microflora intestinale.

La curcuma, lo ricordiamo, contiene un potentissimo principio attivo che prende il nome dicurcumina, capace di raggiungere più di 150 potenziali attività terapeutiche, tra cui le proprietà antiossidanti, anti-infiammatorie e anti-cancro. Il consumo di curcuma e miele migliora significativamente la digestione e aumenta l’attività della flora intestinale.

Nella medicina Ayurvedica è uno dei più utilizzati rimedi tradizionali utili per combattere il freddo. Ai primi sintomi di mal di gola o malattie da raffreddamento, potreste decidere di ricorrere a questo “miele d’oro”. Una volta preparata la miscela, potrete conservarla tre giorni, il tempo necessario per veder sparire i sintomi del vostro malessere.

Per realizzarla vi servono semplicemente: 100 grammi di miele e 1 cucchiaio di curcuma in polvere. Mescolate bene i due ingredienti e conservateli in un barattolo.

Ai primi segni di raffreddamento, prendete: durante il primo giorno mezzo cucchiaino della miscela ogni ora; durante il secondo giorno ogni due ore e durante il terzo giorno la stessa dose, solo tre volte al giorno.

Potete aggiungere questa miscela nel tè o in altre bevande calde.

La curcuma fluidifica il sangue e riduce la pressione sanguigna. Da prestare attenzione se si soffre di diabete.

In caso di gravi malattie epatiche o alle vie biliari, inoltre, è sempre meglio evitare il fai da te e rivolgersi a uno specialista.

Se questo rimedio viene assunto prima dei pasti, agisce sull’apparato digerente. Durante i pasti, su quello respiratorio.

L’alternativa

Esiste anche un’alternativa molto interessante a questa ricetta che vede l’aggiunta di zenzero, pepe e una spruzzata di limone.

Ecco gli ingredienti:

120 grammi di miele
2 cucchiai di zenzero grattugiato
2 cucchiaini curcuma in polvere
1 limone
pepe nero un pizzico
Mescolate tutti gli ingredienti e conservate.

Questa alternativa unisce al potere antinfiammatorio e antiossidante della curcuma, quello dello zenzero che disintossica, aiuta la digestione e combatte i dolori articolari. Il pepe serve poi per aumentare la biodisponibilità della curcumina, come abbiamo visto in un nostro precedente articolo.

Anche in questo caso, la soluzione può essere consumata sciolta in una bevanda calda a piacere.

 

fonte: http://curiosity2015.altervista.org/curcuma-e-miele-potente-antibiotico-naturale-contro-freddo-e-mal-di-gola/

Ecco la rete dei custodi di cereali antichi: il Salento resiste alle multinazionali del grano

 

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Ecco la rete dei custodi di cereali antichi: il Salento resiste alle multinazionali del grano

CASTIGLIONE D’OTRANTO (Lecce) – Non seminano più solo per se stessi, ma sono diventati i custodi dei cereali antichi nel Salento, la risposta del territorio al dominio assoluto delle multinazionali del grano. Baluardo di biodiversità, sono undici le realtà leccesi che hanno fatto del ritorno alla cerealicoltura autoctona la propria bandiera: non è questione di produzione e vendita spicciola, ma di impegno comune nel recupero della biodiversità locale, nello studio di nuove strade sostenibili e nella chiusura del ciclo produttivo dei cereali. Sono legate tra loro nella Rete di Salentokm0, collaborando nella promozione comune delle coltivazioni e nella distribuzione dei prodotti. Punto di riferimento per tutti resta l’esperienza di “Simenza, cumpagnìa siciliana di sementi contadini”, associazione culturale che raggruppa 120 aziende che custodiscono le varietà di grani locali, la cui produzione bio è estesa su 1.500 ettari. Sarà proprio questa realtà tra le protagoniste della terza e ultima giornata di Preludi alla Notte Verde, precedendo il grande evento conclusivo del 31 agosto interamente dedicato alle tematiche della terra e dell’ambiente. Il focus sui grani antichi e sulle reti sociali virtuose, come anche quella dei custodi salentini, è in calendario per mercoledì 30 agosto, a Castiglione d’Otranto. Si parte alle h 19, presso la ex scuola elementare, con i laboratori a tema: quello di panificazione con pasta madre per i bambini, a cura di Il Tempo di Momo, e “C’era una volta la pizza: laboratorio e viaggio nel sistema dell’agro-business”, a cura di Officine Cittadine. In piazza della Libertà, alle 21, si presenta “Terre Frumentarie, l’esperienza di Simenza cumpagnia siciliana simenze contadine”, con Giuseppe Li Rosi, contadino rivoluzionario, presidente dell’associazione Simenza. Alle 21.30, dialogo su “Esperienze virtuose di reti solidali e costruzioni di comunità nel Sud Italia e nel Mediterraneo”, con Giuseppe Li Rosi, Dario Monte (Monte Frumentario, filiera agricola costruita dalla Cooperativa Terra di Resilienza del Cilento per un’economia locale solidale), Tiziana Pedone (rete Coltivatori di cambiamento coordinata da Salento Km0), Giorgio Menchini (Presidente Cospe, progetto Lungo la costa adriatica. Conversione ecologica e interculturalità), Mauro Lazzari (Ass. Lua-Parco dei Paduli / Metamor, progettista del Mulino di Comunità di Castiglione). Modera Virginia Meo. In chiusura, dj Campesinos.

Speculazioni sui prezzi e importazioni selvagge: come si sta organizzando il Salento

I grandi gruppi industriali lavorano ai fianchi dei piccoli contadini, continuando ad acquistare terre soprattutto in Puglia e Sicilia e tenendo basso il prezzo dei cereali pagato agli agricoltori, specie nel Mezzogiorno. Un quintale di grano duro non vale più di due pizze: la Borsa del grano di Foggia, quest’estate, lo ha fissato a 23,75 euro a quintale, molto meno che a Bologna, mercato di riferimento per il centro Italia (24,25 euro/q), e di Milano, che per il nord lo fissa a 24,5 euro/q. Nel 2016 andò anche peggio: Foggia lo fissò in 19 euro. Le conseguenze sono importanti: abbandono delle coltivazioni, corrispondente aumento delle importazioni, speculazioni sui prezzi. Il gioco è semplice: il grano si può stoccare anche per tre anni, immettendolo sui mercati a seconda delle quotazioni. È quello che si ritiene che facciano le «5 sorelle» dei cereali (Adm, colosso a stelle e strisce; Cargill di Minneapolis; i franco-statunitensi della Louis Dreyfus; gli argentini della Bunge Y Borne e gli svizzeri della Glencore), mettendo in ginocchio i piccoli, gli agricoltori reali. L’arrivo di immense navi cariche di grano proveniente da Ucraina, Sud America e Australia nei porti di Taranto e Bari è la fotografia più immediata di questa premessa. Non è un caso che lo scorso anno la forbice tra prezzo del grano e della pasta sia stata del 400 per cento e tra grano e pane del 1.450 per cento. E si parla quasi sempre di grano creso, cultivar di frumento duro irradiato, prodotto in laboratorio negli anni ’70 e – oggi sa – responsabile di molte intolleranze alimentari. Il Salento, però, non sta a guardare. E per questo sta organizzando la rete che, da un lato, serve a reintrodurre cereali autoctoni e dall’altro tenta di strappare fette di mercato locale alle multinazionali, vendendo la propria farina, facendo nascere appositi gruppi di acquisto e chiudendo la filiera attraverso la creazione di forni sociali e mulini di comunità, come quello che sta per sorgere a Castiglione d’Otranto.

Chi sono i custodi dei cereali antichi nel Salento?

I custodi sono undici realtà sparse in tutti gli angoli del Salento: Casa delle Agriculture Tullia e Gino (Castiglione d’Otranto); Karadrà (Aradeo); Az. Agricola Merico (Miggiano); Mulino Maggio (Poggiardo); azienda agricola Melusina (San Donaci); Casina dei Mori (Nardò); PresentèFuturo (Spongano); Ass.Marina Serra (Tricase); agriturismo Piccapane (Cutrofiano); agriturismo Fontanelle (Otranto); agriturismo Salos (Otranto). A censirle è la Rete Salentokm0. «Tra le varietà recuperate – spiega la coordinatrice Francesca Casaluci, che è anche presidente onoraria della Notte Verde 2017 – quella più apprezzata resta il grano duro Senatore Cappelli, che molte famiglie, piccoli agricoltori e aziende che vogliono diversificare la produzione sono tornare a coltivare. Ci sono, però, molte altre varietà dimenticate interessanti, reintrodotte nel Salento in maniera più puntiforme: Russarda, San Pasquale, Marzuolo, Maiorca, Saragolla, Gentil Rosso, Carosella, farro, orzo. Passo avanti fondamentale è stata la sperimentazione del “miscuglio di semi”, sulla scorta dell’insegnamento del genetista Salvatore Ceccarelli, che proprio grazie alla Notte Verde la Puglia ha potuto conoscere. In ogni caso, recuperare antiche varietà serve a poco se la produzione non è sostenibile, abbandonando l’uso della chimica».

 

fonte: http://www.corrieresalentino.it/2017/08/ecco-la-rete-dei-custodi-di-cereali-antichi-il-salento-resiste-alle-multinazionali-del-grano/

 

Grano antico e grano moderno: cosa sono?

 

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Grano antico e grano moderno: cosa sono?

I cereali, un alimento “vecchio” che accompagna quotidianamente le nostre abitudini alimentari. Questo rappresenta la maggiore fonte di calorie nella dieta umana da millenni. Il nostro approccio negli ultimi 100 anni con questo eccelso alimento è notevolmente variato; è cambiata la selezione genetica, le tecnologie produttive, tutto è stato notevolmente velocizzato, in funzione anche agli stili di vita sempre più frenetici e agitati.

Negli anni ’70 mediante la tecnica dell’irraggiamento con raggi gamma, abbiamo variato la genetica del grano trasformandolo da un fusto molto alto in un fusto molto più basso, riducendo il rischio di “allettamento” (coricamento) aumentandone così, la resa produttiva per ettaro. Per questo ultimo motivo nacquero le varietà di frumento moderno che portarono al progressivo abbandono delle varietà e specie antiche, ma organoletticamente superiori. Il ritorno all’impiego di specie e varietà di cereali abbandonate, iniziato come un fenomeno di moda circoscritto a una nicchia di fruitori, è stato dunque definito “antico”, ritorno al “grano antico”. Il termine “grani antichi” è prettamente commerciale, che sta a identificare tutta una serie di grani che furono alla base dell’alimentazione delle civiltà mediterranee prima ancora di essere sostituiti dalle moderne culture intensive, in breve grani che sono rimasti autentici e originali, ovvero che non hanno subito modificazioni da parte dell’uomo.

DIFFERENZE TRA ANTICO E MODERNO

L’affermarsi delle varietà moderne su quelle antiche è da imputarsi principalmente all’elevato contenuto di glutine, spesso anche aggiunto nei grani. La ricerca di farine tecnologiche, più semplici da lavorare (impasti velocemente panificabili) e naturalmente l’aumento della resa produttiva ha fatto si che le varietà antiche fossero state dimenticate.

È bene dire che le migliori qualità tecnologiche delle farine e delle semole non sono correlate positivamente con le proprietà nutrizionali

Negli ultimi anni infatti diversi studi epidemiologici hanno evidenziato che il “bombardamento” da glutine sia uno dei cofattori scatenanti della sensibilizzazione al glutine stesso, evidenziando così un costante incremento degli intolleranti alla proteina. Da un punto di vista della qualità funzionale possiamo affermare che, nel grano, si trovano molte sostanze fitochimiche biologicamente attive come polifenoli (flavonoidi, lignani, isoflavoni) carotenoidi, tocoferoli e fibra. Questi composti influenzano positivamente tutte le attività dell’organismo umano.

Differenze significative sono state trovate tra le antiche e le moderne, non tanto in termini quantitativi, ma di qualità di composti.
È scontato dire che il migliore profilo di metaboliti secondari presenti, la migliore qualità alimentare del glutine nelle varietà antiche, ci portano alla riflessione di ritornare ad ampliare le coltivazioni di questi grani che combinano caratteristiche tecnologiche alle nutraceutiche. Per tutti questi motivi bisognerebbe utilizzarli più spesso e senza timore. Generalmente il grano antico è lavorato con una macinazione a pietra, con il risultato di una farina meno raffinata. I profumi e i sapori che queste farine sprigionano fanno tornare indietro nel tempo.
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I grani antichi possono essere sintetizzati in:
• Specie del genere Triticum escluso il grano duro e tenero. A questa sezione appartengono il farro piccolo (T. monococcum L), medio (T. dicoccum L.) e grande (T. spelta L.)
• Varietà di grano duro e tenero degli inizi del ‘900. Senatore Cappelli.

Farro è il nome comune con il quale sono chiamati i frumenti vestiti che si differenziano dai più classici frumenti nudi (tenero e duro). Questa differenziazione sta nel fatto che al momento della trebbiatura i chicchi (cariosside) non si separano dalle glumelle (“la pula”).

Tutte le tipologie di farro differiscono per caratteri morfologici, fisiologici, qualitativi e agronomici, tutte con una loro particolare identità
legata al territorio di origine. Sul piano nutrizionale, il monococco si distingue per la sua eccezionale ricchezza in proteine (19%), vitamine e carotenoidi, oltre che per l’elevato contenuto in zinco e ferro. Inoltre ha un ridotto contenuto di amido che lo rende ben digeribile e una bassissima percentuale di glutine (solo il 3%).

Il farro dicocco presenta un buon contenuto in sali minerali, vitamine e proteine polifunzionali, sebbene siano inferiori al monococco. È ricco di beta-glucani (gomme naturali con preziosa funzione di protezione dell’apparato digerente e di agevolazione della digestione) e possiede inoltre un basso indice glicemico.
Il contenuto in glutine del farro dicocco è mediamente basso e, soprattutto, si tratta di un glutine poco tenace.
Lo spelta ha invece una composizione molto simile al frumento tenero. Senatore Cappelli – grano duro. È stato per decenni il frumento tipo duro maggiormente coltivato nel Sud Italia e nelle isole. Una posizione di tutto rispetto fino a che le varietà più produttive e di taglia bassa non hanno preso il sopravvento fino alla quasi scomparsa dopo gli anni Cinquanta.

IN CUCINA

Con tutte le premesse fatte, l’utilizzo di grano antico rappresenta un percorso di storia gastronomica del nostro Paese, riscoprendo così specialità e prodotti tipici locali. Se sfogliamo vecchi ricettari ci accorgiamo subito che l’utilizzo di grani “poveri” è tra le basi dell’alimentazione dei nostri nonni.
Perché usarli per fare il pane? Le farine ottenute da grani “antichi”, sottoposte a test e ad analisi di vario tipo, hanno dimostrato proprietà notevolmente superiori, e maggiore variabilità di elementi nutritivi. La lavorazione col solo utilizzo di lievito madre richiede tempi più lunghi e modalità difficilmente standardizzabili rispetto alla lavorazione industriale. Tuttavia permette di ottenere un pane fragrante, sano, conservabile, del quale non si spreca nemmeno un pezzetto.

Chiunque ne comprenda il valore è disposto a riconoscere al produttore, al mulino e all’agricoltore il maggior lavoro.

LA RICERCA

Nel 1994 sono stati presentati al convegno Farro cereale della salute interessanti risultati circa l’assimilazione di grani antichi e verdure. Sotto controllo medico 5.000 pazienti ammalati con malattie incurabili come morbo di cron, celiachia, diabete mellito, cancro, e gravi allergie sono stati sottoposti, senza altre cure mediche, a un’alimentazione esclusivamente a base di farro, verdura e frutta biologica; escludendo completamente l’utilizzo di carne, latticini, pesce e altri cereali.

Dopo alcuni mesi 4.500 persone erano completamente guarite mentre le restanti 500 persone stavano molto meglio, ma non erano ancora guariti del tutto. Secondo i medici che hanno seguito il test si è ottenuto un successo strepitoso, e le ragioni di questa guarigione ha origine dalla particolare chimica del granello del farro. Infatti il farro ha una crusca molto diversa rispetto al frumento duro e tenero dato che tale fibra è costituita in gran parte da polisaccaridi non cellulosici che la nostra flora intestinale può trasformare in acidi organici a catena corta, che vengono assorbiti secondo questa preferenza, butirrato, acetato, propionato, e che costituiscono la primaria fonte di energia per l’epitelio del colon e stimolano il turnover cellulare, il flusso sanguigno e la motilità intestinale. Sono anche coinvolti nella riparazione tessutale determinando una generale rigenerazione e dell’intero organismo. Inoltre, il farro fornisce anche dei tiocianati che sono responsabili del ripristino e aumento delle difese immunologiche. Poi le sue proteine non allergeniche, molto complesse, facilmente digeribili e i suoi amidi molto complessi e a lenta cessione degli zuccheri, fornivano un tipo di alimentazione allo stesso tempo molto potente e rigenerante che grazie al ripristino della capacità assimilatoria effettuata dai suddetti polisaccaridi non cellulosici consentiva all’organismo malato di disporre di un’ondata di nuove forze in grado di ripristinare le funzioni organiche compromesse dalla malattia. In conclusione i medici affermarono: “Secondo noi, visti i risultati ottenuti dovremmo convertire tutte le superfici coltivate con i frumenti moderni in terreni coltivati esclusivamente con farro”.

Naturalmente nessuno dei responsabili della salute pubblica li ha ascoltati e nessuno ha mai più parlato di questi fatti rivoluzionari e di grande importanza per la salute pubblica e per l’ambiente al contrario, invece, si sono diffusi ancora di più coltivazioni soggette a pratiche agricole mediante impiego di concimi chimici, diserbanti e pesticidi.

tratto da: http://www.ristorazioneitalianamagazine.it/grano-antico-grano-moderno-cosa/